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CUPIO DISSOLVI

Il furore di distruggere tutto perché non si governa più il gioco è il tratto dominante di questa stagione politica che sembra non finire mai... 
L'espressione l'aveva riportata in auge Enrico Letta alla fine del 2013 quando Berlusconi, fresco di condanna interdizione e decadenza, voleva mettere fine al suo governo, cosa di cui poi si occuperà Renzi. Letta era in visita a Malta e commentava con questa espressione la reazione di B. alla mancata tutela della sua persona, visto che il PD aveva votato per la sua decadenza immediata. L'espressione "cupio dissolvi" arriva diretta da S. Paolo di Tarso nelle Lettere ai Filippesi (una dotta trattazione qui) che la significa come "desidero fortemente di essere dissolto" - quasi a giustificare il suicidio come forma di abbandono della vita terrena per assurgere a Dio, dissolvendo il corpo per liberarne l'anima -, insomma una questione di misticismo portato alle estreme conseguenze. Al giorno d'oggi sta a indicare l'atteggiamento del perdente che, pur di restare al centro del gioco, trascina tutta la squadra con sé nel baratro verso il quale sta precipitando (un po' alla "Muoia Sansone e tutti i Filistei!").

LA SPINTA REPULSIVA...DELLE PRIMARIE

Primarie a Roma, Napoli e in tanti altri posti: dal trionfo delle democrazia alla peggiore rappresentazione del marciume morale della politica. Non c'è strumento "buono" che tenga, se chi lo adopera è marcio dentro

A Roma vanno a votare  pochi intimi, ancora adesso non si sa esattamente quanti, ed è tutta una corsa a nascondere, minimizzare, parlare d'altro. Ci siamo abituati, dunque niente di nuovo. A Napoli hanno fatto di meglio: hanno mandato la gente a votare rimborsando l'obolo in anticipo, qualcuno ha ripreso (sarà un caso?) e adesso è bufera. Soprattutto perché si scopre che non è vero che sono andati in tanti a votare, ma sono pochi che hanno votato in tanti posti. Una miseria umana come nessuno avrebbe potuto immaginare, anzi no.
Se nelle grandi città l'attenzione dei media è alta e dunque è più difficile farla franca, nei comuni più piccoli durante la "festa della democrazia" succede già da tempo di tutto e di più, solo che tutti quelli che contano si voltano dall'altra parte e fanno finta che vada tutto bene . In tempi non sospetti avevo raccontato cosa è successo nelle primarie della mia cittadina (leggi), quella che esprime - pensate un po' - un sindaco addirittura presidente nazionale di Avviso Pubblico, associazione per la legalità. Lo stesso che non paga le tasse ed è stata beccato anche a raccontare balle.

L'ETICA E L'ETICHETTA

L'etica ridotta a etichetta, ultima trovata di un ceto politico che mescola ignoranza estrema e l'astuzia dello zotico in un impasto mefitico e velenoso,  impegna l'Italia in una discesa senza fine. Non rassegnamoci
I fatti di corruzione che quotidianamente occupano una bella fetta delle cronache ci fanno ritrovare vecchie volpi della politica, ma anche tanti gggiovani rottamatori che hanno imparato fin troppo bene dai vecchi come si affossa un paese, spolpandolo fino all'osso e anche oltre. Una discreta parte dei corrotti è del PD - la statistica empirica ci dice che corrotti sono distribuiti fra i partiti più o meno in proporzione alla quota di potere che occupano per effetto del consenso ricevuto - che comanda oramai quasi dappertutto, tranne che nelle grandi regioni del nord, dove la corruzione non è certo assente.
L'impressione è che, giovani o vecchi che siano, il magna magna sia comunque forte e multiforme: non è quasi più dazione, mazzetta, ingrasso. E' più scambio di favori, fatture pagate da tizio a cui renderai il piacere con provvedimenti favorevoli; elargizioni mascherate da sconti, occhio di riguardo nelle alienazioni di beni pubblici: dalla casa popolare al bene messo all'asta, al terreno permutato, alla variante urbanistica, al project financing amorevole; ammiccamenti e incarichi di prestigio - che siano meritati o no è irrilevante - in cambio di azioni a favore di questa o quella lobby. La stessa che, sovente, corrisponde a una corrente del partito-taxi. Insomma, il solito, solo che stavolta è condito da una insolita creatività nella forma della corruzione e colorato dalle tinte scure di un paese che non riparte, stagna, si dispera, non sa che fare e aspetta sempre che qualcun altro provveda.

