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I REGALI DELLA SICILIA

Le elezioni siciliane - le campagne elettorali che le hanno precedute e i fatti che le seguono - sono un bel segnale di cosa è diventato questo paese

Se si volesse sintetizzare in poche parole la "morale" delle elezioni siciliane, si potrebbe affermare che:
a) i Siciliani hanno detto al PD che, all'imitazione, preferiscono l'originale e se lo sono votato. D'altra parte dopo Crocetta, e con Renzi che impazza, ci voleva del fegato...
b) i Siciliani hanno finto di credere che tutto fosse "pulito" e che il voto non fosse di scambio. Chi non aveva voglia di fare finta se ne è stato a casa, facendo vincere clientele e camarille, impastate con la proclamazione di valori di legalità, onestà e antimafiosità. Insomma, il solito e mica solo in Sicilia, quante volte anche in zone molto lontane da lì succede la stessa cosa: associazioni al soldo nutrite con fondi pubblici, diritti trasformati in favori, emarginazione di qualunque dibattito, fascismo strisciante.
c) i Siciliani hanno gratificato con tanti voti il M5S, ma non abbastanza da portarlo alla guida della Regione...

LA MULTA: I 5 STELLE, IL PD E ALTRI ROTTAMI

E' bastata una multa a far crollare il castello. Fra macerie e rovine, ciò che resta dei partiti di successo.
Riassumendo: il capo di gabinetto del sindaco di Torino (M5S) viene intercettato in una conversazione con l'amministratore della GTT - azienda pubblica di trasporti, indebitatissima, sull'orlo del fallimento e da tanto tempo feudo elettorale dei partiti del sistema Torino, democratici in testa - in cui gli chiede di cancellare la multa che un suo amico ha preso perché colto senza biglietto sull'autobus. L'amministratore delegato, invece di mandarlo a stendere, lo rassicura: lo farà.
Appena la notizia comincia a circolare, il capo di gabinetto del sindaco si dimette. Non si sa se perché adeguatamente sollecitato a farlo o per sua autonoma decisione dettata dalla vergogna, ma lo fa e toglie il disturbo. D'altra parte il suo ruolo è talmente delicato che non è proprio possibile fare finta di nulla o risolvere la questione con delle scuse. Dunque - insisto - se ne va.
Evviva, Torino è successo quello che sarebbe successo in qualunque altro paese dell'Europa, solo che...

UN POPOLO DI RIGHI

Ve lo ricordate il pensionato di "Amici miei"? Quello talmente gretto ed egoista da risultare straordinariamente simile a tanti di noi?
Talmente amorale da risultare credibile nel suo trattare le regole e i modi del vivere civile come una specie di opzioni da scegliere in base all'interesse personale e del momento. Di una grettezza così assoluta che permette al prossimo cinico di insinuarsi - facendogli credere ciò che non è - per fregarlo. Una volta presa la fregatura, nulla lo smuove, certo com'è che riuscirà con il prossimo "affare" a recuperare e vincere.
Intimamente convinto che l'interesse collettivo non è altro che la somma sbilanciata degli interessi individuali e che il suo, di interesse, primeggia fra quello di tutti gli altri, che finiscono perciò per diventarne dei satelliti. Se così non è, nessun problema: si aggiusta in qualche modo, qualcun altro pagherà l'errore o la svista.

LA STRETTA DI MANO

Una signora voleva stringermi la mano... 
Un celebre locale della zona ovest di Torino celebra il restyling con un vernissage al quale non manca la crema politica e sindacale oltre al consueto sottobosco politico della zona. Ci vado anch'io, invitato con calore e affettuosamente bendisposto verso i proprietari del locale, che ho visto crescere insieme al capostipite.
Alle 18, come da annuncio, si aprono le porte e, dopo i vip, tocca a noi "normali" entrare nel locale accolti con squisita cortesia dai proprietari/gestori, visibilmente emozionati.
Allestimento sopraffino, davvero un bel posto, servizio e prodotti all'altezza della classe e della cura che ci hanno sempre messo nel fare le cose. Insomma, tutto bene. Siccome ho un impegno urgente, fendo la massa mangiante e bevente per raggiungere il terzo dei tre artefici di questa ulteriore meraviglia, senza troppo badare a chi mi sta intorno, quando...

LA VITA SU MARTE C'E'

Eminenti scienziati al lavoro da decenni, sonde spaziali, robot fantascientifici:tutto per capire se c'è vita su Marte. E dire che bastava chiedere al Comune di Collegno. 

L'ignaro automobilista che transita in corso Pastrengo, fra Collegno e Torino, oltre a rischiare la multa dell'autovelox, rischia anche di perdere il senno: ad ogni rotonda un allestimento "finto spaziale" dovrebbe ricordare che lì vicino (a Torino) c'è l'Alenia e che in prossimità c'è il Campo  Volo.
Spettacolari due allestimenti. Il primo vede un pupazzetto rinchiuso in una gabbietta al centro della rotonda: dovrebbe rappresentare  l'astronauta a bordo della navicella spaziale. Fa talmente tenerezza che si racconta di automobilisti che hanno inchiodato, sono scesi dall'auto con il cric in mano per rompere il vetro e liberare il poveretto imprigionato. 

ALLA FINE DELL'ESTATE...

Eventi che hanno riempito le pagine dei giornali di luglio e agosto, non in ordine cronologico:
1. Tormenti del PD, in tutte le salse e a tutte le latitudini. Conflitti, renzate, distinguo, comparsate e puntualizzazioni. Se larga parte della politica italiana non fosse quel partito ci sarebbe da ridere. E c'è ancora chi si chiede le ragioni del declino del paese. Poi ti arriva "Libero" con lo scoop secondo il quale il PD fa firmare un contratto ai nominati nei consigli di amministrazione: si impegnano a versare al partito la tangente personale. Se non lo fanno, via.  E' la meritocrazia, bellezza.
2. Cinquestellismo con scappellamento a destra. Più o meno la stessa cosa del PD con l'aggravante di essere nuovi, un'autentica speranza dell'Italia. Autoreferenziali, ondivaghi, preoccupanti. Come si fa a dissipare un consenso esagerato in pochi mesi. Siamo sicuri che la gestione Casaleggio jr non abbia bisogno di una bella revisione, magari corroborata da un ritorno di Grillo?
3. Incendi: appiccati dunque dolosi, dovuti alla siccità, all'incuria dei boschi, alla Madia che ha accorpato la Forestale ai Carabinieri  eccetera. Gli incendi continuano anche adesso, ma non ne parla più nessuno perché le paginate sono dedicate a...

IL RANCORE DEL BENEFICATO E I SUOI EFFETTI PERVERSI

"Sindrome rancorosa del beneficato" e classificazione delle forme attraverso cui si manifesta. Un gioco: inserire nelle categorie giuste i beneficati rancorosi a cui abbiamo fatto del bene e di cui non ci siamo spiegati la mancanza di riconoscenza e l'accanimento distruttivo.
Fa caldo (è estate) e le attività rallentano. prevale il cazzeggio e, leggiucchiando qua e là sul web, improvvisamente trovi la risposta che sei andato cercando per almeno vent'anni. Si tratta di un post di Marta Migliardi su Blasting News, illustra le quattro tipologie di ingrati che maturano rancore nei confronti dei loro benefattori. L'ho letto tre volte, ho trovato pace e un po' di divertimento.
Alla base di tutto c'è l'invidia - della bellezza, dei soldi, del carisma, della fortuna... -, dalla quale si genera un profondo rancore, così che il beneficato "Nonostante in cuor suo sappia perfettamente di aver ricevuto del bene, non riesce a sostenere il peso del debito di riconoscenza verso il #benefattore e lo trasforma automaticamente in una persona da allontanare, dimenticare e a volte anche diffamare, da cui la sindrome rancorosa del beneficato", ci spiega l'autrice.
Già che c'è individua anche le 4 categorie. Eccole qua:

TERREMOTO: UNA RISATA CI SEPPELLIRA'

Ogni disgrazia ha i suoi sciacalli. Ha le sue vittime, i suoi beneficiari, le sue cause e le sue conseguente. Ma noi, perché non impariamo proprio mai?

