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PIU' FINI PER TUTTI

Un salutare scossone alla palude italiana?
Ieri sera, mentre ascoltavo il presidente della Camera demolire Berlusconi e il suo progetto politico con una incisività e una determinazione mai vista in nessuno, mi chiedevo quali effetti ciò che stava accedendo avrebbero avuto sulla politica e la società italiana.
Assistere alla dissoluzione politica di un centrodestra, che sembrava vittorioso e inarrivabile fino a qualche mese fa, da un piacere immenso a chi pensa che comunque non è da lì che verranno le soluzioni giuste alla crisi economica e morale. Dunque, il piacere di vedere andare all'aria un progetto politico inquietante e distruttivo: questa la prima soddisfazione che mi ha dato Fini.

LA DEMOCRAZIA: RISCHI E FISCHI

La stizza dei demos e l'insulto degli avversari.
Finalmente alla Festa nazionale del PD è successo qualcosa: dopo giornate tristi e monotone ci hanno pensato alcuni contestatori a ravvivare un po' il clima.
I fatti sono noti: c'era Schifani, presidente del Senato e chiacchierato avvocato di mafiosi, col suo passato carico di zone d'ombra e discutibili avvenimenti personali e professionali. C'era Fassino, che dire... Insieme a un noto giornalista RAI, ovviamente democratico, dovevano discutere di politica.
Un'oretta indolore ma significativa, vista la penuria di centrodestri illustri alla Festa democratica di quest'anno. I grillini, il popolo viola e chissà chi altro organizza una sacrosanta contestazione al personaggio e, a seguire, si innesca il solito corollario di polemiche e minacce di rompere alleanze del giorno dopo. Niente di nuovo, se non la solita miseria che la politica esibisce tutti i giorni, però qualche considerazione bisogna ben farla in questo nostro paese dove anche le cose più normali diventano straordinarie manifestazione di stupidità.

La prima: dare degli squadristi a un gruppo di contestatori non violenti e civilmente attrezzati è una pericolosa cretinata.  Fanno intendere che gli squadristi, quelli veri, sono innocenti persone che agitano un libretto rosso al sabato pomeriggio, prima di andare a fare un giro in via Garibaldi, magari mangiandosi un gelato coi figli e i nipoti. Invece gli squadristi veri usano altri metodi e diffondono valori ben differenti, anche quelli in doppiopetto e non  tutti di destra....

LA SCUOLA E LA GELMINI: CHE C'ENTRANO?

Le balle spaziali della ministra e il silenzio imbarazzato di partiti e sindacati
Apre la scuola. Nelle superiori gli studenti con debiti transitano abbronzati nei corridoi a caccia dell'insegnante che li interrogherà per certificare che, anche d'estate, non hanno fatto nulla. I più piccoli si godono gli ultimi giorni di vacanza, alcuni di loro curvi sui libri delle vacanze insieme ai nonni, nell'inutile tentativo di smaltire le quantità di compiti rimasti nel dimenticatoio per tutta l'estate.

La Gelmini, reduce dal grembiulino dell'anno scorso (ricordate?), quest'anno propone un'altra ovvietà: la frequenza minima a scuola. Se davvero volesse combattere i diplomifici, basterebbe che mandasse commissioni esterne a esaminare gli allievi alla fine di ogni anno di corso. Ma tanto fa lo stesso, tra poco si parlerà d'altro e sarà tutto dimenticato.
Intanto i partiti parlano di candidature alle primarie, di legge elettorale, di contrapposizioni, di cose strane, tra queste il distacco fra la il mondo della politica e la società. Tesori!

UN MASSAGGIO ALL'IO

Soddisfazioni d'inizio autunno per riprendere bene il lavoro
 In questo blog parlo raramente delle cose che mi accadono e mi coinvolgono sul piano più intimo, personale. Per pudore, timidezza e anche per l'idea che a chi legge importa poco dei fatti miei e delle mie elucubrazioni. Questa volta ho pensato di fare uno strappo: ho trascorso una giornata più felice di quanto non mi aspettassi perché una persona a me sconosciuta mi ha toccato il cuore. 

Stamattina presto sono andato al Poliambulatorio vicino a casa mia (con la giusta dose d'orgoglio per il ruolo che ho avuto nella sua realizzazione, anche se la struttura lascia un po' a desiderare in quanto a funzionalità) per fare l'esame del sangue.
Ho fatto la trafila godendomi la competenza sbrigativa ed efficiente delle infermiere, anche contento perché ero tra i primi e speravo di farcela in tempo per andare a scuola in orario. Passa pochissimo tempo... e tocca a me.
Entro nella sala dei prelievi e mi accoglie una signora che, riconoscendomi, si dichiara da subito onorata di cavarmi il sangue. Non leccava, era proprio sinceramente contenta e... gratis!
Ero un po' imbarazzato per le sue considerazioni e le pregavo scherzosamente di smetterla di complimentarsi con me, altrimenti tutto il sangue mi sarebbe andato alla testa e non avrebbe potuto cavarmi quello che serviva per riempire le provette. Lei mi ha risposto più o meno così:
"Per una volta che qualcuno le fa dei complimenti che vengono dal cuore, senza secondi fini -  non abito nemmeno a Grugliasco e in zona - solo perché ha apprezzato quello che ha fatto e quello che è, se li prenda e non si preoccupi". E mi ha schiaffato la siringa nella vena, preoccupata di non trovarci più il sangue che serviva. Il tutto è durato un paio di minuti, non di più, giusto il tempo di chiedermi che cosa facessi adesso e di raccomandarsi di non mollare con l'impegno sociale.

RICORSI ELETTORALI: LO SPECCHIO DELL'IMPOTENZA

Domani un'altra puntata al Consiglio di Stato

Domani a Roma il Consiglio di Stato discute la richiesta di sospensiva della sentenza del riconteggio presentata dai legali di Cota, che puntano ad accelerare i tempi della discussione del merito, ovvero se il riconteggio di debba fare (come ha sentenziato il TAR Piemonte) o no. Una nuova puntata, alla quale se ne vanno aggiungendo delle alte che renderanno l'autunno davvero caldo anche su questo fronte.
Torna alla ribalta la questione della lista Giovine, della sua illegittimità e, perciò, dei provvedimenti da assumere per riconsiderare il risultato elettorale alla luce di tutto questo.

Era il 29 marzo quando si scrutinarono i voti delle elezioni regionali, cinque mesi fa. Da quattro mesi il Consiglio regionale e la Giunta sono insediati e funzionano a ritmo sincopato, come se avessero il freno a mano tirato. Si odono ragionamenti che sposano ora il profilo della convenienza dei singoli ora i proclami strumentali, ciclicamente l'ondivaga Bresso esterna e tavana, i capi del centrosinistra gestiscono l'imbarazzo con imbarazzante nonchalance, il centrodestra fa barricate e non si assume la responsabilità politica delle alleanze imbarazzanti - dai metodi imbarazzanti - che stanno mettendo in dubbio la sua vittoria.
E il freno continua ad essere tirato, si aspetta prima il TAR, poi il Consiglio di Stata, con la segreta speranza che una qualche sentenza imponga ciò che è oramai chiaro per tutti: onde evitare altri pasticci, conviene rifare le elezioni, magari abbinate con le politiche venture o con le amministrative di primavera. 

GHEDDAFI E LE ESCORT, L'ITALIA CHE VOGLIAMO

Si è sparsa la voce, oramai anche gli stranieri vengono a escort in Italia

Reclutate le solite centinaia di hostess nostrane che devono sentire i sermoni del leader libico e, se possibile, convertirsi all'Islam, comincia lo spettacolo indecente che ci spiega bene come siamo caduti in basso, ma proprio in basso.

Non è tanto lo zoccolume locale a impressionare - a proposito, 4 hostess annunciano di essersi convertite e le agenzie informano che non sono solo le donne ad essere reclutate, ci sono anche 48 maschi - , è il silenzio assordante di chi dovrebbe occuparsi della reputazione del nostro paese e della decenza delle sue istituzioni.

Arriva in aereo e viene accolto dal Ministro degli Esteri, si porta dietro le amazzoni in parata militare, pianta le tende in un parco e nessuno dice nulla, riceve autorità e grandi commis dello stato italiano come se fosse il monarca sceso in mezzo alla plebe, esterna con giornalisti pronti ad amplificare le sue cavolate. Poi incontra il suo amico Berlusconi con cui ragiona di affari privati, ovviamente nel contesto di un viaggio di stato.

UN TORMENTO SENZA FINE

Perché non si fanno le primarie dei principi, delle proposte, dei progetti?

Stamattina. "con lui abbiamo gia' perso in un sol colpo governo, alleanze ed elezioni", queste dichiarazioni (virgolettate) sono della Presidente nazionale del PD, Rosy Bindi e si riferiscono a Veltroni, di recente autocandidatosi (forse) alle primarie che (forse) si faranno per individuare il candidato premier del centrosinistra nel caso in cui si vada a elezioni anticipate. Quelle della Bindi sono parole che rispecchiano pensieri che in tanti abbiamo avuto e che suscitano timori per il futuro prossimo di qual partito, certamente in crisi, ma fondamentale per mandare a casa B. e liberare il paese dal soft-fascismo.
Il centrodestra è allo sbando, nel paese trionfa l'individualismo egoista che trascina la società verso il fondo come il disperato che, non sapendo nuotare,  si aggrappa al suo potenziale salvatore facendolo annegare con lui.
Quelli che ancora ce la fanno a stare a galla guardano ammutoliti la fine del berlusconismo, ma anche la dissoluzione di qualunque speranza che un progetto politico susciti gli entusiasmi necessari a segnare la riscossa.

