NOVITA'
latest

468x60

header-ad

I più letti

Visualizzazione post con etichetta D'Alema. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta D'Alema. Mostra tutti i post

IL BLUFF DELLA POLITICA: SERVI SCIOCCHI AI VERTICI, NESSUNA PROSPETTIVA. A MENO CHE...

In UE come in Italia e giù giù fino al più piccolo comune, una classe dirigente rivela tutta la sua inadeguatezza e malafede
Fra gli effetti dell'epidemia da coronavirus c'è anche la caduta del "velo del prestigio" che avvolgeva le massime autorità dell'UE, finora incontrastate sul piano politico, qualche volta criticate per la scarsa incisività delle loro azioni e per loro dipendenza dai governi nazionali più forti e dalle agenzie economiche e finanziarie mondiali, ma mai messe veramente in discussione. Finché, in condizioni ordinarie, sono stati tenuti lontani dal campo di battaglia - generali presunti di conflitti che si giocavano altrove con la loro supposta regia - il gioco ha tenuto. Appena la crisi sanitaria ha cominciato a mordere, con tutte le conseguenze che già conosciamo e quelle che ancora debbono presentarsi, il velo è caduto.

SULL'AVENTINO CI SONO LE FARFALLE, IL POTERE È PIÙ SOTTO

Narrano gli storici dell'antichità che l'Aventino fu la zona di Roma che patì il saccheggio più feroce quando i Goti di Alarico nel 410 d.c. calarono sulla città...
 Questo perché lì sorgevano la case dei nobili, edifici ricchi di arredi e decori preziosi, pieni di soldi e tesori. Nei novecento anni precedenti il colle aveva fatto tempo a trasformarsi da luogo di rifugio della plebe nei momenti bui a zona-bene della Roma dei senatori e degli arricchiti dell'Impero. Forse per quello Renzi e ciò che resta del PD hanno deciso di ritirarsi lassù dopo l'ennesima rovinosa sconfitta elettorale.
E' davvero difficile spiegare a uno straniero come sia possibile che un partito che ha più che dimezzato i suoi voti in quattro anni continui a prendere ordini dal leader che l'ha condotto all'irrilevanza. Il problema, infatti, non è più se Renzi sia bello o brutto, bravo o cattivo, lungimirante o no...

MATTARELLA: TORNA DI MODA LA COSTITUZIONE?

Perché è molto probabile che il nuovo Presidente della Repubblica faccia meglio del suo predecessore…
Italicum o Mattarellum?
I teorici del “tanto meglio tanto peggio” avrebbero forse preferito che questo Parlamento eleggesse a Presidente della Repubblica uno come Amato. Così la Casta avrebbe sancito definitivamente la sua siderale lontananza dal modo reale, dal sentire del popolo, dalla sfiducia che attraversa in ogni dove la società italiana. Sembravano avviati tutti su questa strada: gli uni per incapacità, nei momenti topici, di far valere il peso del consenso ottenuto; gli altri perché permeati di inciucismo e incapacità di andare oltre la preservazione ottusa delle posizioni e degli interessi delle lobbies di riferimento.
Queste caratteristiche sono ben chiare anche oggi, il giorno dopo l’elezione di Mattarella alla presidenza della Repubblica, ma resta la sorpresa di come la sintesi di due zavorre abbia prodotto un risultato che, alla fine, potrebbe perfino essere migliore di quello che appare. Non è tanto il personaggio scelto – le sua caratteristiche, la forze e le debolezze sono oggetto di minuziosa disamina e non è il caso di richiamarle qui –, ma come questa scelta è avvenuta, si è affermata. Poi anche della aspettative che crea, delle incertezze che genera e delle sicurezze che offre.

CREDIBILITA’

I "ribelli" del PD pongono temi seri e cercano – a loro modo – di dare una svegliata a una sinistra afona e spompata. Sono credibili? Il piatto? Piange disperato

Lo scontro sulla legge elettorale – che sembra precludere quello più sostanzioso sull’elezione del nuovo presidente della Repubblica – ha finalmente fatto emergere posizioni e sentimenti che covavano da tempo nella “base” dei demos e anche fra alcuni del loro esponenti di punta, ma che finora non avevano preso la forma che in tanti auspicavano da tempo. Civati che si dichiara “con un piede fuori” da mesi e non se ne va mai, neppure rientra; Fassina e compagni, che minacciano fuoco e fiamme e poi si afflosciano come palloncini bucati alla prima occasione di scontro vero; la vecchia guardia - Bersani, Bindi e simili - che “aveva dei problemi anche seri e non ragionava male” (Dalla). Insomma una parata di cuori di leone, dalle grandi velleità e dallo spessore di un foglio di grafene, il solito spettacolo democratico, ma non solo. E di poche settimane fa la fiducia sul Jobs Act, da tutti digerita senza colpo ferire.
Ora sembrerebbe che abbiano tirato fuori gli attributi e che si siano messi a fare su serio. Perché? Le ragioni saranno sicuramente molte, complesse e diversificate, visto che nessuno va d’accordo con nessuna altro, anzi spesso è in conflitto perfino con le parti del sua corpo più lontane dai centri di potere del momento.

