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LEZIONI DI VITA

Finalmente la campagna elettorale grugliaschese è finita. Si torna alla normalità, si riassorbono le speranze deluse, si cerca di tirare le somme e di trarre qualche utile insegnamento. Se poi si riesce a fare delle sconfitte esperienze di vita, meglio ancora

Ho vissuto intensamente la campagna elettorale appena terminata anche se non ero candidato, né a sindaco e neanche a consigliere. Così avevo deciso per raggiunti limiti di età, per palese inadeguatezza e per altrettanto evidente incompatibilità con larga fetta degli elettori. Per non parlare del ceto politico, nostrano e non. Dunque mi sono messo a disposizione per "servire" gruppi che avevano deciso di mettersi insieme per proporre a Grugliasco un cambiamento deciso, con alla testa un candidato a sindaco di grande spessore, umanità e capacità, Carlo Proietti.
Alcuni di noi, in particolare i consiglieri comunali eletti, nei cinque anni precedenti avevano cercato di fare ciò che ci si aspetta da una forza responsabile d'opposizione: le pulci a delibere, atti e comportamenti, la critica puntuale alle decisioni dubbie o contrastanti, la formulazione di proposte che inevitabilmente le ha accompagnate. L'abbiamo fatto sempre stando nel merito, fornendo dati e riscontri a tutto quello che abbiamo denunciato: alle molte promesse di querele che ci sono venute dal sindaco, ad esempio, non sono mai seguiti i fatti. La ragione la conosciamo bene e non abbiamo esitato a dichiararla tutte le volte che qualcuno ha provato a confondere la denuncia e la critica con l'allusione, il pissi pissi dei corridoi, il dire non dire. Molto di quello che abbiamo fatto si trova, oltre che negli atti comunali, sul sito di Grugliasco Democratica. Chi vuole può documentarsi, leggere, farsi un'opinione.

LA FACCIA

In questi giorni di preparazione della campagna elettorale per l'elezione del sindaco della mia città, qualche stranezza locale potrebbe essere il segno dei tempi che cambiano

Il sistema attuale per l'elezione dei sindaci e dei consiglieri comunali è entrato in vigore nel 1992 e applicato per la prima volta nel 1993, dunque 24 anni fa. Praticamente da subito la figura del candidato a sindaco è diventata centrale, assumendo via via sempre più importanza. Ovviamente a discapito dei partiti e dei movimenti che presentavano e presentano le liste di candidati consiglieri.
Questo perché l'esecutivo - ovvero l'azione di governo di chi, eletto dai cittadini, rispondeva quasi solo a loro nell'esercizio del suo mandato - ha progressivamente assunto più rilevanza rispetto alla funzione di controllo, indirizzo e rappresentanza esercitato dai consiglieri comunali. A partire da quel momento, quindi, le campagne elettorali si sono progressivamente spostate dal confronto fra partiti al confronto fra candidati a sindaco, i  loro programmi e le coalizioni di liste a sostegno di ciascuno di loro.
Sovente le coalizioni si sono costituite intorno a personaggi "rilevanti" che, accettando di essere candidati a sindaco, hanno svolto la funzione di catalizzatori di gruppi e liste, fino a portarli alla vittoria, pur in una condizione di debolezza. Gente che "ci metteva la faccia". La mia storia è anche questo, come quella di tanti candidati a sindaco i cui faccioni stavano sui muri della città.

SORRY di F. Maletti

Nella mia città fra un mese si vota: ecco cosa scrive un amico carissimo, democratico convinto e moderato per indole e storia...