IL TEATRINO DELLA POLITICA D'AGOSTO

Lo specchio del degrado nazionale, la speranza di una riscossa morale

Mentre il mondo è alle prese con alcune catastrofi - politiche, umanitarie, morali - in Italia un intero mese se ne è andato a discettare dei tentativi di impacchettamento del berlusca e delle contromosse, sue e dei suoi, per sventare il pericolo. Il tutto con condimento di scandali, tette e culi, toraci maschili depilati, tronisti che si danno al porno, zoccole e prosseneti di regime che dettano le linee della morale d'autunno.
Sì, perché da noi i valori li danno le veline, i calciatori, i tronisti, le amiche mie, la santanché e, a quelli critici verso il sistema, i beppegrilli. Tutti la sparano sempre più grossa, così non cambia mai nulla.

In Pakistan è in atto una catastrofe umanitaria di proporzioni colossali? Noi leggiamo della cucina Scavolini di Fini.
L'esercito USA abbbandona l'Iraq - oramai pacificato, perché si sa che la guerra è finita - e nessuno si chiede che ne è dei militari italiani? Nessun problema, bisogna dedicare pagine e pagine insieme a ore ed ore di televisione a scìogliere il dilemma dell'UDC: dentro o fuori dal governo?
Sempre in Iraq si moltiplicano gli attentati e i civili tornano a morire come le mosche e nessun leader dell'occidente si sente resonsabile del disastro che si è creato laggiù? Che ce ne frega, noi dobbiamo occuparci della Tulliani e della sua imbarazzante famiglia.

PIACERI D'AGOSTO A TORINO

Tango e milonga in galleria...

C'è ancora chi sostiene che i Torinesi non sanno apprezzare i piaceri della vita, forse per alcuni è ancora vero.

Certamente l'esercito dei goduriosi si deve essere ben ingrandito se può accadere che un giovedì sera d'agosto - centro completamente deserto, così deserto che non c'è nessuno parcheggiato in divieto di sosta, nessuno che schiamazza, niente che turbi il ritmo vacanziero dei rimasti - nella galleria del Lux ci si imbatta in una nutrita pattuglia di tangheros all'opera
Musica melanconica e avvolgente, giovani e  meno giovani che ballano passi complicati, si sdrusciano e si incastrano come la danza prevede, testimoniano ai passanti una dedizione e un impegno certamente non occasionali.

I volteggi ammaliano i rari passanti e gli ancora più rari clienti dell'ultimo spettacolo al Cinema Lux. Ogni tanto una pausa per rifiatare, non tutti sono giovanissimi e quelli un po' in carne sono di più degli esili e delle filiformi.
In attesa che cominci l'ultimo spettacolo al cinema si raduna un discreto capannello di persone che si divertono a guardare i volteggi e che finiscono per dondolarsi anche loro al ritmo delle milonghe, forse immaginando (alla Conte) una bel viaggio un Argentina alla ricerca delle nostre parentele perdute.
Non un commento meno che benevolo sui ballerini non sempre impeccabili, solo un "chissà che male ai piedi, con quei tacchi" che sfugge a una signora che osserva la ballerina dal sandalo sado-maso con cui si lancia in volteggi equilibristici ammirabili.

MONDADORI: IL CORAGGIO DEGLI INTELLETTUALI

I dilemmi terreni del teologo Mancuso e le risposte spirituali degli intellettuali dal culo di pietra. 

Nel silenzio pressoché generale dei mezzi di informazione, si sta sviluppando un dibattito/polemica che davvero rappresenta con chiarissima crudezza lo stato del nostro paese, ben più di tante analisi sociologiche.

Il fatto: con un codicillo ad aziendam la Mondadori - di proprietà di Silvio Berlusconi, presidente del consiglio - riceve un regalo di oltre 350 milioni di euro, oggetto di un contenzioso fiscale con lo Stato. Il sistema è sempre lo stesso: inserire nei decreti un emendamento apparentemente innocuo che serve a mettere a posto qualcuna delle situazioni scabrose del premier o delle sue imprese. La Mondadori approfitta dell'opportunità e chiude il contenzioso ventennale col fisco sborsando circa 8,6 milioni di euro invece del 350 oggetto delle controversia.
Massimo Giannini denuncia la questione in un pezzo su Repubblica del 19 agosto scorso (leggi)

A fronte di questo ennesimo strappo, il teologo Vito Mancuso - direttore di una collana della Mondandori, dunque "dipendente" della stessa società - pone un quesito etico che potrebbe più o meno suonare così.
Finora non ho considerato una contraddizione il lavorare per la Mondadori (di proprietà di Berlusconi) e la disapprovazione per i suoi conflitti di interesse, le leggi ad personam e tutto il resto. Alla Mondadori ho sempre goduto di libertà assoluta e mi sono sempre trovato a collaborare con responsabili aziendali rispettosi delle opinioni e del mio lavoro; questo mi ha permesso di tenere sempre ben distinto il piano dell'azienda Mondadori e quello del suo proprietario Berlusconi. Ora le cose non stanno più così, visto che l'azienda per cui lavoro ha usufruito di una legge "ad aziendam" che ha come artefice il suo proprietario, nelle vesti dei presidente del consiglio. E' giusto che io continui a lavorare per questa azienda o il farlo rappresenterebbe una contraddizione etica personale troppo forte?
Mancuso gira questo dilemma agli intellettuali, ai giornalisti e ai politici che pubblicano con Mondadori, salvo criticare e osteggiare il suo padrone quando si occupa della politica a modo suo (leggi)

COTA O NON COTA, CHE DILEMMA!

Un nuovo exploit del PD piemontese
Nessun leader della Lega parteciperà alle iniziative della Festa nazionale del PD di Torino, lo impariamo dai giornali di oggi, ma già da qualche giorno si ventilava questa terribile mutilazione del pluralismo. Non potremo sapere - se frequenteremo gli stands della festa - cosa ne pensano i vari Bossi, Maroni, Calderoli eccetera dei tanti argomenti che travagliano la vita di questo nostor Bel Paese. Ce ne faremo una ragione.

Non riesco a farmi una ragione, invece, del comportamento degli organizzatori della Festa che, interrogati sui motivi che li hanno spinti a non invitare Cota, hanno accampato la scusa che non è il presidente legittimo della Regione.
Ma sono matti? Non sono mica loro a decidere chi è il presidente e chi no, a meno che non si siano così berluconizzati da ragionare come lui senza nemmeno averne i mezzi. Alla domanda avrebbero semplicemente potuto rispondere che, essendo la Festa del PD, sta al PD decidere chi invitare e chi no; così avrebbero risposto anche a tutti quelli che avrebero tanto voluto essere invitati, con tanto di nome sul programma in corrispondenzza di un dibatitto su qualunque cosa, e non lo sono stati. Niente, fra tutte le risposte, gli organizzatori hanno dato quella peggiore.

Non varrebbe nemmeno la pena di commentare se non fosse che questo atteggiamento fastidioso e presuntuoso lo ritrovi in molte delle azioni e delle decisioni dei demos, non so a livello nazionale, ma certamente nei nostri comuni. Hanno sempre la boccuccia a culo di gallina pronta per deplorare ciò che mette in crisi le loro poltroncine, praticano la doppiezza nelle opinioni come sarebe bene che facessero solo i veri tifosi di calcio, confondono la dialettica con lo squadrismo, sempre pronti a puntare il ditino verso gli  altri pur di non guardare le loro miserie, hanno sempre quell'aria di saputelli disinteressati a volte così ben mascherata che ti verrebbe voglia di credere loro. E pronti a sostenere tutto e il contrario di tutto, salvo poi quando mala tempora currunt, scaricare i loro amici con dissociazioni così plateali da rendere ridicole anche le loro idee.

Sempre alla moda, non perdono un colpo: come coi pantaloni a zampa d'elefante. Se va di moda la legalità... pronti! essi non parlano d'altro, se va di moda l'efficienza.... eh non è che si possono rispettare proprio tutte le regole, sennò perdiamo tempo. Se va di moda la lotta alla malavita organizzata corrono tutti in Sicilia, tifosi di Fini quando sollecita gli indagati per reati contro la pubblica amministrazione a farsi da parte e difensori ad oltranza dei loro amichetti sotto processo per concussione. E se qualcuno dei loro osa criticare... zac! Un taglio alle teste pensanti e di nuovo tutti nei ranghi. Naturalmente sono per l'unità della sinistra, le primarie solo se devono fare fuori qualcuno, tutti quelli che non obbediscono ai simulacri di ceto politico che ancora hanno in campo sono dei traditori, oggettivamente complici della destra berlusconiana.

PORTI E BARCHE: L'INVISIBILITA' FISCALE

Impressioni d'agosto in un Italia alla deriva

In questi giorni di vacanza capita a tutti quelli che hanno qualche giorno di ferie e qualche soldo da spendere di tentare di raggiungere il mare. Non importa dove, una località qualunque, tanto oramai si somigliano tutte. Oltre alle solite rapine mascherate da compravendita, a una certa arroganza e a una trascuratezza che ci ricordano che siamo in Italia, si cominciano a notare le profonde modificazioni che sono state operate al paesaggio marino dall'irresponsabilità degli amministratori pubblici "del fare".
Non mi riferisco solo alle case - che specie in Liguria oramai sorgono perfino nei luoghi più improbabili e vantano prezzi proibitivi - segnalo i porticcioli turistici.
Oramai ogni comunello della Liguria (ho osservato particolarmente questa regione, ma immagino che sia così dappertutto) ha il suo porticcio con centinaia - a volte migliaia - di posti barca in vendita al prezzo di due box nel centro di una metropoli... e tutti vendutiL Qualche volta già occupati da barche e barchette che anche ad agosto, nel mezzo della giornata e col sole splendente nel cielo, erano ormeggiate lì a dondolare sull'acqua. Di porticcioli pieni di barche ce c'è davvero dappertutto, mi sembra tra l'altro che si siano moltiplicati a ritmo vertiginoso in questi ultimi anni.
"Va bene Scajola - mi sono detto - e il suo corredo di amministratori cementificatori che i Liguri si votano oramai ad ogni elezioni, ma possibile che a nessuno venga in mente di censire le barche e fare una bella indagine fiscale sui proprietari?". E' davvero semplicissimo, non c'è neanche bisogno di scomodare la ditta privata dell'amico dell'amico perché faccia questo lavoro, basta l'anagrafe comunale... eppure sembra proprio che nessuno se ne occupi,. forse perché troppo impegnato a lamentarsi dell'evasione fiscale.

