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SULL'AVENTINO CI SONO LE FARFALLE, IL POTERE È PIÙ SOTTO

Narrano gli storici dell'antichità che l'Aventino fu la zona di Roma che patì il saccheggio più feroce quando i Goti di Alarico nel 410 d.c. calarono sulla città...
 Questo perché lì sorgevano la case dei nobili, edifici ricchi di arredi e decori preziosi, pieni di soldi e tesori. Nei novecento anni precedenti il colle aveva fatto tempo a trasformarsi da luogo di rifugio della plebe nei momenti bui a zona-bene della Roma dei senatori e degli arricchiti dell'Impero. Forse per quello Renzi e ciò che resta del PD hanno deciso di ritirarsi lassù dopo l'ennesima rovinosa sconfitta elettorale.
E' davvero difficile spiegare a uno straniero come sia possibile che un partito che ha più che dimezzato i suoi voti in quattro anni continui a prendere ordini dal leader che l'ha condotto all'irrilevanza. Il problema, infatti, non è più se Renzi sia bello o brutto, bravo o cattivo, lungimirante o no...

MARINO, IL PD, L'INFORMAZIONE E GLI SCONTRINI

C'è una relazione fra la prossima chiusura dell'inchiesta su Mafia Capitale e la campagna per accompagnare Marino alla porta? Quanto è accanimento e quanto ci ha messo del suo? Come pensano di spartirsene le spoglie e ciò che resta della "capitale corrotta di un paese infetto"?

Opposte tifoserie scendono in piazza a celebrare gli uni e scongiurare gli altri le annunciate dimissioni del sindaco Marino. Paginate di chiacchiere sui giornali ci danno conto sempre più nel dettaglio degli scontrini e delle fatture del primo cittadino, qualcuno comincia a tirare in ballo Renzi che, a sentire l'oste fiorentino di riferimento, faceva uguale da sindaco e da presidente della provincia (leggi qui). La guerra dei rimborsi "discutibili", "gonfiati", "menzogneri" produce ogni giorno una puntata nuova che appassiona solamente più i giornalisti politici, gli stessi che fino a ieri un'inchiesta seria sul tema non l'avrebbero mai fatta, nemmeno sotto tortura. Tutta la storia sembra davvero uno scontro fra mediocrità che si svolge nello squallore di un paese in cui nemmeno le persone che sembrano perbene lo sono per davvero.
"Repubblica" va fino a Pittsburgh per interrogare gli amministratori del UMPC che nel 2002 licenziarono (pare) in tronco proprio il valente sindaco romano per una storia di doppi rimborsi (leggi qui). Scandalo denunciato a suo tempo dal Giornale, che però rimase confinato alle pagine interne di quel giornale: vuoi mica che il Gotha del progressismo che siede nei giornali si occupi della faccenda, per di più sollevata da un giornale di destra!

LONTANE RISSE

Se le danno di santa ragione nelle aule che hanno visto la nascita dell’Italia democratica e l’approvazione della Costituzione… e sembra tutto molto, troppo lontano
Distanze siderali
In qualunque modo le si voglia leggere, le scazzottature parlamentari di mercoledì notte (leggi) lasceranno un segno indelebile: è forse la prima volta che il paese ne ne sbatte, che non si preoccupa neppure di striscio del pericolo, delle pesanti responsabilità di chi ha ridotto così l’istituto principale della rappresentanza democratica. Troppo comodo dire Renzi e basta: lui è l’ultimo anello di una catena che origina da molto lontano e che poggia le sua basi nell’idea (fascista e totalitaria) che il Parlamento rappresenti “una perdita di tempo, “un freno all’azione del governo, un inutile spreco di danaro pubblico”.
Non c’è bisogno di andare troppo lontano per ricordare che gli attuali parlamentari sono tutti “nominati” dai responsabili delle liste. Il PD si trincera dietro le sue ridicole “primarie”, del tutto equivalenti alle “parlamentarie” dei M5S, ma chissà perché non altrettanto stigmatizzate dai giornali. Che la legge elettorale che li ha messi lì è stata riconosciuta come anticostituzionale e che, per questo, in qualunque paese del mondo si sarebbe rivotato un parlamento legittimo, prima di fare qualunque cosa, riforme costituzionali comprese.