Spiacente. Ma anche qui a Grugliasco, alle votazioni dell’undici giugno, non posso scegliere la protesta del non voto, restandomene a casa. Non solo perché, a quanto pare, di questa scelta non se ne accorgerebbe nessuno, ma soprattutto perché quando non vai a votare “perché la politica fa schifo”, finisci per avvantaggiare proprio la politica che fa schifo (la quale, al contrario, si vota e si fa votare dai suoi sodali, e senza vergogna).
Spiacente. Ma io credo, da sempre, alla politica intesa non come “una scelta economica per vivere” da parte di chi la fa, ma un servizio reso alla comunità e che comporta tanti sacrifici, anche di tipo economico.
Spiacente. Ma io sto, quindi, dalla parte di chi, per vivere, deve lavorare. Anche perché, sono convinto che, chi non ha un lavoro su cui poter ripiegare nel caso le cose gli andassero male in politica, diventa molto più facilmente “disponibile” a qualunque compromesso (pur di continuare ad avere quella carica politica che costituisce la sua unica fonte di sostentamento).
Spiacente. Ma io non credo che basti prendersela, soltanto e sempre a parole, con quelli che in politica rubano sapendo di rubare, fieri della loro impunità che li ha resi “superiori”: e che si auto assolvono in base al principio secondo il quale “a che serve avere il potere se non lo eserciti a tuo vantaggio…”.

INAUGURATOR

Tutte le volte che arrivo a casa dopo aver comprato qualcosa di nuovo, ho sempre paura di trovarci il sindachino della mia città armato di fascia tricolore, fotografo e staff al seguito. Inaugurerebbe qualunque cosa, vecchie e nuova, pur di sperare di stare a galla un altro po', persino una busta della spesa ancora da svuotare.

Fra due mesi dalle mie parti ci sono le elezioni. Il sindaco uscente - ne ha fatte di tutti i colori - sente puzza di marcio e da tempo si dimena come una anguilla inventandosi di tutto e di più pur di mantenersi l'unico lavoro che ha. Sente anche lui in giro una certa avversione nei suoi confronti e cerca in tutti i modi di essere quello che non è stato finora: umile e disponibile al confronto, così attento alla legalità e alla trasparenza da privarsi dell'apporto dei personaggi chiacchierati di cui si è circondato.
Così manda in tutte le case un giornalino (naturalmente pagato dagli sponsor del Comune e scritto dal suo staff) dove gli assessori sono ridotti a figu. Ricordate le figurine dei calciatori, tutti nella stessa posa, tutti con la stessa faccia? Così è il giornale del Comune, quello che dovrebbe rendere conto di ciò che si fa e di quello che bolle in pentola. Ogni due pagine una foto del nostro che inaugura qualcosa: una stazione che non c'è, un ascensore chiuso per vandalismo, un muro dipinto, perfino una scala di sicurezza riverniciata e così via.

FONDI EUROPEI, SPRECHI E MANEGGI. PARLA IL TAR

Questa è la storia di un’opera pubblica, dei finanziamenti europei, della incredibile gestione delle spese necessarie per realizzarla, delle interminabili vicende giudiziarie che l’hanno accompagnata e delle sentenze che, finalmente, cominciano ad arrivare a dire come stanno (e stavano) le cose. Ma soprattutto del comportamento irresponsabile di amministratori pubblici di successo. Come tutte le storie di malapolitica è complicata, contorta. Proveremo lo stesso a raccontarla, con l’occhio rivolto al presente e al futuro. 
Il 9 febbraio del 2007  “La Stampa” pubblica un articolo di Marco Sodano dal titolo eloquente: “GRUGLIASCO, L’INFINITO CANTIERE MANGIA-SOLDI”. Racconta la storia di un cantiere, quello per la ristrutturazione di Villa Claretta, un edificio storico di Grugliasco oggi Museo del Torino, realizzato dal Comune utilizzando fondi europei erogati da un bando regionale collegato. Il giornalista dava conto del contenuto di un esposto che il sottoscritto aveva presentato in Procura, allarmato dal lievitare dei costi senza che lievitassero anche i lavori. Giusto per dare la dimensione, la ristrutturazione di Villa Claretta sarebbe dovuto costare 5.787.459,41 euro, di cui 4.051.221,59 erogati a fondo perduto dalla Regione Piemonte nell’ambito del programma Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. La Regione, attraverso la sua Direzione Industria,  aveva peraltro anche il dovere di monitorare opera e spese per intervenire in caso di dubbi. La somma totale era stata individuata sulla base dei progetti - redatti da professionisti incaricati dall’Amministrazione, più avanti vedremo come, e pagati in larga parte coi fondi regionali – e del capitolato d’appalto che essi avevano redatto. 