L'IMPOTENTE GRANDEZZA DEL CAVALIERE

di Barbara Spinelli, da La Stampa di ferragosto
Un'analisi decisiva per comprendere il senso degli avvenimenti di questi giorni e per immaginare cosa possiamo attenderci. Buona lettura e buon ferragosto!
 
E’ venuta l’ora di analizzare la morte di quella che è stata chiamata, in gran fretta e proditoriamente, Seconda Repubblica. Doveva essere qualcosa che somigliava alla quinta repubblica di De Gaulle, inaugurata alla fine degli Anni 50: un sistema che restituisse alla politica la nobiltà, lo sguardo lungo, l’efficacia che il predominio di fazioni e partiti le aveva tolto. Doveva, partendo dalla simultanea svolta avvenuta a Nord con Mani Pulite e a Sud con l’offensiva contro la mafia di Falcone e Borsellino, rigenerare un ceto politico corrotto da anni di democrazia senza alternanza, di poteri paralleli e illegali. Le forze che dopo il ’45 avevano ricostruito il Paese gli avevano dato una Costituzione vigile sulla democrazia, ma antichi mali, non curati, si erano incancreniti: il rapporto degli italiani e dei politici con lo Stato in primo luogo, e la maleducazione civile, lo sprezzo della legalità, del bene comune.
Tutti questi mali sopravvissero alla Prima Repubblica, e per questo anche la seconda sta morendo.
Quel che mancò, nei primi Anni ’90, fu la rigenerazione delle classi dirigenti. La politica abdicò, accettò di farsi screditare, e forze estranee ad essa se ne appropriarono. Furono queste ultime ad annunciare l’avvento del Nuovo: nuovi uomini, non prigionieri dei vecchi partiti; nuova attitudine manageriale al comando; nuova fermezza nel decidere. La Seconda Repubblica è stata innanzitutto un sistema di dominio il cui scopo era di radicare quest’immagine del potere nelle menti di italiani stanchi di lungaggini, assetati di efficacia. Altri obiettivi non esistevano, se non la libertà del leader da ogni vincolo. Il conflitto d’interessi non era un ostacolo: sanciva tale libertà. Ovvio che la rigenerazione dello Stato e della legalità divenne non solo impossibile ma esecrata. Mani Pulite e Falcone-Borsellino erano escrescenze di una Prima Repubblica caduta per motivi che restando arcani non insegnavano nulla se non più furbizia e più menzogne.

IL SACCO DI TOPOLINIA, parte seconda

Dopo la villa nel campo, lo spaccio nell'orto

Nella prima parte vi avevamo raccontato  di come si fa  a costruirsi una villa dove gli altri, quelli senza appoggi topolineschi, non possono.
Adesso vi spieghiamo cose si fa a valorizzare il terreno prima coltivato, adesso neanche più quello, solo più in attesa di accogliere le fondazioni di un nuovo edificio.
Ora che in mezzo all'area agricola c'è la villa, vorrete mica che tutto quel terreno che sta intorno alla casa sia abbandonato a se stesso? Quasi quasi facciamo una variante!

Dovete sapere - cari lettori - che a Topolinia gira un virus che si chiama variante continua. E' un virus pericoloso perché distrugge il territorio, ingrassa sempre gli stessi e mette in pericolo le casse del municipio, ma i topolini capi non se ne preoccupano. Loro fanno solo alta politica e debbono occuparsi del loro futuro, magari toccando i tasti giusti e compiacendo i poteri che potrebbero venire utili. Come è noto i dissenzienti politici e i cittadini incazzati li denunci, li intimidisci o li compri.
E allora, già che ci siamo, ecco che i topolini capi - alcuni dei quali transitati direttamente da lotta continua a variante continua, passando per vacanza continua - decidono di occupare un po' meglio quel terreno, nominalmente ancora agricolo, ma nei fatti già compromesso: spostiamoci lo spaccio di una nota azienda di Topolinia che adesso vanta un bell'immobile su corso Paperopoli, che potrebbe valorizzare anche per trarsi fuori da una situazione economica non felice.
Così, l'artefice dell'operazione "villa pulita" può comprare quell'immobile, magari per metterci dentro una concessionaria d'auto e farci su qualche soldo.

BRUTTO CLIMA, RISCHIO DEMOCRATICO

Un articolo di Flores D'Arcais sul Fatto

Il Presidente del Consiglio chiama a raccolta i suoi utilizzando un linguaggio fascista e sottintendendeo contenuti fascisti. In tutta risposta il meglio del gotha democratico cinciscia in tatticismi tardocomunisti, i leaders dei partiti gocano a distinguersi e tutti fanno finta che sia normale.

Non è normale, lo vede anche un bambino. Non è normale che si usi un linguaggio eversivo caricando di pathos una battaglia politica che è sempre più virulenta. Non è normale che nessuno dei centrosinistri racconti le storie che sentiamo dai vari Bocchino e Granata, diventati all'improvviso fustigatori di costumi e giustizieri della corruzione. Non è normale che si sia rinunciato a spiegare a questo paese che il premier è un delinquente, condanato e acclarato... e tutto questo in nome di strani tatticismi della cui bontà sembrano convinti solo più i commentatori al soldo del cavaliere.
Non è normale che i nostri siano soventi troppo simili agli altri, avendo sposato una visione del potere che scavalca l'istituzione,  viola le regole trattandole al più come strumento per raggiungere scopi e obbiettivi di parte.

PRIMARIE: PER FARE COSA?

No alla solita marmellata, c'è un progetto?

Apri i giornali ed è tutto un parlare di tentativi di assassinio politico da una parte, di terzo polo dall'altra; alla nostra area politica, incapace di presentare una qualche posizione sostenuta da tutti per più di due ore, è assegnato il tema primarie.
Ogni giorno qualcuno di nuovo si aggiunge al rosario dei si dice, dei se me lo chiedono, se serve eccetera. Oggi siamo a tre: Vendola, Chiamparino e Bersani; si parla di un quarto candidato proposto da D'Alema, ma non siamo ancora degni di conoscene il nome. E' pre-tattica, ragazzi, mica siamo dei dilettanti della politica!

Tutto si svolge come se il centrosinistra fosse una specie di galassia di frattaglie dalle quali i dirigenti democratici pescano di volta i volta i pezzi più innocui. Pur avendo sempre perso negli ultimi anni, non hanno ancora abbandonato l'idea di egemonia e trattano la società italiana come un magma indifferenziato dove non cambia mai nulla. Se la sinista non cerca i segni del cambiamento per interpretarli e trasformarli in progetto politico, allora a cosa serve?

E dire che di segnali di cambiamento ce ne sono tanti. Prendiamone due che sono sotto gli occhi di tuti: l'aumento dell'astensionismo attivo, quello delle persone che scelgono di non andare a votare perché si sentono estranee - quando non ostili - al sistema dei partiti e delle loro rappresentanze. Sono poi elettori che rivendicano più moralità, che pretendono che le differenza fra le liste corrispondano a programmi chiari e a personaggi politici capaci di metterli in pratica una volta premiati dagli elettori, spiegando le mediazioni operate, gli eventuali cambi di rotta, le inversioni, i successi e le difficoltà incontrate.

DELITTI D'AGOSTO

C'è l'assassino,  il movente, manca il mandante.

Ogni estate ha il suo tormentone, di cosa vivrebbero i giornali e le tv in un paese dove non capita mai nulla e dove quello che capita non è degno di essere preso in considerazione e diffuso a tutti?

Non si parla ancora di grembiulini, di rigore e di crocifissi, oltre che di maggiore severità nella scuola della Gelmini; quell'argomento lo tratteremo a settembre, quando finalmente ci accorgeremo dei guasti che si vanno producendo e del disastro a cui sta andando incontro l'Italia a causa anche delle nuove generazioni ignoranti, viziate e in avanzata fase di rimbecillimento senza ritorno. La scuola va a picco e la sinistra si dibatte fra la difesa ad oltranza del vecchio e la volgia di un'innovazione di sostanza, ma poi solidarizza con tutti quelli che protestano, indipendentemente dalla ragione per cui lofanno. Naturalmente si guarda bene dal fare delle proposte, dunque non da ai protestanti alcuna ragione per lottare tutti insieme. Tanto è estate, a settembre avremo dimenticato tutto!

Non c'è ancora la solita contrapposizione fra chi è per la riapertura delle case chiuse e chi no. Intervista alle puttane, articolo che spiega la tratta e le sue implacabili regole, un cliente anonimo che racconta perché va a puttane e non se ne vergogna affatto, replica  della moglie di un puttaniere beccato sul fatto. I sindaci della Lega fanno a gara con le ordinanza bislacche (taglio del prepuzio dei clienti, eseguito dai vigili; se il cliente è nero, espulsione; se bianco, ramanzina) , quelli del PD seguono a ruota (no, il prepuzio no, fa molto antisemita e noi siamo per la solidarietà), sennò si lascia spazio alla xenofobia!

