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ITALIAN CHICKEN

Prendi una scatola vuota, al massimo piena di banalità già dette e sentite troppe volte. Le dai un nome inglese, incisivo e da pronunciare come una frustata, così ottieni…
La stupefazione del pollo
Da quando Renzi ha cominciato la scalata, prima al PD e poi al governo, risuona come un mantra questo benedetto Jobs Act. Tutti ne parlano, pochi conoscono i titoli che lo compongono, nessuno che ne abbia compreso la novità. Solo che si chiama in inglese e richiama il nome – Act - che nei paesi anglosassoni si da alle leggi: Indipendence Act (l’India di Gandhi), le Constitutions Act in Canada e così via. Dunque un Act non è una qualunque cazzabubola, una variante di un analgesico. E’ una cosa davvero molto importante, destinata (proprio come le leggi “storiche”) a cambiare una volta per tutte questo paese e a risollevarlo dalla disperazione in cui è piombato.
Invece quello di Renzi è un documento che riassume in bella copia le innumerevoli ricette che nel tempo gli economisti e i politici hanno maturato, senza che ne abbiano messa in pratica neanche una: riduzione del cuneo fiscale...

L’ATTIVO, IL PASSIVO E IL DEPONENTE

Chi costruisce, chi smonta, chi critica, chi subisce, chi si lamenta…
La meschinità
Disastro nazionale, disastri locali. Dappertutto sono di più le cose che non vanno e quelle che funzionano mostrano vistosi segni di sofferenza: abbiamo tutti la tendenza a dare la colpa agli altri e al destino cinico e baro, ma sono spesso i comportamenti e i sentimenti delle singole persone a segnare lo stato generale. C’è chi lavora e si impegna a migliorare per tutti (attivo), chi se ne sbatte e si fa i fatti suoi (passivo)… e chi cerca di distruggere il lavoro dei primi, mettendoci tutta la forza che ha e tutta l’intelligenza che possiede (deponenti, finti passivi, in realtà molto ma molto attivi).
Situazione tipica in un ambiente di lavoro: l’attivo – alle volte pure un po’ rompicoglioni e non sempre distinguibile dall’arrivista – sfrutta il suo ruolo per migliorare le prestazioni, per soccorrere i colleghi, per realizzare qualcosa di buono che segni un passo avanti di tutta la struttura di cui fa parte.

Si realizza se vede che i suoi sforzi producono qualche risultato, cerca spesso l’approvazione degli altri e si mette volentieri a disposizione per poi arrabbiarsi se si accorge che ci si approfitta della sua disponibilità. L’attivo produce miglioramenti e, di solito, è generatore di ottimismo e di buone relazioni fra i colleghi. A lungo stufa, ma lo si sopporta perché è lungimirante. Siccome sa guardare avanti, vede prima degli altri i muri contro cui potrebbero andare a sbattere e prova a costruire le condizioni per evitarli, tutti insieme.
L’attivo sa che i passivi fanno zavorra e cercano di trascinare lui e gli altri nel vortice del menefreghismo: “Non sono fatti nostri”, “Non sono mica pagato per questo, preferisco occuparmi delle mie cose”, “Se mi metto a fare di più, dopo lo pretenderanno e io… non sono mica scemo”. Però se ne sbatte, considera questo atteggiamento come uno degli ostacoli che vuole contribuire a superare. Il passivo ha una discreta conoscenza dei suoi diritti, che cerca di far rispettare con uno scrupolo che gli impegna una bella fetta del tempo di lavoro, per i doveri si guarda a quelli degli altri; pensa a quelli che fanno volontariato come  marziani, pure un po’ tocchi; allo scoccare dell’ora di uscita scatta in piedi e fugge, a volte senza neppure salutare i colleghi, a meno che non l’abbia già fatto prima dell’ora fatidica, magari lamentandosi del tempo di lavoro che non passa mai e di come la vita si consumi in attività inutili e nocive per la salute. Il passivo svolge sempre una mansione inferiore a quella a cui avrebbe diritto e merito: se ne lamenta discretamente e giustifica così una certa passività anche nella prestazione lavorativa.
I passivi sono massa apparentemente ferma, ma in realtà in continuo movimento, seguono l’aria, cercano di interpretare il tempo, la convenienza e l’opportunità. Sono rivoluzionari se la rivoluzione la fanno gli altri e loro ci si mettono solo un momento prima della vittoria. Sono conservatori perché temono sempre di perdere quello che hanno, forse perché in cuor loro sanno di non meritarselo del tutto. Sono bianchi e sono neri, normalmente sono di grandi principi e si abbandonano volentieri a considerazioni sulle ingiustizie del mondo, fanno nazionali di calcio e discettano di scenari politici fantasmagorici. Sovente sono vittime dei deponenti.
Loro, i deponenti, sono la gente più schifosa: si interessano delle cose, si danno da fare, alimentano speranze e cercano di costruire di sé l’idea di essere davvero partecipi dei processi collettivi, disponibili al mondo e pronti a mettere a disposizione la loro energie e competenze. Solo che tutto questo è falso, come loro: le energie le dedicano a cercare di distruggere e smontare quello che fanno gli altri; perfino quando ne ricavano anche loro un danno, non demordono lo stesso. Se un collega è in pericolo, lo incoraggiano a perseverare per poi parlarne come di un mentecatto una volta che il danno è fatto. Guardano gli attivi darsi da fare cercando (e spesso trovando) i punti deboli, quelli che diventeranno le leve della attività di smontaggio dei risultati. Godono nel vedere i fallimenti altrui perfino quando non alimentano loro successi. Che cosa li spinge? L’invidia? La pochezza delle loro persone? La cultura? La natura?
Non sono note le ragioni di questo comportamento, quello che si vede bene in ogni angolo del nostro paese, è che i deponenti hanno da tempo preso il sopravvento. Distruggono ciò che gli attivi mettono faticosamente in campo, manovrano molto bene i passivi (che non vedono l’ora) e ci aiutano a determinare le condizioni per cui affermare che “Viviamo proprio in un paese di merda”. Naturalmente per colpa degli altri.
Mariano

L’UMIDO DA ESPORTAZIONE

Ogni giorno dall’ovest del Piemonte partono alla volta del Veneto almeno 5 TIR carichi della frazione umida dei rifiuti urbani. L’impianto di trattamento c’è, è anche bello caro, ma…
Punto Ambiente e le aziende "di famiglia"
Uno degli impianti per il trattamento dei rifiuti umidi provenienti dalla raccolta differenziata del CIDIU - se ne occupa per conto di ben 17 comuni a Ovest di Torino, per un totale di circa 260.000 abitanti serviti, l’11% circa della Provincia di Torino – ha segnato un record che in tanti stanno cercando di smontare: quello dell’impianto più costoso e inefficiente di sempre.
Venne realizzato nel Comune di Druento negli anni fra il 2002 e il 2005 a partire da una gara di evidenza pubblica quantomeno chiacchierata e abbastanza indagata che portò alla creazione della solita società mista pubblico- privata (il pubblico mette i soldi, il provato finge di investire in cambio di un mercato garantito…). Me ne occupai anche io nel 2004, presentando un esposto proprio sulla correttezza del bando che aveva portato alla scelta dei partner e del sito.. Nome della nuova società (e quindi dell’impianto): Punto Ambiente.