FACCE DI TOLLA

La distanza fra le parole e i comportamenti "sul campo" a volte è talmente grossa che vanifica ogni velleità di cambiamento. Leggete di questo impunito...

Ogni anno mafiosi, corrotti ed evasori fiscali sottraggono agli italiani ingentissime risorse che potrebbero essere utilizzate per finanziare servizi che riconoscono diritti fondamentali ai cittadini. Si tratta di una situazione non più tollerabile che è necessario cambiare. La politica deve essere protagonista di questo cambiamento. Per questo, abbiamo deciso di lanciare questo appello. Occorre che, a partire da questa tornata elettorale, i candidati a ricoprire un incarico negli enti locali si impegnino a praticare, difendere e diffondere la buona politica, dando importanza in particolar modo ai temi della legalità, della trasparenza, della responsabilità, dell’etica, del contrasto alle mafie e alla corruzione”, ha dichiarato il Presidente di Avviso Pubblico (leggi)
Questo l'incipit del comunicato stampa con cui l'Associazione Nazionale "Avviso Pubblico", con sede in comune a Grugliasco, ha lanciato una sua ficcante iniziativa: "Sette principi per una politica credibile e responsabile", un appello pieno di buone intenzioni che dovrebbe essere firmato da quelli che si candidano alle elezioni prossime venture (leggi i principi). 

LA SPINTA REPULSIVA...DELLE PRIMARIE

Primarie a Roma, Napoli e in tanti altri posti: dal trionfo delle democrazia alla peggiore rappresentazione del marciume morale della politica. Non c'è strumento "buono" che tenga, se chi lo adopera è marcio dentro

A Roma vanno a votare  pochi intimi, ancora adesso non si sa esattamente quanti, ed è tutta una corsa a nascondere, minimizzare, parlare d'altro. Ci siamo abituati, dunque niente di nuovo. A Napoli hanno fatto di meglio: hanno mandato la gente a votare rimborsando l'obolo in anticipo, qualcuno ha ripreso (sarà un caso?) e adesso è bufera. Soprattutto perché si scopre che non è vero che sono andati in tanti a votare, ma sono pochi che hanno votato in tanti posti. Una miseria umana come nessuno avrebbe potuto immaginare, anzi no.
Se nelle grandi città l'attenzione dei media è alta e dunque è più difficile farla franca, nei comuni più piccoli durante la "festa della democrazia" succede già da tempo di tutto e di più, solo che tutti quelli che contano si voltano dall'altra parte e fanno finta che vada tutto bene . In tempi non sospetti avevo raccontato cosa è successo nelle primarie della mia cittadina (leggi), quella che esprime - pensate un po' - un sindaco addirittura presidente nazionale di Avviso Pubblico, associazione per la legalità. Lo stesso che non paga le tasse ed è stata beccato anche a raccontare balle.

LO SMEMORATO DI GRUGLIASCO

La vicenda del sindaco debitore (leggi), le sue dichiarazioni e le conseguenze che si vanno delineando impongono considerazioni e ragionamenti che vanno al di là del fatto specifico...