Vito Giuseppe Giustino, di Altamura, imprenditore edile, se la rideva mentre commentava con un suo collaboratore gli effetti devastanti del terremoto ad Amatrice e dintorni, leccandosi i baffi al pensiero del business che si apriva per lui. Situazione abbastanza simile a quella che tanta indignazione aveva scatenato in occasione del terremoto dell'Aquila di 8 anni fa.
Proprio di recente, fra l'altro, il terremoto della città abruzzese è stato festeggiato con 10 arresti per corruzione, turbativa d'asta e il solito rosario di reati collegati all'uso truffaldino del denaro pubblico: funzionari pubblici, professionisti, imprenditori arrestati per le solite manovre oltre ad arricchire pochi sulle disgrazie di molti. Naturalmente tutti i comuni hanno a cuore legalità e antimafia, a parole.
Già aleggiano il primi scandali anche sul "nuovo terremoto", per adesso fatti di gente che ha cercato di farsi rimborsare la casa delle vacanze come se fosse l'abitazione principale.

ADULTI E STRANIERI ALL'ESAME DI STATO. SPERANZE

Fare parte di una Commissione degli Esami di Stato è sempre un'esperienza istruttiva. Se poi i candidati provengono dai corsi serali di un istituto tecnico industriale, ancora di più...

Alvin è nato qui da genitori filippini. Sono tornati al loro paese per tutta la sua infanzia, poi di nuovo in Italia. Ha 25 anni, lavora in una piccola fabbrica, fra due settimana va nelle Filippine per sposarsi con la sua fidanzata. Lui ha la cittadinanza italiana, ci ha messo otto anni ad averla, altroché ius soli. Faranno le carte all'Ambasciata subito dopo il matrimonio, così sua moglie potrà tornare in Italia con lui. Parla l'italiano abbastanza bene, ma non riesce a liberarsi da quella inflessione strana e dai conflitti con la sintassi. Ha preparato un lavoro sul motore a reazione - c'è anche un pezzo in inglese - e costruito collegamenti con storia e letteratura. Sostiene i suoi 45 minuti abbondanti di colloquio con una trepidazione che la respiri insieme all'aria rovente dell'aula.
Assiste al suo colloquio Ivan, romeno in Italia fin da piccolo, bravissimo, con una testa e una determinazione che suscitano l'ammirazione della commissione tutta. Lui è già passato e ha ricevuto complimenti  e apprezzamenti, forse superati solo da quelli indirizzati al suo connazionale Rob: colloquio superlativo, preparazione impeccabile, inglese fluente, competenza a piene mani e umiltà che non si vede più in Italia da anni.
Anche Pino, italianissimo e tatuatissimo, 35 anni, al lavoro da 17, ha fatto una figura spettacolare.

TRASFORMAZIONI di F. Maletti

Alle origini della fine dl lavoro subordinato "garantito": gli anni '80, le macchine, la tassa sui robot e il lavoro del futuro...
Il LAVORO, a cui faceva e continua a fare riferimento la Costituzione Italiana, dopo settanta anni non è sicuramente rispondente al lavoro di oggi. Ma, nonostante tutto, per “lavoro” si intende ancora una occupazione stabile, garantita per tutta la vita, con progressivi avanzamenti di carriera e, in alternativa, il riconoscimento degli scatti di anzianità. Insomma: un lavoro SICURO in cambio del “comportarsi bene”, e che consente di beneficiare di prestiti bancari per la costruzione della casa, per l’acquisto dell’automobile, per gli studi dei figli. Tutta la nostra comunità ruotava, e tenta di ruotare ancora oggi, intorno alla stabilità del posto di lavoro come regola aurea per giudicare le garanzie, anche morali, delle persone. Così che, purtroppo, anche se ci troviamo in pieno periodo di precarietà del lavoro, queste regole antiquate rappresentano ancora la condizione necessaria per l’ottenimento di un prestito o di un finanziamento: rendendo praticamente impossibile qualunque iniziativa di piccola imprenditorialità o anche solo il superamento, per il singolo, di una crisi economica temporanea. Chi non ha un lavoro stabile e sicuro, se non viene guardato con disprezzo viene tuttavia considerato un perdente, una persona di cui “non ci si può fidare”.
Il DECLINO progressivo dell’articolo uno della nostra Costituzione (“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”…) ha probabilmente un inizio negli anni settanta del secolo scorso: quando, terminata la Ricostruzione ed in pieno boom economico, nelle grandi aziende industriali hanno avuto inizio i processi di automazione con la comparsa dei primi “robot”...

FEDE, SALUTE & PROPAGANDA

Nel ridente comune di La Loggia  (TO), a elezioni finite, il parroco ha deciso di sospendere la catechista per eccesso di propaganda elettorale. Meno male che certe cose succedono solo lì...
Dunque, riferiscono i giornali (leggi), che il parroco di La Loggia avrebbe invitato una catechista della chiesa locale a prendersi qualche mese di aspettativa dalla funzione. La signora, madre del locale candidato a sindaco del PD (sconfitto, arrivato solo terzo), avrebbe utilizzato il suo "ruolo" per fare propaganda elettorale a favore del figlio, immagino nel corso delle attività parrocchiali, assistita e sostenuta dal marito. A leggere le cronache si intuisce che il parroco ha saggiamente atteso la conclusione della fase elettorale per comminare la sanzione alla signora. Forse immaginava il polverone che si sarebbe sollevato se fosse intervenuto nel mentre. Avrà fatto bene? Avrà fatto male? Chissà!
Chissà se il parroco è stato mosso dal desiderio che la parrocchia resti equidistante il più possibile nel corso delle dispute elettorali, specie quelle locali. Chissà se invece - come afferma la mamma del candidato - sostiene la parte avversa, quella che ha vinto. In ogni caso, la tutela della parrocchia sembra essere il suo obiettivo, perseguito anche nella scelta dei tempi dell'intervento.

LA POST-REALTA'

Realtà che si mescola con la finzione, confini sempre più labili tra le due e apparenza che si fa sostanza, fino a farla svanire nell'irrilevanza. Stiamo entrando nel mondo della post-realtà

La vicenda del candidato a sindaco di Palermo di Ismaele La Vardera, per conto del centrodestra locale, rappresenta meglio di tante parole l'inversione delle cose, la liquidità sociale portata alle conseguenze più estreme, la caduta dell'illusione che la politica possa cambiare le cose e non solo la loro rappresentazione. Al massimo la politica può produrre un reality, lanciare qualche nuova star televisiva, favorire la carriera di un nuovo soggetto,  più cinico e spregiudicato di quelli che va a sostituire. Programmi, idee e speranze: tutti ingredienti buoni per rendere interessante il format, sennò vanno sostituiti con altri più glam.
Cosa ha fatto il giovanotto? Si è candidato a sindaco con alcune liste di centrodestra - simboli nazionali, mica civiche! - e ha ottenuto oltre 7000 voti insieme a numerose attestazioni di simpatia. Solo che... in realtà (si fa per dire) era sotto contratto: tutte le fasi della sua campagna elettorale - incontri, colloqui, comizi, riunioni, feste e così via fino alle manifestazioni con i leaders nazionali del partiti della sua coalizione - sono state riprese da troupes appositamente arruolate non già per documentare, ma per fare della campagna elettorale un reality.