ITALIAN DECADENCE

Napolitano, Renzi, Vendola… fra poco Grillo e perfino Fazio. La decadenza italica consuma i personaggi come se fossero kleeenex, lasciando rovine e macerie
Il crollo delle reputazioni
Poco più di un anno fa Napolitano si apprestava a passare alla storia come il “salvatore dell’Italia”, osannato perfino da una copertina di Time con l’appellativo di King George. Oggi è un presidente sempre più criticato, malsopportato e sospettato di essere il garante della cricca e dei poteri forti che tentano di mantenere il controllo del paese. A mano a mano che si scoprono le sue manovre per essere rieletto, a dispetto delle dichiarazioni di qualche giorno prima, i sospetti aumentano di spessore. Probabilmente alla storia ci passerà, ma anche come quello che ha cambiato governi con la stessa disinvoltura con cui i bolscevichi cambiavano leader, cancellandolo dalle foto, segno questo di frequentazioni ideologiche che, con minimi aggiustamenti, il Nostro mette in pratica anche oggi. Allora e altrove erano le gloriose e radiose sorti della classe operaia, qui da noi sono “le sorti del paese”. Che, infatti, nonostante le manovre occulte, va sempre più a fondo.

MATTEO, SILVIO E IL SANTUARIO PROFANATO

L’incontro fra i due nella sede del PD in un sabato  piovoso di gennaio, ha dato la stura a un fiume di stupidaggini che da un po’ non se ne vedeva così tante…
Peccatori e redenti
Rienzi, neosegretario del PD, decide di incontrare tutti i leaders degli altri partiti per sottoporre loro le sue ipotesi di riforma elettorale, nel tentativo di trovare i numeri per approvare una nuova legge. Grillo e i suoi si negano (altro grande errore!), gli altri sono troppo piccoli e preferiscono porre veti petulanti e mostrare muscoletti sminchiati. Berlusconi sa che è la sua ultima occasione per tornare sulla scena e per riprendere il controllo di tutto il centrodestra… e ci sta, va a vedere il gioco.
Dato che i predecessori di Renzi li ha giocati facendo loro credere che con lui fosse possibile fare dei patti che sarebbero stati puntualmente rispettati, Berlusconi continua nel suo gioco, magari funziona anche col giovanotto. Il quale, d’altra parte, è condannato a “vedere”: ha bisogno di cominciare a portare a casa qualcuna delle cose che ha venduto in lungo e in largo per l’Italia e non può farsi logorare dal primo Letta che passa per la strada. Dunque si accorda con Berlusconi e lo porta nella sede del PD, il santuario che così viene profanato.

POESIA PURA: UN'INTERVISTA di Velardi

Ecco l’intervista di Claudio Velardi sul Fatto quotidiano di oggi. Si parla di D’Alema
Miele…

E questo è il suo pezzo apparso sul blog “Front Page”il 4 ottobre scorso.

Caro Massimo,

noi che (come molti altri) ti abbiamo seguito, condiviso e amato quando cercavi di fare dell’Italia un “paese normale”, oggi non riusciamo a riconoscerti nella parte che ti sei assegnato. O meglio: ti riconosciamo fin troppo bene, e per questo vorremmo dirti, con affetto e con serenità, di smettere.
Questa battaglia – la battaglia dell’amalgama mal riuscito contro Matteo Renzi – non è la tua battaglia. Il partito (con la minuscola) che vorresti difendere dall’attacco dei barbari non è da tempo il Partito (con la maiuscola) in cui sei cresciuto e di cui orgogliosamente custodisci l’eredità.

L’INFINITA AGONIA

Tra manovre, manovrine, imbarazzi, volgarità, attacchi, scandali, zoccole e ruffiani la fine del regime sembra non arrivare mai
Il trionfo della volgarità

Fine Berlusconi Non c’è davvero limite al peggio. I giornali di questi giorni riportano ogni dettaglio delle intercettazioni che dicono agli Italiani, con crudeltà inconsueta, che sono dei cretini ad aver sopportato una simile occupazione di ogni parte dello Stato da parte di manigoldi e affaristi della peggiore specie.
Questo agli Italiani che hanno votato per b e che ancora lo voterebbero, magari con qualche dubbio in più. Per quelli che non l’hanno mai votato, l’insulto viene da un’opposizione che bada più a distinguersi nelle sue componenti che ad affrontare per davvero il nodo di una catena di errori politici dei suoi leaders che altrove li avrebbe già portati alla pensione e che qui invece continuano a pontificare in ogni luogo e situazione.
In politica – come in ogni attività umana – gli errori si fanno, è normale. Proprio per questo un bravo leader si distingue da un arruffapopolo anche per la sua capacità di ritornare sugli errori che ha commesso, facendo autocritica e cercando le soluzioni per non ripeterli più. Chi fallisce clamorosamente dimostra la sua grandezza ritirandosi e lasciando ad altri l’onere e il piacere della prima fila (qualcuno ricorderà Jospin che se ne andò dopo il crollo del PS francese alle presidenziali scorse).