IL CARO TUTORE E UNA STORIA SCHIFOSA...

Letto il post in cui racconto di una incredibile "tentata truffa" ai danni del sistema sanitario, in parecchi mi hanno scritto e chiamato per ottenere più particolari e dettagli. Credevo che la storia importasse poco, sono stato sbrigativo e superficiale. La realtà è anche peggiore del racconto che ne ho fatto, dato l'interesse stavolta racconto tutto con precisione, così...

... quando la figlia della signora che si era rotta il braccio esce dal Pronto Soccorso con foto del negozio dove "deve" andare a comprare il tutore e prescrizione dell'aitante dottore, ha in mano un foglio nel quale c'è scritto che la mamma abbisogna di un "Tutore di spalla, tipo Desault", vale a dire un tutore generico (eccone uno). Non è nemmeno indicato nel nomenclatore del Ministero e il costo rimborsabile è di € 43.
Solo che la stessa prescrizione riporta, invece un codice di ben altra natura: 06.06.30.003, che corrisponde a un ausilio fatto su misura (eccone uno) che costa all'ASL € 335. Dunque, sulla stessa prescrizione di un tutore ci sono due indicazioni diverse: la prima quella di un tutore generico, la seconda tratta di un attrezzo su misura e di ben altra importanza.
Una volta ottenuto l'ausilio, il cliente cosa deve fare? Tornare all'ospedale e farsi vidimare la fornitura dal medico che l'ha prescritto e che lo certifica come conforme alla prescrizione stessa. Poi porta il foglio al negozio dove ha preso l'ausilio e lascia il tutto. Sarà il negozio a farsi rimborsare dall'ASL territoriale di competenza.
In questo caso cosa sarebbe potuto succedere? Facile: se la giovane signora fosse andata nel negozio "caldamente consigliato" dall'aitante dottore, avrebbe potuto ricevere lo stesso ausilio generico da € 43, Se lo sarebbe fatto vidimare dall'aitante dottore e l'avrebbe riportato al negozio. Il cui titolare avrebbe avuto in mano una prescrizione (asseverata) da € 335 di cui chiedere il rimborso. Capito, adesso?

IL DEFICIT SANITARIO E UN TUTORE MOLTO CARO

Una storia esemplare di questo paese dove tutti ci provano, tanti ci riescono e molti fanno finta di niente. Come si fa a fregare il Sistema sanitario facendola franca

Signora, la mamma adesso sta bene… Il braccio che si è rotta è immobilizzato e la frattura composta, ha bisogno di un tutore. Noi la teniamo qui, le faccio la prescrizione (la mutua lo passa) così lei può andare a prenderlo. Una volta che ce l’ha torna qui e dimettiamo la signora, speriamo che stia meglio”. Deve essere andata più o meno così la conversazione fra un valente dottore del Pronto Soccorso di un importante ospedale del torinese e la figlia di un’anziana signora che si era fatta male cadendo. Solo che poi il colloquio è continuato così:
Ecco qua la prescrizione, vada nel negozio di via *******, che lo trova… Ha capito bene dove deve andare? Aspetti, le mando sul cellulare una foto del negozio, così non sbaglierà”. La signora, che abita in tutt’altra direzione, decide invece di entrare in un negozio di sanitari vicino alla sua abitazione. E’ munita di regolare prescrizione che riporta il codice del nomenclatore, vale a dire del prontuario degli ausili protesici a prezzo definito dalla Regione Piemonte. Serve ad evitare che lo stesso ausilio venga venduto a prezzi diversi e che i meccanismi di rimborso possano incoraggiare frodi a carico del sistema sanitario che rimborsa le spese. Il valente dottore ha prescritto un ausilio che, dice alla signora, costa 322,39 euro oltre IVA, totale 335 euro...