CONTI E CORTI

Lungo via Roma, un lunedì mattina. Con in mano un plico e qualche pensiero che ronza…
Rendere conto
Oltre vent’anni fa una batteria di leggi di riforma riduceva ai minimi termini il sistema dei controlli sull’operato delle Pubbliche Amministrazioni. Aboliti i Co.Re.Co. (Comitati regionali di Controllo) e tutto l’insieme dei sistemi che rendevano farraginosa e lenta l’attività amministrativa. L’abolizione dei controlli accompagnava la riforma della politica locale e nazionale con la legge sull’elezione diretta dei sindaci, il Mattarellum con i collegi uninominali e con l’introduzione delle Bassanini, che sancivano la separazione fra struttura burocratica e direzione politica.
L’affermazione del principio di responsabilità personale – il politico ci metteva la faccia e gli elettori sceglievano la persona, non solo il partito, sia nel governo della loro città, sia nella rappresentanza in Parlamento – sembrava rendere inutile qualunque forma di controllo burocratico, tanto che perfino il segretario generale del Comune (emanazione delle Prefetture, cioè del Ministero dell’Interno e perciò indipendente dal potere politico locale) venne subordinato al gradimento del sindaco eletto. Insomma, in nome di uno snellimento del sistema di governo, del quadro di regole necessarie al funzionamento della macchina amministrativa, della celerità delle realizzazioni e poi anche della stabilità politica, il ridisegno del sistema politico e amministrativo sembrava dare soddisfazione alle rivendicazioni dei cittadini più attenti alla crisi che la politica stava attraversando nell’era di Tangentopoli.
Il paese non poteva più permettersi livelli di inefficienza scandalosi e una corruzione così pervasiva che sembrava strozzare il sistema economico e accompagnarlo lungo una china che preludeva alla crisi vera e propria.
Dunque sveltire… dare stabilità politica facendo scegliere il sindaco e il deputato direttamente ai cittadini, basta con le pastoie della brutta politica, basta con l’opacità nell’individuazione delle responsabilità. Finalmente la nuova era - modellata sulle democrazie anglosassoni, mai così tanto ammirate – avrebbe ridato al nostro paese quello smalto e quella capacità di movimento che la decadenza della prima repubblica gli aveva tolto (a chi avesse voglia di approfondire , consiglio “Oltre gli scandali: la zona grigia nelle pubbliche amministrazioni” in “L’amministrazione della giustizia nel distretto di Torino” di Barbuto, Caselli, Maddalena, Turigliatto).
Soprattutto nelle amministrazioni locali, le leggi di vent’anni fa hanno effettivamente prodotto stabilità e migliore qualità dell’amministrazione nel suo complesso:, il sacrificio è consistito nell’abbassamento della qualità della democrazia e della partecipazione, nella trasformazione delle organizzazioni politiche in comitati di eletti o di aspiranti tali. Forse il sacrificio è stato eccessivo, forse no: difficile oggi attribuire a questo salto la crisi strutturale delle organizzazioni politiche, forse più sconvolta dalla mancanza di vera intelligenza politica che dalle trasformazioni degli ordinamenti di allora.
Quello che non ha davvero funzionato è il resto: gli apparati pubblici sono diventati ancora più dipendenti dalla politica, con dirigenti le cui carriere dipendono dal gradimento degli amministratori eletti, esternalizzazioni di funzioni e servizi importanti e perdita della centralità della struttura comunale, provinciale… nel governo dei processi che interessano il territorio, moltiplicazione esponenziale dei costi e delle procedure, fino alla paralisi generata dall’avvitamento burocratico.
La struttura politica dei paesi anglosassoni si basa sul principio per cui chi decide deve anche “rendere conto” delle ragioni della scelta, così che chiunque possa ripercorrerne le tappe e comprenderne le motivazioni. Da noi sindaci, capi e capetti motivano le loro decisioni con l’investitura popolare, rendendo opache pratiche che meriterebbero ben altra chiarezza e distruggendo risorse pubbliche in quantità affidando municipalizzate e partecipate e imbecilli che stanno nel partito giusto, nella corrente giusta e al momento giusto. Dei guasti che questi ignoti personaggi producono nessuno chiede mai conto a chi li ha nominati…
Senza tornare ai rigori del passato e senza trasformare anche questa necessità  nell’ennesimo mostro burocratico, credo proprio che i controlli ci debbano essere. Credo che debba esistere un organo che, svincolato dalle contingenza politiche e possibilmente più attento a “stare sul pezzo” che a “stare sulla prima pagina”, prende in mano i conti, analizza gli effetti delle decisioni della politica, rivendica regole quando non ce ne sono. Specialmente quando si tratta di danaro pubblico speso a piene mani da strutture politiche deresponsabilizzate.
A questo pensavo mentre lunedì portavo felice alla Corte dei Conti di Torino la documentazione che mi ha richiesto. Si riferisce alla gestione del Gruppo regionale di cui ero presidente negli anni dal 2005 al 2008.

Mariano

ITALIAN DECADENCE

Napolitano, Renzi, Vendola… fra poco Grillo e perfino Fazio. La decadenza italica consuma i personaggi come se fossero kleeenex, lasciando rovine e macerie
Il crollo delle reputazioni
Poco più di un anno fa Napolitano si apprestava a passare alla storia come il “salvatore dell’Italia”, osannato perfino da una copertina di Time con l’appellativo di King George. Oggi è un presidente sempre più criticato, malsopportato e sospettato di essere il garante della cricca e dei poteri forti che tentano di mantenere il controllo del paese. A mano a mano che si scoprono le sue manovre per essere rieletto, a dispetto delle dichiarazioni di qualche giorno prima, i sospetti aumentano di spessore. Probabilmente alla storia ci passerà, ma anche come quello che ha cambiato governi con la stessa disinvoltura con cui i bolscevichi cambiavano leader, cancellandolo dalle foto, segno questo di frequentazioni ideologiche che, con minimi aggiustamenti, il Nostro mette in pratica anche oggi. Allora e altrove erano le gloriose e radiose sorti della classe operaia, qui da noi sono “le sorti del paese”. Che, infatti, nonostante le manovre occulte, va sempre più a fondo.

LA PARLANTINA

In tempi di rottamazione e di giovanilismo uber alles, non sempre sono chiari i requisiti che il giovane deve possedere per riscuotere successo…
Parlare bene, razzolare…
Le giravolte logico-verbali del giovane Renzi – prima affermare perentoriamente una cosa e poi contraddirla senza nemmeno il bisogno di spiegare il perché – sono una delle cose che resteranno nel ricordo futuro di questi giorni convulsi.
Chi si occupa di politica sa perfettamente che è quasi impossibile mantenere fede agli enunciati perentori che, a volte, escono da soli dalla bocca per dare modo a chi li produce di pentirsene subito dopo. Dunque, non credo che Renzi debba essere messo sotto processo per la scarsa coerenza, anche se qualcosa vorrà pur dire anche questa sua leggerezza nel dire e disdire perfino di cose troppo serie per essere trattate così. Quello che mi interessa analizzare sono  da un lato gli attributi del giovane che va di moda oggi; dall’altro gli effetti che tutto questo produce sul paese, sulla politica, sulla credibilità generale del sistema.
Quanto agli attributi, il giovane (politico e non) che piace oggi a giornalisti e opinione pubblica deve essere atletico, non troppo palestrato, sempre in ordine e con cravatta (ammessa la camicia aperta sul collo nei momenti più informali…). Se femmina,

LA GRATIFICAZIONE DI FARE BENE

Ogni tanto vedi che il mondo non va così male come pensi e senti. Oltre la sciatteria, la prepotenza e l’individualismo c’è anche altro… e non sempre vince il peggio!
Orgoglio di classe
La settimana scorsa una troupe televisiva si aggirava nella scuola dove lavoro da trent’anni: per un attimo ho temuto che riprendesse i segni della fatiscenza della struttura o andasse alla ricerca di qualche studente o docente lamentoso – vittime di un mondo crudele che non li capisce e che ne ha fatto capri espiatori dei suoi mali - con qualcosa di clamoroso da denunciare. Di solito le telecamere servono a questo, stavolta no.
Erano di TG3 Leonardo ed erano venuti a raccontare e a documentare una delle attività di eccellenza della nostra scuola (guarda).
Non è l’unica, ce ne sono altre che sono così ben documentate dal sito dell’ITIS Majo che non voglio richiamarle qui (leggi). Sabato mattina, ultima giornata di accoglienza degli aspiranti primini e delle loro famiglie, l’ultima di una lunga serie: preside, vice, docenti e personale a disposizione
per illustrare le offerte formative, gli indirizzi di studio e per introdurre i nuovi potenziali allievi ai “piaceri” della scuola e anche ai suoi “doveri”. Felici di essere lì (per parecchi di loro il sabato è festivo e non prendono straordinari…) a svolgere una funzione che sentono connaturata al loro lavoro: accogliere, includere, accompagnare al successo, senza regalare niente. 
Felici di trasmettere ai “forestieri” la passione per una lavoro, per un ambiente, per le attività che contiene e per il piacere di concorrere a fare qualcosa di buono per il futuro del paese e delle nuove generazioni. Dato che siamo più portati a dare retta a chi si lamenta, a chi rivendica (naturalmente sempre per sé, mai per tutti), a chi vanta crediti e diritti senza mai ricordarsi dei doveri… qualche considerazione su queste belle cose aiuta a capire che l’Italia per fortuna è anche questo.
Perfino noi dell’ITIS (tutti), che continuiamo a fare la pipì nei cessi di quarant’anni fa - mai rifatti dalla Provincia che da così una prova provata della sua inutilità e offre buone ragioni a chi le province le vuole chiudere –, che non abbiamo nemmeno l’insegna bella, che lottiamo tutti i giorni con una struttura abbisognante di manutenzioni straordinarie, che sgridiamo gli studenti smutandati che  sputano per terra in cortile come vedono fare dai calciatori, che vorremmo maggiori gratificazioni, che desidereremmo più studentesse femmine a equilibrare il potenziale umano dell’istituto… persino noi  ci eccitiamo come fanciulli in overdose di ormoni quando vediamo qualche risultato del lavoro che facciamo. Ogni riconoscimento ci rende più ricchi di energia (ci da molte “vite”, come direbbero i nostri allievi), ci motiva a dare il meglio e a essere un po’ orgogliosi di quello che produciamo.
Così, anche il passo nel corridoio si fa più tonico e la favella sforna meno frasi con dentro “Io” e qualcuna in più con dentro “noi”.

