Ve lo ricordate il pensionato di "Amici miei"? Quello talmente gretto ed egoista da risultare straordinariamente simile a tanti di noi?
Talmente amorale da risultare credibile nel suo trattare le regole e i modi del vivere civile come una specie di opzioni da scegliere in base all'interesse personale e del momento. Di una grettezza così assoluta che permette al prossimo cinico di insinuarsi - facendogli credere ciò che non è - per fregarlo. Una volta presa la fregatura, nulla lo smuove, certo com'è che riuscirà con il prossimo "affare" a recuperare e vincere.
Intimamente convinto che l'interesse collettivo non è altro che la somma sbilanciata degli interessi individuali e che il suo, di interesse, primeggia fra quello di tutti gli altri, che finiscono perciò per diventarne dei satelliti. Se così non è, nessun problema: si aggiusta in qualche modo, qualcun altro pagherà l'errore o la svista.
"Il Righi" è davvero il prototipo dell'Italiano post Sordi. Quello che, diventato vecchio, non si limita più a fare il gesto dell'ombrello dall'auto decapottabile. E' diventato lui stesso la personificazione di quel sentimento e di quel modo di essere: talmente poco proiettato nel futuro (è vecchio!) e nel mondo (c'è solo lui!) che è già pronto per la prossima fregatura. Tanto da pensare che anche la morte non sia altro che una scommessa persa per poca scaltrezza o, semplicemente, per la sfiga.
"Amici miei" ha lasciato il segno nella storia del cinema e del costume nostrano. Più che i protagonisti principali, l'Italiano medio lo ha però saputo ben rappresentare Bernard Blier, un attore francese nato in Argentina. Il suo Brighi - non signor, non dottor e neanche un semplice nome di battesimo, solo il cognome - è davvero la quintessenza dell'italiano di allora, ma ancora di più di quello d'oggi. In tanti subiscono la loro grettezza, in pochi lavorano per approfittare della stessa, ma ci riescono benissimo e i danni ricadono su tutti.
Guardiamoci intorno e anche dentro, perché potrebbe esserci un Righi anche in noi.
Mariano
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