NOVITA'
latest

468x60

header-ad

I più letti

Visualizzazione post con etichetta Fassino. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Fassino. Mostra tutti i post

GIOVANI & VECCHI, BALLE E BALLOTTAGGI

Tempo di ballottaggi: vuoi vedere che stavolta cambia qualcosa?

Non serve di certo richiamare qui le colte e dote analisi che, nei giorni successivi al primo turno, ci hanno spiegato, fra l’altro, che il PD a volte si rende ridicolo perfino quando si confronta con la crudezza dei numeri. In sintesi: bene M5S quando ha candidati convincenti, male il PD perché non ne ha quasi più e i pochi sono soffocati dal ganassa fiorentino, consensi risicati alla sinistra, centrodestra ancora capace di exploit importanti se dall’altra parte ci sono dei Sala o personaggi incolori del genere. Astensione abbastanza ampia, ma non scandalosa. Appetitosa, perché sarebbe tempo che ci si occupasse di capire quale prodotto politico potrebbe riportare al voto gente che ha rinunciato e in quale misura potrebbe cambiare la politica italiana.
Torino rappresenta abbastanza bene lo snodo: vecchio, usato e stantio, ma ancora abbastanza in forma? Oppure, nuovo, anzi nuova, tenace e mite, esperta e ingenua, fresca ma non fessa?
Il primo, il vecchio, ha già dimostrato cosa sa fare: come personaggio politico di primo piano, come ministro della Repubblica, come aspirante banchiere, come sindaco. Ha soprattutto dimostrato la sua capacità di essere garante di quel Sistema Torino che ha dato alla città fasti e risorse nel momento in cui la crisi dell’industria la metteva in ginocchio. Quel sistema lo troviamo dappertutto, non solo fra le damazze e i principini della collina torinese che, quando scendono in città, curano anche oggi i loro interessi in modo mirabile.

VENARIA, MON AMOUR

Non è il solito post celebrativo delle meraviglie del passato, tornate a risplendere e ad attrarre turisti e curiosi, si tratta invece di
Un presente che incoraggia
Oltre 2500 voti al primo turno (il 17%, risultato in linea con le liste grilline), 9150 al ballottaggio (quasi il 70%) contro il candidato della nomenklatura PD. Con questo risultato Roberto Falcone si appresta a governare una città di 35 mila abitanti con 15 consiglieri comunali (su 24), tutti new entries nelle istituzioni cittadine. Una bella soddisfazione per lui, i suoi compagni di avventura e per i molti che, come me, nella sua vittoria ci speravano tanto per mandare a casa il peggiore PD (sempre che esista ancora uno migliore) insieme ai suoi usi, costumi, metodi, cooperative e camarille.
E’ inutile negare che questo risultato è stato reso possibile dalla frammentazione di liste e candidati a sindaco. Credo, per esempio, che siano incomprensibili ai più le ragioni che hanno prodotto la divisione fra le liste a sostegno di Saverio Mercadante e Fosca Gennari (insieme circa il 20% al primo turno), ma il M5S è stato bravo a cogliere le contraddizioni di un partito senza più nerbo e radicamento sociale.

VERGOGNE NAZIONALI

Il dito medio di Fassino, la trattative con gli ultras, gli applausi dei poliziotti ai colleghi, il gioco delle tre carte coi soldi della gente…
Il dito medio
Fino a due anni fa la vergogna nazionale era Berlusconi, accompagnato dall’eco dei suoi scandali e dalla gravità dei reati per cui era già stato condannato. Andavi all’estero e ti capitava spesso di essere interrogato sull’apparente (?) impazzimento nazionale, visti i consensi di cui continuava e continua a godere. L’interrogato si giustificava balbettando scuse e spiegando che B era solo una faccia di una medaglia che vedeva dall’altra parte la sinistra più asservita e egoista della storia mondiale.
Poi l’hanno fatto fuori a favore del più sobrio Monti: non si è trattato di un colpo di stato, tuttavia l’operazione politica non è stata esattamente democratica; va detto qualche beneficio l’ha pur prodotto. La reputazione del nostro paese, – almeno stando a quello che i giornalisti hanno cominciato a raccontare – è migliorata, lo spread è sceso e le nostre pensioni hanno preso il volo, senza che uno straccio di riforma strutturale disegnasse un futuro per le giovani generazioni di questo paese.
L’uomo col loden verde si è montato la testa e ha pensato di mettersi in proprio con gli esiti che conosciamo. Elezioni, vince Grillo, Bersani ci prova e Letta va al governo con Berlusconi.
Della reputazione italiana non parla quasi più nessuno: credo che sia davvero difficile immaginare di convincere un forestiero che fare un governo con un pregiudicato, carico di processi e di scandali, è cosa buona e giusta.
Il PD e i suoi giornalisti cercano di accreditare l’idea che non si sarebbe potuto fare diverso, vista l’indisponibilità del M5S: viene “silenziata” perfino la Serafini (deputata e moglie di Fassino) che bene spiega che mai loro del PD avevano avuto l’intenzione di collaborare per davvero e alla pari con Grillo. Il resto è attualità, con Letta silurato da Renzi: il primo annunciava poco e non faceva nulla, il secondo è tutto un annuncio a risultati zero. Chissà il prestigio internazionale… certo non credo che qualcuno possa sostenere che il nostro è un paese in cui la democrazia funziona e la trasparenza la fa da padrona.