Il problema non sono i 1400/1500 euro che Montà doveva al Comune di cui è stato prima assessore al Bilancio e ora sindaco. L'entità dell'importo è tale che chiunque capirebbe che non si tratta di indigenza o dimenticanza. E' evidente che si tratta di impunità  e di arroganza: questi i tratti caratteriali e culturali del soggetto, queste le ragioni di una sua drammatica sottovalutazione dell'impatto che potrebbero avere azioni e prese di posizione che al cittadino comune verrebbero perdonate in cambio di una sanzione pecuniaria, ma che al sindaco non possono essere permesse.
Già il 16 novembre gli ho mandato una lettera riservata (regolarmente protocollata in busta chiusa) nelle quale gli facevo presente che qualcosa non andava nella sua situazione di contribuente del Comune... e gli chiedevo precisazione e risposta. Ho aspettato 15 giorni nel suo più assoluto silenzio, mantenendo segreta la scoperta in attesa che mi fornisse le spiegazioni che avevo richiesto, non volevo fargli male. Poi, il 1 dicembre ho presentato l'interrogazione. E' incredibile che lui non abbia adoperato quei giorni per rendersi conto del pericolo che correva e cercare soluzione per minimizzare l'impatto. Che faccia nello stesso modo anche per le questioni che deve affrontare da sindaco? In questo caso c'è da aver paura... soprattutto per la qualità dei collaboratori di cui si è circondato.
Il 2 dicembre, vale a dire il giorno dopo la presentazione dell'interrogazione mi ha chiamato per dirmi che la risposta alla mia lettera precedente l'aveva preparata, ma che si era dimenticato di darmela. E me l'ha portata. La risposta porta la data di protocollo del 1 dicembre: l'ha scritta dopo che aveva saputo dell'interrogazione. Il senso dell'impunità e la boria abituale lo hanno spinto anche a sottovalutare le mie capacità di comprensione e di interpretazione. Che faccia così anche quando, da sindaco, deve valutare persone e situazioni per assumere decisioni utili al progresso della città?

IL DEBITO SFIORA IL MILIONE: BOTTI A CAPODANNO!

I botti tradizionali di fine anno stavolta nel mio comune festeggeranno anche il primo milione di euro. Di debiti verso l'erario da parte di un amico dell'amministrazione comunale. La storia, il seguito e le possibili evoluzioni...
Era il marzo del 2013, quando raccontai per la prima volta e con dovizia di particolari la storia di un grande debitore di Grugliasco, probabilmente il più grosso di tutti. Allora doveva all'erario € 552.812,64 (leggi qui il dettaglio del debito monstre). Oggi - due anni e nove mesi dopo, il debito sfiora il milione, per l'esattezza il 4 dicembre 2015 assommava a € 958.392.
Anche stavolta ho ricavato questi dati chiedendoli agli uffici comunali, secondo le modalità e le regole che prevede la legge. Dunque niente di clandestino o di oscuro, si tratta di informazioni che qualunque amministratore pubblico può ottenere e di cui, - se avesse un barlume di decenza - dovrebbe tenere conto nelle relazioni con un siffatto soggetto. Credo che sia normale aspettarsi che il mondo della politica, e ancora di più quello della pubblica amministrazione, mantenga debite distanze da un simile individuo. Magari gli amministratori potrebbero anche ricordarsi di quale trattamento praticano a quei cittadini che ritardano i pagamenti o sbagliano gli importi, giusto per praticare un poco di giustizia e di parità. A Grugliasco questo non succede. Infatti, mentre il debitore accumulava quelle somme, gli amministratori comunali (presenti e predecessori)  partecipavano tranquillamente ai barbecues che organizzava casa sua con i loro supporter e imprenditori "amici".