MARINO, IL PD, L'INFORMAZIONE E GLI SCONTRINI

C'è una relazione fra la prossima chiusura dell'inchiesta su Mafia Capitale e la campagna per accompagnare Marino alla porta? Quanto è accanimento e quanto ci ha messo del suo? Come pensano di spartirsene le spoglie e ciò che resta della "capitale corrotta di un paese infetto"?

Opposte tifoserie scendono in piazza a celebrare gli uni e scongiurare gli altri le annunciate dimissioni del sindaco Marino. Paginate di chiacchiere sui giornali ci danno conto sempre più nel dettaglio degli scontrini e delle fatture del primo cittadino, qualcuno comincia a tirare in ballo Renzi che, a sentire l'oste fiorentino di riferimento, faceva uguale da sindaco e da presidente della provincia (leggi qui). La guerra dei rimborsi "discutibili", "gonfiati", "menzogneri" produce ogni giorno una puntata nuova che appassiona solamente più i giornalisti politici, gli stessi che fino a ieri un'inchiesta seria sul tema non l'avrebbero mai fatta, nemmeno sotto tortura. Tutta la storia sembra davvero uno scontro fra mediocrità che si svolge nello squallore di un paese in cui nemmeno le persone che sembrano perbene lo sono per davvero.
"Repubblica" va fino a Pittsburgh per interrogare gli amministratori del UMPC che nel 2002 licenziarono (pare) in tronco proprio il valente sindaco romano per una storia di doppi rimborsi (leggi qui). Scandalo denunciato a suo tempo dal Giornale, che però rimase confinato alle pagine interne di quel giornale: vuoi mica che il Gotha del progressismo che siede nei giornali si occupi della faccenda, per di più sollevata da un giornale di destra!

L'ESTATE TORRIDA DELLA CISL

La notizia è davvero ghiotta e funziona meglio del solito delitto d'estate per vendere giornali e ascolti tivù... Ecco a voi, la casta sindacale!
Estate sonnacchiosa e troppo calda per permetterci la cedere la nostra attenzione all'epico scontro fra la coraggiosissima minoranza PD e la corte di Renzi. Meglio lamentarsi dell'umidità e perché non cambia mai niente in questo paese in declino. Possibilmente in riva al mare e sotto l'ombrellone.
Il bel delitto che ruba le copertine dei rotocalchi estivi finora non c'è stato, anche gli sbarchi e le condizioni spaventose dei migranti non fanno più notizia, al massimo una polemica fra la Chiesa e la Lega, mentre Emiliano in Piglia sia accorge che Vendola è stato un bluff (noi il sospetto lo avevamo maturato sentendo le intercettazioni delle telefonate coi dirigenti dell'ILVA di Taranto). Sembrava un'estate in tono minore e invece, ti arriva la CISL a confezionare il notizione estivo.
Un ex dirigente in pensione, Fulvio Scandola (nomen omen?), presenta un esposto ben documentato dal quale si evince che alcuni dirigenti sindacali incassano prebende ben superiori a quella dei vertici della politica mondiale: 200.000, 3000.000 euro annui lordi come niente e perdipiù a veri "signori nessuno". Casa fanno i vertici sindacali? Invece di ringraziarlo e chiedergli di continuare con l'opera di analisi delle storture nelle spese del sindacato, lo espellono. Lui si incazza e rende pubblico il carteggio che, fino ad allora, era rimasto all'interno del mondo cislino (leggi).