Mariano

LA ROTTAMAZIONE DELL’ITALIA

Letta si dimette, Renzi si appresta a ricevere l’incarico di fare e presiedere un governo fino al 2018. E noi… non stiamo affatto bene!
Affari loro
Il governo di una nazione di 60 milioni di abitanti - con poche tradizioni democratiche da difendere, ma con numerose velleità di cambiamento (basta che i sacrifici tocchino agli altri) e sogni di riscossa a fronte di un passato recente poco edificante e che certamente ha portato sciagure e miserie ai più – se lo vedono loro. Noi non dobbiamo impicciarci, è affare loro: del PD e di Napolitano, al massimo di qualcuno degli opinion leaders che scrivono sulle prime pagine dei giornali di de Benedetti.
Oggi si sono riuniti nella loro direzione, Letta ha capito che non ce n’era più e si è dimesso, hanno disciplinatamente votato e a stragrande maggioranza hanno deciso che tocca a Renzi. Il Parlamento? Che vada a al diavolo. Gli elettori?
Chissenefrega, tanto quelli il PD lo votano sempre e comunque, mai abbastanza da consegnargli la vittoria, ma a sufficienza per permettergli di mandare a Roma una discreta pattuglia di parlamentari a cercare un po’ di consociativismo perché non cambi nulla e le imprese “amiche” siano tutelate il giusto.
Il Nostro, a furia di rottamare, è arrivato al vertice, ora gli manca solo più la rottamazione di Napolitano e poi è abbastanza a posto col lavoro. Il suo repentino cambiamento di linea credo che sia dovuto alla constatazione che, da segretario del PD, era già impantanato nelle solite manfrine che hanno affondato corazzate ben più robuste della sua. Magari davvero questa sua scelta, l’affondo finale a Letta, era l’unica alternativa possibile per dare uno scossone alle riforme promesse e ancora ben lontane dalla meta. Se così non fosse, vorrebbe dire che stiamo assistendo al più clamoroso suicidio politico che si sia verificato nella storia repubblicana. Non solo del Renzi, ma di tutto il suo partito, delle promesse, dei progetti, delle speranze che ha suscitato.
Siccome non posso crederci, preferisco per qualche giorno ancora pensare che sia stata la lucida manovra della disperazione, quella di chi si gioca il tutto per tutto correndo da una tappa all’altra di un percorso che doveva cambiar l’Italia e che rischia di affossarsi ancora prima di cominciare.
Alla felicità della fine dei governo Letta, uno dei più inutili visti sulle scene, si sovrappone l’angoscia di cosa ci aspetti adesso: il PD ha appoggiato e fatto ogni sorta di governo in questi ultimi anni. Ognuno era peggio del precedente, speriamo che la tradizione non venga rispettata. Mi piacerebbe tanto che i 5 Stelle facessero politica parlamentare. Non approvo, ma capisco che preferiscono che faccia tutto il PD: passeranno poi all’incasso alla prima tornata elettorale utile, senza nemmeno affaticarsi troppo. Berlusconi gongola e, ancora una volta, dimostra al mondo chi è lo stratega. Brrr!
Due pensieri mi girano per la testa, una domanda antica e una quasi-certezza recente:
1) ma come fanno gli Italiani a continuare a votare per un partito che offre spettacoli come quelli a cui stiamo  assistendo?
2) non sarà che “Cambiamo verso” finirà per trasformare sospiri di attesa in sonore pernacchie e che i demos ci spiegheranno che eravamo noi a non aver capito che si passava dal “Bau bau” al “Miao miao”?
Mariano

RESISTERE E RILANCIARE

82 lavoratori a spasso dall’oggi al domani e senza neanche sapere perché. Una richiesta agli amministratori collegnesi, perché oltre le parole si cominci a produrre anche qualche fatto
Con chi lavora
La storia della Agrati (ex FIVIT Colombotto) di Collegno, che chiude da un giorno all’altro e lascia a casa 82 lavoratori, la dice lunga sullo stato comatoso dell’Italia di oggi. Ma canta anche una bella canzone di resistenza e rilancio da parte dei dipendenti che non ci stanno… La politica locale è con loro per chiudere nel migliore dei modi questa brutta parentesi?
Alla fine di gennaio ricevono addirittura il premio di risultato in busta paga. Mai un giorno di cassa integrazione, mai una chiusura, nessuna avvisaglia di una crisi in arrivo, investimenti sul rinnovo degli impianti sempre puntuali e precisi. Insomma, una fabbrica coi fiocchi.
Il I febbraio una secchiata di acqua gelida sui dipendenti: con una lettera, il management della sede centrale della multinazionale annuncia la chiusura dello stabilimento. Né trattative, né incontri, né ammortizzatori sociali, nulla di nulla: a casa senza stipendio e senza prospettive. Voci non verificate, ma abbastanza attendibili, parlando di difficoltà negli stabilimenti francesi del gruppo: quelli però non sono in discussione, il governo francese ha ben altra credibilità e strumenti per far valere gli interessi collettivi su quelli individuali.

IL PAESE REALE

Anche se non appare mai, anche oggi un paese reale c’è: è fatto di persone che affrontano la vita come meglio riescono, che si disorientano per poi trovare la strada. Attenti a difendersi dai
Ladri di futuro
Sigle in inglese e slogan ripetuti ossessivamente a coprire un vuoto di pensiero, l’assenza di progetto, la capacità di mettersi a disposizione con il disinteresse e il coraggio che serve a cambiare un paese. Questo manca a Enrico e forse anche a Matteo: loro si chiamano così, per nome, dicendosene peraltro di tutti i colori e  mandandosi messaggi così violenti da richiedere il mascheramento della finta cortesia, quella ipocrita delle madame che spettegolano l’una dell’altra davanti a the e pasticcini, all’inglese.
Interminabili radio e telecronache di bisticci, di analisi delle dichiarazioni dell’uno e dell’altro e delle repliche dei comprimari. Proposte sempre più fumose e talmente rilanciate dei megafoni di questo regime sempre più asfissiante da essere oramai divenute vuote evocazioni di quello che potrebbe essere e non è.
Ladri e profeti di futuro mi hanno portato via parecchio, il giorno è sempre un po' più oscuro, sarà forse perché è storia, sarà forse perché invecchio...”, cantava trent’anni fa Guccini e ben rappresentava la progressiva cupezza che cominciava a calare su questo paese, dopo la stagione della gioia e della rivolta, dei diritti allargati, delle lotta democratiche, della liberazione della società.

IL PRANZO DEI CRETINI 4

Una nuova puntata arricchisce la telenovela della mensa scolastica, naturalmente a carico dei cittadini ignari di cotanta incompetenza…
Lo scodellamento
Davvero non si stancano di superarsi, il portaborse fatto sindaco e i suoi accoliti che governano la città in cui abito. Dopo aver deciso senza sapere cosa facevano (leggi), minacciato mezzo mondo per tornarsene a casa con le pive nel sacco (leggi) e dopo aver scritto ai genitori dei giovani allievi della scuole una lettera incomprensibile (leggi), eccoli con l’ennesima trovata: lo sconto da scodellamento.
Ricordate la supercazzola di Amici miei, con lo scappellamento a sinistra? Dilettanti, quelli. Ma veniamo al dunque.
Dopo mesi di sciopero del panino, assemblee con genitori e insegnanti, ritiri di allievi dalle scuole locali per farli migrare altrove, minacce e blandizie con il solito stile paramafiosi dei nostri amministratori, lettere patetiche agli amministratori dei comuni limitrofi, ecco l’annuncio: il costo del pasto scende di 30 centesimi, passando da € 7,10 a € 6,80. Di conseguenza scendono le tariffe.
“Evviva” esclameranno giulivi i diretti interessati, magari per niente contenti dell’esiguità della riduzione, ma almeno felici perché possono toccare con mano che muoversi, organizzarsi e protestare produce qualche effetto. Speriamo che non scoprano la ragione dello sconto, sennò c’è il rischio che si incazzino per davvero.

BULLI & PUPE

Tutti deplorano qualcosa, tutti esprimono timore per la tenuta democratica del paese. E’ tutto un borbottare commenti preoccupati, davanti. Dietro è un’altra storia…
L’indignazione a comando
Un cretino (maschio) assediato dai colleghi parlamentari (femmine e maschi) che gli danno del fascista perde la calma e dice l’indicibile: apriti cielo! Finisce d’ufficio insieme a quell’altro suo compagno di movimento che ha dato del “boia” a Napolitano, lasciandosi sfuggire una terminologia ingiustificabile per esprimere un concetto che in tanti condividerebbero, se solo qualcuno dei giornalisti facesse il suo lavoro. I due sono davvero imperdonabili e non ci sono scuse che tengano, specie per il primo. Ma…
La reazione delle deputate PD e del corollario di supporter e giornali al seguito però me lo ha fatto diventare simpatico, un giovanotto maschilista e gradasso da rieducare, non un criminale come il Parlamento ne ha già visti. La cagnara, l’evidente strumentalizzazione dell’atto, la prosopopea con cui dalemaneggiano tutte quante, compreso il loro capogruppo Speranza, mi ha indisposto oltre ogni misura. Ieri sera dalla Gruber la Moretti (PD) era talmente irritante che è riuscita a trasformare in un simpaticone il professore “ideologo” grillino, valorizzando la sua umiltà e la sua mitezza in contrapposizione alla spavalderia e al tono da padrona del vapore che la deputata non ha abbandonato per tutta la serata.

REALISMO VISIONARIO di F. Maletti

Un discorso sul metodo…
Nec spe nec metu

Partendo dalla realtà delle cose è quasi sempre possibile, (se non si hanno interessi personali o preconcetti), avere una corretta visione d’insieme. E avere una corretta visione d’insieme è fondamentale: per individuare, da un problema, la sua migliore soluzione basandola su criteri di equità e di giustizia.
Alcuni esempi:
1) Concordo sul fatto che la politica di tutti questi anni, invece di concentrarsi in modo ossessivo su Berlusconi, avrebbe dovuto cercare una risposta al perché milioni di persone lo abbiano votato e ancora oggi, che le sue miserie morali sono venute alla luce certificate da sentenze definitive, manifestino l’intenzione di confermare il consenso su di lui nel caso si tornasse a votare.