LEZIONI DI VITA

Finalmente la campagna elettorale grugliaschese è finita. Si torna alla normalità, si riassorbono le speranze deluse, si cerca di tirare le somme e di trarre qualche utile insegnamento. Se poi si riesce a fare delle sconfitte esperienze di vita, meglio ancora

Ho vissuto intensamente la campagna elettorale appena terminata anche se non ero candidato, né a sindaco e neanche a consigliere. Così avevo deciso per raggiunti limiti di età, per palese inadeguatezza e per altrettanto evidente incompatibilità con larga fetta degli elettori. Per non parlare del ceto politico, nostrano e non. Dunque mi sono messo a disposizione per "servire" gruppi che avevano deciso di mettersi insieme per proporre a Grugliasco un cambiamento deciso, con alla testa un candidato a sindaco di grande spessore, umanità e capacità, Carlo Proietti.
Alcuni di noi, in particolare i consiglieri comunali eletti, nei cinque anni precedenti avevano cercato di fare ciò che ci si aspetta da una forza responsabile d'opposizione: le pulci a delibere, atti e comportamenti, la critica puntuale alle decisioni dubbie o contrastanti, la formulazione di proposte che inevitabilmente le ha accompagnate. L'abbiamo fatto sempre stando nel merito, fornendo dati e riscontri a tutto quello che abbiamo denunciato: alle molte promesse di querele che ci sono venute dal sindaco, ad esempio, non sono mai seguiti i fatti. La ragione la conosciamo bene e non abbiamo esitato a dichiararla tutte le volte che qualcuno ha provato a confondere la denuncia e la critica con l'allusione, il pissi pissi dei corridoi, il dire non dire. Molto di quello che abbiamo fatto si trova, oltre che negli atti comunali, sul sito di Grugliasco Democratica. Chi vuole può documentarsi, leggere, farsi un'opinione.

LA FACCIA

In questi giorni di preparazione della campagna elettorale per l'elezione del sindaco della mia città, qualche stranezza locale potrebbe essere il segno dei tempi che cambiano

Il sistema attuale per l'elezione dei sindaci e dei consiglieri comunali è entrato in vigore nel 1992 e applicato per la prima volta nel 1993, dunque 24 anni fa. Praticamente da subito la figura del candidato a sindaco è diventata centrale, assumendo via via sempre più importanza. Ovviamente a discapito dei partiti e dei movimenti che presentavano e presentano le liste di candidati consiglieri.
Questo perché l'esecutivo - ovvero l'azione di governo di chi, eletto dai cittadini, rispondeva quasi solo a loro nell'esercizio del suo mandato - ha progressivamente assunto più rilevanza rispetto alla funzione di controllo, indirizzo e rappresentanza esercitato dai consiglieri comunali. A partire da quel momento, quindi, le campagne elettorali si sono progressivamente spostate dal confronto fra partiti al confronto fra candidati a sindaco, i  loro programmi e le coalizioni di liste a sostegno di ciascuno di loro.
Sovente le coalizioni si sono costituite intorno a personaggi "rilevanti" che, accettando di essere candidati a sindaco, hanno svolto la funzione di catalizzatori di gruppi e liste, fino a portarli alla vittoria, pur in una condizione di debolezza. Gente che "ci metteva la faccia". La mia storia è anche questo, come quella di tanti candidati a sindaco i cui faccioni stavano sui muri della città.

SORRY di F. Maletti

Nella mia città fra un mese si vota: ecco cosa scrive un amico carissimo, democratico convinto e moderato per indole e storia...

Spiacente. Ma anche qui a Grugliasco, alle votazioni dell’undici giugno, non posso scegliere la protesta del non voto, restandomene a casa. Non solo perché, a quanto pare, di questa scelta non se ne accorgerebbe nessuno, ma soprattutto perché quando non vai a votare “perché la politica fa schifo”, finisci per avvantaggiare proprio la politica che fa schifo (la quale, al contrario, si vota e si fa votare dai suoi sodali, e senza vergogna).
Spiacente. Ma io credo, da sempre, alla politica intesa non come “una scelta economica per vivere” da parte di chi la fa, ma un servizio reso alla comunità e che comporta tanti sacrifici, anche di tipo economico.
Spiacente. Ma io sto, quindi, dalla parte di chi, per vivere, deve lavorare. Anche perché, sono convinto che, chi non ha un lavoro su cui poter ripiegare nel caso le cose gli andassero male in politica, diventa molto più facilmente “disponibile” a qualunque compromesso (pur di continuare ad avere quella carica politica che costituisce la sua unica fonte di sostentamento).
Spiacente. Ma io non credo che basti prendersela, soltanto e sempre a parole, con quelli che in politica rubano sapendo di rubare, fieri della loro impunità che li ha resi “superiori”: e che si auto assolvono in base al principio secondo il quale “a che serve avere il potere se non lo eserciti a tuo vantaggio…”.

ROSA, LA SERVA DI TRILUSSA

Ho visto Rosa e non riesco a togliermela dalla mente. Il buon teatro mi fa pensare, divertire, riflettere, Rosa mi ha cambiato.

Rosa è la serva di Trilussa. Dopo la sua morte vuole trasformare in museo la casa dove hanno vissuto insieme per tanti anni - un rapporto intimissimo e non detto fino in fondo -, ma viene sfrattata senza pietà.
Il progetto è fallito e lei, mentre prende commiato dalla sua vita in quella casa, ci conduce - visitatori - nel mare dei suoi ricordi: oggetti, storie, momenti e  tormenti.
Durante i 70 minuti di monologo, che sembrano 10 scarsi, la bravissima e intensa Gloria Liberati ci trasporta nel mondo di Rosa, nei suoi pensieri e nelle sue angosce di persona ormai avanti cogli anni che, perdendo il suo padrone/amante/compagno, ha perso tutto, anche se stessa.
Rivive per l'ultima volta nella visita del "museo che non ci sarà" tutta la sua esistenza con Trilussa, abbandonando progressivamente le speranze che l'avevano tenuta in forze quando lui era morto: in fondo fare della sua casa un museo è anche lo strumento per impedire che il lutto devasti del tutto l'animo di chi ha così tanto amato.

INAUGURATOR

Tutte le volte che arrivo a casa dopo aver comprato qualcosa di nuovo, ho sempre paura di trovarci il sindachino della mia città armato di fascia tricolore, fotografo e staff al seguito. Inaugurerebbe qualunque cosa, vecchie e nuova, pur di sperare di stare a galla un altro po', persino una busta della spesa ancora da svuotare.

Fra due mesi dalle mie parti ci sono le elezioni. Il sindaco uscente - ne ha fatte di tutti i colori - sente puzza di marcio e da tempo si dimena come una anguilla inventandosi di tutto e di più pur di mantenersi l'unico lavoro che ha. Sente anche lui in giro una certa avversione nei suoi confronti e cerca in tutti i modi di essere quello che non è stato finora: umile e disponibile al confronto, così attento alla legalità e alla trasparenza da privarsi dell'apporto dei personaggi chiacchierati di cui si è circondato.
Così manda in tutte le case un giornalino (naturalmente pagato dagli sponsor del Comune e scritto dal suo staff) dove gli assessori sono ridotti a figu. Ricordate le figurine dei calciatori, tutti nella stessa posa, tutti con la stessa faccia? Così è il giornale del Comune, quello che dovrebbe rendere conto di ciò che si fa e di quello che bolle in pentola. Ogni due pagine una foto del nostro che inaugura qualcosa: una stazione che non c'è, un ascensore chiuso per vandalismo, un muro dipinto, perfino una scala di sicurezza riverniciata e così via.

VOUCHER: IL BAMBINO E L'ACQUA SPORCA

Salvo sorprese, il PD sta confezionando l'ennesima cintura esplosiva, destinata a un bel botto, per il partito e soprattutto per il paese.
In sintesi: per spingere all'emersione il lavoro nero e sottopagato, si istituiscono i voucher (Legge Biagi del 2003), strumenti di pagamento del "lavoro accessorio". Trattasi di "buoni lavoro" emessi e gestiti dall'INPS - facilmente acquistabili nei tabaccai, banche e uffici postali - che il datore di lavoro occasionale acquista e con cui paga le prestazioni dei soggetti che chiama a svolgerli. Ogni voucher costa 10 €, corrispondente a una paga oraria effettiva di 7,50 €, mentre i rimanenti 2,50 € coprono INAIL e contributi previdenziali (leggi qui).  Meglio che niente, si disse allora. Solo che...
Come sempre nel nostro paese, a fronte di controlli inesistenti e di un sistematico abuso delle maglie che si aprono anche nella migliore delle leggi (e questa non lo era), succede che si comincia a fare un uso decisamente improprio di questo strumento.  Così, lavori prima continuativi vengono spezzettati e precarizzati anche di più di quanto già non lo fossero; lavoratori assunti e licenziati nell'arco della giornata, orari al limite della schiavitù, diritti nessuno e arbitrio totale da parte del datore di lavoro.