MATTEO, SILVIO E IL SANTUARIO PROFANATO

L’incontro fra i due nella sede del PD in un sabato  piovoso di gennaio, ha dato la stura a un fiume di stupidaggini che da un po’ non se ne vedeva così tante…
Peccatori e redenti
Rienzi, neosegretario del PD, decide di incontrare tutti i leaders degli altri partiti per sottoporre loro le sue ipotesi di riforma elettorale, nel tentativo di trovare i numeri per approvare una nuova legge. Grillo e i suoi si negano (altro grande errore!), gli altri sono troppo piccoli e preferiscono porre veti petulanti e mostrare muscoletti sminchiati. Berlusconi sa che è la sua ultima occasione per tornare sulla scena e per riprendere il controllo di tutto il centrodestra… e ci sta, va a vedere il gioco.
Dato che i predecessori di Renzi li ha giocati facendo loro credere che con lui fosse possibile fare dei patti che sarebbero stati puntualmente rispettati, Berlusconi continua nel suo gioco, magari funziona anche col giovanotto. Il quale, d’altra parte, è condannato a “vedere”: ha bisogno di cominciare a portare a casa qualcuna delle cose che ha venduto in lungo e in largo per l’Italia e non può farsi logorare dal primo Letta che passa per la strada. Dunque si accorda con Berlusconi e lo porta nella sede del PD, il santuario che così viene profanato.

I MOVIMENTI DELLE STELLE FILANTI di F. Maletti

Un buon punto di vista della situazione, distaccato quanto basta e di dispiaciuto quanto occorre per la deriva che stanno prendendo speranze e aspettative…
L’organizzazione dei movimenti
Corritrici
Per qualcuno che ha vissuto quei tempi si tratta di una storia vecchia. Ma che vale la pena ricordare. Se non altro per dimostrare come non sia vero che “tutto quello che è vecchio non è utile”. Infatti, tutto quello che è vecchio merita di essere ricordato perché (se non altro) aiuta a non ripetere gli stessi errori.
Veniamo al punto. Negli anni ottanta nel sindacato si era aperta una discussione lacerante su questa domanda: “Il sindacato deve essere una ORGANIZZAZIO-NE, oppure deve essere un MOVIMENTO?”.
Si trattava di una domanda non da poco, in quanto dalla risposta dipendeva la intera strategia del confronto tra il sindacato e tutte le altre “componenti sociali”...

POESIA PURA: UN'INTERVISTA di Velardi

Ecco l’intervista di Claudio Velardi sul Fatto quotidiano di oggi. Si parla di D’Alema
Miele…

E questo è il suo pezzo apparso sul blog “Front Page”il 4 ottobre scorso.

Caro Massimo,

noi che (come molti altri) ti abbiamo seguito, condiviso e amato quando cercavi di fare dell’Italia un “paese normale”, oggi non riusciamo a riconoscerti nella parte che ti sei assegnato. O meglio: ti riconosciamo fin troppo bene, e per questo vorremmo dirti, con affetto e con serenità, di smettere.
Questa battaglia – la battaglia dell’amalgama mal riuscito contro Matteo Renzi – non è la tua battaglia. Il partito (con la minuscola) che vorresti difendere dall’attacco dei barbari non è da tempo il Partito (con la maiuscola) in cui sei cresciuto e di cui orgogliosamente custodisci l’eredità.

ALLA FESTA DEL PD di F. Maletti

Si è appena chiusa la Festa provinciale del PD. Un iscritto ci è andato…
Un PD spesso così mal rappresentato…


Nelle settimane scorse si è conclusa la festa torinese del Partito democratico. Tra le varie iniziative, ce n’era una che aveva attratto la mia attenzione: si trattava di un dibattito avente per tema “La democrazia, la legalità e lo sviluppo ai tempi della crisi”. Ospite il giudice Caselli. Il tema mi interessava, e così ci sono andato con un piccolo anticipo sull’orario: il tempo necessario per incontrare qualche vecchia conoscenza e scambiare due parole.
Là ho visto (non faccio nomi) una buona parte della nomenklatura del PD locale scambiarsi carinerie come si fa tra vecchi amici. Nulla di particolare insomma, salvo la percezione che vi fosse da parte di ciascuno una personale esibizione di candidatura (o ri-candidatura) alle prossime elezioni politiche. Perché “non si sa mai”.
Prima che iniziasse il dibattito ho avuto il tempo di riflettere. E, facendo un ragionamento più ampio, mi sono reso conto che il PD è cambiato molto poco rispetto alle sue origini: nel senso che non è stato capace di evolversi e di maturare. Il Partito Democratico, ancora oggi, è un contenitore di contraddizioni: tutte quelle possibili.

