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L'ALTRO TURIGLIATTO: PESI E LEGGENDE

"Ma tu..., sei quello che ha fatto cadere Prodi?". Da otto anni a questa parte convivo con un doppio e ne condivido la riprovazione di buona parte degli elettori del centrosinistra. Non finisce mai!

Il 24 gennaio 2008 il governo Prodi - formato da tutte le forze politiche di centro e di sinistra, era il tempo dell'Unione - veniva sfiduciato dal Senato (156 sì e 161 no). La sconfitta veniva dall'Udeur di Mastella e dai seguaci di Dini, che facevano parte della maggioranza, ma votarono contro lo stesso. Votò contro anche un senatore di Rifondazione Comunista che già aveva criticato aspramente il governo sulla partecipazione alla missione "umanitaria" in Afganistan e sul raddoppio della base militare americana di Vicenza: Franco Turigliatto. Il suo voto non era assolutamente decisivo, ben altri furono i killer di Prodi (leggi la ricostruzione di Travaglio), ma lo stesso lui assurse a simbolo della sua sconfitta. Colpa di Turigliatto. Il premier rassegnò le dimissioni e le cose presero la piega che sappiamo, anche grazie alle manovre e agli intrighi di Napolitano che, dal Quirinale, contribuiva con le sue gesta a rendere, la nostra, quella repubblica extraparlamentare che vediamo oggi.
La sera della sfiducia, quel 24 gennaio, me ne torno a casa da una giornata in Consiglio regionale e vengo apostrofato davanti al portone da un concittadino che mi dice: "Perché ha fatto cadere Prodi? Non si rende conto che, così, spalanchiamo le porte a Berlusconi?".