MARINO E IL PD: LO SPECCHIO DEL PAESE

Oggi Marino ha ritirato le dimissioni, motivando il gesto con il desiderio che tutto avvenga nelle sedi giuste - in questo caso il Consiglio comunale - in piena trasparenza e responsabilità. La palla al PD e ai gruppi che chiedono le dimissioni: dovranno sfiduciarlo davanti alla città.
Dunque una nuova puntata di questa stucchevole telenovela che, ad ogni giorno che passa, rivela meglio di tante denunce politiche qual è il clima all'interno del PD e qual è la concezione della politica che, da ben prima di Renzi, fa parte del DNA di quel partito: avanti i capataz e i lacchè, nessuno spazio a quelli bravi, solo gente mediocre e  allineata, confusione massima fra istituzioni della Repubblica e organismi del partito, così da non farci capire che cosa stanno cucinando.
Con Marino hanno fatto tutto questo e anche di più, solo che il personaggio ha prestato il fianco con così tanti scivoloni che, al di là della simpatia umana, è davvero difficile prendere le sue parti con determinazione e convinzione (leggi). Tuttavia oggi è più simpatico di ieri, non fosse altro che per il tormento che sta procurando a quel branco di incapaci in malafede che governa il suo partito.
Fra qualche giorno comincia il processo Mafia Capitale  - se ne vedranno e sentiranno delle belle - e i più accorti fra i demos sanno che avere uno come Marino, e nelle condizioni attuali, sullo scranno di sindaco della città è un bel problema.

SANITA’ E DELIRI

Questo paese va a picco: lo diciamo spesso per esorcizzare la paura che succeda sul serio. Eppure c’è tanta gente che lavora perché a picco ci si vada davvero… Provate a cambiare medico!

In questo paese complicato ne succedono davvero di tutti i colori. le storie di vessazione da parte della Pubblica Amministrazione sono però tra le più inquietanti perché ci confermano l’idea di essere nelle mani di delinquenti patentati, svogliati e a volte corrotti. Sentite questa storia.
Una signora, che chiameremo Anna, decide di trasferire la sua abitazione per avvicinarsi ai figli: deve aiutarli in negozio e badando ai nipoti quando i loro genitori sono l lavoro. Meglio stare a Grugliasco, nei paraggi, è più comodo per tutti. Le dispiaceva però di lasciare, insieme all’abitazione a Torino città, anche il suo medico di famiglia. Va da lui e gli chiede come fare (se si può) per mantenerlo come medico della mutua. Lui, gentile, rilascia una dichiarazione di disponibilità a continuare a prendersi cura della signora Anna, anche se, cambiando abitazione cambierà anche ASL. Nel frattempo Anna si è trasferita e, dieci giorni dopo l’avvenuto accertamento del cambio di residenza, ha anche ricevuto la comunicazione della vecchia ASL che le faceva sapere che non aveva più il medico della mutua e che avrebbe dovuto cercarsene uno nella nuova ASL in cui era andata a stare.
Accidenti! - aveva pensato Anna quando aveva ricevuto il plico al suo nuovo indirizzo - davvero l’informatica ha fatto miracoli… il collegamento fra le banche dati ha permesso all’ASL di sapere in tempo reale che avevo cambiato casa e di invitami a regolarizzare la situazione per quanto riguarda la scelta del medico di base.

KARI

Ha amato profondamente questa città e seguito la crescita di tre generazioni di bambini. Era suo desiderio lasciare un saluto a tutti coloro che hanno condiviso con lei il meraviglioso cammino della vita”, questo il manifesto affisso in città dalle figlie
Lasciare tracce indelebili
imageSono passati 42 ani da quando un medico scolastico mi guardò con occhi azzurri e un po’ freddi per chiedermi come mai non mi fossi presentato a ritirare le pastigline di fluoro da somministrare ai ragazzini della mia classe. Balbettai qualche giustificazione scomposta (me ne ero semplicemente dimenticato) e feci così la conoscenza di Kari Norstrom. Quasi mezzo secolo fa a Grugliasco nelle scuole c’era un medico che teneva sott’occhio la salute dei ragazzi, che li visitava periodicamente e che interveniva quando osservava la necessità di specialisti o di intervento sulla famiglia. Non erano infrequenti casi di denutrizione e di malnutrizione, spesso il pasto a scuola era anche l’unico della giornata e le condizioni delle abitazioni lasciavano a  desiderare. Kari, capelli biondissimi, statuaria quanto basta per una donna del nord, occhi azzurro chiaro e un fare diretto perfino un po’ esagerato, faceva questo mestiere. Di bambini ne vedeva tantissimi (circa 1200, ciascuno tre volte l’anno almeno), li osservava muoversi nella scuola, interrogava gli insegnanti, poi li esaminava ciclicamente per cogliere eventuali segni di problemi alla salute, in special modo allo scheletro. Si capiva anche quanto li amasse perché li guardava con gli occhi di chi vede in loro il futuro e la speranza di un mondo più giusto e armonico.
Kari aveva sistemi di riferimento ben chiari, sapeva dove voleva stare. Già allora era una persona eccezionale, una di quelle che vorresti frequentare per assorbire tutto il possibile, una persona capace di grandi sofferenze e di altrettanto grandi gioie.