LA PREFERENZA

Tanto per cambiare, il dibattito sulle legge elettorale riporta a galla i detriti di una discussione falsata da troppe ipocrisie e da tantissima propaganda
Le bufale di Roma
Renzi ha fatto al sua parte e oggi la Commissione Affari istituzionali ha licenziato la bozza di riforma della legge elettorale così come lui l’ha pattuita con Berlusconi. Ora comincia il cammino e sarà bello tempestoso e pieno di insidie, ma già oggi si è capito che detta legge: Forza Italia. Si teme la riedizione del copione della Bicamerale e del suo seguito.
Infuria il dibattito, il bisticcio e la polemicuccia, tutto infarcito di propaganda pura, talmente becera che spero proprio che, questa volta gli Italiani se ne accorgano. Ecco una rapida ricognizione delle bufale in arrivo da Roma:
La governabilità impone soglie di sbarramento molto alte. E’ ora di dire basta al potere di veto e ai ricatti dei piccoli partiti. La storia di questi vent’anni (con l’eccezione dell’ultimo governo Prodi) è piena di paralisi parlamentari determinate non già dai partitini, ma dalle divisioni inconciliabili fra le correnti dei partiti più grandi. E’ questa la storia vera di sistemi elettorali che, al contrario, hanno finito per mortificare troppo la rappresentanza in nome proprio della governabilità.

MATTEO, SILVIO E IL SANTUARIO PROFANATO

L’incontro fra i due nella sede del PD in un sabato  piovoso di gennaio, ha dato la stura a un fiume di stupidaggini che da un po’ non se ne vedeva così tante…
Peccatori e redenti
Rienzi, neosegretario del PD, decide di incontrare tutti i leaders degli altri partiti per sottoporre loro le sue ipotesi di riforma elettorale, nel tentativo di trovare i numeri per approvare una nuova legge. Grillo e i suoi si negano (altro grande errore!), gli altri sono troppo piccoli e preferiscono porre veti petulanti e mostrare muscoletti sminchiati. Berlusconi sa che è la sua ultima occasione per tornare sulla scena e per riprendere il controllo di tutto il centrodestra… e ci sta, va a vedere il gioco.
Dato che i predecessori di Renzi li ha giocati facendo loro credere che con lui fosse possibile fare dei patti che sarebbero stati puntualmente rispettati, Berlusconi continua nel suo gioco, magari funziona anche col giovanotto. Il quale, d’altra parte, è condannato a “vedere”: ha bisogno di cominciare a portare a casa qualcuna delle cose che ha venduto in lungo e in largo per l’Italia e non può farsi logorare dal primo Letta che passa per la strada. Dunque si accorda con Berlusconi e lo porta nella sede del PD, il santuario che così viene profanato.

UNIVERSITA’ A GRUGLIASCO: FINE!

Non c’era bisogno di essere dei maghi per immaginare come sarebbe finita la storia del polo universitario grugliaschese. Responsabilità,insipienze e incapacità per produrre un danno irreparabile
Piccoli, tossici e bugiardi
E’ ufficiale: il polo scientifico a Grugliasco non si farà (leggi). Torino ha avanzato al sua candidatura a rilocalizzare le facoltà scientifiche nell’area della caserme intorno a piazza d’Armi e sembra che proprio lì finiranno i prestigiosi insediamenti progettati dodici anni fa per Grugliasco dagli stessi uffici del Comune su incarico dell’Ateneo. Come al solito le autorità delle due città e il rosaio degli onorevoli, assessori, consiglieri del PD e aggregati sono già lì a bisticciare come comari, essendo spesso questa l’unica cosa che sanno fare e che scambiano per politica "di servizio".
Dell’incredibile stop alla realizzazione del polo grugliaschese ho già scritto (leggi la cronologia). Invito tutti i lettori interessati a leggere la ricostruzione della vicenda che ben dimostra come l’incapacità, la piccineria e la sottovalutazione del sindaco Mazzù (2002-212) e dei suoi supporters ha bloccato per dieci anni qualunque possibile avanzamento dell’opera, fino al fallimento totale di oggi. Anche in campagna elettorale il progetto università è stato il centro di tutti i programmi dei candidati alla guida della città (guarda).

GLI AMICI DEGLI AMICI

La storia della ministra De Girolamo (PdL, ora NCD) e del consorte Boccia, onorevole  PD, è quella di un paese, della sua società civile e del suo ceto politico…
Uniti per la pagnotta
Le intercettazioni della ministra De Girolamo, oltre a rivelarci che è un po’ sboccata nel linguaggio (chi è senza peccato scagli la prima pietra), ci raccontano di come si costruisce e funziona un collaudato sistema di potere che genera ingiustizie, disparità, sprechi, spese fuori controllo e intimidazione nei confronti degli operatori di un territorio, insomma un sistema che normalmente si definisce “mafioso”. Meglio di un manuale di istruzioni, meglio di qualunque fiction sul tema: la De Girolamo è davvero convincente nella parte, sembra che non abbia mai fatto altro.
Meglio perfino dell’appena premiato  “La grande bellezza” di Sorrentino che, come scrive il NY Times, davvero rappresenta la decadenza di un paese grande e incomprensibile. Nel film la grandiosità dei paesaggi romani, le strade, gli scorci i palazzi, fanno da sfondo a una ragnatela di rapporti sfibrati che sono lo specchio delle lacerazioni infinite di questo paese. Nelle conversazioni della De Girolamo le lacerazioni si fanno sostanza: raccomandazioni, dinieghi, minacce, esibizioni di potenza muscolare,

REGIONE. ELEZIONI ANNULLATE

Il TAR, con soli quattro anni di ritardo, rigetta i verbali di proclamazione degli eletti delle elezioni del 2010. Il Consiglio regionale non c’è più, la giunta nemmeno e Cota attende istruzioni.
C’è da esultare?
Finalmente oggi il TAR del Piemonte ha formulato una sentenza che, per le carte e i riscontri, avrebbe potuto essere tranquillamente assunta da almeno due anni. A chi avesse dei dubbi in proposito, suggerisco una rapida ricognizione delle storie analoghe che hanno coinvolto Abruzzo e Molise, risolte in meno di un anno.
Se un Consiglio regionale illegittimo ha potuto restare in carica tutto questo tempo, pur pendenti ricorsi e procedimenti civili e penali, la colpa è anche delle faraginosità del diritto italico e delle sue procedure; ricordo a chi legge che queste pastoie non garantiscono quasi mai che ha davvero dei diritti da fare valere, come bene sanno i pochi investitori che ancora provano a mettere quattrini nel made in Italy. Quella del diritto civile e delle sue procedure è una delle riforme che porterebbero lavoro e investimenti ben più delle chiacchiere dei governo, ma questa è un’altra storia.
Naturalmente adesso c’è chi esulta – dimenticandosi di come aveva fatto a perdere le elezioni nel 2010 – e chi manda i suoi accidenti, annunciando ricorsi e iniziative legali ulteriori.

IL GATTO E IL TOPO

Da un mese Renzi è segretario del PD, da 15 giorni i social network hanno sviluppato una nuova funzione: il frustino.
Potenza di un tweet
Il governo fa l’ennesima stupidaggine, annunciando che si riprenderà gli scatti di anzianità al personale della scuola, erogati l’anno scorso,  a colpi di comode rate da 150 euro mensili trattenute direttamente sulla busta paga.
La minchiata la fa a scuola chiuse e chi se ne accorge non riesce (o non vuole) dare risonanza alla cosa, tranne che quelli del M5S (mediaticamente) e i sindacati degli insegnanti (in sordina). La bomba esplode con l’approssimarsi della riapertura delle scuole, Renzi prontamente si accoda alle manifestazioni di incredulità a fronte di una scemenza così madornale, minacciando fuoco e fiamme per far recedere il governo (l’altro ieri). Il giorno dopo (ieri) Letta convoca i due ministri pasticcioni e il provvedimento viene revocato. Stipendi salvi, figuraccia galattica, insegnanti sempre più bendisposti verso il governo, spero anche verso il partito che ne è “genitore” ormai unico.
Questa è l’ennesima figura di Letta  e del suo governo che sta cominciando a far rimpiangere quello di Monti: ministri in bambola, l’uno contro l’altro e palesemente incapaci di controllare e guidare le strutture dei loro ministeri che paiono agire secondo i voleri di dirigenti inamovibili e fattisi casta, non certo dei ministri in carica.

