"Allora, Mariano" - in tanti mi dicono in questi giorni di rientro a scuola dopo l'esperienza in Regione e la recente trombatura - "come trovi gli studenti di oggi? Hai notato che non hanno più voglia di studiare? Che sono peggiorati rispetto a quando sei andato via? Che con le famiglie è più difficile avere a che fare senza bisticciare? Che la scuola è peggiorata?". Qualcuno dei miei interlocutori si aspetta che io esprima un'opinione maturata in questi pochi giorni di attività , forte dei miei 38 (trentotto!) anni di servizio nelle scuole prima repubblicane, ora dell'Impero di Berlusconia.
Ma io un'opinione non ce l'ho.
Ho imparato che, per tenere su i pantaloni tenuti sotto la chiappa, si adoperano spille da balia per ancorarli alle mutande; che per questo non vanno bene le mutande di tessuto troppo fine perché cedono e si strappano. Che la calza va messa sotto la lingua della scarpa onde "gonfiare" la parte superiore del piede, che i capelli negli occhi sono emo e indicano una scelta di vita con una sua cultura, che le stringhe non ci devono proprio essere... Ho imparato che basta avviare un discorso con uno degli studenti per trovarsi sommersi di domande, curiosità , considerazioni ingenue e fancazziste, manifestazioni di disponibilità , tutte cose sospette in una scuola.
Ho anche imparato che i miei colleghi sono bravi, che si fanno mille problemi circa la loro professione, che non si rassegnano a una scuola sciatta che sono alla ricerca di modi più adatti per fare al meglio il loro lavoro. Ho imparato che alcuni di loro hanno paura degli studenti e sviluppano perciò atteggiamenti aggressivi nei loro confronti; avrebbero bisogno di un aiuto, di un avvio, di un confronto, ma fanno fatica a trovarlo un po' per non mostrare la loro fragilità , un po' perché ognuno si fa i fatti suoi, al massimo un caffè al bar!
Ho imparato di essere in una scuola che funziona bene, che ha un sacco di cose e che costruisce un sacco di occasioni per gli studenti; sono cose che sapevo già , ma che ho ritrovato con piacere, anche se la mia scuola continua a non saperle vendere bene. Sono stato circondato dall'affetto di colleghi, collaboratori e ausiliari, tanto, perfino troppo e immeritato.
Ho trovato tanta frustrazione perché l'immagine sociale e il ruolo di chi lavora a scuola - sia docente o bidello, segretario o assistente - è distrutta dagli esercizi di riforma di questi anni ad opera di politicanti inconcludenti e in malafede. Ho trovato molta voglia di ribaltare le cose, di riaffermare la centralità di un'istituzione che guarda al futuro e che deve farsi carico degli adulti di domani.
Di tutte queste cose sono sicuro, però non so rispondere sulla voglia di lavorare dei giovani. Magari potessimo metterli alla prova!
Mariano
2019
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