Nessun delitto che riempia le cronache: nè Garlasco, nè Cogne... Un disastro.

Un delitto importante, anzi eccellente, però c'è e riempie le pagine di tutti i giornali: la lenta asfissia del cavaliere ad opera dei suoi ex alleati.

UN OBAMA TORINESE?

Ipocrisia sabauda o sincero ravvedimento?

Uno dei temi che agitano e allietano l'estate "che finì la prima repubblica" è chi sarà il candidato del centrosinistra alle elezioni di primavera a Torino. Ci sono gli autocandidati del PD, ovviamente un certo numero, non uno o due; poi ci sono quelli della società civile, che sono in realtà il prodotto dei salotti della città, un po' incartapecoriti perché gli anni passano per tutti.
Infine ci sono quelli che "sarebbe bello che..." frutto delle elucubrazioni degli stessi salotti e delle redazioni che contano dei due quotidiani nazionali con redazione torinese: La Stampa e Repubblica.

La moda di questi giorni è quella di reclamare della mancanza di un Obama 'd nuiautri, una specie di abbronzato torinese capace di tenere a bada Marchionne, risanare il bilancio pauroso della città, risolverne i problemi più spinosi in tempi di contrazione della spesa pubblica, programmare il rilancio della città, sviluppare nuove attitudini e progetti... il tutto facendo vibrare di passione il cuore dei cittadini disincantati, facendo loro immaginare il bel mondo che verrà. La teoria prende corpo e rischierebbe di occupare le pagine - altrimenti vuote - della cronaca locale nel mese di agosto.

IL SACCO DI TOPOLINIA, parte prima

Dunque, prendi un terreno agricolo - da molto tempo incolto anche perché si trova fra due delle strade più trafficate della intera cerchia metropolitana di cui Topolinia fa parte -, inventati una azienda agricola, semina qualcosa, giusto per far vedere che l'azienda agricola c'è per davvero e... oplà! Il gioco è fatto.
Subito dopo puoi andare al Municipio di Topolinia a presentare richiesta per la costruzione di una casa rurale: lo prevedono tutte le leggi, un agricoltore può costruire la sua casa anche su un'area che non è destinata alla residenza. Gli serve perché non potrebbe abitare in un posto diverso da dove coltiva, alleva, semina, raccoglie, munge e pascola.Ottenuto il permesso di costruire, puoi partire coi lavori: viene fuori una bella villazza, con muri di cinta intorno a un generoso giardino, ovviamente nel centro dell'azienda agricola... vabbè: mica il contadino deve vivere in un tugurio, no?
Tutto legale, anche se poi vai ad abitare nella villazza e smetti di coltivare... tutto legale. Così legale che i capi di Topolinia non solo non intervengono per limitare i danni di leggi poco belle e comportamenti banditeschi. Potrebbero almeno stare lontani da siffatti soggetti, invece partecipano ai festeggiamenti degli artefici di queste porcate.

FINE DEL BIPOLARISMO?

Dal fallimento di un'illusione, una nuova stagione per l'Italia

La rottura del PdL, al di là delle inevitabili personalizzazioni e degli strascichi ancora tutti da scoprire e godere, segna una cambio epocale nella poltiica italiana. La fine del bipolarismo, la fine dell'idea che tutta la politica italiana fosse riconducibile a due poli e che in ciascuno di questi si dovesse lavorare per il partito unico, quello che avrebbe finito per essere il polo stesso, inglobandone via via le varie componenti e riducendo ai minimi termini le forze politiche che non si schieravano o che i partiti maggiori non ritenevano degne di far parte del polo.

Cominciò il centrosinistra componendo l'Ulivo - nella sua prima edizione formato da PDS, Verdi e Popolari, dunque dagli eredi dei partiti di massa e dall'emergente ambientalismo - una aggregazione che era di più di una coalizione elettorale  edi meno di un vero e proprio partito. L'idea dell'Ulivo da sempre fu quella di superare se stesso per divenire la forza politica progressista del futuro: il Partito Democratico.
In molti - anche io ci ho creduto a lungo e ci ho anche messo delle energie e delle aspettative, tutte puntualmente deluse - celebrammo la nascita del PD come il compimento del processo che aspettavamo da almeno 10 anni, capace di cambiare la politica italiana e di innovare questo nostro paese cantando una canzone davvero nuova.

QUANTI ERORRI A MIRAFIORI

I terreni e i lavoratori di Mirafiori nelle pentole della cucina politica
Su l'Espresso in edicola la settimana scorsa l'opinionista Massimo Riva (leggi l'articolo) traccia in poche righe un'analisi che il ceto politico piemontese (e non solo quello) dovrebbe mandare a memoria. Soprattutto adesso che Marchionne siede alla destra del Padre, i sindacati sono più divisi e deboli che mai, i lavoratori stanchi e sfruttati, il lavoro sempre meno e in condizioni incredibili.
L'articolo di Riva ci racconta come la FIAT è arrivata a questo punto e come potrebbe andare a finire la storia di Mirafiori, Pomigliano, Termini.
Neanche lui è un comunista radicale, eppure .... non sembra che le sua analisi abbiano alcun seguito.

A questo proposito segnalo che alcuni dei pretendenti all'investitura di candidato sindaco di Torino per il centrosinistra hanno già cominciato a ipotizzare il baratto economico con  la proprietà che avevo subodorato in un mio post di qualche giorno fa (leggi post): ti cambio la destinazione d'uso delle aree, così le vendi ai costruttori per farci case e centri commerciali e guadagni tanti bei soldini, in cambio mi prometti che mantieni qualche produzione a Torino.
Insomma una variazione sul tema eterno: la FIAT puppa soldi pubblici, questa volta in modo differito.

LA POLITICA IMPAZZITA

Scanderebech diventa deputato dell'UDC mentre la sua lista alle regionali viene dichiarata illegittima
E' o non è un mondo strano il nostro, dove la realtà supera l'immaginazione e non c'è più limite alcuno al possibile?
Ieri viene pubblicata la sentenza del TAR Piemonte che sostiene che le due liste - "Consumatori" e "Centro con Scanderebech" - sono illegittime e presentate senza averne i titoli. 
Sempre ieri i due rami del Parlamento hanno eletto i cosidetti membri laici del CSM, fra questi e in predicato di divenirne il vicepresidente, c'è Michele Vietti, eletto a Torino nella lista dell'UDC  con al secondo posto proprio il nostro Deodato. Vietti deve dimettersi da deputato e il suo posto lo prenderà proprio Scandy, che non è più dell'UDC, che è consulente di Cota come ricompensa per il servizietto elettorale.
Dunque Deo diventa deputato e sarà interessante vedere che collocazione sceglierà, però deve spicciarsi: con i chiari di luna che ci sono laggiù c'è il rischio concreto che non faccia in tempo ad arrivare... che trova il Parlamento già sciolto!
Se un giorno qualcuno vorrà raccontare queste giornate di fine seconda repubblica (o è ancora la prima?) potrà utilizzare proprio questa coincidenza per dimostrare che se esiste la divina provvidenza (Manzoni docet), c'è anche il suo contrario.

Mariano 

LO STRANO CASO DELLE QUOTE LATTE

La vergogna di un paese senza diritto
Sembra una cosa che riguarda pochi allevatori, disposti a tutto pur di non pagare le multe dell'Unione Europea. In reatà è uno scontr o fra due modi opposti di essere cittadini e produttori, nel quale si ancora una volta si rischia che vincano i furbi.
Non sempre i giornali raccontano questa storia in modo comprensibile a chi non è del mestiere, voglio provare a farlo io in poche righe.
L'Unione Europea contingenta le quantità di latte che ogni paese può produrre e commercializzare. La quantità delle quote per ogni nazione venne stabilita sulla base delle dichiarazioni dei singoli allevatori. Ogni paese membro le raccolse, le sommò e fissò così la quantità di latte prodotto annualmente. Piccolo problema: in Italia l'evasione fiscale è alta, anche nel settore dell'allevamento e della produzione agricola, dunque gli allevatori dichiararono di produrre di meno dell'effettivo per evadere le tasse e giustificare quelle già evase.
Così l'Italia venne complessivamente "penalizzata" dall'Unione Europea, a favore degli allevatori del Nord  Europa e quelli francesi che dichiararono di più, pagando anche le tasse corrispondenti nei loro paesi.

