Letta si dimette, Renzi si appresta a ricevere l’incarico di fare e presiedere un governo fino al 2018. E noi… non stiamo affatto bene!
Affari loro
Il governo di una nazione di 60 milioni di abitanti - con poche tradizioni democratiche da difendere, ma con numerose velleità di cambiamento (basta che i sacrifici tocchino agli altri) e sogni di riscossa a fronte di un passato recente poco edificante e che certamente ha portato sciagure e miserie ai più – se lo vedono loro. Noi non dobbiamo impicciarci, è affare loro: del PD e di Napolitano, al massimo di qualcuno degli opinion leaders che scrivono sulle prime pagine dei giornali di de Benedetti.
Oggi si sono riuniti nella loro direzione, Letta ha capito che non ce n’era più e si è dimesso, hanno disciplinatamente votato e a stragrande maggioranza hanno deciso che tocca a Renzi. Il Parlamento? Che vada a al diavolo. Gli elettori?
Chissenefrega, tanto quelli il PD lo votano sempre e comunque, mai abbastanza da consegnargli la vittoria, ma a sufficienza per permettergli di mandare a Roma una discreta pattuglia di parlamentari a cercare un po’ di consociativismo perché non cambi nulla e le imprese “amiche” siano tutelate il giusto.
Il Nostro, a furia di rottamare, è arrivato al vertice, ora gli manca solo più la rottamazione di Napolitano e poi è abbastanza a posto col lavoro. Il suo repentino cambiamento di linea credo che sia dovuto alla constatazione che, da segretario del PD, era già impantanato nelle solite manfrine che hanno affondato corazzate ben più robuste della sua. Magari davvero questa sua scelta, l’affondo finale a Letta, era l’unica alternativa possibile per dare uno scossone alle riforme promesse e ancora ben lontane dalla meta. Se così non fosse, vorrebbe dire che stiamo assistendo al più clamoroso suicidio politico che si sia verificato nella storia repubblicana. Non solo del Renzi, ma di tutto il suo partito, delle promesse, dei progetti, delle speranze che ha suscitato.
Siccome non posso crederci, preferisco per qualche giorno ancora pensare che sia stata la lucida manovra della disperazione, quella di chi si gioca il tutto per tutto correndo da una tappa all’altra di un percorso che doveva cambiar l’Italia e che rischia di affossarsi ancora prima di cominciare.
Alla felicità della fine dei governo Letta, uno dei più inutili visti sulle scene, si sovrappone l’angoscia di cosa ci aspetti adesso: il PD ha appoggiato e fatto ogni sorta di governo in questi ultimi anni. Ognuno era peggio del precedente, speriamo che la tradizione non venga rispettata. Mi piacerebbe tanto che i 5 Stelle facessero politica parlamentare. Non approvo, ma capisco che preferiscono che faccia tutto il PD: passeranno poi all’incasso alla prima tornata elettorale utile, senza nemmeno affaticarsi troppo. Berlusconi gongola e, ancora una volta, dimostra al mondo chi è lo stratega. Brrr!
Due pensieri mi girano per la testa, una domanda antica e una quasi-certezza recente:
1) ma come fanno gli Italiani a continuare a votare per un partito che offre spettacoli come quelli a cui stiamo assistendo?
2) non sarà che “Cambiamo verso” finirà per trasformare sospiri di attesa in sonore pernacchie e che i demos ci spiegheranno che eravamo noi a non aver capito che si passava dal “Bau bau” al “Miao miao”?
Mariano
2019
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