LO STATO STRAPPATO

Una nuova ondata di arresti torna a ricordarci che mafia Capitale non ha ancora terminato di mostrarci di perversi effetti di un sistema di potere che va ben oltre la città di Roma…
La retata, parte seconda
Consiglieri comunali del PD e di FI, affaristi legati alle uniche attività redditizie rimaste in Italia, quelle collegate allo spolpamento di ciò che resta di questo Stato. Uno spregiudicato intreccio fra malavita e politica che neanche i romanzi più fantasiosi avrebbero potuto raccontare senza che gli autori scivolassero nel ridicolo. Attività economiche inventate per dragare fondi pubblici - magari persino speculando sui lavoratori impegnati, costretti a diventare “soci” di cooperative che di solidale hanno solo il nome – con i quali finanziare questo o quel personaggio pubblico, le sue campagne elettorali, le sue clientele e i suoi interessi personali. Costui, a sua volta, finanzia la corrente del partito che lo porta e, se proprio occorre, la campagna elettorale di tutta l’organizzazione.
Si è rovesciata la gerarchia della democrazia. Essa prevedeva che i partiti – organizzazioni sociali volte a promuovere progetti di trasformazione della società,  selezionando le persone idonee a realizzare al meglio sia il successo elettorale che la realizzazione del programma stesso – costruissero attraverso la discussione, la militanza, la propaganda e l’azione classi dirigenti capaci di governare nel momento in cui il partito sarebbe stato chiamato a farlo.

LA POLITICA “DI SERVIZIO”

Finita la stagione della “politica di servizio”, naturalmente alla collettività, al paese. Dagli ultimi scandali emerge un nuovo modo di intendere il “servizio”…
Le ultime ruote del carro
Se c’è una cosa che emerge con forza dalle cronache degli ultimi scandali è l’irrilevanza complessiva dei politici coinvolti: semplici comprimari, sovente neanche quello, meri esecutori di ordini e consegne dei veri capi: ingegneri di truffe e ruberie sempre più sofisticate, ma che ripercorrono sempre lo stesso vetusto schema.
La tangentopoli di vent’anni fa aveva scoperchiato un sistema che tutti in fondo conoscevano e che vedeva i politici dediti a rubacchiare per il partito, la corrente, qualcuno per sé, da posizioni di comando. Erano anch’essi ingranaggi in un sistema che predicava la libera concorrenza (quella del mercato) e praticava la scorciatoia della mazzetta, ma erano centrali. Spesso erano loro stessi a ingegnerizzare le dazioni, stabilendone modalità, importi e forme. Il sottobosco politico, ma anche quello delle imprese che volevano lavorare erano i destinatari delle richieste e i complici fintamente sottomessi della politica vorace. Capitava perciò che alcuni dei manager di società coinvolte approfittassero dei soldi in nero da dare ai politici per farci la cresta; ricordo almeno un paio di vicende giudiziarie dove, accanto ai filoni seri delle inchieste, comparivano anche questi personaggi da “ufficio acquisti” beccati con le mani nel sacco per via delle discordanza fra quanto confessato dai politici e quanto sborsato dal vertiti delle loro aziende.

LA COAZIONE A RIPETERE

L’ennesimo grave scandalo che tocca, stavolta, direttamente il governo Renzi rischia di essere insabbiato come gli altri e, come gli altri, di confermare che il paese non ha vie d’uscita
Un paese senza speranza?
Un ministro intoccabile finisce in un’inchiesta che racconta della solita Italia, dell’infinita mangiatoia della grandi opere, dell’impunità degli alti tecnici da cui dipendono i canali di consenso - e dei quattrini  necessari a conquistarlo e conservarlo – della politichetta italiana, sempre più tossica e nociva. Il premier se ne sta lontano, manda avanti i suoi schierani che, con fare imbarazzato, ripetono gli slogan degli amanti della legalità per finta. Fra questi “Abbiamo fiducia nella Magistratura e attendiamo che le indagini mettano in luce le responsabilità”, “Fino alla condanna definitiva c’è la presunzione di innocenza”.
Scambiano le garanzie, che ogni paese civile deve fornire a privati cittadini accusati di aver commesso un reato, con la dignità che deve produrre chi serve il paese: è come se, pensandosi naturalmente delinquenti, già si difendessero coma farebbero i loro legali in tribunale. E’ qui il cortocircuito della politica. Del mondo rarefatto e impastato di debolezze umane, occasioni ghiotte e presunte impunità che porta alla rovina il paese e le sue buone speranze.