FINANZA CREATIVA

Se i conti non “vengono”, bisogna “farli venire”. Trucchetti da principiante per nascondere lo spreco di denaro pubblico. Leggete, che magari vi torna utile…
I tetti fotovoltaici
Se ancora non avete capito perché il paese va a rotoli, vi forniamo un altro esempio di buona, anzi ottima, amministrazione, con annessa ruota di pavone con funzione di specchio per le allodole. Vi raccontiamo come fa un comune - amministrato da PD e satelliti, per sindaco un portaborse - a destinare tetti e proprietà pubbliche alla produzione di energia elettrica (poco meno di 3.500 mq) senza ricavare neppure un euro per i suoi concittadini!
Come molte altre città italiane, anche il mio comune già da tre anni deciso di utilizzare tetti e proprietà pubbliche per installarci dei pannelli fotovoltaici: minchia! ambientalisti, amici della natura e del risparmio energetico (inceneritore a parte), attenti alla salute e alla green economy… e giù con l’autoincensamento. Condito da leccatine agli amministratori comunali da parte dei fedelissimi PD e satelliti: boccucce a culo di gallina di esseri con giornali sotto il braccio e ipad per essere sempre connessi, tutti a celebrare il demoambientalismo in salsa cittadina.

DIVENTARE EUROPEI

Strumentalizzazioni e sparate di propaganda fanno da apripista alla campagna elettorale per le elezioni europee di maggio 2014. Errori si accumulano ad errori e il conto rischia di diventare davvero salato…
Europa: avanti!
Credo che sia davvero una follia (oltre che un anacronismo) non essere europeisti. Con questo confondendo le cause del profondo malessere che pervade i popoli degli stati dell’UE con la scelta dell’appartenenza a questa istituzione politica in divenire. E’ un po’ come quando ce la prendiamo con lo spigolo contro il quale abbiamo appena sbattuto, invece che con noi stessi che non abbiamo fatto attenzione. Proviamo a ragionarci su…
Ieri
L’UE è una risposta che la politica ha inteso fornire a temi, eventi ed esigenze che hanno segnato della storia d’Europa e non soltanto nel secolo scorso. Finché la politica europea ha lavorato con forza per definirne le caratteristiche e i contenuti, l’Unione Europea ha costituito un valore aggiunto alle sovranità nazionali, fornendo quel cappello e quelle garanzie la cui assenza aveva generato due guerre mondiali. Un’Europa forte e coesa costituiva, oltre che un importante strumento per impedire che la Germania tornasse a essere minacciosa per gli equilibri europei (e mondiali), anche un valido baluardo capace di sbarrare la penetrazione del comunismo in occidente.

GIOVANI VECCHI

Il modello di giovane impegnato dei “partiti che contano” è a volte lo stesso dei vecchi che si candidano a sostituire. E gli uni non imparano niente dagli altri: sanno già tutto!
Questione di anagrafe?
Il 2013 passerà alla storia come l’anno del ricambio generazionale: in Parlamento fuori tanti vecchi, alcuni anche “illustri”, e dentro gente giovane. Al governo un premier quarantenne e parecchi ministri nei paraggi, il neosegretario del PD di appena quarant’anni, pieno di energia e di voglia di fare. La frenesia del gggiovane ha trovato corpo e forma nella società più vecchia e incartapecorita del pianeta, conservatrice fino al midollo e di un egoismo agghiacciante… e questa frenesia ha cancellato e soffocato ogni spinta vera al cambiamento, trasformandolo in una ridicola questione puramente anagrafica.
Quanti di noi, afflitti da una malattia seria, hanno scelto il medico a cui affidarsi sulla base della sua gggiovanezza? Chi mai sceglierebbe il meccanico a cui far riparare l’auto prima di un lungo viaggio sulla base della sua carta di identità?

VELENI DI FINE ANNO

L’impazzimento del paese procede a gonfie vele. Oramai è tutto un correggere e cambiare provvedimenti e decisioni… come i topi che scappano dalla stiva della nave che affonda
La bussola
Siamo arrivati alla fine dell’anno e ancora non sappiamo quali esatti contorni avrà la nuova tassa sulla casa, l’IMU cambiata di nome e di importo. Sappiamo solo che la fregatura sarà dolorosa e che in questo clima di incertezza saranno così tanti gli errori che pagheremo quasi certamente qualcuna delle multe che l’erario applica ai fessi che ancora ci provano a pagare le tasse.
Napolitano guarda sconsolato questo suo governo, incapace di fare quello per cui l’ha creato e sempre pronto a ingannare il Parlamento con commi ed emendamenti che favoriscono questo o quello, così spudoratamente da farci ringraziare tutti i giorni che ci siano i M5S che, almeno, impediscono le nefandezze più macroscopiche.

AUGURI IN TONO MINORE

Tirarsi su le maniche, tirare fuori la grinta, dotarci di un po’ di coraggio, decidere di rimettere in gioco tutto, ricordarsi del 99% di persone che se la passano peggio di noi, incazzarci per chi non merita e per chi non considera gli altri, pretendere che si chiamino le cose col loro nome…
Buon Natale… Italiano normale!
Mariano

SAPERE

Ogni tanto la scuola torna di moda… magari solo per considerarne negativamente le prestazioni o per puntare l’indice accusatorio sulle numerose disfunzioni. Ma poi…
Ignoranza, il collante di una nazione
In Parlamento approvano un emendamento che penalizza i comuni che lottano contro il gioco d’azzardo, militanti ed elettori si ribellano e assicurano che si è trattato di un errore a cui rimedieranno. Con errori simili passano provvedimenti che assicurano a quella o quella lobby rendite di posizione, prebende e vantaggi che gridano vendetta per la sfacciataggine con cui vengono concessi e per lo stridente contrasto con il salasso continuo a cui vengono sottoposti gli Italiani senza santi in paradiso. Ma si fa finta di nulla… tutto passa, dagli F35 all’aumento degli stanziamenti per la Difesa.
Più in piccolo le cose funzionano con lo stesso meccanismo, con la stessa sfacciata dipendenza della politica dal mondo degli affari: dalle varianti urbanistiche, ai piani di interventi di realizzazione di residenze e servizi, fino alla compulsiva creazione di società pubbliche con le quali sindaci e piccoli amministratori dilettanti giocano alla finanza coi soldi nostri.

LEGALITA’ E CINISMO di F. Maletti

Dopo ogni terremoto, frana o alluvione, arriva sempre la ricostruzione
Gli ostacoli al progresso

Alcuni giorni fa, all’interno di un supermercato, ho incontrato un amico che non vedevo da tempo. Il mio amico, infatti, era da pochi giorni tornato dalla Sardegna: poco prima che l’alluvione facesse quegli sconquassi dei quali giornali e tv hanno dato ampio risalto. Per dovere di completezza preciso che questo mio amico anni fa ha comprato una casa in Sardegna (intestandola subito al figlio per non pagare le tasse come seconda casa: così come in queste circostanze fanno un po’ tutti, me compreso, quando possono). Così che, da allora, essendo contemporaneamente andato in pensione, ogni anno nel periodo che va da fine maggio ai primi di novembre, là va a risiedere insieme alla moglie. Da maligno quale sono (ma credo di essere in buona compagnia) ritengo che il suo passato lavorativo da idraulico...

UNA STORIA INCREDIBILE

Se non fossi stato lì, non ci  avrei creduto. Racconto la storia dacché il protagonista ha deciso di renderla pubblica… nero su bianco, tutto vero!
Sotto la divisa…
Alessandro è un giovane consigliere comunale del M5S della mia città (era il candidato a sindaco della lista che, un anno fa, ha portato a casa il 16% e quattro consiglieri)  Da poco laureato in ingegneria, si sbatte come tutti per cercare di rendere produttiva la sua elezione, magari risolvendo qualche problema che angustia i cittadini. E’ per questo che presenta la proposta di estendere alla notte il servizio di sorveglianza da parte della Polizia Municipale, fra i lazzi della maggioranza e con lo sguardo canzonatorio del sindaco (di mestiere portaborse del PD in Regione). Nel corso del suo intervento i Vigili Urbani li chiama civich, utilizzando l’appellativo classico e per nulla offensivo in uso fino a qualche anno fa alle nostre latitudini. Apriti cielo: il sindaco portaborse si inalbera e riprende il consigliere per l’appellativo utilizzato, con una foga e una veemenza che sorprende i presenti e non solo loro.
Il giovane Alessandro, colto anche lui di sorpresa, si scusa specificando di non aver avuto nemmeno lontanamente la volontà di offendere chicchessia.

IL ROSSETTO di F. Maletti

Una riflessione “a freddo” sull’esito delle primarie del PD da chi lo conosce bene… E voi, che ne dite?
Vera gloria?
Premetto subito che alle ultime primarie del PD non sono andato a votare. A chi interessasse conoscerne le ragioni preciso subito che, pur non essendomi più iscritto al PD solo per i motivi inerenti la gestione lobbystica e poco democratica del mio Circolo di appartenenza, continuo a ritenere che in un partito (qualunque esso sia) la nomina del suo segretario debba essere competenza esclusiva dei suoi iscritti. Diversamente, nonostante enfasi e teatralità profuse, non è altro che un patetico espediente per attirare l’attenzione sul Pd da parte delle persone: a prescindere, in questo caso, dalla affinità delle loro convinzioni politiche con quelle dello stesso PD.
Tutto questo rischia di causare, in modo evidente, effetti nefasti sulla dirigenza e sulla identità del partito stesso.

