Solo che la stessa prescrizione riporta, invece un codice di ben altra natura: 06.06.30.003, che corrisponde a un ausilio fatto su misura (eccone uno) che costa all'ASL € 335. Dunque, sulla stessa prescrizione di un tutore ci sono due indicazioni diverse: la prima quella di un tutore generico, la seconda tratta di un attrezzo su misura e di ben altra importanza.
Una volta ottenuto l'ausilio, il cliente cosa deve fare? Tornare all'ospedale e farsi vidimare la fornitura dal medico che l'ha prescritto e che lo certifica come conforme alla prescrizione stessa. Poi porta il foglio al negozio dove ha preso l'ausilio e lascia il tutto. Sarà il negozio a farsi rimborsare dall'ASL territoriale di competenza.
In questo caso cosa sarebbe potuto succedere? Facile: se la giovane signora fosse andata nel negozio "caldamente consigliato" dall'aitante dottore, avrebbe potuto ricevere lo stesso ausilio generico da € 43, Se lo sarebbe fatto vidimare dall'aitante dottore e l'avrebbe riportato al negozio. Il cui titolare avrebbe avuto in mano una prescrizione (asseverata) da € 335 di cui chiedere il rimborso. Capito, adesso?
Che la cosa sia altamente sospetta, lo si intuisce anche dalla reazione dell'aitante dottore nell'apprendere dalla giovane signora che non era andata a rifornirsi nel negozio che lui le aveva "caldamente consigliato". Si è precipitato a telefonare per giustificare il codice sbagliato, farfugliando spiegazioni senza senso.
Ecco qua, la storia completa e precisa.
C'è qualcuno che ha voglia di controllare, in ogni ASL della nostra regione, se gli "errori", le pressioni e i maneggi sono solo un'eccezione dell'aitante dottore del Pronto Soccorso di un grande ospedale del torinese? Per una tentata truffa sventata, quante vanno a segno?
Mariano