TRABALLARE IN PIEMONTE

Mala tempora currunt per i centrosinistri al governo della Regione: uno dopo l’altro vengono al pettine i nodi di un sistema che è alla fine della corsa
Dimissioni?
Il presidente della Regione Sergio Chiamparino annuncia che a luglio si dimetterà se la Magistratura non avrà chiuso per allora le inchieste sulle firme false alle liste del PD e della lista del Monviso. Insomma, il presidente ha dato i tempi ai magistrati e dimostra tutta la sua debolezza minacciando le dimissioni che, come ben sanno i personaggi pubblici, non si annunciano mai, si danno e basta. Che cosa ne sarà di questa inchiesta, quali le risultanze e quali le conseguenze lo vedremo, certo che il governo regionale è pesantemente azzoppato e infangato da una situazione che ricorda troppo quella di Cota per passare in sottofondo, confidando magari nella proverbiale caducità della memoria dei cittadini italiani.
Intanto la Magistratura scopre appalti truccati nella Sanità e non solo: via con arresti inchieste e il solito copione tante volte rappresentato. Singolare la posizione dell’assessore alla Sanità, Saitta. Lui sostiene che non sapeva nulla, che la responsabilità è dei direttori… insomma il solito scaricabarile a cui siamo tristemente abituati. Eppure proprio lui, da consigliere regionale, le zone grigie della sanità aveva dimostrato di conoscerle piuttosto bene, denunciandole con efficacia rara.

PIEMONTE, BASSO IMPERO

Le dichiarazioni di Soria nel processo di appello a suo carico aprono nuovi interessanti squarci sul sistema di potere che governa anche oggi il Piemonte
L'odore del potere, la dolce impunità
Le dichiarazioni che Giuliano Soria ha rilasciato alla conclusione del dibattimento conclusivo in Appello del processo a suo carico sono uno spaccato del Piemonte di ieri, di quello di oggi e di quello che ci è stato preparato per il futuro (leggi e leggi). Soldi pubblici a fiumi per regalie, celebrazioni della vanità di questo o quella presidente di regione, tartufi agli amanti del tubero, partecipazione alle sontuose cene elettorali bipartisan, insomma di tutto e di più.
Viaggi all’estero per festeggiare non si sa bene cosa, restauri sovrastimati e rimborsati dalla Regione a piè di lista per fare un po’ di soldi in nero, giusto quello che serviva a pagare (anche questi in nero) i nani e le ballerine – giornalisti snob compresi – che ricevevano e davano lustro a una creatura monstre che risucchiava come un’idrovora risorse pubbliche in crescendo.
Non so se le dichiarazioni di Soria - in merito alle responsabilità di politici giornalisti e attori -corrispondano al vero, ma so che il clima negli anni dal 2005 al 2008 erano davvero di allegria, grande allegria.

IL MALAFFARE

L’inchiesta di Roma è qualcosa di più delle solite storie di politica e malavita di cui sono costellate le piazze d’Italia. C’è dentro un sistema politico marcio fin nelle sue fondamenta e un paese senza speranze. La nausea monta...
Furbi, furbetti e furbacchioni
Adesso capisco perché il PD voleva far fuori Marino”, scrive un mio amico su facebook dando parole a un pensiero che in tanti ieri debbono aver avuto, sentendo e leggendo delle vicende collegate all’inchiesta sulla mafia romana. Non sono infatti in discussione i meriti e i demeriti del sindaco, oggi a salire agli onori delle cronache è la sua capacità di resistere alla manovra di accerchiamento che politica e criminalità avevano operato nei suoi confronti, “marziano” nella capitale. E che dire degli alemanno che manifestavano contro gli immigrati che le sue cooperative assistevano puppando fondi pubblici e gestendoli come impariamo ogni minuto di più? E il giro di assassini, ladri,  pregiudicati e ex-terroristi che governa/va la politica romana e senza i quali non si muove/va foglia? E i giornalisti proni davanti ai potenti (mai un’inchiesta indipendente, per carità!), ai renziani e a gli anti renzi che oggi "non c’entrano nulla", agli ipocriti che “i magistrati facciano il loro lavoro”, agli infiniti manovratori che hanno contribuito a rendere l’Italia un paese di clienti, ai rutelli e ai veltroni, perfino al sottobosco di nullità intorno agli enti pubblici per leccare il culo ai loro padroni.
Dall’inchiesta viene fuori anche questo: partiti-taxi che imbarcano chiunque, purché dotato di adeguato pacchetto di voti, alleanze e correnti che si fanno e si disfano, manipoli di squadristi...