VENDO TUTTO

Per tamponare la situazione si vende tutto quello che altri prima hanno faticosamente costruito. Non è solo il triste destino delle famiglie italiane, anche i sindaci fanno…
Folli s/conti
Una costante della storia degli ultimi vent’anni del nostro paese è la corsa alle cosiddette “privatizzazioni”. In nome della bontà e della “convenienza per il cittadino” e del “mercato che abbatte i privilegi”, lo Stato, i comuni e le Regioni hanno cominciato a dismettere – sovente senza gara pubblica o con procedure dove spesso si sapeva prima chi avrebbe poi preso il piatto – servizi pubblici e attività economiche costruite negli anni e sempre con risorse pubbliche. Sovente l’hanno fatto senza criterio e accompagnando lo smantellamento dell’economia pubblica con operazioni di ingegneria finanziaria condotte da politici, locali e nazionali, con i soldi dei cittadini. Qualche esempio luminoso delle perdite che hanno inflitto alle loro comunità ce l’abbiamo anche noi qui vicino (Settimo docet).  Così, poco per volta, in nome dell’efficienza e dell’economicità i comuni hanno smantellato gli uffici delegando a privati la gestione di servizi pubblici, qualche volta anche la loro programmazione.

LA UNO ROSSA

Sono passati più di vent’anni, ma mi sembra ancora di vederla sfrecciare per le strade della mia città. A bordo le Thelma & Louise di quassù…
Passioni, ricordi e assenze
Ieri ho visto una Uno rossa, tutta scalcagnata e dalla vernice sbiadita. Mi ha scatenato ricordi, nostalgie e strani sentimenti, soprattutto un pensiero insistente con al centro una persona che non c’è più.
Spiegami bene che cosa possiamo fare e cosa no. Dimmi cosa devo dire a Vigili e Carabinieri se ci fermano mentre attacchiamo i tuoi manifesti… scusa i nostri manifesti, soprattutto se posso prendere a cazzotti quegli … che li staccano”, mi chiedeva Thelma con aria perentoria mentre la sua socia, Louise, sbatteva con decisione il secchiello con la colla da tappezziere che aveva preparato qualche ora prima, lasciandola maturare fino a farne un impasto denso. Non aveva ancora aggiunto il vinavil che sarebbe poi servito a rendere il tutto così appiccicoso che nulla si sarebbe più staccato dai tabelloni elettorali.
Thelma e Louise, le chiamavamo così per sfotterle e vezzeggiarle insieme. Ricordavano le due eroine del film, solo meno disperate e infinitamente più perbene. Erano le pasionarie della lista civica che avevano contribuito a mettere in piedi – più donne che uomini, buon segno di buona salute - con l’obiettivo dichiarato di convincere gli elettori a fare loro lo slogan “Non farti incantare, scegli chi è come te”.

