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LA VIA MAESTRA

Questo lo slogan della manifestazione di ieri a Roma in difesa della Costituzione. Un pomeriggio importante, interessante, con qualche notazione di colore e un paio di dubbi...
Roma, piazza del Popolo
DSC_0045Si parla di cinquantamila persone, qualcuno aumenta la cifra. Eravamo comunque tanti ieri pomeriggio a Roma, molti di più di quelli che pensavo avrebbero preso treno e bus per arrivare fin lì da tutta Italia. Tutti a reclamare rispetto, prima di tutto delle regole che tengono ancora insieme questo sgangherato paese, quelle stesse regole a cui stanno mettendo mani “saggi” improvvisati e di parte, sorretti da un parlamento di nominati in base a una legge elettorale che fra qualche settimana corre il rischio di essere cancellata dalla Corte Costituzionale.
Temevo di partecipare a una manifestazione di “conservatori”, gente pronta a mobilitarsi per difendere il passato a qualunque costo, anche a quello di ipotecare duramente il futuro. Mi sbagliavo, il sentimento e gli slogan erano di tuttaltra natura: si parte dalla Costituzione per attuarla, si parte dalla Costituzione per cambiarne le parti anacronistiche o che richiedono adattamenti alla società di oggi. Si parte dalla Costituzione per cambiare l’Italia, questa è la via maestra.
Nessuna scorciatoia, nessun saggio, nessun inciucio.
La Costituzione è il prodotto di un’Assemblea Costituente eletta democraticamente, si cambia seguendo le regole che questa ha previsto, non per volontà di un presidente che si è montato la testa e di una politica talmente squalificata che non è nemmeno più un problema di idee e di orientamenti culturali, ma solo dell’infima qualità del ceto politico. Di una parte e dell’altra, sia chiaro, oramai sono impotenti a generare il cambiamento che occorre per mancanza di autonomia dai “padroni” che gestiscono la politica italiana da almeno vent’anni e che la selezione l’hanno fatta in base all’obbedienza, con la complicità di un elettorato a cui andava bene così. 
DSC_0058Ecco il primo dubbio: come si conciliano le tante bandiere comuniste di ieri con l’idea che lo Stato (e la legge che ne stabilisce i principi fondanti e le regole di funzionamento, la Costituzione) viene prima del partito? Io penso che le due cose possano ben convivere, ma invece l’idea è incompatibile con il leninismo che ancora pervade queste organizzazioni. D’altra parte, questa eredità del PCI è ben presente anche in parecchi settori del PD, negli usi e nei costumi così come nel modo di intendere l’attività e la battaglia politica… A questo proposito, un po’ patetici i drappelli di Rifondazione che si spostavano nelle strade laterali a quella dove sfilava il corteo per arrivare prima in piazza e trovare una sistemazione strategica che permettesse le migliori riprese delle telecamere.

Interessanti gli interventi dei promotori, Landini su tutti: si vede l’esperienza di chi sta nelle fabbriche, soprattutto si avverte nelle sue parole una spinta possibile a costruire un paese nuovo, coniugando la giustizia sociale con la realizzazione di un modello economico che mette la finanza ai margini e rimette il lavoro al centro. Come è ben noto ai lettori di questo blog, non sono un amante delle sparate ideologiche e dei proclami da imbonitore: ciò che mi piace di Landini è proprio questo parlare chiaro, porre temi e questioni dicendo che non su tutto c’è una ricetta, ma che c’è un metodo da ripristinare, quello della democrazia.
E qui l’altro dubbio: tutti i gruppi, le associazioni, i movimenti e gli sparpagliati che si stanno dando da fare in difesa della Costituzione, sapranno domani preservare questi ponti che hanno costruito fra loro fino a  farli diventare il germe di un modo nuovo di fare politica per l’Italia? Per adesso sembrerebbe di sì, ma di divisioni, lacerazioni, distinguo e delusioni ne abbiamo già viste troppe per non temere.

Su tutto c’è un problema grosso come una casa che ieri era ben rappresentato dai colori della piazza: possibile che in Italia non ci siano persone e gruppi di centro o anche di destra che hanno a  cuore la Costituzione come garanzia del nostro vivere insieme? Ridurre la battaglia in difesa della Costituzione a un affare di sinistra è sbagliato e pericoloso. Nei prossimi giorni dobbiamo lavorare proprio a questo obbiettivo: stanare la società che sta a guardare, costruire incontro e scambio, maturare la consapevolezza che la Costituzione è affare di tutti.

Mariano 
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