TOPOLINIA: COME TI TRATTO I DIPENDENTI

Piccoli Brunetta crescono... non del tutto!
Giornate nervosette a Topolinia. Si narra che uno dei topi che comandano sia sbottato con un "I dipendenti del Comune sono pezzi di merda. Gliela farò pagare", forse a commento di un'iniziativa che i sindacatopi avevano assunto per segnalare la stranezza di un Comune dove i dirigentopi sono sempre di più (mentre diminuiscono i dipendenti) e costano sempre più cari alla collettività. Va rimarcata la finezza dell'espressione e la nitidezza del messaggio politico del novello Brunetta in salsa locale.
A Topolinia, si sa, vanno avanti i tipi così: tante facce, doppia, tripla e anche quadrupla morale, tanto tutto si giustifica. Una bella festa alle ToposSerre, qualche promessina, un posticino naturalmente per merito, una querela a spese del Comune per i più difficili da domare... e avanti la prossima puntata. Comunque i topi capi non si fanno mancare nulla, per la verità il linguaggio similmalavitoso lo usano proprio solo a Topolinia. Quando vanno in giro sono dei mostri di virtù, specialmente quando devono acquisire qualcuno dei bollini qualità che il bel mondo della politica elargisce nascondendo il nulla dietro sigle altisonanti, tutte ben evidenziate nel sito interneti di Topolinia.
Ma torniamo agli avvenimenti di questi giorni. Dicevamo che... mentre un paio di topolini facevano il salto della quaglia (animalismo dei topolini politicamente corretti) cambiando repentinamente casacca, altri si guardavano attorno smarriti cercando di capire dove tira il vento per poter riprendere in fretta a sbandierare nella direzione giusta, altri ancora cominciavano ad allontanarsi dal capo per non essere confusi con lui un domani... insomma mentre succedeva tutto questo i capitani coraggiosi della città aumentavano i dirigenti e diminuivano i lavoratori. Tra un intervento e l'altro, tutti tesi a realizzare il bene dei topolini, naturalmente trovavano il tempo di deprecare le politiche del governo che aumentano i dirigenti e tagliano i lavoratori... ma si sa che la coerenza non è di Topolinia.

CASO FIAT: UNA PROPOSTA AI RAPPRESENTANTI PUBBLICI

Una variante urbanistica per bloccare speculazioni su Mirafiori.
Le dichiarazioni di Marchionne sul trasferimento della monovilume in Serbia hanno finalmente msso bene in chiaro quali sono le linee di sviluppo lungo la quali si muove la FIAT: quelle del capitalismo assitito. Non c'è bisogno di essere comunisti o estremisti per affermarlo, basta guardare il comportamento della FIAT in questi anni e l'evoluzione di questi ultimi mesi.

Prende a pretesto una situazione difficile, quella di Pomigliano, generata da quell'impasto fra favori e pratiche mafiose che hanno fatto comodo innanzitutto ai  vertici aziendali e a qualche privilegiato del sindacato, per tentare di costruirsi un sindacato su misura, alla maniera di Valletta, e mettendo i lavoratori di fronte a un ricatto, incomprensibile nella sua sostanza, ma evidentissimo nel contesto del nuovo ruolo che ha assunto la FIAT dopo l'alleanza con la Chrysler. Fanno il referendum, lo vincono, ma non basta ancora. D'altra parte la partita non era quella: era l'obbedienza sindacale e il totale asservimento della politica, locale e nazionale, per paura di chiusure di stabilimenti e licenziamenti di massa.

LA POLITICA FRA IL DIRE E IL FARE...

L'eterno conflitto fra la scorciatoia della testimonianza e i tentativi di cambiamento
Un anno e mezzo fa, sul numero di marzo 2009 di "Punto di Vista" scrivevo questo pezzo molto sofferto. Cercavo di dare conto di cosa significa per me l'impegno politico e della difficoltà con cui mi confronto con quelli che "non basta mai", che criticano sempre tutti, che sono più a sinistra, che l'avevano detto, che "sono tutti uguali"... : Eccovelo, credo che sia attuale anche adesso, anzi, forse di più.

Sono questi tempi difficili: per chi deve arrivare alla fine del mese mantenendo la famiglia, come per chi deve onorare le responsabilità e i compiti che la vita gli ha assegnato. Lo sono anche per chi ha il compito di governare, escogitando soluzioni e disegnando scenari intorno ai quali richiamare l'impegno di tutti.
In fondo a chi si occupa di politica si chiede soprattutto questo: disinteresse ai propri affari, massimo dell'interesse nei confronti delle cose di tutti, trasparenza formale e sostanziale nell'agire, capacità di costruire progetti che indichino la strada per costruire un futuro accettabile, migliore dell'oggi.
La sfiducia e la disistima verso i politici e la politica genera fenomeni di disaffezione che sottolineano quel distacco fra il paese reale e la sua classe politica, dal consigliere del piccolo comune al presidente del consiglio. Il paese reale rimprovera loro la sostanziale incapacità di occuparsi d'altro che dei loro interessi particolari invece che dell'interesse collettivo: di qui l'idea che il mondo della politica sia inutile quando non dannoso per il nostro paese. Pensare che tutti quelli che oggi si occupano di politica siano brutti e cattivi è sbagliato come lo è negare la crisi di rappresentanza in atto.

RICORSI: ECCO DA DOVE COMINCIANO I GUAI!

Alle origini della taroccatura delle liste
Come promesso, sono andato alla ricerca dei post dell'anno scorso nei quali raccontavo in diretta delle sedute notturne del Consiglio regionale, bloccato dall'ostruzionismo dei consiglieri poi assurti all'onore delle cronache.
Prima di linkarli, me li sono riletti e mi sono incazzato un'altra volta. Prima con gli ostruzionisti, poi con i mieI amici centrosinistri che pensano che la politica deve sempre mediare, anche quando sarebbe meglio di no.
Poi con me stesso... perché avrei dovuto mettermi per traverso usando gli stessi metodi della banda dei 4 e invece non l'ho fatto per rispetto. Anche altre volte le cose sono andate così e per lealtà verso la maggioranza ho rinunciato a far valere idee e proposte in cui credevo: che cantonata!
Ma questa è un'altra storia. Leggete, se volete, delle origini delle liste taroccate di oggi.
Notti in Regione: diario di uno spreco
Notti in Regione 2: diario di uno spreco
Notti in regione 3: diario di uno spreco

L'INFINITO TORMENTO DEI RICORSI ELETTORALI

...e posso perfino dire che l'avevo detto!

Fioriscono sulle pagine locali dei quotidiani nazionali le polemiche, le inchieste, gli approfondimenti, il disegno di scenari futuri... tutte attività collegate alla sentenza del TAR di giovedì scorso. Comunicati stampa, correnti dei partiti che si affrontano, ipotesi e opinioni: adesso che la prima puntata è terminata, voglio fare qualche considerazione anch'io.

Sono da sempre convinto che le leggi debbono essere chiare, prive di eccezioni e non interpretabili. Quando viene meno una di queste caratteristiche cominciano i guai, specialmente perché le eccezioni servono sempre a soddisfare interessi particolari, mentre le leggi dovrebbero definire gli interessi generali e le regole universali di funzionamento della società.

LE AGENDE ROSSE

18 anni fa le stragi di Capaci e via D'Amelio
Domani sarà il 18° anniversario della strage di Via D'Amelio a Palermo, nella quale persero la vita Paolo Borsellino (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina; si salva Antonio Vullo). In via D'Amelio abitava la mamma di Borsellino, stava andando a trovarla quando esplose un FIAT 126 con dentro 100 kg di tritolo comandata a distanza. Due mesi prima a Capaci era stato ucciso Giovanni Falcone. Dalla scena della strage mancava un'agenda rossa di Borsellimo quella dove annotava le idee e le notizie ancora da riordinare.

Quella stagione proietta ancora oggi le sue ombre tossiche, ciclicamente emergono sospetti e dubbi circa il coinvolgimento diretto dei Servizi segreti in allenaza con la mafia. Con queste due stragi quest'ultima, mira a riprendere il ruolo che le inchieste in quel momento in corso, proprio ad opera di Falcone e Borsellino, stavano minando alla base. Le inchieste stavano cominciando a toccare i legami profondi e oscuri fra mafia e politica, dunque l'interesse a metterli a tacere non riguardava più solamente il folklore delle coppole e dei pizzini. C'erano anche pezzo considerevoli dello Stato che vedevano messo in pericolo la loro stessa esistenza, non mancavano memmeno le gararchie vaticane. Il solito incredibile groviglio di interessi, di collusioni, di intreccio e alleanze fra stato e antistato, la dannazione di un paese senz acoscienza civile e fondato sull'indiovidualismo sfrenato.

TOPOLINIA: SESSO & POLITICA

Quasi quasi mi faccio un'amante!
Grande fermento fra i cittadini di Topolinia: il bel mondo della politica locale si è finalmente messo alla pari con le mode d'oggi.  Sono sempre in ritardo i politici di Topolinia, ma alla fine ci arrivano anche loro!

C'è stato il momento dello scamiciamento: andavano di moda il look rivoluzionario e allora... tutti scamiciati e trasandatì, antipartito e sempre dalla parte della trasgressione e della modernità!

Poi è arrivato Berlusconi coi suoi topolini in doppiopetto blu, occhiali da sole, mentina in bocca,  portafogli gonfi di danaro di dubbia provenienza e modi di fare da squali... e tutti sono corsi a farsi curare il look. Alcuni topolini - a parole strenui avversari del berlusconismo - avevano addirittura consiglieri che facevano solo quello: curare il look del capo perché siamo nella civiltà dell'immagine, cribbio! Non solo l'abbigliamento, ma anche le pratiche, personali e politiche, a imitazione della moda del momento.

RICORSI ELETTORALI: AVANTI PIEMONTE!

Dunque, la sentenza del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) è arrivata a tarda notte: il primo ricorso viene sostanzialmente accolto e il Tribunale dispone che vengano esclusi i voti delle liste dei Consumatori e del Centro con Scanderebech ad eccezione dei voti a Cota chiaramente espressi. In altre parole, nei 30 giorni assegnati dal TAR, si dovranno scrutinare un'altra volta i circa 15.000 voti alle due liste, eliminando tutti quelli che hanno il solo voto di lista espresso. Vengono recuperati quelli che portano anche una croce sul nome di Cota presidente. A fine agosto sapremo se questa attività avrà portato a sottrarre a Cota più o meno dei 9 mila voti circa con cui ha vinto sulla Bresso.
Quanto al secondo ricorso, quello contro la lista truffa di Giovine, ogni decisione è rinviata al 14 novembre. Appare chiaro che dovrà fare la stessa fine, visto che le irregolarità di questa lista sono ben più gravi di quelle delle altre due.
Cota strepita, Bresso pontifica (tranquilli è la stessa che ha svenduto la sua iniziativa di ricorrere in cambio di un posto in Europa, mettendo in difficoltà tutti quelli che le avevano creduto), a tutti appare chiaro che la situazione di una regione allo sbando esce accentuata da questa situazione... e tale rimarrà ancora a lungo.
Cota dice che ricorrerà al Consiglio di Stato, fa bene perché diversamente rischia di essere accompagnato fuori dalla porta; la situazione è in grande movimento. Massima è la confusione sotto i cieli.