VERSO IL FONDO

Forconi, blocchi, proteste, minacce, ipocrisie, sdegno, domande, risposte e paure…
Cos’è un forcone?
Mi sarebbe piaciuto fare la domanda ad alcuni di quelli che mi hanno fermato l’altro ieri, durante uno dei blocchi istituiti in città e fuori. Così, solo per sapere se avevano idea dell’oggetto, a cosa servisse e che uso se ne faceva (occasionalmente) in passato. Ricordate la scena iniziale di Novecento di Bertolucci, quella dei fascistoni (Sutherland e la Betti) che vengono inseguiti coi forconi dai braccianti che lavorano nei campi passandosi la voce dell’avvenuta Liberazione?
Il forcone (come la falce) evoca in chi l’agricoltura l’ha ancora vista dal vero l’idea della sommossa, della ribellione delle classi subalterne. E’ lo strumento con cui i contadini si facevano giustizia da sé oltre che il simbolo della loro oppressione. Non credo che sia stato scelto a caso l’anno scorso in Sicilia, al debutto del così detto “movimento dei forconi” e non credo che sia nemmeno un caso se quest’anno è ritornato prepotentemente di moda, senza apprezzabili cambiamenti.

SVOLTA?

Corte Costituzionale decide, Renzi vince: e adesso?
Le sorprese di Natale
In molti temevano che la Corte costituzionale rinviasse la decisione sul porcellum… e invece ha deciso, oltre tutto nel modo più netto possibile, così netto che in pochi speravano tanto.
Ieri il PD ha fatto le sue primarie, registrando una discreta affluenza e una vittoria più netta del previsto di Matteo Renzi. Nel centrodestra sembra oramai chiaro che Alfano e i suoi hanno partorito un forse nobile tentativo di destra “normale”, Berlusconi sembra però essere in grado di eliminarli con la stessa grazia con cui ha eliminato prima figure politiche di migliore qualità e levatura.
Nel mentre Parlamento e Governo titillavano il tempo e cincischiavano con i problemi drammatici del nostro paese, apparendo ogni ora che passa sempre più inadeguati e incapaci di soluzioni radicali e visioni strategiche su come uscire da questo stallo. Da oggi non ci sono più scuse: se appare impossibile immaginare una veloce uscita dallo stallo economico e sociale, assai meno difficile è che chi deve faccia ciò per cui si è impegnato.

CAOS DEMOCRATICO

Le ultime giornate di campagna elettorale per le primarie democratiche ci riservano continue sorprese…
Tutto e il suo contrario
Dunque, Civati  arriva in val Susa e dice che è contro il progetto di TAV in valle (leggi), che è oramai fuori dalle priorità, che anche la Bocconi dice che non va bene eccetera. Condivido, d’altra parte – al netto dei fanatismi e della voglia di trasformare la questione TAV in una battaglia ideologica con “antagonisti” da una parte e “istituzionali” dall’altra – l’evidenza dei rischi economici e umani dell’opera sono noti già da tempo e non c’è bisogno di essere estremisti anti-progresso per preoccuparsene. Altro è discutere e decidere di potenziare il traffico ferroviario transalpino con linee efficienti e convenienti, il vero tema che qualunque governo, locale o nazionale, dovrebbe finalmente porsi (leggi). Forse Civati, per meglio dire il suo approccio, è quello buono a svelenire il clima e riportare la spinosa questione nei suoi binari, tecnici e politici, separando il grano dal loglio. Ma...

SVOLTA O SVOLTINA?

Aspettiamo da anni che succeda qualcosa, che un eventi particolare dia il giro a questa palude che invischia tutto e tutti… potrebbe essere questo il momento
Il cambiamento possibile
La settimana che comincia oggi potrebbe passare alla storia come la “settimana della svolta”. Ha cominciato ieri Grillo a Genova: in tanti in piazza a disegnare gli scenari per i prossimi mesi, con il consueto corollario di giornalisti “finti scemi” a raccontare una manifestazione diversa. Continuano a definire Grillo “il comico”, ma non parlano di Renzi come del “disoccupato” o di Cuperlo come del “funzionario di partito”, qualificandoli cioè per il lavoro che hanno fatto o fanno invece che per il ruolo politico che rivestono. Forse sperano di sminuirne la portata e il peso, non si accorgono che così legittimano quelli che definiscono i giornalisti “giornalai”, specie quando raccontano una realtà diversa da quella che vorrebbero vedere scritta. Un fenomeno lo speaker de La7 che ieri sera ha scambiato la proposta di referendum sull’euro con il referendum sull’Europa, come se fossero al stessa cosa…
Domani, martedì, la Corte Costituzionale dovrebbe dichiarare incostituzionale la legge elettorale con cui abbiamo, fra l’altro, costruito il Parlamento attualmente in carica.

I MEDICI DEGLI STUDENTI

Parlando di scuola, ogni tanto si rischia di trascurare la materia prima, gli studenti: i loro impegni, le necessità, le loro esigenze. Per esempio gli orari dei medici a cui si rivolgono per stare in salute
Il mattino ha l’oro in bocca
I medici degli studenti ricevono solo al mattino. Che debbano andare dall’ortopedico o dal dentista, che abbiano bisogno di una semplice prescrizione o di un consulto volante… tutto questo possono ottenerlo solamente al mattino. Rigorosamente in orario di lezione.
Prof, devo andare dal fisioterapista per qualche seduta di riabilitazione motoria, sono scivolato malamente mentre giocavo a calcetto con la mia squadra. Domani non vengo, lo stesso per i prossimi quattro venerdì”, bisbiglia il mite allievo mentre cerca il libretto nello zaino, sommerso da tanti Iqualcosa, pacchetti di snack e pochi libri.

IL CAIMANO E LA PIAZZA

Si avvicina la data e B alza il tono delle dichiarazioni arrivando a minacciare i disordini di piazza, come prevedeva Moretti ne ”Il caimano”. Solo che…
Italia ancora fascista?
Il voto sulla decadenza è un colpo di stato. Napolitano mi dia la grazia senza richiesta”, questa le parole pronunciate sabato 23 novembre da B nel corso di un meeting pre-voto parlamentare, condito con l’annuncio di una manifestazione popolare il 27. Il carattere eversivo del personaggio – noto fin dai tempi della nascita del suo impero prima edilizio poi mediatico - si salda con la visione dello Stato che Lui condivide  con larga parte dei suoi elettori (e non solo quelli): quella fascista.
La res publica per loro non è il fondamento dell’esistenza delle società - la condizione  essenziale per vivere insieme senza ammazzarci l’un l’altro - è solo un “piatto”: chi riesce a prenderlo vincendo la partita, non solo acchiappa il bottino, ma utilizza la vittoria per cambiare le regole delle partite successive. Anzi, per cambiare la storia delle partite già giocate. Questa idea non è propria solo di B e di larga parte del suo elettorato, condiziona un bel pezzo di mondo politico nostrano, anche quello che di che di B non ne ha mai voluto sapere.

IL DEGRADO E L'IMPUNITA'

La telefonata di Vendola e le “amicizie pericolose” della Cancellieri lasciano una scia di veleno e alimentano il distacco fra paese e casta. Questo a Roma, ma anche qui da noi non si scherza…
Cattive compagnie
Oggi il PD ha nuovamente rivelato la sua vera natura e la sua vocazione suicida, caso mai non fosse già chiara la sua assoluta incapacità di essere motore vero di un cambiamento nel nostro paese. Pazienza, sarebbe stato illusorio attendersi altro, però comincio a provare un certo disgusto quando li sento parlare di moralità, coerenza eccetera.
Anche i “nuovi” alla fine si sono allineati ai soliti ricatti dei “vecchi” in questo del tutto assimilabili a loro nei peggiori vizi, senza disporre però della caratura dei loro tempi migliori.
Dunque va bene mentire al Parlamento, telefonare ai famigliari di un carcerato per deplorarne l’arresto, lavorare per far uscire una detenuta eccellente in attesa di giudizio e in pericolo di vita (!)  perché possa fare shopping tranquilla una settimana dopo. Il senso di responsabilità spinge i demos a bere anche questo: naturalmente con motivazioni così auliche e piene di quel buon senso, che sta ammazzando l’Italia, che nessuno può eccepire alcunché. A meno che non voglia subito essere classificato come criminale, come soggetto che non ha a cuore il bene del paese e via cantando. Davvero disgustoso.

VOCI NEL DESERTO

In tutto questo chiacchierare vano di Europa, di Euro e di futuro del continente, Barbara Spinelli ci rinfresca la memoria. L’avranno letto i politici che decidono?

Processo alla Germania rimasta senza memoria
di Barbara Spinelli Repubblica del 15/11/13)
Aperta un'inchiesta sui surplus tedeschi, l'Europa richiama il governo Merkel al principio di solidarietà. Quello che salvò i tedeschi dopo il 1945
Conviene sempre guardarsi indietro e riscoprire da dove veniamo, quando una crisi economica, politica, anche mentale, tende ad avvitarsi e incancrenire. Conviene sapere come e perché ebbe inizio l'unificazione europea, dopo una guerra che devastò il continente. Come la Germania fu riaccolta dalle democrazie, rilegittimata, e potendo rialzarsi conobbe una formidabile ascesa economica. Come infine quest'ascesa ha toccato l'acme, nella grande crisi degli ultimi anni. Una crisi che minaccia l'Unione, la sua moneta unica, e perfino la sua pace interna.
Cominciò dopo il '45 con la saggezza del vinto, e anche dei paesi vincitori. Il vinto fu saggio perché seppellì il morbo nazionalista, la dismisura del suo desiderio di dominio sull'Europa: ne scaturì quella che in Germania viene chiamata Gedächtnispolitik, politica della memoria.

