Roma, piazza del Popolo

Temevo di partecipare a una manifestazione di “conservatori”, gente pronta a mobilitarsi per difendere il passato a qualunque costo, anche a quello di ipotecare duramente il futuro. Mi sbagliavo, il sentimento e gli slogan erano di tuttaltra natura: si parte dalla Costituzione per attuarla, si parte dalla Costituzione per cambiarne le parti anacronistiche o che richiedono adattamenti alla società di oggi. Si parte dalla Costituzione per cambiare l’Italia, questa è la via maestra.
Nessuna scorciatoia, nessun saggio, nessun inciucio.
La Costituzione è il prodotto di un’Assemblea Costituente eletta democraticamente, si cambia seguendo le regole che questa ha previsto, non per volontà di un presidente che si è montato la testa e di una politica talmente squalificata che non è nemmeno più un problema di idee e di orientamenti culturali, ma solo dell’infima qualità del ceto politico. Di una parte e dell’altra, sia chiaro, oramai sono impotenti a generare il cambiamento che occorre per mancanza di autonomia dai “padroni” che gestiscono la politica italiana da almeno vent’anni e che la selezione l’hanno fatta in base all’obbedienza, con la complicità di un elettorato a cui andava bene così.

Interessanti gli interventi dei promotori, Landini su tutti: si vede l’esperienza di chi sta nelle fabbriche, soprattutto si avverte nelle sue parole una spinta possibile a costruire un paese nuovo, coniugando la giustizia sociale con la realizzazione di un modello economico che mette la finanza ai margini e rimette il lavoro al centro. Come è ben noto ai lettori di questo blog, non sono un amante delle sparate ideologiche e dei proclami da imbonitore: ciò che mi piace di Landini è proprio questo parlare chiaro, porre temi e questioni dicendo che non su tutto c’è una ricetta, ma che c’è un metodo da ripristinare, quello della democrazia.
E qui l’altro dubbio: tutti i gruppi, le associazioni, i movimenti e gli sparpagliati che si stanno dando da fare in difesa della Costituzione, sapranno domani preservare questi ponti che hanno costruito fra loro fino a farli diventare il germe di un modo nuovo di fare politica per l’Italia? Per adesso sembrerebbe di sì, ma di divisioni, lacerazioni, distinguo e delusioni ne abbiamo già viste troppe per non temere.
Su tutto c’è un problema grosso come una casa che ieri era ben rappresentato dai colori della piazza: possibile che in Italia non ci siano persone e gruppi di centro o anche di destra che hanno a cuore la Costituzione come garanzia del nostro vivere insieme? Ridurre la battaglia in difesa della Costituzione a un affare di sinistra è sbagliato e pericoloso. Nei prossimi giorni dobbiamo lavorare proprio a questo obbiettivo: stanare la società che sta a guardare, costruire incontro e scambio, maturare la consapevolezza che la Costituzione è affare di tutti.
Mariano