Mariano

MILANO DA BERE CHIAMA CALABRIA

Lega e 'ndrangheta unite nella lotta, Formigoni benedice

Ogni giorno una nuova: ,adesso lo scenario comincia a chiarirsi in tutta la sua drammaticità. La regione più interessante per la 'drangheta è la Lombardia e le commistioni fra malavitosi e politica trovano proprio nella regione che confina con noi la loro espressione più matura.

D'altra parte ce lo ricordano da almeno vent'anni Caselli, Ciotti, Ingroia e quelli di Libera: la malavita organizzata si diffonde dove ci sono i soldi, affari da fare, una politica permeabile e una società disattenta. Sono tutti requisiti che la Lombardia - non da sola, per carità - possiede in quantità.

Di soldi ce ne sono tanti, ancora di più oggi con l'expo in ballo. Non sono solo i finanziamenti pubblici per le opere necessarie, ma soprattutto il gran movimento di terreni, le varianti urbanistiche per valorizzarli, le operazioni finanziarie per sostener eimprenditori bolliti, ma ancora capaci di decretare le fortune di questo o quel personaggio politico. C'è anche la potente Compagnia delle Opere a cavallo fra fede, affari e centrodestra. Insomma un fiume di danaro, di faccendieri, di operazioni coperte, di agganci e contatti fra soggetti che hanno interesse a trovare mercati e occasioni di investimento del danaro che hanno accumulato con le faccende sporche.

LA QUESTIONE IMMORALE

Cade la maschera: troppi delinquenti! Torniamo a sperare?

Le storie di questi giorni sono davvero lo specchio di un paese alla deriva. Il coordinatore del partito del premier accusato - con qualche prova di rilievo - di essere parte di una nuova organizzazione segreta dedita allo spolpamento di ciò che resta dell'Italia, insieme a noti faccendieri e compari assurti agli onori delle cronache da un trentennio buono eppure sempre in pista. C'è anche il Cappellacci che un anno fa ha battuto Soru in Sardegna, ci sono ministri appena nominati che devono già dimettersi perché sono così sfacciati da non aspettare almeno un po' per farci capire il perché della loro nomina, c'è Draquila, l'expo milanese, il G8 e perfino il Giubileo del 2000.
C'è la Chiesa... ma non quella dei parroci, dei missionari, delle suore che assistono i barboni a Porta Nuova o che si occupano dei nomadi allontanati da tutti. No, c'è quella importante, quella con la c maiuscola, quella dell' 8 per mille, quella che ha tanti soldi e un patrimonio da fare spavento. Scopriamo che le case, quelle belle e nei quartieri bene, andavano ai potenti, naturalmente a prezzi di favore e magari pure con la benedizione. Scopriamo una vasta rete di amicizie, complicità e allegre commistioni fra sacro e profano, in un tourbillon di favori, feste a affari da rendere irrealistico qualunque resoconto.

LA FRANCIA CONTRO I SUOI RE

di Barbara Spinelli, tratto da "La Stampa" di oggi
 Leggetelo, per favore! E' un articolo così illuminante che non ha bisogno di alcun commento.. Davvero fondamentale, quante analogie con l'Italia di oggi e i nostri tormenti!

Nei film più neri di Claude Chabrol, sono personaggi di infima origine - una governante analfabeta, una postina, una spogliarellista, un maestro alla deriva - a scombussolare d’un tratto i finti equilibri dell’alta borghesia precipitandola nell’orrore o nella morte. Nel Buio nella mente, la governante analfabeta Sophie governa perfettamente la villa, ma l’umiliazione l’ha come prosciugata e i suoi sogni li sfama trangugiando cioccolata e Tv. I tenutari della villa sono serviti con la massima meticolosità fino al momento in cui ogni cosa barcolla e si rovescia: il padrone frana nella soggezione; il servo insorge e si fa padrone dell’universo. L’ignorante-analfabeta ha come un occhio in più; il colto e ricco borghese si scopre cieco. Non ha visto che la storia, quando i rapporti di potere s’immiseriscono, sono i domestici a farla.

INCENERITORE DEL GERBIDO: LA PRIMA PIETRA?

Tra una crisi isterica e qualche senso di colpa i politici a parata nel prato.

Dunque la prima pietra dell'inceneritore del Gerbido è stata posta. Insieme alle autorità, alle televisioni e ai giornalisti c'erano anche un'ottantina di contestatori che ribadivano ancora una volta le buone ragioni di chi non lo voleva proprio o ne voleva uno più piccolo, per mantenere la tensione alla differenziazione della raccolta e pretendere una politica degli imballi meno sfacciatamente dalla parte dei produttori. Tra i contestatori c'era anche il mio amico Carlo, consigliere comunale della lista civica di Grugliasco e medico, non c'era il sindaco di Grugliasco, forse impegnato a prendere le misure per fare il municipio nel parco e l'oratorio nell'altro giardino.
Ha mandato il vicesindaco e l'assessore all'ambiente, entrambi imbarazzati e particolarmente aggressivi, specialmente quando sono stati riconosciuti dai protestanti e fatti oggetto di qualche reclamo.
Dovevate sentirli! Ma la cricca grugliaschese è fragile e basta poco a farla andare in tilt.
Due parole, proclami di lavori eseguiti a tempo di record davanti alle televisioni, e poi... tutti al rinfresco!

POMIGLIANO: DOPO IL REFERENDUM, TRATTATIVE IN CORSO.

Note su un accordo singolare

di Luigi Mariucci 21.06.2010 pubblicato su lavoce.info
 
La cosa che più colpisce dell’accordo di Pomigliano è già evidente nelle righe che precedono il testo. Si dichiara che ciò che di seguito viene definita “ipotesi di accordo” altro non è che un  “documento conclusivo” presentato dalla Fiat l’8 giugno 2010, a cui si aggiunge un punto 16, per nulla irrilevante. Il testo consiste in realtà in una dichiarazione unilaterale della azienda, travestita poi da accordo negoziale. Un caso davvero unico. E’ difficile infatti rintracciare una qualche natura “contrattuale” del documento. Esso assomiglia piuttosto a un regolamento aziendale, sottoscritto per accettazione.
Si tratta di un regolamento duro: 24 ore di produzione continua, 18 turni settimanali, compreso il sabato notte, lavoro straordinario per almeno 80 ore direttamente esigibile dall’azienda, riduzione delle pause di lavoro.

SINISTRA OMERTA'

L'interpretazione della democrazia e del conflitto di interessi nel centrosinistra locale
Ieri pomeriggio, occasione mondana, di quelle che chiamano a raccolta il bel mondo locale. Sono inivitato e vorrei davvero esserci, ci tengo alla festeggiata. Solo che ho un impengo di lavoro concomitante: niente di male, passerò qualche minuto prima a farle i miei auguri e a darle un piccolo regalino che ho scelto con mia moglie. Faccio così e arrivo alla festa prima che cominci.
Trovo la festeggiata insieme a un mio ex collega, ora  presidente della Spa che si occupa dei rifiuti dell'Ovest,  e segretario del PD di Grugliasco. Una rappresentazione vivente del conflitto di interesse - sapete quella roba per cui i benpensanti di sinistra arricciano il labbro atteggiando la boccuccia a un'aria schifata? - che se la vive proprio bene, senza imbarazzo perché gli ex-comunisti giudicano gli altri con severità almeno pari all'indulgenza con cui giustificano se stessi. Suvvia, è lì per meriti professionali, mica per nomina politica!

STATO E COMUNI, IL BARATTO DI UN PEZZO DELL'ITALIA

 di Mario Tozzi (da La Stampa del 28 giugno 2010)

E' un articolo che illustra finalmente in modo chiaro le implicazioni del "federalismo demaniale" sul consumo di suolo, sulla tutela die paesaggi e sulla speculazione immobiliare. Buona lettura e... cominciamo a preoccuparci sul serio!