IL METODO EXPO

Come fare a pilotare appalti, favorire gli amici e ricavarne pure qualche ricca prebenda personale.
Mica solo a Milano e Venezia
Per applicare correttamente il metodo-Expo devi prima possedere due requisiti fondamentali:
1) Occupare qualche posizione di potere, non importa quale, possibilmente ottenuta facendo parte di una cordata che ha occupato il partito giusto, magari in condominio con altre con cui spartirà il bottino. Per raggiungere lo scopo, aver costruito saldi legami col mondo dell’edilizia, dell’impresa assistita, dell’associazionismo protetto, insomma della clientela organizzata. Una volta eletto, verranno a presentarti il conto, ma non importa: lo pagherai volentieri perché disporrai, a quel punto, di ampie risorse pubbliche con cui onorare le promesse e soddisfare le aspettative.
2) Disporre di strumenti per piegare le strutture tecniche degli enti pubblici ai disegni che vuoi attuare per fare i tuoi comodi (magari anche quelli dei tuoi clientes e dei tuoi mentori). Concorsi per avanzamenti di grado, nomine di dirigenti a contratto, società pubbliche (create alla bisogna) attraverso le quali far transitare le operazioni che nemmeno il più asservito dei funzionari pubblici avallerebbe.
Poi si può passare all’azione. Ecco come fare:

LE RADICI DELLA CORRUZIONE

Le storie di oggi, quelle già note e quelle ancora da scoprire, ci confermano quello che già sapevamo. Solo che interessano solo quando la frittata è fatta…
Oltre gli scandali: la zona grigia delle pubbliche amministrazioni
Qualche tempo fa Paola Caramella Editrice mi chiese un contributo per una pubblicazione che riassumeva l’attività della giurisdizione nel distretto torinese, integrata da riflessioni di carattere più generale intorno ai temi della legalità, della corruzione, dal rapporto fra giustizia, giurisdizione e amministrazione pubblica.
Eccolo qua, più attuale di allora, il breve saggio che Le avevo proposto e che poi ho trovato pubblicato nel testo dalla copertina qui accanto (Leggi).
Tratta delle radici della corruzione, che si sono oramai infilate in tutti gli interstizi della complessa costruzione che è la res publica, proprio come un’edera invasiva che erode lentamente ma inesorabilmente le fondamenta dell’edificio e tutte le sue parti. Racconta delle leggi di vent’anni fa per “semplificare” la burocrazia  e di come esse siano diventate il grimaldello per costruire nuove posizioni di potere, nuove rendite, nuove occasioni per piazzare amici e  clienti. Spiega come si può fare a occupare e gestire il potere in modo torbido, ma senza violare le leggi, in pace con se stessi e il mondo.
Racconta di come la meritocrazia sia diventata uno slogan per coprire ogni sorta di familismo, di come la pratica della raccomandazione avvia trovato nuove forme e colori, adattandosi all’Italia che cambiava tutto per non cambiare nulla. Di come la politica abbia mutuato e perfezionato il linguaggio allusivo, quello dei mafiosi, sostituendolo progressivamente a quello della guerra (battaglia politica, avversario…) di cui la politica è sempre stata sublimazione. Di come la spregiudicatezza unita all’ignoranza abbia finito per produrre una generazione di politici che, quando vincono le elezioni, pensano di aver “preso il piatto”, trattando la cosa pubblica come se fosse loro e piegando le regole alle loro necessità e clientele.
Racconta di come le cose non possono cambiare se lo Stato continuerà a essere immaginato da tutti noi come una specie di banchetto – sempre più povero, ma ancora pieno di cose buone – a cui dare l’assalto, spolpandolo fino all’osso, tanto qualcun altro ci penserà e… un domani. E anche dell’inutilità, a volte del danno, dei professionisti della cosiddetta “cultura della legalità”, della finta trasparenza e della turpe chiacchiera di chi dice una cosa per farne sempre un’altra. Impunemente.
Se vi va, buona lettura. Se poi vorrete, mi farebbe piacere un’opinione.
Mariano