MEDICINA DI BASE: AL CAPOLINEA?

Ricordate il "medico della mutua", quello da cui facevi tante code qualche lotta per essere visitato a domicilio almeno quando eri febbricitante? Quello che ti conosceva e che ti metteva perfino le mani addosso? Tutto finito.

Fino a non molti anni fa il medico di base riceveva le persone in uno studio, sovente condiviso con uno o due altri suoi colleghi. A volte aveva un'assistente di studio - si chiamano così le signore che accolgono i pazienti e svolgono le mansioni di sostegno all'attività del medico -, a volte la condivideva con i/i collega/ghi. L'assistente di studio se la pagava lui, il costo era compreso negli emolumenti che percepiva dall'ASL in base alla convenzione regionale, rinnovata periodicamente. Qualcuno per risparmiare cercava di farne a meno e si teneva i soldi. Lo stesso con le sostituzioni nei periodo di malattia del medico o durante le sue vacanze: quelli bravi si prendevano un sostituto che - immagino - pagavano per coprire tutti i periodi in cui erano assenti. Quelli meno corretti si mettevano d'accordo con i colleghi di studio per coprirsi reciprocamente durante le assenze e addio sostituti. Loro ci guadagnavano e chi pagava erano i mutuati, costretti a code e attese ancora più lunghe.

PRIMARIE AL MASCHILE

Il 30 aprile gli elettori PD superstiti e che ancora vogliono celebrare il rito delle primarie rischiano di trovare in gara solo maschi. A meno che...
Mentre si consuma la slow fission del PD e inizia il flusso lento di quelli che se ne sono andati, di quelli che se ne stanno andando e di quelli che ancora ci stanno pensando, il leader segretario se ne vola in California a studiare un po' di inglese. La sua corte ha discusso e si è accapigliata per la data delle primarie e ha fissato l'evento il 30 aprile. Usciti dalla porta del partito due degli sfidanti - Speranza e Rossi - restano Renzi ed Emiliano, protagonista di una gagliarda giravolta. A loro si è appena aggiunto un altro maschietto, Andrea Orlando. Dunque primarie fra tre maschietti con l'altra metà del cielo che è come se non esistesse?
Per fortuna no. Dato che non ci pensano i grandi capi del PD, arriva dai Moderati - alleati di ferro del PD - una proposta che merita attenzione e simpatia: Carlotta Salerno, giovane e capace segretaria torinese del partito.

LE MEMORIA DEGLI INSEGNANTI

Si/ti ricorda/i di me? Questa domanda gli insegnanti stagionati e stanziali se la sentono fare centinaia di volte e con sempre maggiore frequenza da vecchi. Come funziona la memoria degli insegnanti?
Che tu sia stato il loro maestro alle elementari, che tu li abbia avuti per un intero quinquennio alle superiori - o magari anche solo per un anno - dei tuoi studenti non puoi dimenticarti. Magari non li riconosci perché sono cresciuti e, alcuni in particolare, sono cambiati davvero tantissimo. Magari gli sei passato accanto chissà quante volte e non hai fatto mostra di riconoscerli; loro, intimiditi, non hanno osato fermarti per un saluto, temono che tu non ti ricordi di loro.
Come se "riconoscere" fosse la stessa cosa di "ricordare". Un insegnante mediamente interessato al suo lavoro può non riconoscere (sovente accade), ma difficilmente gli capita di non ricordare uno studente. A volte ha bisogno di sentirsi dare da lui/lei le coordinate (anno scolastico, classe, contesto), ma poi ricorda, eccome se ricorda...

VOUCHER GENERATION di F. Maletti



(ovvero: attestato di sub lavoro, in particolare per i giovani)

Alla voce “lavoro accessorio” su Wikipedia, (la Enciclopedia di Google), si trova una precisa ed esaustiva sintesi di tutto quello che può interessare a chi vuol saperne di più sul significato e sull’uso dei voucher in Italia. Di tutto questo lavoro, che denuncia i diversi profili di irregolarità sull’uso dei voucher, mi limito ad affrontare l’ultima parte, quella dal titolo “Criticità della remunerazione oraria”, e che qui riporto integralmente:
“ Un altro profilo di criticità riguarda l’ammontare della remunerazione oraria del lavoro accessorio. Il taglio fisso dei buoni lavoro rappresenta il livello minimo del valore di remunerazione reso possibile dal sistema. Tuttavia, le norme di legge e regolamentari non stabiliscono una soglia minima di prestazione oraria a cui ancorare la corresponsione di un singolo buono, fatta eccezione per il settore agricolo. In questo modo, la normativa lascia aperta la possibilità che un solo buono possa essere utilizzato per remunerare più ore di lavoro, facendo scendere la retribuzione oraria a livelli molto bassi...

LA MALINCONIA DI UN PAESE STORDITO

Polizze a insaputa, sconfitti che si atteggiano a vincitori, evasori che fanno i moralisti, istituzioni ridotte a suk e tanta pochezza. Come sperare che le cose possano migliorare?

Se i giornalisti avessero trattato nello stesso modo gli scandali ripetuti e quotidiani, quelli che costano centinaia di milioni quando non miliardi, avrei seguito le paginate sulla Raggi e le sue polizze con uno spirito diverso dalla nausea che invece mi producono. A beneficio degli amici che hanno la pazienza di leggermi, ricordo quello CONSIP, di cui parla solo il Fatto: i vertici dell'Ente che deve gestire gli appalti per la scelta dei fornitori delle amministrazioni pubbliche (al fine di evitare corruzioni e maneggi nelle gare) si erano messi d'accordo! E, già che ci sono, è coinvolto anche un ministro e il premier era probabilmente al corrente dell'inchiesta.
Dunque i prezzi e le forniture che, a partire dalle gare, pagano comuni, scuole  e tanti altri acquirenti coatti, potrebbero non essere giusti. In altre parole, le pubbliche amministrazioni comprano ogni giorno apparecchiature e servizi CONSIP che, probabilmente, sono state prezzate previo accordo sottobanco fra il venditore e l'acquirente, magari condito da qualche mazzetta. Alzi la mano chi ne sente parlare, chi conosce il colore delle mutande dei protagonisti di questa storiaccia, chi si vede ragguagliato sulle loro relazioni sessuali e sentimentali eccetera.

A TE, CANE DA GUARDIA DEL CAPO

Di fronte ai gusti dell'ignoranza, della pavidità e del conformismo, non bisogna arrendersi. Si può contribuire a costruire un mondo di liberi perfino quando tutti vanno a servizio dal potente di turno. 
La poesia la dedico a tutti quelli che aspirano ad avere un padrone, perfino ai giovanotti con poca dignità e senza pudore. Con la segreta speranza che li invogli a scoprire il piacere del pensiero libero e dell'azione disinteressata...

“Ho sentito che non volete imparare niente. 
Deduco: siete milionari. Il vostro futuro è assicurato – esso è 
Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori 
Hanno fatto sì che i vostri piedi 
Non urtino nessuna pietra. Allora non devi 
Imparare niente. Così come sei 
Puoi rimanere. 

CETTO

Poco più di due anni fa un personaggio politico della mia città venne intercettato mentre conversava con rappresentanti della 'ndrangheta della Val Susa e finì a deporre in Tribunale... Che ne è di lui?
I giornalisti, sempre a caccia di notizie curiose e soggetti che rappresentino al meglio gli standard italici, l'avevano chiamato Cetto Laqualunque. Come il personaggio di Antonio Albanese, solo che il copyright non ce l'avevano loro. Erano gli stessi personaggi di spicco della malavita organizzata a chiamarlo così, mentre parlavano di lui nelle loro conversazioni, dicendosi reciprocamente che bisognava sostenerlo nelle elezioni amministrative del 2012 per aver poi in cambio lavori e favori.
Cetto venne poi eletto consigliere comunale (era nella lista dei Moderati) e lì, forse in segno di deferenza per le amicizie altolocate, il PD lo fece presidente della Commissione comunale degli Orti Urbani. Allo scoppio del caso - con l'emersione delle risultanze dell'Operazione San Michele contro la malavita organizzata in Val Susa - cercò di sparire dalla circolazione in attesa che l'oblio lo rifacesse vergine.
Ma la tentazione è troppo forte: c'è un posto da vicepresidente della Commissione consigliare Bilancio  - quella che si occupa dei soldi del Comune -, vorrai mica farti scappare l'occasione? Il PD e i suoi alleati lo votano in massa: non possono lasciarsi scappare l'occasione di dare il segnale giusto alla città e ai suoi cittadini...