SESSANTA

Non mi ero ancora abituato a essere adulto e mi ritrovo già vecchio!
Mollezze
Il 12 settembre sono arrivati i sessanta, un compleanno come tutti gli altri, se non fosse che quel numero è davvero uno spartiacque. O, almeno, lo era…
Prima della Fornero a sessant’anni si andava in pensione; anzi, ci andavano gli sfigati perché tutti gli altri lasciavano prima il lavoro con incentivi, bonus e anni di stipendio per stare a casa in attesa dell’agognata pensione. Il paese andava a fondo, ma brillanti cinquantenni sfoggiavano abbronzature fuori stagione (e ancora lo fanno), appena condite con qualche lamento sul mancato adeguamento della pensione negli anni. Li invidiavi, ma sapevi che anche tu, sfigato, a sessant’anni saresti andato in pensione, magari giusto in tempo per badare ai nipotini che nel frattempo sarebbero arrivati.
Poi è arrivato il governo Monti e sotto il loden verde - che tanto piaceva ai giornalisti, ai demos e a Napolitano - ci ha portato la fregatura di una ministra che ha riformato le pensioni senza nemmeno sapere cosa faceva...
Fine dei sessanta come traguardo di una vita, inizio dell’incertezza (quest’anno? il prossimo? no, ancora due, forse tre…). Una certezza nuova: ai nostri figli il compito di pagare le nostre pensioni, con l’assoluta sicurezza di non goderne nemmeno di striscio, se non per beneficienza indiretta.
A sessant’anni devi prepararti alla morte, hai già la dentiera che depositi la sera in un bicchier d’acqua che fa ribrezzo ai tuoi famigliari più giovani. Passi il tempo a lamentarti degli acciacchi dell’età ascoltando la musica dei tuoi anni ruggenti, ma non vai a ballare perché sei stato di estrema sinistra tutta la vita e cedi malvolentieri alle lusinghe delle gite sociali in pullman, quelli delle pentole. Intasi i servizi sanitari presentandoti alla mattina presto a fare i prelievi seguito dalle maledizioni dei più giovani che hanno fretta – devono andare al lavoro, a portare i figli a scuola… – e che si chiedono che cosa hai da fare tutto il giorno per esserti alzato così di buon ora. Dimentichi le cose, tranne che quelle del tuo passato e, a volte, ti vengono botte feroci di quel sano egoismo che avevi (solo in parte) lasciato diventando adulto e che adesso torna a invadere i tuoi pensieri e le tue ansie.
Oggi i giovani non hanno voglia di lavorare”, “Ai miei tempi, pane e polenta e pedalare…. mica tutti ‘sti vizi”, “Non ci sono più le stagioni di una volta, forse il buco nell’ozono è vero” e avanti così a commentare gli esiti del paziente lavoro proprio della tua generazione, quella che è riuscita a fare così bene, specie nella sua fase terminale.
Ti lamenti dell’educazione dei ragazzi, della mancanza di rispetto e del degrado della società: non come quando eri giovane tu. Fai finta di esserti dimenticato le trasgressioni, le follie, le ribellioni e, quando proprio non ci riesci, ti dici che le ragioni del tutto erano così nobili da legittimare ogni azione. Non come i giovani di adesso che hanno la pappa sempre pronta e sono smidollati…
In me c’è qualcosa che non funziona: sono arrivato a sessanta, ne ho lavorati 41 e non mi mandano in pensione. Per tutto questo tempo ho fatto un lavoro che mi ha fatto crescere, migliorare e divertire. Ho dato parecchio e ho ricevuto assai di più, non parlo di soldi. Sul lavoro ricevo tanto anche adesso, ma non ditelo a Poletti sennò davvero mi manda a lavorare fino alla morte.
La mia famiglia mi piace, tanto; certe volte mi fa arrabbiare, ma mai abbastanza da rendermi rancoroso e truce per più di qualche minuto. D’altra parte debbono resistere a un soggetto davvero ingombrante e so che hanno lottato e a volte lottano per non essere sopraffatti da una personalità un po’ strabordante. Non credo di aver mai detto loro dell’amore che provo perché non sono capace di queste smancerie, ma lo sanno. Non sono mica ottusi.
Ho degli amici che amo e che mi amano, sopportandomi e qualche volta facendosi sopportare. Alcuni li conosco e frequento da così tanti anni che mi sembrano fratelli e sorelle. Tanti mi vogliono bene perfino quando sarebbe per loro più semplice fare finta di non conoscermi. Vado in giro a testa alta perché sono certo che nessuno potrebbe imputarmi qualche atto disonesto o poco civile, ricevo ancora oggi apprezzamenti per le cose che ho fatto, per quelle che faccio. Qualche temerario si spinge a incitarmi a farne ancora.
Mi piace ascoltare la musica di adesso, mi vanto di essere quasi un’enciclopedia dei gruppi e dei solisti nuovi, quelli che cominciano adesso la loro carriera in musica (ultimamente ho una massione per J. Wilson i New Pornographers e Bugo). Torturo i miei studenti proponendo loro l’ascolto di tutti questi “strambi”, qualche volta si innamorano anche loro di musicisti di cui non sapevano l’esistenza e mi commuovo. Mi piacciono gli artisti originali, che non copiano e che presentano una visione un po’ esasperata e poco convenzionale, soprattutto quelli che tentano l’azzardo del futuro. Mi piacciono gli artisti seri e l’arte contemporanea che induce riflessione senza strafare per stupire; poi mi piacciono le donne della mia età, che assomiglino a mia moglie.
Mi sento spesso in colpa verso i ragazzi e le ragazze che hanno voglia di fare – e anche i numeri – perché li vedo annaspare e non so come aiutarli meglio. Ogni giorno che passa mi piace sempre meno la politica e quelle figure tristi che popolano i palazzi e le istituzioni: mi viene voglia di irriderli e, quando posso, lo faccio (una risata vi seppellirà). Non ho neanche la dentiera. Ci pensa la mia dentista, l’investimento più costoso dopo la casa.
Insomma, niente di quello che da giovane pensavo che sarebbero stati i miei sessant’anni si è avverato, tranne la gioia di Cloe e Maria: niente pensione, denti a posto, bella famiglia, affetti intensi e solidi, serenità maggiore, libido sommariamente intatta (mai stato un focoso, neanche da giovane), voglia di futuro, curiosità immensa e tanto altro che tralascio. Solo che…
Una cosa però mi ricorda che sono in età: accavallando le gambe, senza aggiustare il tutto prima, avverto un certo dolore che fino a qualche anno fa neanche sapevo si potesse provare… Che sia la vecchiaia? 
Mariano

