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MARINO, IL PD, L'INFORMAZIONE E GLI SCONTRINI

C'è una relazione fra la prossima chiusura dell'inchiesta su Mafia Capitale e la campagna per accompagnare Marino alla porta? Quanto è accanimento e quanto ci ha messo del suo? Come pensano di spartirsene le spoglie e ciò che resta della "capitale corrotta di un paese infetto"?

Opposte tifoserie scendono in piazza a celebrare gli uni e scongiurare gli altri le annunciate dimissioni del sindaco Marino. Paginate di chiacchiere sui giornali ci danno conto sempre più nel dettaglio degli scontrini e delle fatture del primo cittadino, qualcuno comincia a tirare in ballo Renzi che, a sentire l'oste fiorentino di riferimento, faceva uguale da sindaco e da presidente della provincia (leggi qui). La guerra dei rimborsi "discutibili", "gonfiati", "menzogneri" produce ogni giorno una puntata nuova che appassiona solamente più i giornalisti politici, gli stessi che fino a ieri un'inchiesta seria sul tema non l'avrebbero mai fatta, nemmeno sotto tortura. Tutta la storia sembra davvero uno scontro fra mediocrità che si svolge nello squallore di un paese in cui nemmeno le persone che sembrano perbene lo sono per davvero.
"Repubblica" va fino a Pittsburgh per interrogare gli amministratori del UMPC che nel 2002 licenziarono (pare) in tronco proprio il valente sindaco romano per una storia di doppi rimborsi (leggi qui). Scandalo denunciato a suo tempo dal Giornale, che però rimase confinato alle pagine interne di quel giornale: vuoi mica che il Gotha del progressismo che siede nei giornali si occupi della faccenda, per di più sollevata da un giornale di destra!
In fondo Marino è solo stato un senatore del PD, un competitor di Renzi nella corsa alla segreteria del partito e poi il sindaco della capitale. Una bella inchiesta allora avrebbe evitato i guai di oggi.
Straordinario, infine, l'atteggiamento della Chiesa. Si è unita alla denigrazione del sindaco come mai aveva fatto in passato, nemmeno quando i banditi in comune c'erano davvero con Alemanno sindaco o quando Rutelli e Veltroni gettavano le basi per le carriere  degli Odevaine oggi al centro delle cronache giudiziarie. Facile prevedere che il Giubileo muova interessi economici cospicui e che le pressioni siano talmente forti da far preferire un commissario al sindaco in carica, specialmente se non controllabile. Soprattutto quando si appalteranno i lavori (straordinari) per accogliere al meglio i pellegrini che verranno a Roma per l'evento.
Lui, Marino, minaccia di "fare i nomi", così da buttare giù il suo partito e i suoi dirigenti, cosa che avrebbe dovuto fare da parecchio. Il tutto sa di avvertimento mafioso, ma in questa storiaccia ci sta anche questo. D'altra parte cosa aspettarsi da uno che, con la città di cui è sindaco nel caos, se ne va in giro per il mondo come se niente fosse...
Caso mai nessuno se ne fosse accorto, questa vicenda e altre minori, certificano la fine del PD, almeno nella sua veste di partito-progetto. Si trattava dell'incontro di anime diverse che però avevano in comune l'idea forte di modernizzare il paese coniugando diritti e tutela dei più deboli con l'introduzione di massicci elementi di liberismo nell'economia e nella gestione pubblica. La risposta progressista alla crisi della prima repubblica e al berlusconismo. Corruzione a non finire, classe politica scadente (perfino quando sono onesti), paese a picco anche per mancanza di progettualità e senso dello stato, guerre per bande e comunità allo sbando. Il tutto coincide con il massimo del risultato elettorale di quel partito, accentuato dall'insipienza degli altri. Incapaci, perfino in queste condizioni, di costruire un'alternativa fresca, chiara e competente.
Speriamo che non sia sempre così, proviamo a lavorarci su.
Mariano
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