LA DOPPIA MORALE

Il caso Greganti, prima il “sistema Sesto”, l’atteggiamento assurdo verso la richiesta di arresto di Genovese… in che direzione marcia il PD?
Etica e convenienza
La nuova stagione giudiziaria del PD comincia due anni fa con  il “sistema Sesto” di Penati & C, riedizione in grande del “sistema Grugliasco” di vent’anni fa (stesse storie, stessi intrecci, stesse dinamiche): metti un’amministrazione disponibile e un pool di imprenditori interessati, mescola bene il tutto, cercando di piegare  le regole al progetto, servi caldo ai concittadini blaterando di posti di lavoro e di progresso.
Altri scandali qua e là, farne l’elenco sarebbe lungo e inutile, poi scoppia il caso Expo e torna in pista Greganti, autorevole membro della cupola di cui farebbero parte anche Frigerio e imprenditori interessanti. Succede davvero di tutto in questo strano paese, perfino ritorni dall’aldilà, ma fin qui da meravigliarsi c’è poco.
Lo stupore aumenta considerevolmente quando si analizzano le reazioni dei vertici del PD alla notizia: tutti si affrettano a spiegare che Greganti non è dei loro, che ha operato per sé e che non rappresenta in alcun modo il PD. Ci mancherebbe ancora, ma è un fatto che Greganti non è un tesserato per affetto, qui a Torino lo si vede normalmente alle iniziative di partito e anche insieme ai notabili locali.

IL GONFALONE

Alle cerimonie pubbliche gli Enti partecipano mandando il gonfalone, ai funerali privati il mio Comune ce lo manda lo stesso, portato dai Vigili in divisa
Il senso dei simboli
Oltre un mese fa è morto un ex-assessore della mia città, aveva 74 anni. Lo ha fatto a lungo l’assessore (credo più di quindici anni, era già assessore allo sport nel 1979), per tanto tempo e con meriti e demeriti, è finito rottamato con la fine della prima repubblica nel 1992 e per via delle vicende che l'hanno accompagnata, qui a Grugliasco. Se avessi saputo della sua morte probabilmente ai funerali ci sarei andato: lo conoscevo da così tanto tempo…
Nel corso dei suoi mandati da assessore è incorso in alcune disavventure giudiziarie: la prima, tentata concussione ai danni di una cooperativa che si era aggiudicata la gestione del parco Porporati (aveva esercitato pressioni perché rinunciassero all’appalto in favore del secondo classificato, un aderente al partito dell’assessore, promettendo in cambio la gestione delle altre aree verdi della città), poi chiusa nel 1994 con un patteggiamento e una condanna a dieci mesi.
La seconda, una condanna a due mesi per corruzione (in continuazione con altra pena) per aver ricevuto tangenti da Aimeri per fargli vincere l’appalto per la raccolta rifiuti, nei primi anni ‘80. L’assessore faceva parte di quelli che avevano patteggiato, uscendo dal procedimento prima che si arrivasse al processo.