Quanto vale una spiaggia dell'arcipelago toscano o una torre calcarea delle Dolomiti? O, come sembra paventarsi in questi giorni, l'isoletta di Folegandros in Grecia? O, comunque, quanto vale una bellezza naturale nel mondo del terzo millennio, dilaniato da una crisi economica che rischia di confondere i valori con i prezzi?
In Italia la risposta a questa domanda è obbligata: nessun valore economico o finanziario può essere assegnato ai beni culturali a carattere naturalistico, semplicemente perché il solo pensare di metterli in vendita (o porli a garanzia di prestiti bancari) è pura follia. Sarebbe come alienare i gioielli di famiglia nella speranza di una congiuntura migliore che, però, sempre provvisoria sarà. E non si capisce cosa si potrà mettere in vendita la volta successiva.
Non sappiamo ancora se il passaggio dei beni demaniali alle amministrazioni locali diventerà realtà, permettendo di fare merce di natura e paesaggio. Quello che è certo è che la tutela sarà allentata, per almeno due ragioni.
La prima è che i sindaci hanno, come si è visto recentemente, il cappio stretto al collo, e non riescono a fare cassa neppure per garantire servizi essenziali come sanità e trasporti. Figuriamoci l'ambiente.
La seconda è che un'autorità statale è sempre più efficace quando deve agire in termini di tutela, mentre nessun amministratore è in grado di resistere al corteggiamento del parente o dell'amico degli amici, visto che ne risponderà, poi, in prima persona - e sul posto - dopo cinque anni. Se c'è un settore che paga la crisi economica, in Grecia come in Italia o dovunque ci sia patrimonio naturale di pregio, quello è l'ambiente. E più la crisi colpisce duro, peggio sarà per i tesori naturali: se fosse vera la notizia di Mykonos parzialmente in vendita sarebbe gravissimo, ma già è grave che solo se ne parli.
Quei pezzi d'Italia sono il nostro bene più prezioso, perché non è tanto la somma di monumenti e bellezze naturali, ma il contesto, a rendere unico in tutto il mondo un Paese che dovrebbe porre a fulcro della propria identità nazionale e della propria memoria collettiva il patrimonio culturale e naturalistico. Questo il motivo per cui a Venezia non sono stati innalzati grattacieli, la Torre a Pisa non crolla e Siena è ancora medievale; questa anche la ragione per cui a L'Aquila terremotata si ricostruiscono le chiese insieme alle case e non dopo.
Invece, in una sciagurata storia che inizia da quando si cominciò a parlare di monumenti e territorio come «petrolio d'Italia» (!), il valore venale del patrimonio culturale e naturalistico diventa qualcosa da investire per fare altro (le opere pubbliche), una risorsa da spremere, dando la tragicomica impressione di essere arrivati al fondo del barile mentre si hanno aspirazioni da quinta potenza industriale del mondo. Nessuno dice che si porrà in vendita l'isola della Maddalena, ma è grave che intanto possa diventare teoricamente possibile, come una specie di miccia sempre accesa in prossimità di un bomba che distruggerebbe non solo beni, ma anche cultura e identità nazionale. Se si gestiscono i beni ambientali e culturali in pure ottiche di mercato, il cittadino viene alienato di un patrimonio che è prima di tutto collettivo e viene trasformato in un mero consumatore.
Anche se sono in pochi, oggi, a pensare che il paesaggio non sia un bene culturale e che un parco non vada tutelato né più né meno di come si fa con la Cappella Sistina o con Venezia, siamo arrivati al punto di ipotizzare la privatizzazione anche dei parchi nazionali. Ma a cosa servono un parco naturale o un'area protetta? Semplicemente, migliorano la qualità delle nostre esistenze e, spesso, portano il valore aggiunto di uno sviluppo economico basato su pratiche eco-sostenibili. Un parco conserva la biodiversità del pianeta Terra, una specie di polizza sulla vita della nostra specie, che riuscirà a sopravvivere solo fintanto che saranno garantite varietà biologica e evoluzione naturale. Tutti i giorni godiamo dei servizi che la natura gratuitamente offre senza nemmeno darvi troppo peso, dall'acqua all'aria, al cibo o alla protezione da eventi catastrofici. Ma quando si tratta di garantire un futuro alla natura nessuno ricorda quei servizi e sembra che se ne possa fare a meno, tanto è che si discute se dare o meno alla gestione dei parchi italiani l'equivalente di una tazzina di caffè all'anno per ciascun cittadino. Si tratta di ballon d'essai estivi per «vedere che aria tira»? Può darsi, ma intanto, in tema di natura e paesaggio, è bene agire preventivamente: aver sottovalutato il problema ha solo sconciato il territorio nazionale ai limiti dell'irreparabile

TOPOLINIA: VIZI PUBBLICI E POCHISSIME VIRTU'

Continua a Topolinia la caccia al coraggio: il problema è che non se trova davvero più in giro. Chi ne aveva un po' - e lo sbandierava al vento come Rocco Siffredi la minchia - l'ha venduto in cambio di qualcosa; bisognava sentirli i topolini coraggiosi in passato, sempre pronti a puntare il ditino e a rivendicare partecipazione, democrazia, discussione, attenzione a come si spendono i soldi pubblici, a mettere topolini capaci nei posti giusti perché facciano il bene di tutti.
Si sussurra che, per timore delle bizze del topolinocapo, tutti tacciano chinando la testa anche di fronte alle pretese più clamorose. Poi, appena lontani dalla sua regale figura, si lanciano in proclami coraggiosi, in critiche talmente crudeli e aspre da far presagire un imminente rivoluzione. Non c'è bisogno di posti, basta la promessa o la speranza di poterne occupare prima o poi uno... tutto si smorza e si vogliono di nuovo tutti bene. E i topolini sudditi stanno a guardare, qualcuno si flagella per punirsi del voto che ha dato in cambio della promessa di un piatto di lenticchie.
La corte intanto fa quadrato: teme il peggio e allora mischia il sacro col profano. Scambia la follia del comune nel parco con la giusta necessità di spostare il palazzo, il sovvertimento delle regole con lo snellimento. Quialche cortigiano va perfino al mercato a raccogliere firme contro la privatizzazione dell'acqua, ma quando cambia casacca accetta la privatizzazione dei nidi, la scomparsa delle squadre di manutenzione di Topolinia e parecchie altre furbate del genere.
Da mesi un gruppo di topolini presidia una fabbrica, appena chiusa dall'imprenditore topo di turno, con pochisisme speranze di ripresa del lavoro e tante chiacchiere delle politica: l'impresa si chiama Local Mouse Business.

TECNOLOGIA E SCUOLA: EPPUR SI MUOVE!

Le buone idee camminano con le gambe delle persone in gamba.

I lettori affezionati del blog ricorderanno il progetto "Un PC per ogni studente" di cui sono stato promotore, insieme ad alcune persone speciali, importanti e decisive.
Questo progetto è stato pesantemente boicottato dal mondo della politica - l'ex-assessore regionale Pentenero in testa - per ragioni ancora a me oscure. In compenso ha trovato una vasta risonanza in tutta Italia - e anche in qualche angolo d'Europa - così da essere ripreso in tanti posti e diventare un riferimento per l'innovazione tecnologica educativa nelle scuole. Nel mio blog trovate una sezione apposita con tutti i materiali raccolti e prodotti.
Così in Abruzzo, ma anche in Trentino e in tanti altri posti, l'idea dell'innovazione tecnologica legata alla didattica nuova per i "nativi digitali" ha lasciato il segno e germogliano tante piante che cominciano a dare i primi frutti. Se ne occupano le riviste, gli insegnanti protagonisti del progetto sono oramai delle star. Ma - ed è la cosa più importante - proprio quando il progetto sembrava segnare il passo anche per effetto della mia scomparsa dal Consiglio regionale - ecco che rispunta sotto altre spoglie e con uno slancio ancora da apprezzare.

POMIGLIANO: CHI VINCE E CHI PERDE

Qualcuno si ricorda della marcia dei 40.000?

Il risultato del referendum di Pomigliano ha ancora una volta la capacità di sorprendere tutti: ci si attendeva una affluenza non entusiasmante e sono invece andati a votare tutti; ci si attendeva un plebiscito a favore del sì e invece i no sono stati oltre 1/3 dei votanti (a Nola i no hanno addirittura vinto); ci si aspettava che anche i sindacati favorevoli al sì evitassero di gioire troppo per questa bruta vicenda, invece li senti in tv fare i realisti più realisti del re...
Andiamo per ordine.

Il referendum - lo stesso modo in cui è nato, la natura delle questioni che poneva e l'enfatizzazione che lo ha accompagnato - ha da subito acquisito una valenza simbolica molto forte: il capitale, quello sano quello che investe in produzione e non si limita a speculare nell'alto mondo della finanza, contro i "privilegi" dei lavoratori, contro quei profittatori fannulloni che mandano a picco le nostre belle aziende italiane obbligandole a delocalizzare.

IL MIO AMICO ROBERTO E L'ARROGANZA DEL POTERE.


Sentite questa, è davvero una storia interessante... Un mio amico di nome Roberto, oramai già in età, ma ancora battagliero e soprattutto capace di lotte epiche contro gli arroganti, i mafiosi e i mediocri. Lui abita a Collegno, a pochi metri dal confine con Grugliasco, proprio nei paraggi di una parrocchia che ancora oggi è nota per aver ospitato una comparsata domenicale di Cota (invitato da Don Angelo, il parroco) mentre il sindaco di Grugliasco se ne stava pateticamente fuori dalla chiesa a distribuire volantini e anatemi contro questo sgarbo alla sua augusta persona e al suo grande e potente partito.
Torniamo al mio amico: come molti di noi, su pressioni sempre più minacciose della moglie, a inizio maggio decide finalmente di mettere ordine nella sua cantina. Ne viene fuori una bella giornata di lavoro in solitudine - si sa che gli amici in questi casi hanno un sacco di impegni - e una macchinata di rifiuti da smaltire. Il mio amico è ecologista, attento alle sorti del pianeta e rispettoso delle regole fino allo sfinimento, dunque i rifiuti vengono impacchettati per categorie onde poterli smaltire al meglio e caricati sull'auto, alla volta dell'ecocentro. Questo l'antefatto, entriamo ora nel cuore della storia.

TOPOLINIA: SI AVVICINA IL COMUNE NEL PARCO!