ANNO NUOVO: VITA VECCHIA?

Con sempre meno forza con l'avanzare dell'età, l'inizio del nuovo anno si accompagna a liste di buoni propositi che saranno dimenticate prima del 10 gennaio. E se quest'anno, invece...
Risultati immagini per ignoranzaFaccio anch'io parte della schiera di quelli che a inizio d'anno fanno progetti e redigono liste di buoni propositi. Ci si  propone di cambiare radicalmente strada, spesso più semplicemente di fare tesoro delle esperienze passate per evitare di ripetere gli stessi errori. Sempre c'è l'idea di sottofondo per cui con la sola forza delle volontà nel nuovo anno riusciremo dove abbiamo finora fallito. Lo sappiamo perfettamente che si tratta di autoinganno, consolatorio fin che si vuole, ma sempre di inganno si parla. Ma va bene così.
Con questo spirito, per quest'anno faccio pochissimi propositi e ancora meno progetti, ma quelli personali non li racconto, meglio scoprirli col passare dei giorni.
Sul piano pubblico registro che:
1) a nemmeno un mese dalla sberla referendaria, il mondo della politica continua a comportarsi come se tutto fosse già normalizzato e metabolizzato. Ottimo atteggiamento, se si aspira a una sberla ancora più forte. Che puntualmente arriverà alla prima occasione utile;
2) tutta l'enfasi riformatrice di questi ultimi tre anni si sta squagliando come una medusa fuori dall'acqua (lasciando anche una pozza di gelatina puzzolente). Segno che si trattava di fuffa, come in tanti abbiamo segnalato, non di vero riformismo...

FELICE 2017


LA SBERLA

A risultati acquisiti, sono tanti che non capiscono o che fanno finta di non capire...

Queruli e piangenti i fan di Renzi continuano a fare come i bambini quando perdono e scrivono/dicono: "Adesso vogliamo proprio vedere che cosa faranno quelli del NO", come se si trattasse di un partito e non di un insieme di elettori - la maggioranza - che ha espresso, con le più svariate motivazioni, un giudizio negativo su un progetto di riforma della Costituzione.
"Quelli del NO" sono 19 milioni e hanno così votato: piaccia o non piaccia, questa è la democrazia. Continuare a classificarli come "quelli che non hanno avuto il coraggio di cambiare" o che "hanno avuto paura di osare" o, peggio, come vittime dei "populisti", è continuare a insultare "l'accozzaglia" dimostrando di non capire e di non volerlo fare. Perché hanno scelto questa opzione, invece di abbandonarsi al mantra renziano del cambiamento fine a se stesso, è materia di dibattito e discussione, di analisi politiche e sociologiche, di riflessioni su cosa è diventato questo paese. Non può continuare questa lagna perché, così facendo, si allarga quel solco che proprio la protervia e l'incoscienza del premier ha già scavato in profondità.

REFERENDUM?

Oramai tutto quello ce c'era da dire è stato detto e quello che c'era da fare è stato fatto... Forse è il tempo di riflettere sul senso di tutto quello che è accaduto e sta ancora accadendo intorno a questo referendum/fuffa
Se fosse necessario raggiungere il quorum per validarlo (come per i referendum abrogativi), non avrei avuto alcun dubbio fin da subito: avrei lavorato per l'astensione. La questione è mal posta, il compito è fatto male e, ancora una volta, per dare risposta a un problema vero si sceglie la strada della demagogia della propaganda, del cambiare tutto perché non cambi nulla.
L'abbiamo già visto con la "modernizzazione del lavoro" in inglese, i salvataggi delle banche, gli 80 euro, la buona scuola, senza insegnanti ancora oggi, e così via. Non una di queste pseudo riforme aveva aggredito il problema alla radice con soluzioni capaci di segnare una svolta vera: fuffa in prevalenza e tanta, tanta propaganda. Giusto ciò di cui penso questo paese non abbia proprio bisogno.
Se poi avessi avuto ancora qualche dubbio, avrei gettato uno sguardo sugli effetti concreti della cosiddetta "abolizione delle province", la legge Del Rio. Ero anche io fanaticamente convinto che fosse una cosa da fare, speravo che si facesse con competenza, trasferendo prerogative e risorse in modo che i compiti delle province passassero a comuni e regioni. Se qualcuno ancora pensasse che davvero è andata così, vada a vedere lo scempio delle scuole superiori, prive di manutenzione e interventi al punto che non si taglia neanche più l'erba nei cortili...

L'INVIDIA

Brutto sentimento, specie quando le cose non vanno poi così bene e appare naturale cominciare a guardarsi intorno per sminuire quelli a cui va meglio che a noi. Con effetti disgustosi e tossici

"Hai visto quella? Non le daresti un centesimo eppure ha fatto carriera. Chissà a quanti l'ha data! Io, che non sono una zoccola, sono ancora qui ad arrancare e a sperare in un contratto a tempo indeterminato...". "Ma no, guarda che è davvero brava. Un tantino legnosetta e sempre molto precisina: sarà per quello che tutti i pazienti chiedono di lei... Sai, arrivano qui in condizioni tali che non stanno mica a guardare se una è simpatica o no. Disperati come sono, cercano quella che pensano essere più brava..."
"Quello fa il santarellino, tutto dalla parte della legalità e del merito, ma se solo sapessi che cosa ha combinato e che individuo turpe esso sia..". "Ma davvero, non l'avrei mai detto. Fammi qualche esempio, spiegami, perché sono molto sorpresa". "Ah, ma allora stai dalla sua parte!"
Questi e altri esempi di conversazioni che si colgono nelle sedi in cui si può ancora origliare rendono bene l'idea di un paese che, non sapendo più cosa fare per contrastare l'immiserimento, convoglia le sue energie residue nell'invidiare il prossimo. Più vai giù, più vorresti portarci quelli che, a tuo dire, stanno meglio di te. Così non rifletti mai sinceramente sulle cause del tuo sprofondare e sulle misure che potresti provare ad adottare per fermare la discesa e, magari, invertire la direzione.

BERTOLDO, LEOPOLDINI E CACASENNI

Si è conclusa una Leopolda, la settima, in tono decisamente minore, ma assai utile ad aiutare Bertoldo, che è anche presidente del Consiglio, a occupare ancora di più (se possibile) giornali e televisioni. 
Per la verità, i giornali meno delle Leopolde precedenti: vuoi vedere che comincia a stufare o che, i giornalisti, notoriamente sensibili ai cambi padronali, hanno fiutato l'aria?
Non è però neanche giusto dare sempre l'interpretazione peggiore a questo come ad altri avvenimenti simili. Conosco gente di Comunione e Liberazione che rinuncerebbe a tutto il mese di ferie pur di avere il tempo di andare come volontario per pochi giorni al Meeting annuale a Rimini. Lo stesso per i sempre più rari volontari delle Feste dell'Unità. Persone ammirabili che si ammazzano di fatica, gratis e sottraendo tempo alla loro ricreazione, alle ferie, al riposo. Perché la loro ricreazione è anche questo: fare qualcosa di utile al servizio di un'idea cogliendo nel contempo l'occasione di incontrare tanti altri che sono lì per la sessa passione e lo stesso slancio. Scambiare quattro chiacchiere, lavorare insieme, accogliere i visitatori, condividere esperienze, storie, obbiettivi speranze e, a volte, illusioni. Poi c'è anche il trovarsi a diretto contatto con personaggi famosi, non solo della politica, di quelli che vivono su un altro pianeta, che li vedi solo in televisione. C'è la libertà di spezzare la monotonia della vita di tutti i giorni con un periodo di socialità accentuata e paritaria.
La Leopolda nasce e ha successo anche per questo: sono questi i tempi in cui la politica è insulto sul web - trionfo di mediocrità che si credono divinità e fanno danni che ogni giorno dovrebbero essere riparati e che invece ne generano altri - ed enunciazione di asserzioni autoreferenziali.