RACCOMANDATI

Ho voluto andare a fondo della faccenda della dichiarazione ISEE "sbagliata" dalla consigliera del PD. Adesso ve la racconto in tutto il suo squallore.
Essere del partito del sindaco
Poco meno di un mese fa, ho raccontato la storia della neo-consigliera comunale del PD – già presidente centrosinistra del Parco La Mandria, poi fatta correre e infine nominata dal mio sindaco nel CdA della società Le Serre, altrimenti della La Mangiatoia – di cui i vigili urbani avevano scoperto una dichiarazione ISEE “errata”, naturalmente a suo vantaggio, per usufruire di tariffe agevolate per i servizi comunali dei suoi figli (leggi). L’avevo detto e scritto: ciò che mi indignava era quell’aura di impunità che aleggia intorno allo sgorbio magico del sindaco del PD della mia città, non tanto l'episodio in sé, anche perché non è da escludersi che si tratti per davvero di un errore, come quando si passa col rosso. In particolare, avevo stigmatizzato proprio il primo cittadino che, mentre i vigili indagavano e gli uffici lavoravano a pieno ritmo, aveva risposto ad una mia interrogazione dicendo che non gli risultava nulla. Me l’ha ribadito il 4 marzo di quest’anno (è registrato e perfino in video) e si è pure beccato del bugiardo.
Siccome lo so essere un po’ Pinocchio, tutta questa sicumera mi ha insospettito e allora ho deciso di indagare un po’ più a fondo, incuriosito anche da una strana lettera che il compagno della consigliera “furbetta” aveva scritto a Lo Spiffero (leggi articolo), un attendibile e accorto giornale on line. Sono andato in Comune e ho chiesto la documentazione.

SCANDALI SINISTRI

Vent’anni fa un’indagine della Magistratura torinese scoperchiava una “cupola” ante litteram nella quale si sperimentavano gli schemi della gestione del potere e della corruzione che ancora oggi segnano la storia italiana
Lo scandalo Le Gru vent’anni dopo
corruption Mi ha fatto un certo effetto leggere le due paginate che Nord Ovest del 30 gennaio ha dedicato al ventennale della Tangentopoli torinese, commentando le analogie e le differenze con gli scandali che oggi toccano parti del centrosinistra italiano. E' effetto di un protagonista (non ancora reduce), il rammarico di quello che avrebbe potuto essere e che non è stato, ma soprattutto alla mancata profonda riflessione intorno ai meccanismi della corruzione in politica, quella riflessione che avrebbe potuto “vaccinarla” dagli scandali che ne contrassegnano il cammino (leggi articolo)
Gli errori e le degenerazioni si ripetono sempre uguali, qualche volta perfino con gli stessi protagonisti, fotografia di un paese che non impara mai dai suoi errori e dove i maestri sono scambiati per agitatori e questi ultimi per eroi. Salvo Anzaldi, autore dell’articolo principale, tutte queste cose le mette in luce con la maestria e l’obiettività che gli sono caratteristiche.

REGIONI: IL POTERE DEI SOLDI

Se non provi non capisci. Quando poi capisci, l'anestetico sta già facendo effetto...
Essere casta
Non avrei mai immaginato di scrivere questo post, ma gli avvenimenti di questi giorni mi trascinano a parlare nuovamente della mia esperienza di consigliere regionale, conclusa oramai due anni fa.
In questi giorni ne leggiamo e sentiamo di tutti i colori (e ancora tante ne vedremo e sentiremo nei prossimi) sui trattamenti economici della casta regionale, benefit e fuori-busta compresi. Più difficile trovare un'analisi "dal di dentro" del fenomeno, della lievitazione dei privilegi e dei soldi, oltre che della crescita esponenziale della voracità dei singoli e dei gruppi.
Nei cinque anni in cui sono stato in Regione non mi sono mai fatto rimborsare benzina, autostrada, pasti, missioni e altre cose di cui in questi giorni si tratta diffusamente: il mio lauto stipendio bastava e avanzava a coprire anche le spese vive del mio vagabondare per il Piemonte e a consumare qualche pasto mentre ero in trasferta "per servizio".