Gente stramba a Topolinia. Devono costruire una casetta per gli ecovolontari, dove la fanno? Nel parco, ovviamente! Non al bordo, o magari in una zona senza erba e piante... no nel prato, sotto le fresche frasche, con battuto in cemento e panchine all'esterno. Sono ambientalisti gli amministratori di Topolinia, mica come quei consumatori di suolo dei loro amici dei comuni vicini!
Talmente ambientalisti, amanti della natura e degli animali, che adesso davvero stanno per cominciare a spendere soldi pubblici per studiare la fattibilità del municipio nel parco. C'è bisogno di pagare qualcuno perché studi? Anche un bambino lo vede che non si può e si deve fare.
I topolini più accorti pensavano che l'istante di ebbrezza da vin santo del topo-capo lo avesso convinto - oltre che a baciare le pile con ancora maggiore intensità - anche a lasciar perdere questa follia. Niente: nemmeno l'ascoltato suo compare Gigi lo smilzo può nulla..., pare che perfino l'altro suo socio, Rebb no-job (nel senso che non ha mai lavorato fuori dalla politica in vita sua) abbia espresso parecchie perplessità abbandonando per un istante le sgomitate con il rivale Steve Omnibus (per via del suo lacerante conflitto interiore).


BRRR! GELO DA RICORSO SULLA POLITICA PIEMONTESE.

"Il gelo è di sinistra, una fiaccolata per scaldare Cota"

Coll'avvicinarsi del giorno del giudizio, cresce la tensione nella politica piemontese per le conseguenze che potrebbero derivare da quanto il TAR deciderà il 1 luglio. Una decisione qualunque, non importa quale, darebbe il via a una valanga di cui nessuno oggi può stimare la portata distruttiva: dalla semplice pernacchia al caos.
Intanto alcuni risultati sono già sotto gli occhi di tutti: la Bresso ha fatto harakiri, andando a posarsi sullo scranno europeo di Presidente delle Regioni con i favori del PD, che ha così detto chiaramente che cosa pensa delle battaglie per la legalità e di quelli che le combattono fino in fondo; un ceto politico prima scettico sulla portata dell'iniziativa senza nemmeno essere entrato nel merito, poi preoccupato, adesso in trepidante attesa del responso; legalitari che diventano improvvisamente possibilisti, trattativisti che si scoprono intransigenti. Tutti a discettare di leggi e di principi, qualcuno da indagato, qualcun altro da corresponsabile, qualcun altro ancora di possibile "ripescato" dal gioco della democrazia all'italiana.
Il più buffo però è certamente il Presidente Cota: isterico, padano per caso, mal consigliato (possibile che i Presidenti della Regione Piemonte si scelgano collaboratori di così scarsa capacità?), invece di governare straparla. E' così poco sicuro di ciò che potrebbe succedere che continua a non dimettersi dal Parlamento (alla faccia delle regole e della necessità che le rispettino prima di tutto quelli che le fanno), aggiungendo alla beffa anche il danno arrecato a una Regione che avrebbe bisogno di essere governata, diretta, aiutata a superare la crisi con politiche innovative e radicate sul territorio.

Petrini-Rifkin: il nuovo patto per la natura

di Carlo Petrini e Jeremy Rifkin da Repubblicadel 09/06/10

Dalla tavola alle fonti rinnovabili. Due esperti spiegano come salvare il mondo cambiando le nostre abitudini quotidiane. Ecco il loro dialogo:

Petrini: Caro Jeremy, trovo ci siano straordinarie similitudini e parallelismi tra la nuova politica energetica che tu promuovi e la nuova politica alimentare che cerchiamo di portare avanti con Slow Food. La politica alimentare, infatti, si deve basare sul concetto che l’energia primaria della vita è il cibo. Se il cibo è energia allora dobbiamo prendere atto che l’attuale sistema di produzione alimentare è fallimentare. Le prime due idee che, secondo me, condividiamo sono il rifiuto di sistemi troppo centralizzati e il ritorno a una concezione olistica della nostra esistenza su questo pianeta. Il vero problema è che da un lato c’è una visione centralizzata dell’agricoltura, fatta di monoculture e allevamenti intensivi altamente insostenibili, e dall’altro è stata completamente rifiutata la logica olistica, che dovrebbe essere innata in agricoltura, per sposare logiche meccaniciste e riduzioniste. Una visione meccanicista finisce con il ridurre il valore del cibo a una mera commodity, una semplice merce. È per questo che, per quanto riguarda il cibo, abbiamo ormai perso la percezione della differenza tra valore e prezzo: facciamo tutti molta attenzione a quanto costa, ma non più al suo profondo significato. Inoltre, con questo sistema, abbiamo ridotto i contadini in ogni angolo del mondo alla disperazione. Non si può più andare avanti in questo modo, bisogna cambiare paradigma.

VERCELLI E "LA PROVINCIA CHE VOGLIAMO"

Due mesi fa Masoero, presidente della Provincia di Vercelli, è stato arrestato e rinviato a giudizio per reati contro la Pubblica Amministrazione. Si è ritirato dalla corsa per le regionali e si è ovviamente dimesso sia dalla carica di sindaco di Livorno Ferraris, sia da quella di presidente della provincia. Nella primavera prossima si terranno nuove elezioni e una novità importante si afferma nella sonnacchiosa provincia: un gruppo di persone sta cercando di dare vita a una scommessa politica che ribalti il destino, già segnato, delle prossime elezioni. Noi siamo con loro. Leggi l'appello.

I GIOVANI D'OGGI NON HANNO VOGLIA DI LAVORARE!

"Allora, Mariano" - in tanti mi dicono in questi giorni di rientro a scuola dopo l'esperienza in Regione e la recente trombatura - "come trovi gli studenti di oggi? Hai notato che non hanno più voglia di studiare? Che sono peggiorati rispetto a quando sei andato via? Che con le famiglie è più difficile avere a che fare senza bisticciare? Che la scuola è peggiorata?". Qualcuno dei miei interlocutori si aspetta che io esprima un'opinione maturata in questi pochi giorni di attività, forte dei miei 38 (trentotto!) anni di servizio nelle scuole prima repubblicane, ora dell'Impero di Berlusconia.
Ma io un'opinione non ce l'ho.

Ho imparato che, per tenere su i pantaloni tenuti sotto la chiappa, si adoperano spille da balia per ancorarli alle mutande; che per questo non vanno bene le mutande di tessuto troppo fine perché cedono e si strappano. Che la calza va messa sotto la lingua della scarpa onde "gonfiare" la parte superiore del piede, che i capelli negli occhi sono emo e indicano una scelta di vita con una sua cultura, che le stringhe non ci devono proprio essere... Ho imparato che basta avviare un discorso con uno degli studenti per trovarsi sommersi di domande, curiosità, considerazioni ingenue e fancazziste, manifestazioni di disponibilità, tutte cose sospette in una scuola.

Ho anche imparato che i miei colleghi sono bravi, che si fanno mille problemi circa la loro professione, che non si rassegnano a una scuola sciatta che sono alla ricerca di modi più adatti per fare al meglio il loro lavoro. Ho imparato che alcuni di loro hanno paura degli studenti e sviluppano perciò atteggiamenti aggressivi nei loro confronti; avrebbero bisogno di un aiuto, di un avvio, di un confronto, ma fanno fatica a trovarlo un po' per non mostrare la loro fragilità, un po' perché ognuno si fa i fatti suoi, al massimo un caffè al bar!

TE LA DO IO LA ZTL!


Ecco che cosa ne fa la casta della ZTL e di tutte le polemiche di questi mesi...
Sabato sera, ieri, ore 22 circa in Via Cesare Battisti a Torino, a metà fra piazza Carlo Alberto e piazza Carignano. Un fiume di pedoni, orgia di gelati, panini, moscato, ravioli, banchetti di vestiti e orecchini, qualche turista, gente che, come me, aspetta che arrivi il tempo dell'ultimo spettacolo al cinema Romano e fa una passeggiata lì intorno con mogli incollate a vetrine di negozi, per fortuna chiusi.
Una mini rossa è parcheggiata sul bordo della strada, deploro il parcheggio in zona pedonale e comincio a smadonnare sui vigili che non ci sono mai quando servono e così via... quando leggo (e prontamente fotografo) il cartello affisso sul parabrezza anteriore dell'auto: REGIONE PIEMONTE- Gruppo Consigliare Popolo delle Libertà.
Dunque l'auto ha il permesso di stare lì anche se solo cinquanta metri più avanti potrebbe trovare pacheggio senza rompere le balle. Allora decido di fotografare anche la targa.
Naturalmente il proprietario era lì da qualche parte per assolvere importanti impegni istituzionali, naturalmente ci sarà una bella giustificazione per questa ostentazione di libero menefreghismo, condito dall'arroganza dei parvenu della casta.

LA SCUOLA REPUBBLICANA MUORE [1]

Non è un'esagerazione, le cose stanno proprio così. In tanti lo sanno, parecchi lo avvertono e ne hanno terrore, qualcuno lancia grida d'allarme, qualcun altro fa il conto di quanto gli manca per andare in pensione, qualche genitore si trascina per i corridoi a pietire la promozione del rampollo, altri si lamentano per le condizioni di lavoro, per il numero di allievi per classe, perché "gli studenti non sono più quelli di una volta". Difficilissimo imbastire una reazione che vada oltre la pur importante manifestazione estemporanea del sabato pomeriggio o la partecipazione a qualche convegno/assemblea sul tema.
La scuola pubblica statale l'hanno smontata e adesso la stanno facendo morire. Chi? Il centrodestra? Magari fossero solo loro!
La Moratti prima e la Gelmini poi hanno lavorato con criterio e determinazione per disfare tutto senza un'idea di cosa metterci al posto, ma hanno trovato la collaborazione un po' di tutti i soggetti che con la scuola hanno a che fare. Le generalizzazioni falsano la realtà, con questa avvertenza passiamo a "fare l'appello".