FENOMENOLOGIA DEL LAMENTO

Prenderei a schiaffi i ragazzi di ieri che che si lamentano dei ragazzi di oggi… Qualche volta le suonerei anche a me
Lagne
I giovani d’oggi non sanno cosa sia il sacrificio. Non hanno voglia di sforzarsi, di applicarsi, insomma di guadagnarsi le cose che hanno. I miei figlie, per esempio…”, dice un non più giovane collega alla sua dirimpettaia, seduta come lui in sala docenti in attesa della riunione del pomeriggio.
Io figli non ne ho, ma mi basta vedere cosa combinano qui a scuola questi ragazzi. Per carità, vivono in un mondo difficile, ma a volte fai proprio fatica e non incavolarti quando arrivano in ritardo, si stravaccano sul banco, qualcuno dorme perfino…”, replica la sua compagna di attesa. Si ferma un attimo a riflettere, poi: “Sempre con ‘sto cellulare in mano. Sembra che ci vivano in simbiosi. Non so tu, ma per me è una lotta continua con questi aggeggi: se non stai sempre all’erta li usano sotto i tuoi occhi come se fosse la cosa più normale del mondo…”.
Attratta dal dibattito elevato si avvicina una new-entry della scuola affamata di relazioni con i nuovi colleghi: “Sì, è davvero dura. Non si capiscono più, non si riesce più a trovare una motivazione per venire qui la mattina a lottare contro l’indifferenza verso le cose che facciamo”.

DISSOLUTION

Solo un mese fa chi avrebbe detto che il PD si sarebbe squagliato sotto il peso di pacchi di tessere?
Il punto di non-ritorno
scuffle-scuffle-wwe-coach-jeff-hardy-matt-hardy-cm-punk-mvp-kane-mark-henry-dave-batistaLa tragedia dei congressi locali del PD, con la coda di polemiche, di accuse e di posizionamenti last minute sta lasciando il passo a una nuova fase: la sconfessione reciproca. Fino alla settimana scorsa lo spettacolo offerto era quello delle banderuole che cambiavano casacca al mutar del vento (leggi), avvolgendo il rottamatore con le loro spire avvelenate, adesso siamo alle accuse di compravendita di tessere e di gestione dei congressi secondo modalità clientelari e opache.
Ad Asti il partito è stato occupato, pare, da un manipolo di Albanesi, forse arruolati e tesserati qualche minuto prima dell’inizio del congresso, non si contano le accuse di compravendita di tessere, di arruolamenti forzati, di grandi famiglie ex socialiste che governano intere parti del partito (Torino), anche a livelli piuttosto alti; a Trapani addirittura c’è stato un congresso fantasma, e così via.
Il bello è che tutte queste accuse e denunce non provengono dai "nemici" del PD, ma dal suo stesso interno, dai suoi dirigenti oramai avvinti un una lotta furente che non risparmia né colpi bassi né infamia di ogni genere.

IL PRANZO DEI CRETINI 3

Il post precedente ha suscitato reazioni che richiedono chiarimenti e puntualizzazioni. Già che ci siamo, qualche documento potrebbe essere utile a comprendere meglio le questioni… Ecco qua!
Le brioches
Ve la ricordate Maria Antonietta, quella che suggeriva al popolo senza pane di nutrirsi con le brioches? Pare che qui da noi ci ne sia una moderna riedizione negli amministratori cittadini (ovviamente non possiamo augurare loro di fare la fine della sovrana, ma solo di essere folgorati dalla verità sulla via di Grugliasco). In sintesi, è questa la morale della letterina che hanno mandato alle famiglie e che adesso sono in grado di pubblicare dopo averne recuperato una copia (leggi). Sembra una presa in giro...
Nel post precedente ho generalizzato frettolosamente, affermando che i presidi si sono allineati alle disposizioni dell’ASL, subito contraddette (senza nessuna opposizione) dalla stessa  e dal comune in occasione dello sciopero Bioristoro (leggi). Non è proprio così: segnala la preside del III Circolo delle fatiche e degli sforzi fatti per permettere alle famiglie l’adesione allo sciopero del panino, pur non condividendo l’iniziativa. E’ tutto ben scritto (in Italiano corrente) nella comunicazione che ha inviato alle famiglie (leggi) fin dalla fine di settembre, quando un intervento ragionevole del Comune avrebbe ancora potuto scongiurare il conflitto. Non ho notizie di altre iniziative analoghe.

IL PRANZO DEI CRETINI 2

Una nuova puntata della storia copre di ridicolo gli amministratori e di amarezza i loro cittadini…
Caro amico ti scrivo
Dopo che la forma di protesta messa in atto dalle famiglie grugliaschesi con lo “sciopero del panino” aveva preso piede nelle scuole e rischiava di trasformarsi in una onda anomala che poteva travolgere la mediocrità del sindaco portaborse e della sua giunta, ecco scendere in campo l’ASL e i presidi delle scuole.
Una quanto mai tempestiva comunicazione dell’ASL afferma che i bambini non possono consumare il panino in classe (per ragioni di igiene) e i presidi prontamente comunicano alla famiglie che non sarà più consentito consumare i panini in classe nei giorni di protesta contro il caro-mensa.
Naturalmente omettono di dire che non è obbligatorio che i bambini “protestanti” vadano a mangiare a casa: a scuola c’è il refettorio e possono consumarlo lì, insieme ai loro compagni “ortodossi”.

TESSERE

I congressi locali del PD eleggono delegati e confermano le analisi pessimistiche sullo stato del partito…
Lo specchio d’Italia
Fra polemiche e accuse si consumano i congressi dei circoli locali del PD: candidati che si accusano di manipolazione delle tessere, “signori” del PD in movimento a spostare consensi da uno all’altro, improvvisi aumenti di iscrizioni che saranno, anche stavolta, seguiti da repentine diminuzioni. Insomma tutto il bello della peggiore partitocrazia… in un partito che continua indefesso a vantarsi di essere il più democratico fra quelli presenti e sopravvissuti sulla scena politica.
Per un altro verso si tratta di un vero peccato: la scommessa del PD è stata un avvenimento importante nella storia politica d’Italia, per questo la sua incompiutezza e la sua riduzione ad aggregato di bande personalistiche e componenti nostalgiche che ne hanno segnato anche  il percorso difficoltoso, non lasciano sperare in un epilogo felice. L’idea di costruire un polo dove potessero convivere e reciprocamente sostenersi, potenziarsi e vivificarsi anime diverse, ma tutte accomunate dall’idea della necessità modernizzazione della società e dell’economia, della riduzione delle ingiustizie, dell’eguaglianza delle opportunità, del progresso sociale e umano… era un’idea potente, quella giusto per rilanciare l’Italia nel mondo.

PENSIERI DALL’ATO OPPOSTO di F. Maletti

L’ignoranza trionfa, la presunzione anche. C’è un nuovo totem che cresce nell’incultura…
Strafalcioni costituzionali

LAVORI IN CORSO PEDONI DALL’ATO OPPOSTO” recitava il cartello di un cantiere stradale che ho letto stamattina. “Che ignoranti !” era il commento. Qualcuno sorrideva e cambiava percorso senza fermarsi, altri si fermavano a fotografare il cartello col telefonino. Nessuno che protestasse per il fastidio di dovere attraversare la strada (assai trafficata) per doverla successivamente riattraversare alcuni metri dopo per riprendere il proprio cammino.
Un grossolano strafalcione a riprova dell’italico analfabetismo di ritorno oppure una simpatica trovata per strappare un sorriso al posto dei soliti improperi?” Mistero.

LA MANOVRA

Tasse che spariscono e ricompaiono col nome cambiato e l’importo aumentato, levate di scudi di questa o quella componente di una società cristallizzata e ripiegata su se stessa, insomma…
Sprofonda Italia
Il governo NapoLetta sforma la sua manovra economica, finge che sia una svolta, un grande cambiamento. I giornalisti pronti si accodano (con poche lodevoli e residue eccezioni) e si sdraiano, accendendo i loro megafoni sempre meno efficaci per propagandare il verbo della cricca. Passa qualche ora e le reazioni alla propaganda non sono quelle attese: si ribellano gli industriali, perfino i sindacati borbottano e sembrano alzare la testa, l’Italia e l’Italietta entrano in lieve agitazione (tranquilli, è lieve!). Aumenta la preoccupazione e calano ancora i consumi perché ci si prepara al peggio, perfino chi ha i soldi preferisce non spendere, non si sa mai.
Ci si indigna per le tasse che tornano col nome cambiato e l’importo aumentato, per le spese folli della Difesa, mica solo per gli F35, che da sole fanno una manovra economica.