IL SINDACO BLAGUEUR

Una storiella di arroganza e ignoranza, ma questa è l’Italia di oggi
Politicanti sull’orlo di una crisi di nervi
Adesso chiamo la Polizia Postale e mi faccio dire chi è stato a girare la mia e-mail a Turigliatto”. Questa è più o meno la frase con cui il sindaco della mia città ha minacciato i consiglieri di maggioranza, immagino col suo solito fare fra i minaccioso e il ricattatorio. Io, Turigliatto, non c’ero, ma la storia me l’hanno raccontata ben tre dei numerosi supporters presenti (uno all’insaputa dell’altro), ancora stupefatti per la sicumera e la follia del primo cittadino, costretto dalla sua disperazione a parlare della Polizia Postale come di un servizio di vigilantes a sua disposizione per la persecuzione dell’opposizione e dei pochi pensanti del suo partito rimasti. Ma cosa era successo di così grave da farlo sbroccare in questo modo preoccupante?
Ecco la storia. Nella ridente cittadina in cui vivo – ridente per modo di dire. visto che i capelli da strappare sono già stati cavati e le lacrime tutte versate – l’amministrazione comunale decide di privatizzare l’unico nido pubblico rimasto (leggi). Una misura che va a sommarsi ad altre pietose inefficienza della giunta, così che sembra davvero che il Comune voglia fare cassa tagliando sulla scuola e sui servizi ai giovani. Scoppia un putiferio, alimentato prevalentemente dalle mamme e dai papà dei bimbi del nido, preoccupati non tanto per i loro pupi, ma per quelli che verranno dopo.

PININFARINA, ROSSIGNOLO E I NANI DELLA POLITICA

La vicenda del fallimento della Pinifarina e della beffa De Tomaso non finisce di stupire. Un nuova puntata racconta di politici incapaci e promesse da marinaio sulla pelle dei lavoratori.
Una miscela micidiale…
Il 16 di questo mese una paginata di Repubblica relativa alle ultime puntate della vicenda Pininfarina/De Tomaso, riporta all’attualità una brutta storia dove politica tossica e la finta imprenditoria coi soldi degli altri hanno insieme confezionato un pacco avvelato che ha distrutto una realtà produttiva interessante e il posto di lavoro di circa 1000 lavoratori (leggi qui).
Era l’autunno di cinque anni fa quando il Consiglio Regionale del Piemonte si occupò della Pininfarina, dei suoi 900 dipendenti ancora in cassa integrazione, ma candidati alla disoccupazione a breve, della fine che avrebbero fatto gli impianti e degli investimenti che sembravano imminenti. L’occasione fu una mia richiesta all’assessore Bairati, chiedevo lumi sulla natura e sui contenuti di annunci giornalistici secondo i quali l’imprenditore Rossignolo – proprietario del marchio De Tomaso – avrebbe rilevato li impianti e riportato progressivamente al lavoro di dipendenti attraverso un piano di rilancio assistito e supportato proprio dal denaro  ed dalla mediazione della Regione Piemonte.

IL LAVAGGIO DELL’IMMAGINE

L’arrivo a Collegno di una persona speciale ha dato ai sindaci dei nostri comuni il pretesto per una bella rinfrescata all’immagine. Naturalmente …
Legalità: neanche a parlarne
Venerdì il Sindaco di Messina, Renato Accorniti, ha partecipato a un’iniziativa dei sindaci dei nostri comuni. Ha parlato di come vive l’impegno politico, di cosa significa l’impegno legalitario, il pacifismo, la politica di servizio, la lotta alla malavita organizzata e di tante altre cose ancora.  Il tutto davanti a suoi colleghi con ben altra storia, tradizione e intransigenza nei confronti della politica grigia, fatta di clientele e favorini, di titoli roboanti sotto i quali si nascondono pratiche e pensieri che neanche la DC nel profondo sud trent’anni fa.
All’iniziative c’era il mio amico Giovanni Lava, consigliere comunale di Civica. Ecco cosa scrive lui del pomeriggio con Accorniti…
Ascoltare Renato Accorinti è un'esperienza che lascia il segno (per chi non sapesse chi è, legga la sua biografia su Wikipedia). E proprio perchè lascia il segno, lascia basiti l'invito e la calorosa accoglienza riservatagli a Collegno. Renato Accorinti è stato eletto un anno fa sindaco di Messina sovvertendo ogni pronostico,

IO BIO, EGLI MANGIA, TU PAGHI!