TURIGLIATTO SINDACO

L’impegno per la città dove vive e lavora. Da "PUNTO DI VISTA", n. 19 del febbraio 2012
Ritorno al futuro intervista a cura di Giovanni Lava
turigliatto.guardabene-ridotto Pur essendo diventato nonno sei mesi fa, Mariano Turigliatto non abbandona le barricate di una vita. A 57 anni, portati decisamente bene, ha deciso dopo lunga e combattuta meditazione che Grugliasco merita un nuovo sacrificio, la candidatura a sindaco della città, ruolo già ricoperto per circa otto anni alla guida di quella che fu definita la “Primavera grugliaschese”, seguita all’inverno rappresentato dallo scandalo Le Gru e alla decapitazione ad opera della magistratura di tutta la classe politica del centrosinistra che era al governo della città sin dal dopoguerra. Dopo l’esperienza in Regione come consigliere della lista Bresso, due anni fa è stato “scomunicato” per la seconda volta dalla casta dei partiti di centrosinistra a causa di questo giornale che racconta quanto non va raccontato. La prima volta avvenne nel 1997 quando il centrosinistra in combutta con il centrodestra lo fece decadere da sindaco, per poi essere sbaragliato al primo turno nelle successive elezioni comunali. Oggi Mariano Turigliatto – a quanto emerge dall’intervista che segue – è pronto a dare battaglia di nuovo con l’energia e l’intelligenza di sempre.
Dopo tante discussioni sull’opportunità o meno di una tua candidatura a sindaco di Grugliasco, che cosa alla fine ti ha spinto ad accettare? Lasciamo per un momento da parte la mia storia politica. Io innanzitutto sono un cittadino di Grugliasco. È dal 1972 che insegno nelle scuole di Grugliasco e ancora vi insegno. Vi abito da quando mi sono sposato, mia moglie lavora qui, i miei due figli vivono qui, la mia nipotina vive qui.

MARIANO: "GRAZIE E TENIAMO DURO"

Care e cari voi,
siamo oramai arrivati al termine di questa lunga campagna elettorale e voglio davvero ringraziarVi tutte e tutti: tantissime persone, un sacco di suggerimenti, continue sollecitazioni a non mollare e a dare il massimo fino alla fine (della campagna elettorale, si intende!)
Avete perseguitato i Vostri amici con i miei santini e con la descrizione delle meraviglie di cui sono capace, avete dato tutto ciò che potevate per vincere una scommessa difficile: far valere la forza dei contatti con le persone sulle cene, sulle gigantografie, sui ricchi gadgets, sul sorriso smagliante. Avete invitato gente a casa vostra, rotto le palle per telefono a tutto il mondo, inventato ogni sorta di trucco per raggiungere il risultato. Non sono capace di dirvi quanto vi sono grato, perché lo sono troppo.

Tanta gente decide cosa e chi votare all’ultimo minuto, dunque bisogna fare un ultimo sforzo da qui a domenica, compresa. Oramai il più è fatto, ma non lasciamo nulla di intentato: chiamiamo gli ultimi ancora ignari, portiamoci dietro i santini residui, diamo un ultimo colpo alla campagna elettorale.

Infine, grazie, davvero grazie! Per la forza che mi avete trasmesso, per il bagno di umanità, di simpatia e di stima a cui mi avete sottoposto: ne avrò per anni. Ho faticato a non montarmi la testa, conservo tutto il calore e la spinta a fare sempre meglio e di più. Ve lo meritate ampiamente e ci proverò.

A lunedì…

Mariano

MARIANO IN TUTTE LE SALSE

in rete troviamo veramente di tutto!!!



IL PRANZO DEI FURBI

Qualche giorno fa un noto esponente politico del centrosinistra ha invitato ben 800 possibili elettori a pranzo. In allegria si sono trovati tutti in un famoso ristorante di Caluso. Pagava lui e non era neanche la prima volta che succedeva in questa dispendiosa campagna elettorale.
Una sola considerazione: possibile che i partecipanti non si siano chiesti da dove venissero i soldi e se fosse giusto condurre una campagna elettorale sui succhi gastrici invece che sul confronto di idee e di persone? Che politica si aspettano da eletti in questo modo? Boh!

Mariano

APERITIVO CON SENTIMENTO...

Galeotta la campagna elettorale: ieri sera un aperitivo emozionante con oltre sessanta ex studenti che sono venuti a prendersi qualche battuta e un po' di materiale di propaganda da distribuire agli amici e ai parenti. Emozionante perché sono belle persone e mi hanno trasferito la considerazione e i bei sentimenti che provano per me. Ricambiati.
Grande momento, specialmente quando ho visto che si ritrovavano dopo anni di lontananza e... ripartivano da dove erano rimasti come se il tempo non fosse passato.
Bella gente, davvero, una speranza per l'Italia di domani.

Mariano


 

MARIANO IN PILLOLE _ 03

UN SINDACO FUORI DAL COMUNE


L’amministrazione di una città, tradizionale roccaforte della sinistra, travolta da uno scandalo, i vertici locali dei principali partiti azzerati, l’indignazione di pochi che si fa impegno politico al servizio di una comunità: Salvo Anzaldi in un bel libro ripercorre il quindicennio “caldo” della storia contemporanea grugliaschese, dall’affaire le Gru alle giunte Turigliatto