I RE MIDA ALL’INCONTRARIO

Non c’è solo chi tramuta in oro tutto quel che tocca…. C’è anche il rovescio della storia. Ovvero chi trasforma l’oro in cacca, fra gli applausi dei compari
Orecchie d’asino
La vicenda dello “sciopero del panino”, in atto oramai da un mese nelle scuole del mio comune, le azioni delle famiglie, l’incapacità del sindaco e dei suoi complici di trovare una soluzione, anche solo  costruire canali di comunicazione limpidi con il mondo della scuola in ebollizione… meritano qualche riflessione e considerazione poco “politica”, ma molto pratica.   
La prima è che in soli dieci anni la premiata coppia M&M (Mazzù e Montà) ha distrutto un’eccellenza cittadina, un progetto a cui hanno lavorato amministratori, scuole, insegnanti, famiglie, operatori economici nei dieci anni precedenti al loro arrivo sulla scena grugliaschese.
La seconda è che questa non è l’unica: che dire dell’Università, fermatasi al giorno in cui Mazzù venne eletto per la prima volta e mai più ripartita se non nelle chiacchiere e negli annunci  giornalistici ai quali non è mai seguita alcuna azione pratica? Che dire del deserto del parco Le Serre, ridotto a rovine abbandonate con al centro un tendone di un teatro che apre quando capita? Il teleriscaldamento? I costosissimi lavori al Parco Porporati? o quelli di via Galimberti? I debitori eccellenti con cui si accompagnano i Nostri senza chiedersi se sia proprio il caso?

TRA IL DIRE E IL FARE

Dire una cosa e farne un’altra sembra essere lo sport preferito del nostro tempo. La politichetta si adegua: il mio sindaco per esempio…
Parole al bromuro
manoblaVenerdì 11 ottobre, inaugurazione delle attività annuali dell’UNITRE della mia città e presentazione dei corsi e dei docenti agli iscritti (vecchi e nuovi), tanti! Prende la parola il sindaco e attacca il refrain del valore della cultura e dell’istruzione: siccome la parlantina ce l’ha sciolta, la mena per più di dieci minuti sul tema, col tono e il fare convincente di chi queste cose le sa bene per averle praticate e vissute in prima persona.
Usa toni diversi, ma ricalca la retorica che il suo ghostwriter gli aveva messo a piene mani nella letterina che, un mese fa, ha fatto recapitare a tutti gli alunni grugliaschesi; diceva all’incirca che bisogna studiare, applicarsi, sforzarsi, per costruire un paese migliore. Bisogna rispettare chi vi insegna, chi vi trasmette conoscenze, esperienze e competenze… così diventerete bravi cittadini nel paese radioso che noi politici d’oggi vi stiamo preparando (non sono le parole esatte, ma il senso dello scritto era questo) e via bla bla bla, come sa ben fare, sovente senza dire niente, su qualunque argomento venga sollecitato a intervenire.

LA VIA MAESTRA

Questo lo slogan della manifestazione di ieri a Roma in difesa della Costituzione. Un pomeriggio importante, interessante, con qualche notazione di colore e un paio di dubbi...
Roma, piazza del Popolo
DSC_0045Si parla di cinquantamila persone, qualcuno aumenta la cifra. Eravamo comunque tanti ieri pomeriggio a Roma, molti di più di quelli che pensavo avrebbero preso treno e bus per arrivare fin lì da tutta Italia. Tutti a reclamare rispetto, prima di tutto delle regole che tengono ancora insieme questo sgangherato paese, quelle stesse regole a cui stanno mettendo mani “saggi” improvvisati e di parte, sorretti da un parlamento di nominati in base a una legge elettorale che fra qualche settimana corre il rischio di essere cancellata dalla Corte Costituzionale.
Temevo di partecipare a una manifestazione di “conservatori”, gente pronta a mobilitarsi per difendere il passato a qualunque costo, anche a quello di ipotecare duramente il futuro. Mi sbagliavo, il sentimento e gli slogan erano di tuttaltra natura: si parte dalla Costituzione per attuarla, si parte dalla Costituzione per cambiarne le parti anacronistiche o che richiedono adattamenti alla società di oggi. Si parte dalla Costituzione per cambiare l’Italia, questa è la via maestra.
Nessuna scorciatoia, nessun saggio, nessun inciucio.

BENEDETTA IGNORANZA

Arriva anche l’indagine OCSE a certificare l’ignoranza degli Italiani, da 16 a 65 anni. Partita la caccia alle giustificazioni, che ci sia una qualche correlazione fra ignoranza e “stabilità” politica?
Il valore della conoscenza
Survey of adult skill” ' è un’indagine OCSE che ha coinvolto 166 mila persone di 24 fra i paesi più avanzati del Mondo, uniformemente distribuite per fasce d’età dai 16 ai 65 anni: Lo studio ha certificato che gli Italiani sono all’ultimo posto nelle competenze alfabetiche definite come “fondamentali per la crescita individuale, la partecipazione economica e l'inclusione sociale” e al penultimo nelle competenze matematiche, “fondamentali per affrontare e gestire problemi di natura matematica nelle diverse situazioni della vita adulta". Sempre l’indagine, stabilito il livello minimo di competenze necessarie per essere parte attiva nella società di oggi, accerta che solo il 30% degli Italiani le possiede. Significa che una percentuale consistente di nostri connazionali (la stragrande maggioranza) non ha le competenze di base per sopravvivere nella società complessa di oggi e per costruirsi una vita accettabile in un mondo così sofisticato (leggi la scheda italiana).
Da una lettura più accurata si evince che le statistiche sono trascinate verso il basso dalla fascia più anziana della popolazione (55-65 anni) e che fra i giovani va un po’ meglio, ma preoccupa la situazione delle competenze dei giovani che non lavorano e non studiano, le più basse in assoluto.

IL GONFALONE

Alle cerimonie pubbliche gli Enti partecipano mandando il gonfalone, ai funerali privati il mio Comune ce lo manda lo stesso, portato dai Vigili in divisa
Il senso dei simboli
Oltre un mese fa è morto un ex-assessore della mia città, aveva 74 anni. Lo ha fatto a lungo l’assessore (credo più di quindici anni, era già assessore allo sport nel 1979), per tanto tempo e con meriti e demeriti, è finito rottamato con la fine della prima repubblica nel 1992 e per via delle vicende che l'hanno accompagnata, qui a Grugliasco. Se avessi saputo della sua morte probabilmente ai funerali ci sarei andato: lo conoscevo da così tanto tempo…
Nel corso dei suoi mandati da assessore è incorso in alcune disavventure giudiziarie: la prima, tentata concussione ai danni di una cooperativa che si era aggiudicata la gestione del parco Porporati (aveva esercitato pressioni perché rinunciassero all’appalto in favore del secondo classificato, un aderente al partito dell’assessore, promettendo in cambio la gestione delle altre aree verdi della città), poi chiusa nel 1994 con un patteggiamento e una condanna a dieci mesi.
La seconda, una condanna a due mesi per corruzione (in continuazione con altra pena) per aver ricevuto tangenti da Aimeri per fargli vincere l’appalto per la raccolta rifiuti, nei primi anni ‘80. L’assessore faceva parte di quelli che avevano patteggiato, uscendo dal procedimento prima che si arrivasse al processo.

IL PIANTO DEL COCCODRILLO

Un mondo che non si capisce più, avvolti nella paura di perdere quello che si ha e immersi nella retorica che rende troppo lontani i fatti dalle parole che li raccontano…
Mediterraneo
Ieri pomeriggio un personaggio felliniano percorreva via Roma a Torino, in quel momento piena di gente per lo struscio del sabato e poi da quelli richiamati dalla manifestazione “Portici di carta”, vetrina-esposizione di tante librerie ed editori locali. Un uomo, di circa sessant’anni, palesemente fuori di testa, cantava brani di “Bandiera rossa” interrotti da un’imprecazione ripetuta ossessivamente: “Italiani coglioni!”. Sotto i portiti la sua voce rimbombava producendo uno strano effetto-cappella, come se a gridare quell’imprecazione di uomini ce ne fossero ben di più. I passanti lo schivavano, qualcuno abbassava la testa. Chissà che cosa avrà voluto stigmatizzare…, ma non importa: passavo di là anche io e avevo mille motivi per pensare che avesse ragione lui.
Il grosso del carico della carretta di morte (oltre duecento cadaveri)  sta ancora a oltre 30 metri di profondità, in attesa che il tempo migliori e il lavoro di recupero posa finalmente iniziare. Le lacrime televisive scorrono copiose, ma cominciano a diminuire.

ROMA, 12 OTTOBRE

Fondare un partito? Non grazie. Fondare l’Italia? Certo! Si parte dalla Costituzione
Un viaggio coi fiocchi
Il mio amico Robby ha comprato i biglietti del treno: andiamo a  Roma alla manifestazione del 12 ottobre in difesa della Costituzione e contro le manovre bipartisan per metterci mano con una disinvoltura che spaventa. Non andiamo a fondare un nuovo partito o a giocare a chi è più a sinistra, andiamo semplicemente a sostenere le ragioni che Barbara Spinelli scrive con chiarezza stamane su Repubblica.
Speriamo che ci sia tanta gente e che il messaggio arrivi forte e chiaro: per rifare il paese si parte dalla Costituzione. Essa non è un simulacro incriticabile e immodificabile, è la sintesi più alta raggiunta al termine di una stagione che ha costruito un embrione di coscienza nazionale: va trattata con cura oltre che, possibilmente, attuata in ogni sua parte.
Ecco l’articolo.