L’INFINITA AGONIA

Tra manovre, manovrine, imbarazzi, volgarità, attacchi, scandali, zoccole e ruffiani la fine del regime sembra non arrivare mai
Il trionfo della volgarità

Fine Berlusconi Non c’è davvero limite al peggio. I giornali di questi giorni riportano ogni dettaglio delle intercettazioni che dicono agli Italiani, con crudeltà inconsueta, che sono dei cretini ad aver sopportato una simile occupazione di ogni parte dello Stato da parte di manigoldi e affaristi della peggiore specie.
Questo agli Italiani che hanno votato per b e che ancora lo voterebbero, magari con qualche dubbio in più. Per quelli che non l’hanno mai votato, l’insulto viene da un’opposizione che bada più a distinguersi nelle sue componenti che ad affrontare per davvero il nodo di una catena di errori politici dei suoi leaders che altrove li avrebbe già portati alla pensione e che qui invece continuano a pontificare in ogni luogo e situazione.
In politica – come in ogni attività umana – gli errori si fanno, è normale. Proprio per questo un bravo leader si distingue da un arruffapopolo anche per la sua capacità di ritornare sugli errori che ha commesso, facendo autocritica e cercando le soluzioni per non ripeterli più. Chi fallisce clamorosamente dimostra la sua grandezza ritirandosi e lasciando ad altri l’onere e il piacere della prima fila (qualcuno ricorderà Jospin che se ne andò dopo il crollo del PS francese alle presidenziali scorse).

TORMENTI DEMOCRATICI

"Prima perdevamo le elezioni, adesso anche le primarie", dice Veltroni

Effettivamente l'esito delle primarie di Milano ha sorpreso e  sorprende. A fronte di un' affluenza non entusiasmante, dunque presumibilmente composta nella sua maggior parte da persone schierate, il candidato principale del PD subisce una sonora sconfitta da parte di un personaggio sulla carta assai meno forte.
I giornalisti hanno attribuito il successo di Pisapia all'appoggio di Vendola; credo invece che non abbia influito per nulla dato che ha contato la notorietà del personaggio, le sue idee chiare e comprensibili, la serietà con cui ha fatto il parlamentare in passato e la sua scelta di campo in quanto a programma politico ed elettorale.

I REGALI DEL PD E LA COMPRAVENDITA DI B

Centrodestra alla frutta, PD diviso, Italia in picchiata
Sono oramai 75 i parlamentari del PD che hanno firmato il documento proposto da Veltroni e che attacca duramente la conduzione del partito ad opera del suo segretario, Bersani. Penso poco bene di entrambi, ma non è questo il problema, a tutti e due va riconsciuto lo sforzo di far uscire il partito dalle secche in cui si trova. A Bersani poi va riconosciuta anche la capacità di navigazione in una forza poltiica con poca anima e mille personalismi associati a centomila correnti.

In quello che sta accadendo non si possono ignorare alcune anomalie preoccupanti

Prima anomalia: i parlamentari sono rappresentanti del popolo, non toccherebbe ai militanti - e fra questi, anche a loro - oppure ai dirigenti politici del partito mettere in discussione il segretario, criticarlo e chiederne eventualmente la testa? Che cosa c'entrano i parlamentari che, semmai, dovrebbero criticare il loro modo poco efficace di fare opposizione?

UN TORMENTO SENZA FINE

Perché non si fanno le primarie dei principi, delle proposte, dei progetti?

Stamattina. "con lui abbiamo gia' perso in un sol colpo governo, alleanze ed elezioni", queste dichiarazioni (virgolettate) sono della Presidente nazionale del PD, Rosy Bindi e si riferiscono a Veltroni, di recente autocandidatosi (forse) alle primarie che (forse) si faranno per individuare il candidato premier del centrosinistra nel caso in cui si vada a elezioni anticipate. Quelle della Bindi sono parole che rispecchiano pensieri che in tanti abbiamo avuto e che suscitano timori per il futuro prossimo di qual partito, certamente in crisi, ma fondamentale per mandare a casa B. e liberare il paese dal soft-fascismo.
Il centrodestra è allo sbando, nel paese trionfa l'individualismo egoista che trascina la società verso il fondo come il disperato che, non sapendo nuotare,  si aggrappa al suo potenziale salvatore facendolo annegare con lui.
Quelli che ancora ce la fanno a stare a galla guardano ammutoliti la fine del berlusconismo, ma anche la dissoluzione di qualunque speranza che un progetto politico susciti gli entusiasmi necessari a segnare la riscossa.