RENZI'S LAUNDROMAT

Nelle grandi città del mondo ci sono tantissimi negozi di ogni genere e qualità. Ce ne sono anche alcuni che nelle nostre città scarseggiano: le lavanderie a gettone, LAUNDROMAT in inglese dal sapore renziano. 
Adesso Renzi e Padoan ce ne hanno confezionata una addirittura generalizzata, governativa, con sedi capillarmente distribuire in tutti gli angoli di questa infelice Italia, gli uffici dell'Agenzia delle Entrate e gli sportelli dei commercialisti. 
Solo che nelle Renzi's laundromat si laveranno solamente i soldi sporchi, per la biancheria rivolgersi altrove. Il solo fatto di chiamare in inglese un condono - l'ennesimo, ancora più schifoso di quelli di Berlusconi e dei governi prima di lui - da la misura di quanto questo paese sia disposto a farsi prendere in giro. Almeno così viene immaginato da chi lo governa.

LA PENSIONE

In casa cominciano ad abusare di me, come si fa con chi "già che sei in pensione...". Gli amici mi coinvolgono in imprese mirabolanti, adesso posso. Poi ci sono i politici locali...
Quando due sconosciuti si incontrano - per casualità, per interesse reciproco o perché dovranno fare qualcosa insieme - la prima informazione che si scambiano è il nome, a volte anche il cognome. Di solito seguono l'origine o l'abitazione, poi l'occupazione, il lavoro che fanno. Prima dell'età e di di tutte le altre informazioni importanti sul piano personale e su quello sociale. Il lavoro che fai ti definisce assai più compiutamente di altri aspetti della tua persona: racconta la tua storia, le tue passioni, le tue aspettative e la tua proiezione in mezzo agli altri individui con cui ti incontri/scontri da quando sei al mondo. Dice quali esperienze ti hanno arricchito, come hai trascorso gran parte del tuo tempo, che cosa sei diventato nel corso degli anni. Sovente basta l'annuncio della tua occupazione a trasmettere i sentimenti che, dentro e fuori da te, la accompagnano nella vita di tutti i giorni.
Andare in pensione significa perdere tutto questo: non è avere improvvisamente più tempo e correre perciò il rischio di lasciarsi andare all'anarchia di una vita senza orari. Non è nemmeno lo scoprire all'improvviso quante energie e quanta cura il lavoro richiedeva, anche oltre l'orario delle prestazioni quotidiane. E' piuttosto perdere un ruolo che hai indossato per così tanto tempo che è diventato il tratto caratteristico del tuo essere...
Specie se, come è capitato a me, hai fatto un lavoro bellissimo e... ancora lo faresti, se solo il nostro mondo fosse organizzato in modo più umano. In pensione dal primo settembre di quest'anno, non credo che sprofonderò della depressione o che vivrò la perdita dell'identità professionale come se fosse quella di un'arto, soprattutto perché so che ne coltiverò altre che erano rimaste in secondo piano e qualcuna di nuova riuscirò perfino ad inventarmela.
Ho cominciato a lavorare stabilmente a scuola il 1 aprile del 1973 (prima avevo lavorato qualche mese come precario e in fabbrica, durante le superiori) e non ho più smesso, se non nei cinque anni in cui sono stato in aspettativa come consigliere regionale. Dunque 43 anni e qualche mese, parecchio. Così tanto da veder cambiare tutto e niente insieme: quante similitudini fa la società spezzettata di oggi e quella problematica delle ondate migratorie interne dei primi anni '70! Il degrado di alcune famiglie (e dei bambini), frutto di ignoranza e di indigenza impastati insieme, lo si ritrova anche oggi sotto spoglie diverse, ma sostanzialmente con gli stessi effetti di straniamento e di esclusione sociale. L'eterno conflitto fra l'individualismo sfrenato dei diritti senza doveri e la voglia di costruire progetti e lavorare per speranze comuni ha accompagnato tutti questi anni; fra alti e bassi si ha spesso l'impressione di tornare daccapo, sommersi dai cafoni e dagli opportunismi, come se non avessimo imparato niente dalla Storia e dalle storie. Pronti a ripetere gli stessi errori e a coltivare le stesse speranze, come se fossimo in un loop che ripropone la stessa sequenza, ininterrottamente e per sempre.
Il tempo è passato, non solo sono diventato "vecchio e saggio" (!), ma mi ritrovo più ricco delle tante esperienze e delle tante relazioni, pieno e forte di una consapevolezza che, sono sicuro, non riuscirò a trasmettere se non in minima parte. Curioso come una scimmia, ancora di più di quanto non lo sia stato in gioventù, e armato di quella incoscienza che attribuiamo a stagioni della vita, ma che in realtà sono più delle persone che delle età.
Finora ho avuto un culo pazzesco: ho lavorato in ambienti che mi hanno gratificato, con persone che mi hanno voluto bene e a cui ne voglio molto anche io. Migliaia (ebbene sì!) di studenti dei quali conservo storie e ricordi unici, generosi donatori di saggezza e di freschezza da cui ho sempre attinto senza risparmiare. Altrettanti colleghi che hanno contribuito a rendere piacevole, istruttiva a gratificante la lunga permanenza a scuola. Di loro sento già la mancanza, non con nostalgia, ma con la pienezza d'animo di un'esperienza bella e compiuta.
Il bello della pensione è che riesci finalmente a trovare il tempo per scrivere un post come questo. Ma anche che puoi lavorare per smettere di "essere in pensione" prima che il richiamo dei cantieri abbia il sopravvento su di te.
Mariano

IL TRAMONTO DEL BICCHIERE

Mangiare la marmellata a cucchiaiate facendo bene attenzione a che lungo il bordo rimanesse compatta, lo stesso con la nutella...
... ma la trasgressione più hard della mia giovinezza era di sicuro bere direttamente alla bottiglia: una cosa che non si poteva proprio fare e a cui, come altre pratiche intime, ci si abbandonava per svacco, disperazione, abiezione. Avvicinarsi al frigo di soppiatto, controllare con una panoramica che nessuno vedesse e poi... un sorso direttamente alla bottiglia. Aranciata, latte, acqua, non importa, richiudere la bottiglia e rimetterla al suo posto, che nessuno se ne accorga!
Immaginarsi quindi la meraviglia quando questo gesto l'abbiamo visto compiere nei telefilm americani senza che nessuno si scandalizzasse: adolescenti che inforcano il bottiglione in plastica da cinque litri di latte e ci bevono direttamente senza usare il bicchiere, uomini stanchi dopo una giornata di lavoro che aprono la birra e se la scolano dalla lattina senza mediazione alcuna. Farmers abbronzati e impolverati che sbevazzano da enormi trogoli senza porsi il problema di cosa ciascuno lascia in eredità a quelli che berranno dopo. Tutta roba che cominciò a mettere in dubbio le nostre usanze secolari. Fino a quel momento solo Coppi e Bartali avevano potuto bere dalla bottiglietta: i ciclisti erano gli unici a portarsene una dietro e a non usare il bicchiere, vista l'indisponibilità delle mani, diversamente impegnate. Adesso quelle bottigliette termiche sono il must di ogni ecologista che non vuole sprecare plastica.
Proprio l'invasione dei telefilm cominciò anche da noi ad accreditare l'idea che il bicchiere fosse una delle tante mollezze europee da superare il prima possibile a favore della rude immediatezza utilitaristica americana. Via il calice, solo alle feste importanti, via anche il semplice bicchiere in vetro e ora... via anche quello di plastica. Si beve direttamente alla bottiglia e nessuno ha nulla da ridire.

GB: GOODBYE AND THANKS!

Sorpresa: gli Inglesi escono dall'Unione Europea. Delle cause si sa, delle conseguenze assai meno... e dei politologi ed economisti, come si vede, non c'è da fidarsi! 

