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DISSOLUTION

Solo un mese fa chi avrebbe detto che il PD si sarebbe squagliato sotto il peso di pacchi di tessere?
Il punto di non-ritorno
scuffle-scuffle-wwe-coach-jeff-hardy-matt-hardy-cm-punk-mvp-kane-mark-henry-dave-batistaLa tragedia dei congressi locali del PD, con la coda di polemiche, di accuse e di posizionamenti last minute sta lasciando il passo a una nuova fase: la sconfessione reciproca. Fino alla settimana scorsa lo spettacolo offerto era quello delle banderuole che cambiavano casacca al mutar del vento (leggi), avvolgendo il rottamatore con le loro spire avvelenate, adesso siamo alle accuse di compravendita di tessere e di gestione dei congressi secondo modalità clientelari e opache.
Ad Asti il partito è stato occupato, pare, da un manipolo di Albanesi, forse arruolati e tesserati qualche minuto prima dell’inizio del congresso, non si contano le accuse di compravendita di tessere, di arruolamenti forzati, di grandi famiglie ex socialiste che governano intere parti del partito (Torino), anche a livelli piuttosto alti; a Trapani addirittura c’è stato un congresso fantasma, e così via.
Il bello è che tutte queste accuse e denunce non provengono dai "nemici" del PD, ma dal suo stesso interno, dai suoi dirigenti oramai avvinti un una lotta furente che non risparmia né colpi bassi né infamia di ogni genere.
Il tragico sta anche in questo, sta nel ridicolo della Direzione nazionale che discute di regole per mesi e riesce ad approvare quelle più stupide.
Il problema stavolta non sta però nelle regole, sta nelle teste. Se anche le regole scelte fossero state diverse, sarebbe comunque subito dopo partito l’assalto al demo-taxi, l’unico oramai in Italia a garantire posti, incarichi, cariche e potere, localmente e nazionalmente. E così è stato, solo che hanno esagerato, portando il partito a un punto di non ritorno. Dopo questo giro, nulla sarà più come prima.
Per la verità le cose stanno così da parecchio; bene lo sanno quelli che hanno avuto a che fare con il PD localmente e che – a parte illuminate situazioni – ha trovato manipoli di soggetti poco talentuosi e molto arraffoni, molto “chiusi” alla critica e alla competizione e altrettanto “aperti” alla costruzione delle clientele, anche attraverso alleanze con sponsor che avrebbero fatto impallidire gente ben più attrezzata di loro. Che il PD fosse anche e soprattutto una ragnatela di potere costruita a volte con metodi opachi e atteggiamenti da mafiosi lo andavo sostenendo da parecchio tempo, confortato in questo dai comportamenti degli esponenti di quel partito ai vertici della città in cui vivo. Mi avevano perfino querelato (usando i soldi pubblici) e avevano anche perso! A chi pensava che queste storie – Penati a Sesto e Milano, la Lorenzini in Umbria… - fossero circoscritte ad alcune realtà locali ha in questi giorni avuto il riscontro di come, invece, il malcostume sia così diffuso da essere diventato endemico. Se bari nei congressi, cosa farai mai alla guida di una città, provincia regione, ente pubblico? A quali costumi sarai pronto a piegarti per tenere il posto che ti hanno dato in cambio di favori e dell’obbedienza?
Non che non ci fossero voci interne di dissenso, pronte e stigmatizzare tutte queste storie, a rivendicare maggiore trasparenza, pulizia, democrazia. Fino ad ora erano prontamente rientrate ogni volta che i “padroni” del partito facevano la voce grossa e li convocavano per sgridarli. Allora tornavano ad allinearsi come bravi soldatini in nome dell’unità del partito, da qualche giorno invece cantano sui giornali canzoni che avremmo tanto voluto sentire qualche tempo fa, quando questo paese stava ancora un pochino meglio ed era più reattivo di quanto non lo sia oggi.
Da domenica la storia è cambiata, siamo alla sconfessione reciproca: al senso di appartenenza allo stesso partito, all’adesione agli ideali di cui è portatore, all’affetto per la sua storia e per le sue storie si è sostituita la voglia di distruggerlo, di eliminare l’altro, di sopraffarlo non importa con quale mezzo. E’ lo stesso passaggio che porta una coppia che bisticcia a trasformare la lite in accuse reciproche sempre più gravi, fino a disconoscere lo stesso legame che la teneva insieme.
Mi pare che nel PD stia succedendo esattamente questo: la battaglia politica è finita (forse non è mai cominciata); siamo nel pieno della guerra che prelude alla separazione, quando cioè i contendenti cercano di conquistare le migliori posizioni in vista del redde rationem finale; lo sbocco non sarà altro che una cruenta e costosa separazione. Costosa perché il patrimonio famigliare è cospicuo, e non parlo dei soldi, ma della sterminata mappa del potere democratico fatto di infiniti posti, legami, rapporti e influenze.
Il partito, quello dei militanti, non c’è più da tempo: me lo spiegavano i militanti del PCI e delle sue evoluzioni successive quando chiedevo loro perché non partecipassero al Congresso, standosene fuori dalla sala dove si fingeva di votare un segretario unico.

Mariano
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