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L'ESTATE TORRIDA DELLA CISL

La notizia è davvero ghiotta e funziona meglio del solito delitto d'estate per vendere giornali e ascolti tivù... Ecco a voi, la casta sindacale!
Estate sonnacchiosa e troppo calda per permetterci la cedere la nostra attenzione all'epico scontro fra la coraggiosissima minoranza PD e la corte di Renzi. Meglio lamentarsi dell'umidità e perché non cambia mai niente in questo paese in declino. Possibilmente in riva al mare e sotto l'ombrellone.
Il bel delitto che ruba le copertine dei rotocalchi estivi finora non c'è stato, anche gli sbarchi e le condizioni spaventose dei migranti non fanno più notizia, al massimo una polemica fra la Chiesa e la Lega, mentre Emiliano in Piglia sia accorge che Vendola è stato un bluff (noi il sospetto lo avevamo maturato sentendo le intercettazioni delle telefonate coi dirigenti dell'ILVA di Taranto). Sembrava un'estate in tono minore e invece, ti arriva la CISL a confezionare il notizione estivo.
Un ex dirigente in pensione, Fulvio Scandola (nomen omen?), presenta un esposto ben documentato dal quale si evince che alcuni dirigenti sindacali incassano prebende ben superiori a quella dei vertici della politica mondiale: 200.000, 3000.000 euro annui lordi come niente e perdipiù a veri "signori nessuno". Casa fanno i vertici sindacali? Invece di ringraziarlo e chiedergli di continuare con l'opera di analisi delle storture nelle spese del sindacato, lo espellono. Lui si incazza e rende pubblico il carteggio che, fino ad allora, era rimasto all'interno del mondo cislino (leggi).
Si vivacchiava fra la storia del palazzo di Totti affittato dal comune di Roma e i poveri ragazzi deceduti in discoteca, fra le vicende greche e la svalutazione dello yuan, le partite vendute (il solito) e la riforma del Senato che non interessa più nessuno, insomma niente per cui appassionarsi e soprattutto indignarsi gratis. Poi ti arriva la storia dei maxistipendi CISL e improvvisamente tutti si rimettono a parlare della Casta, come se non lo sapessero da prima.
Con la tipica ipocrisia italica si scopre che il sindacato è diventato altra cosa da quello che sapevamo, che la sua forza nel pubblico impiego deriva prevalentemente dalla sua capacità di orientare carriere, difendere l'indifendibile, tutelare i fannulloni e mandare avanti gli amici fedeli del funzionario e del capo. E poi, ancora, i patronati, le pratiche pensioni, l'ISEE, insomma i servizi a pagamento. Infine la carriere dei delegati che diventano responsabili del personale, al soldo del datore di lavoro, dall'oggi al domani.
Enti locali - a cominciare dai Comuni, compreso quello in cui abito e che ho amministrato in passato - municipalizzate grandi e piccole (CIDIU, GTT, SMAT...) sono andati avanti così e probabilmente ancora ci vanno, in un mescolo di politica a organizzazione sindacale che non ha più nulla dell'iconografia del '900. I lavoratori sono felici, si iscrivono e provano anche loro a giocarsi la carta che hanno visto ben funzionare in soggetti a volte più limitati di loro che però hanno fatto carriera perché stavano nella corrente politica giusta e in quella sindacale adatta. Allora, di che stupirsi? Ancora grazie che - come fu negli USA negli anni '30 e successivi - il sindacato non sia infiltrato dalla mafia.
Di sindacato c'è tanto bisogno. C'è bisogno di un sindacato che si faccia interprete di un mondo del lavoro che è cambiato così tanto che non si riesce nemmeno più a rimpiangere il passato, che abbia la capacità di trovare nuovi obiettivi e nuovi linguaggi per esprimerli visto che oggi i lavoratori sono sempre più sparpagliati e sempre meno interessati a immedesimarsi in obiettivi troppo lontani dalla realtà che vivono. Qualche sindacato (ad esempio la FIOM) ci sta provando a cambiare pelle, a volte con errori madornali, ma con un apprezzabile sforzo di ridisegnare il tema della rappresentanza dei lavoratori e del significato del lavoro nello stabilire il rapporto fra individuo e società (di solito a uno sconosciuto si chiedono le generalità e che lavoro fa...). Il rischio è che la vicenda CISL apra una stagione di scandali che trascinano il buono e l'utile al fondo col cattivo e il dannoso.
Per favore, fate piazza pulita. Lo sostiene uno che da 41 anni paga mensilmente alla FLC CGIL la sua trattenuta, convinto com'è che il sindacato è meglio averlo che gettarlo via.
Mariano
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