La politica tedesca - di fatto sono loro i veri padroni dell'UE - esce sconfitta su tutta la linea: d'ora in poi con un semplice referendum si può uscire, dando un calcio all'austerità e a tutte quelle strane regole che sanno tanto di favore verso i teutonici. Infatti adesso sarà tutta una gara a costruire movimenti politici che chiedono l'uscita dall'UE, facile prevedere che saranno ancora più forti nei paesi che hanno l'euro come moneta. E' la vendetta della Grecia, prima allettata a fare debiti, a spendere e spandere, e poi vessata con l'imposizione di clausole e misure eccessive perfino per gli amanti dell'austerità, fino a sospettare che si trattasse di una punizione.
Gli altri grandi paesi europei non vincono e non perdono perché non ci sono. La Francia ha inaugurato la stagione dei referendum al buio (ricordate quello, perso, sulla Costituzione europea?). Ha spianato la strada all'Europa come optional e ora osserva la sua irrilevanza internazionale dall'alto delle autoblindo con cui la Police cerca di tenere a bada manifestazioni massicce e feroci contro il governo delle sinistre. L'Italia non ha mai contato nulla, almeno negli ultimi dieci anni, e continua sulla stessa strada con la Mogherini, scomparsa dai radar, e il ganassa occupato a messaggiare sul cellulare d'ordinanza, annunciando cose a cui non credono neppure più i giornalisti lecca lecca che ha messo ai vertici delle tivù.  Poi ci sono quelli entrati di recente, ammaliati dai fondi che fluiscono anche oggi copiosamente per alimentare le loro politiche di sviluppo.

GIOVANI & VECCHI, BALLE E BALLOTTAGGI

Tempo di ballottaggi: vuoi vedere che stavolta cambia qualcosa?

Non serve di certo richiamare qui le colte e dote analisi che, nei giorni successivi al primo turno, ci hanno spiegato, fra l’altro, che il PD a volte si rende ridicolo perfino quando si confronta con la crudezza dei numeri. In sintesi: bene M5S quando ha candidati convincenti, male il PD perché non ne ha quasi più e i pochi sono soffocati dal ganassa fiorentino, consensi risicati alla sinistra, centrodestra ancora capace di exploit importanti se dall’altra parte ci sono dei Sala o personaggi incolori del genere. Astensione abbastanza ampia, ma non scandalosa. Appetitosa, perché sarebbe tempo che ci si occupasse di capire quale prodotto politico potrebbe riportare al voto gente che ha rinunciato e in quale misura potrebbe cambiare la politica italiana.
Torino rappresenta abbastanza bene lo snodo: vecchio, usato e stantio, ma ancora abbastanza in forma? Oppure, nuovo, anzi nuova, tenace e mite, esperta e ingenua, fresca ma non fessa?
Il primo, il vecchio, ha già dimostrato cosa sa fare: come personaggio politico di primo piano, come ministro della Repubblica, come aspirante banchiere, come sindaco. Ha soprattutto dimostrato la sua capacità di essere garante di quel Sistema Torino che ha dato alla città fasti e risorse nel momento in cui la crisi dell’industria la metteva in ginocchio. Quel sistema lo troviamo dappertutto, non solo fra le damazze e i principini della collina torinese che, quando scendono in città, curano anche oggi i loro interessi in modo mirabile.

FONDI EUROPEI, SPRECHI E MANEGGI. PARLA IL TAR

Questa è la storia di un’opera pubblica, dei finanziamenti europei, della incredibile gestione delle spese necessarie per realizzarla, delle interminabili vicende giudiziarie che l’hanno accompagnata e delle sentenze che, finalmente, cominciano ad arrivare a dire come stanno (e stavano) le cose. Ma soprattutto del comportamento irresponsabile di amministratori pubblici di successo. Come tutte le storie di malapolitica è complicata, contorta. Proveremo lo stesso a raccontarla, con l’occhio rivolto al presente e al futuro. 
Il 9 febbraio del 2007  “La Stampa” pubblica un articolo di Marco Sodano dal titolo eloquente: “GRUGLIASCO, L’INFINITO CANTIERE MANGIA-SOLDI”. Racconta la storia di un cantiere, quello per la ristrutturazione di Villa Claretta, un edificio storico di Grugliasco oggi Museo del Torino, realizzato dal Comune utilizzando fondi europei erogati da un bando regionale collegato. Il giornalista dava conto del contenuto di un esposto che il sottoscritto aveva presentato in Procura, allarmato dal lievitare dei costi senza che lievitassero anche i lavori. Giusto per dare la dimensione, la ristrutturazione di Villa Claretta sarebbe dovuto costare 5.787.459,41 euro, di cui 4.051.221,59 erogati a fondo perduto dalla Regione Piemonte nell’ambito del programma Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. La Regione, attraverso la sua Direzione Industria,  aveva peraltro anche il dovere di monitorare opera e spese per intervenire in caso di dubbi. La somma totale era stata individuata sulla base dei progetti - redatti da professionisti incaricati dall’Amministrazione, più avanti vedremo come, e pagati in larga parte coi fondi regionali – e del capitolato d’appalto che essi avevano redatto. 

FACCE DI TOLLA

La distanza fra le parole e i comportamenti "sul campo" a volte è talmente grossa che vanifica ogni velleità di cambiamento. Leggete di questo impunito...

Ogni anno mafiosi, corrotti ed evasori fiscali sottraggono agli italiani ingentissime risorse che potrebbero essere utilizzate per finanziare servizi che riconoscono diritti fondamentali ai cittadini. Si tratta di una situazione non più tollerabile che è necessario cambiare. La politica deve essere protagonista di questo cambiamento. Per questo, abbiamo deciso di lanciare questo appello. Occorre che, a partire da questa tornata elettorale, i candidati a ricoprire un incarico negli enti locali si impegnino a praticare, difendere e diffondere la buona politica, dando importanza in particolar modo ai temi della legalità, della trasparenza, della responsabilità, dell’etica, del contrasto alle mafie e alla corruzione”, ha dichiarato il Presidente di Avviso Pubblico (leggi)
Questo l'incipit del comunicato stampa con cui l'Associazione Nazionale "Avviso Pubblico", con sede in comune a Grugliasco, ha lanciato una sua ficcante iniziativa: "Sette principi per una politica credibile e responsabile", un appello pieno di buone intenzioni che dovrebbe essere firmato da quelli che si candidano alle elezioni prossime venture (leggi i principi). 

AVERE PAURA

Le stragi di Bruxelles sollevano l'asticella della paura. I racconti di quello che succede nell'Asia minore anche, lo stesso i profughi che muoiono nel Mediterraneo. Un assedio, il terrore...
La paura è un sentimento difficile da controllare: ti entra dentro e ti prende un po' per volta spingendoti prima a cambiare il tuo modo di vedere il mondo, poi a diffidare dei tuoi vicini, infine a cercare modi per barricarti, per tenere gli altri lontano. Ricostruisci la tua esistenza intorno alla sindrome dell'accerchiamento che si accompagna, di solito, con una visione pessimistica del futuro.Se bastano la ripetizione ossessiva di previsioni meteo non belle per tenere le persone lontane dai luoghi di villeggiatura, l'annuncio di un fronte nuvoloso per farci barricare in casa, la scoperta che mangiare troppo fa ingrassare, magari ripetuta compulsivamente in tutti i talk show del pomeriggio... per indurre in noi quell'ansia che ben presto diventa una senso irrazionale ma reale di panico diffuso, figurarsi quando i tg raccontano di bombe, kamikaze, aerei dirottati, innocenti massacrati e vite distrutte.
Dopo la metà degli anni '70 abbiamo avuto paura di partecipare alle manifestazioni politiche: finire sparati da esaltati con le P38 o essere scambiati per fiancheggiatori del terrorismo era un rischio troppo alto, meglio stare a casa. Quelli che non ci stavano potevano finire come a Brescia, saltati in aria insieme al cestino dei rifiuti dove qualcuno aveva messo la bomba.

PICCOLI DEMOS CRESCONO...

