Dopo ogni terremoto, frana o alluvione, arriva sempre la ricostruzione
Gli ostacoli al progresso
Alcuni giorni fa, all’interno di un supermercato, ho incontrato un amico che non vedevo da tempo. Il mio amico, infatti, era da pochi giorni tornato dalla Sardegna: poco prima che l’alluvione facesse quegli sconquassi dei quali giornali e tv hanno dato ampio risalto. Per dovere di completezza preciso che questo mio amico anni fa ha comprato una casa in Sardegna (intestandola subito al figlio per non pagare le tasse come seconda casa: così come in queste circostanze fanno un po’ tutti, me compreso, quando possono). Così che, da allora, essendo contemporaneamente andato in pensione, ogni anno nel periodo che va da fine maggio ai primi di novembre, là va a risiedere insieme alla moglie. Da maligno quale sono (ma credo di essere in buona compagnia) ritengo che il suo passato lavorativo da idraulico...
là sia molto utile per fare ogni tanto alcuni lavoretti, appunto di idraulica: quali la manutenzione di piscine, revisione bagni di alberghi e pensioni, ecc…
Insomma, piccoli servizi utili, soprattutto nei periodi di alta stagione. Ma, e sono il primo a riconoscerlo, non avendone le prove i miei sono senz’altro pensieri maligni, forse dettati anche da una certa invidia per la bellezza dei luoghi e dalle sue vacanze di durata semestrale.
“Come va? E la tua casa in Sardegna ha resistito all’alluvione?” ho chiesto.
“Per fortuna mi è andata bene” è stata la risposta “ma a pochi chilometri di distanza da casa mia è stato un vero disastro”.
“Ho sentito che, per fortuna, si stanno attivando per fare arrivare i risarcimenti al più presto” ho detto io. Poi ho aggiunto con tono consolatorio: “In quelle zone, dove c’è cronica mancanza di lavoro, con la ricostruzione se non altro si potrà risollevare un po’ l’economia. Credo che, tutto sommato, ci si possa consolare filosoficamente in questo modo…”. A questo punto ho visto il mio amico fare una smorfia di disappunto e dire: “Ma quali risarcimenti !…”.. E poi, notando il mio stupore per la rudezza del suo commento, mi ha dato la spiegazione: “Vedi” ha detto “sono sicuro che di soldi ne arriveranno molto pochi. Non perché di soldi a disposizione non ce ne saranno, ma per altri motivi. Devi sapere che lì, nel corso degli anni, tanti hanno fatto ampliamenti e ristrutturazioni senza denunciarlo. Altri hanno l’intera costruzione che è completamente abusiva. E poi, i pastori: chi aveva quattro o cinquemila pecore se va bene al suo Comune ne ha denunciate mille, e chi invece ne aveva soltanto due o trecento ha denunciato proprio niente…”.
“ Se le cose stanno davvero così allora gli sta bene!” mi è venuto da dire in modo spontaneo.
“Ecco, sei proprio un cinico!” è stata la risposta. E poi, lasciandomi senza parole, se ne è andato via frettolosamente.
Convinto di appartenere, ancora e nonostante tutto, ad una società evoluta e dalle gradi tradizioni di civiltà, è da allora che ogni tanto ripenso a questo episodio, cercando di individuare una logica: ma soprattutto su cosa mi divide dal non essere definito un cinico dal mio amico.
Qualcuno può aiutarmi a trovare una spiegazione a tutto questo? Siamo davvero arrivati al punto che l’illegalità è così diffusa e condivisa che chi rivendica la legalità “è un cinico”? Andando avanti in questo modo, dove andremo a finire?
Franco Maletti
dicembre 2013
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