A rinforzare l’idea che si stia continuando ad andare verso il fondo, arrivano le trattative delle massime autorità con i capi ultras, assurti a rango di autorevoli negoziatori per evitare “guai peggiori” in situazioni sfuggite al controllo di chi doveva occuparsene. Ne sta parlando tutto il mondo e senza il divertimento del bunga bunga, semmai con la preoccupazione di un corto circuito fra malavita e apparati dello Stato.
Il calcio diventa il paradigma di un paese nel caos e nella disperazione. Gli applausi dei colleghi ai poliziotti che hanno ucciso un ragazzo, la diffusa sensazione di essere nelle mani dei prepotenti, dei cafoni e dei delinquenti, che albergano e proliferano oramai in ogni settore e professione, sono indizi della lacerazione ben più che i fischi all’inno nazionale.
Normalmente i leader demos deplorano tutto questo: mettono su quell’arietta saputella, storcono la bocca in una smorfia di disappunto e deprecano, stigmatizzano e condannano. Lo fa Renzi, lo fanno i big del partito, lo fa anche Fassino. Naturalmente loro non hanno mai alcuna responsabilità e sono corretti e garbati perfino quando debbono affrontare la piazza a muso duro; come potrebbe essere diverso, loro sono superiori perfino quando trafficano.

Ieri Fassino ha salutato i tifosi del Toro, che lo contestavano durante la cerimonia commemorativa della tragedia di Superga, alzando repentinamente il suo dito medio. Eleganza del gesto e profondo rispetto per il dissenso. Vabbè, si potrebbe obiettare, non dovrebbe succedere, ma un momento di debolezza è umano.
E’ vero, ma è assai meno umano smentire di averlo fatto ed essere poi smascherati dal solito video che ristabilisce la verità dei fatti. Chissà cosa si inventeranno i suoi compagni di partito per giustificare l’ingiustificabile, chissà che cosa studieranno i suoi sponsor alla successione di Napolitano per spiegarci che, ancora una volta, siamo noi che non abbiamo capito.

Mariano

LA DEMOCRAZIA: RISCHI E FISCHI

La stizza dei demos e l'insulto degli avversari.
Finalmente alla Festa nazionale del PD è successo qualcosa: dopo giornate tristi e monotone ci hanno pensato alcuni contestatori a ravvivare un po' il clima.
I fatti sono noti: c'era Schifani, presidente del Senato e chiacchierato avvocato di mafiosi, col suo passato carico di zone d'ombra e discutibili avvenimenti personali e professionali. C'era Fassino, che dire... Insieme a un noto giornalista RAI, ovviamente democratico, dovevano discutere di politica.
Un'oretta indolore ma significativa, vista la penuria di centrodestri illustri alla Festa democratica di quest'anno. I grillini, il popolo viola e chissà chi altro organizza una sacrosanta contestazione al personaggio e, a seguire, si innesca il solito corollario di polemiche e minacce di rompere alleanze del giorno dopo. Niente di nuovo, se non la solita miseria che la politica esibisce tutti i giorni, però qualche considerazione bisogna ben farla in questo nostro paese dove anche le cose più normali diventano straordinarie manifestazione di stupidità.

La prima: dare degli squadristi a un gruppo di contestatori non violenti e civilmente attrezzati è una pericolosa cretinata.  Fanno intendere che gli squadristi, quelli veri, sono innocenti persone che agitano un libretto rosso al sabato pomeriggio, prima di andare a fare un giro in via Garibaldi, magari mangiandosi un gelato coi figli e i nipoti. Invece gli squadristi veri usano altri metodi e diffondono valori ben differenti, anche quelli in doppiopetto e non  tutti di destra....