Questa brutta  politica  riesce a sporcare perfino ciò che è davvero importante per l’economia e la cultura di questo paese. Eccovi la storia dell’Associazione “Città del Bio” e della sua sede nazionale. La politica a sbafo.

Lo sanno bene i cittadini di Grugliasco che le mense scolastiche della città vantano una storia di forniture provenienti da coltivazioni biologiche (quando ancora non era di moda) e l’elaborazione di una dieta che ha fatto scuola in Italia, insieme a quella di altri comuni sensibili al tema, Cesena in testa.
Cosa siano diventate oggi le belle storie di vent’anni e più fa, lo rinvio ad altri post del blog (leggi): frutto di una politichetta sempre più schifosa, fatta da mediocrità insopportabili perfino per i loro stessi pari. Ma i cittadini se li votano, dunque ...
Ebbene, accade un giorno che proprio a Grugliasco nasca un’Associazione Nazionale “Città del Bio”, destinata a mettere in rete le esperienze di promozione e sostegno all’agricoltura biologica, incentivando i mercatini, rilanciando le esperienze di mense pubbliche bio, e chi più ne ha, più ne metta. Raccoglie numerose adesioni, in po’ in tutta Italia, specialmente da comuni agricoli o a vocazione agrituristica.

FARE IL SIGNORE COI SOLDI DEGLI ALTRI

La storia che vado a raccontare ha tutte le caratteristiche per diventare lo specchio di un paese istupidito fin dalle fondamenta dalla propaganda scambiata per buon senso
Il tendone
Location: un centro culturale ristrutturato con fondi europei, pieno di locali e di spazi di pregio inseriti in un parco al centro della città.
Personaggi & interpreti: una sedicente Cooperativa molto ben introdotta in Regione e capace di convogliare sulle sue imprese finanziamenti pubblici rilevanti, sindaco contaballe, assessore “marziano”, un manipolo di consiglieri comunali capaci di dondolare il capo come facevano i cagnolini di peluche a vista sul cruscotto posteriore delle auto dei nostri nonni.
In un “parco culturale” di una ridente cittadina del selvaggio west dopo decenni di fatiche i lavori di ristrutturazione e di recupero del giardino e degli immobili si avvia finalmente a conclusione. La città apprezza questo gioiello situato proprio nel suo centro, anche se i cittadini cominciano a lamentare che è sempre chiuso, apre quasi solo in occasione delle feste di regime. Pazienza: le cose cambieranno, prima o poi, ci penserà Renzi!
Un bel giorno la notizia: il Comune ha deciso che nel giardino – quello dove si allestiscono gli spettacoli estivi – sorgerà un tendone permanente. Ci sono già i finanziamenti, serve proprio un posto dove fare gli spettacoli d’inverno, è una cosa stupenda per la città, eccetera.

LA CASERMA CHE NON C’E’

Il senso del futuro resta solo nelle roboanti dichiarazioni di chi ne parla. E che spesso se lo mangia davanti ai nostri occhi.
Domani è un altro giorno…
In sintesi, questa la storia. L’amministrazione comunale della mia città prende un campo sportivo e, con una variante al Piano Regolatore, lo trasforma in palazzi. Dato che ne vuole fare tanti – l’area è in ottima posizione e forse qualche acquirente si riesce ancora a trovare per gli appartamenti “nel verde” – giustifica il carico di cemento ulteriore con la bella leggenda: lì sorgerà la nuova caserma dei Carabinieri.
Siccome vogliamo proprio costruirla – deve aver detto ai consiglieri comunali creduloni che poi hanno votato la variante– e farla anche bella grossa perché possa ospitare tanti bei Carabinieri, dobbiamo caricare di cemento l’area più del normale”. Se qualcuno avesse trovato da ridire, ecco pronta la renzata: “Sarete mica contro una realizzazione che renderebbe Grugliasco più sicura?”. E loro hanno votato, come sempre. Sono il branco personale del sindaco, mica scherzano.
Passano circa due anni, i palazzi sull’area cominciano a crescere ma… sorpresa: la caserma non si fa più!