Noi che abbiamo allevato bambini per molto tempo (e non solo figli nostri), ben sappiamo che un lieve cedimento sulle regole a volte determina il fallimenti di anni di sforzi...
Dunque, anche le elezioni del segretario nazionale dei Giovani Democratici sono finite in rissa prima e burla poi (leggi). A dimostrazione che i giovanotti e le signorine di fede dem hanno già imparato i vizietti dei loro più anziani compagni di taxi, eccoti arrivare la due giorni della democrazia: gazebo dovunque e sezioni spalancate alle migliaia, decine, centinaia di migliaia di giovani democratici che avrebbero dovuto eleggere i vertici nazionali del movimento.
Solo che gli iscritti non si sono presentati, forse non c'erano mai stati per davvero e e tessere erano una fioritura primaverile anticipata. Un tempo si tesseravano i morti, non gli appena nati. Ma, si sa, siamo nel paese dell'impossibile e cosa vorrete mai che sia una taroccatura nelle tessere.. è tutto a fin di bene, serve a far crescere la democrazia. Due erano i candidati all'ambita carica, ma uno dei due si è ritirato durante le votazioni, invitando i suoi fans a disertare le urne.

LA SPINTA REPULSIVA...DELLE PRIMARIE

Primarie a Roma, Napoli e in tanti altri posti: dal trionfo delle democrazia alla peggiore rappresentazione del marciume morale della politica. Non c'è strumento "buono" che tenga, se chi lo adopera è marcio dentro

A Roma vanno a votare  pochi intimi, ancora adesso non si sa esattamente quanti, ed è tutta una corsa a nascondere, minimizzare, parlare d'altro. Ci siamo abituati, dunque niente di nuovo. A Napoli hanno fatto di meglio: hanno mandato la gente a votare rimborsando l'obolo in anticipo, qualcuno ha ripreso (sarà un caso?) e adesso è bufera. Soprattutto perché si scopre che non è vero che sono andati in tanti a votare, ma sono pochi che hanno votato in tanti posti. Una miseria umana come nessuno avrebbe potuto immaginare, anzi no.
Se nelle grandi città l'attenzione dei media è alta e dunque è più difficile farla franca, nei comuni più piccoli durante la "festa della democrazia" succede già da tempo di tutto e di più, solo che tutti quelli che contano si voltano dall'altra parte e fanno finta che vada tutto bene . In tempi non sospetti avevo raccontato cosa è successo nelle primarie della mia cittadina (leggi), quella che esprime - pensate un po' - un sindaco addirittura presidente nazionale di Avviso Pubblico, associazione per la legalità. Lo stesso che non paga le tasse ed è stata beccato anche a raccontare balle.

ZOTICI E FURBACCHIONI. L'ITALIA RIPARTE COSI'?

I fatti che hanno portato all'approvazione della legge sulle unioni civili sono l'esatto paradigma del dilemma di questo povero paese...

In tempi di crisi economica, di annunci clamorosi che non diventano mai fatti compiuti, di sfiducia, di scazzo, di voglia di lasciar perdere o di scappare... il tema dei diritti civili (sacrosanti, per carità!) rischia di essere il diversivo giusto per distogliere l'attenzione dai drammi di questi nostri tempi. L'UE ci condanna e ci sgrida perché non abbiamo una legge sulle unioni civili, lo fa da tempo e nessuno se ne era mai preoccupato più di tanto. Adesso anche questo dovere diventa - in assenza di competizioni pseudosportive internazionali, di campionati avvincenti, di fatti di cronaca particolarmente cruenti - il modo per fare un po' di fumo. Infatti il governo, mentre il Senato si scanna sulla stepchild adoption, regala le nostre case alla banche senza che nessuno se ne accorga. Addirittura progetta un intervento militare in Libia del quale apprendiamo dalle conferenze stampa degli statunitensi che danno il permesso via etere. 
Gli scandali delle banche amiche passano in terzo e quarto piano, nel Mediterraneo non muore più nessuno e dei profughi se ne occupano gli altri paesi europei nei modi che vediamo. Il governo italiano no, non ha tempo perché deve occuparsi di coordinare la prossima guerra di Libia (la seconda in cui si imbarca l'Italia, la prima nel 1911), naturalmente di nascosto al paese.

LA CAPITALE AMORALE

A Roma tocca da sempre l'appellativo di Capitale amorale,  senza interruzioni da Romolo a Buzzi&Carminati. A Milano tocca di diritto quello di Capitale immorale. E dire che giornali e  tv hanno fatto a gara per farci credere che fosse un esempio di virtù...

"Se bastasse un Pisapia a cambiare una città...", lo sussurrava la settimana scorsa sul treno una signora attempata commentando lo scandalo della sanità della Regione Lombardia. L'ultimo di una lunga serie, dalla Clinica S. Anna in avanti, tutti localizzati in quella regione il cui sistema sanitario - a detta di tutti i commentatori e tuttologi - rappresenta l'eccellenza italiana. Di solito si invitano le altre regioni a prendere esempio dalla Lombardia: cittadini soddisfatti, spesa sotto controllo, ricerca e cura, pubblico e  privato che cinguettano allegramente e servire al meglio il cittadino fortunato di essere nato in un simile bengodi.
Si scoprono, oltre ai soliti giri di mazzette, apparecchiature e attrezzature di qualità scadente pagate per eccelse, protesi dentarie che neanche nel Terzo Mondo, amici e amichette a gogò. Il tutto secondo lo schema, mai abbastanza collaudato, che discende direttamente da Mario Chiesa e dal Pio Albergo Trivulzio, il luogo da cui prese il via il crollo della Prima repubblica e la successiva stagione di Tangentopoli. Stesse storie, sovente stessi personaggi e stesse narrazioni, sembra che non sia cambiato davvero nulla tranne che...

INDIZI CHE INQUIETANO

Quando i tempi si fanno cupi, gli individui mediocri che sono rimasti nelle fogne fino a quel momento, se ne escono a conquistarsi il momento di gloria. E non finisce mai bene

Ce lo insegna la Storia - e quella più recente non si è limitata ad insegnarcelo, ce lo ha invano ripetuto un'infinità di volte - che a ogni difficoltà, politica sociale economica, la paura trionfa e con lei il bisogno di sicurezza, di ordine, di ciò che può garantire un po' di tranquillità. Se si deve, in nome di tutto questo, rinunciare a un po' dei nostri diritti di cittadini... pazienza! Li ritroveremo quando tutto sarà tornato normale.
Invece non li troviamo più: loro non esistono una volta per tutte, sono il prodotto di dialettiche, lotte e equilibri fra i diversi interessi di una società che va avanti, non aspetta proprio nessuno. Nel'ambito dell'analisi politica e sociale molti indizi non fanno una prova, tuttavia inquietano e gettano allarme perché l'oggi è tutto troppo uguale a un passato che tutti diciamo di non voler ritrovare e che, invece, sembra proprio tornare a farsi presente e, magari, futuro. Ecco qualche indizio:

PRIMARIE IN SALSA DI SOIA

Lo scandalo non sono i cinesi milanesi ai seggi del centrosinistra milanese, la vergogna è la "normalizzazione" di una pratica schifosa che ammazza la democrazia... 

I consueti cinguettii di sdegno della minoranza PD, dei satelliti dalle anime candide e dalle voglie poderose, della società civile perbene, quella sempre pronta a stigmatizzare la gestione padronale del M5S, sono tutti ingredienti che oggi condiscono gli articoli dei quotidiani che raccontano delle primarie per il sindaco di Milano. Un'altra volta si svegliano - ovviamente in ritardo - e fingono di denunciare una pratica che nel PD è ampiamente diffusa. Ce lo raccontano le cronache della Liguria, per trattare solo l'ultima delle occasioni, ma anche di Napoli, di tantissimi altri luoghi dove le primarie sono diventate l'occasione per gigantesche opere di cammellaggio (pago, con soldi con promesse con favori,  la gente perché vada a votare il mio candidato) da far impallidire i maestri americani del bui anni '50.
Ma tutti fanno finta di niente: il PD e i satelliti continuano a comportarsi come se niente fosse...