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La nota sul Consiglio regionale.

di Patrizio Brusasco

L'ultima seduta del Consiglio della Regione Piemonte si è svolta in una situazione particolare poiché post-elettorale. Le elezioni amministrative del 27 e 28 maggio presso molti comuni della nostra Regione hanno sancito una indiscussa e ineludibile realtà: il centrosinistra sta perdendo consensi e dunque voti soprattutto al nord e in territori tradizionalmente considerati "rossi". E' chiaro che ne sia scaturito un dibattito serrato al di fuori degli scranni dell'emiciclo consiliare di Palazzo Lascaris e i consiglieri hanno espresso i loro vari punti di vista ai microfoni delle molte radio e televisioni locali  e alla carta stampata.

 

Armiamoli e "partito"... democratico.

di Dotturbo

…nel senso che i componenti del Partito democratico prossimo venturo, attuali "azionisti di riferimento" della maggioranza parlamentare, dovrebbero tener conto di un dato industriale di settore, relativo agli ultimi dodici mesi, non poco sorprendente, che potrebbe "indurre in tentazione" alcune frange estreme della maggioranza stessa.

Il settore è quello degli armamenti e la questione poggia su un incremento del fatturato esportato dalle nostre manifatture d’armi, aumentato di oltre il 60%. I dodici mesi precedenti all’ultimo anno avevano invece evidenziato una flessione del 10%.

Il dato industriale è, ovviamente, lusinghiero: maggior fatturato comporta incrementi occupazionali e nuovi investimenti, andandosi così a confermare l’alto trend di evoluzione tecnologica italiana nel campo dell’industria bellica: un vero e proprio fiore all’occhiello dell’economia nazionale. L’elemento politico, tuttavia, pone sul tavolo della compagine governativa elementi potenzialmente destabilizzanti.

Non sarà facile chiarire le ragioni per cui con Berlusconi l’export italiano di armi si sia contratto, mentre con Prodi e la sua maggioranza, infarcita di pacifisti pronti a mettere il governo in crisi ad ogni passaggio parlamentare in cui "stormisca fronda" guerrafondaia, gli incrementi di Agusta, Alenia, Oto Melara e via dicendo risultino di due cifre.

Non è tanto sul dato in sé che merita discutere, stante anche la presenza di una congiuntura internazionale un po’ in ripresa, quanto su un paio di dettagli di questo dato. Le autorizzazioni ministeriali, compresi i comparti intergovernativi, sono risultate infatti 1183, cioè 61 in più che nei dodici mesi precedenti, con un incremento di fatturato complessivo di oltre 800 milioni di Euro.

E’ possibile che i "pacifisti" della maggioranza non si rendano conto o non si vogliano accorgere di questi dati, preferendo incentrarsi su questioni che danno più spazio all’elemento folkloristico (come per la base Usa di Vicenza), però un rilievo non può essere sottaciuto. Quello dei cosiddetti "poteri forti" che rinvigoriscono in maggior misura quando al governo c’è una compagine (meglio se debole) di centrosinistra. La presa di controllo di Telecom da parte di Mediobanca & C. ne è l’espressione congiunturale macroscopica, ma quanto indicato sopra non è meno rilevante. Ciò che fa riflettere non è tanto l’aver favorito lo sviluppo di un settore che, tutto sommato e al di là delle riserve morali, contribuisce lo sviluppo nazionale, bensì il fatto che i sacrifici a carico dei contribuenti per la riduzione del cuneo fiscale a vantaggio delle aziende ed il "tesoretto", ritrovato fortunosamente tra le rimanenze della precedente amministrazione di centrodestra, così come TPS vorrebbe ripartirlo, finiranno senza meno anche nelle già più che corroborate casse di aziende i cui prodotti servono sostanzialmente ad uccidere esseri umani.

Probabilmente, gli esponenti parlamentari pacifisti della maggioranza accetteranno una prima volta di essere presi in giro (per il cuneo), ma sulla successiva ripartizione del "tesoretto" non è detto che qualcuno, in un impeto di risveglio di coscienza, intervenga proponendo, per esempio e come sarebbe ragionevole, una modulazione selettiva nella ripartizione. Ebbene: gli "azionisti di riferimento" del governo Prodi non dovrebbero lasciarsi sfuggire la fortunata eventualità di un assist di questo tipo per iniziare a mettere mano (una volta per tutte) alla questione etica che politica ed impresa dovranno prima o poi affrontare seriamente.

 

Elezioni amministrative.

A urne aperte…

di Mariano Turigliatto

Disastro dellle liste del centrosinistra nelle province piemontesi extratorinesi: solo Cuneo si salva. I loro sindaci, alla prova della riconferma dopo il primo mandato, se ne vanno mestamente a casa senza preavviso. E’ il caso di Alessandria e Asti - vittoria al primo turno del centrodestra - oltre che di Borgomanero, in provincia di Novara. Va meglio in provincia di Torino dove si confermano quasi tutte le amministrazioni di centrosinistra uscenti; in qualche caso, come ad Alpignano e Rivalta, si andrà al ballottaggio, ma il centrodestra non sembra in grado di insidiare davvero il centrosinistra.

Adesso già comincia il rosario delle recriminazioni e parte la ricerca delle scuse della débacle dell’Unione: colpa di Prodi e dell’assenza di una linea politica del governo, colpa della Regione… no, dei partiti… no, delle liste civiche, eccetera.

Non sappiamo indicare di chi sia la colpa, sappiamo che il distacco fra politica e cittadini ha raggiunto livelli di guardia: si vede da come la gente vota e si vede anche dal numero di quelli che a votare non ci vanno più, in costante e rapido aumento.

Quanto alle liste che conosciamo a apprezziamo, a Grugliasco Dida Neirotti ha sfiorato il 10% in un contesto di riconferma alla grande del sindaco uscente (che perde circa 2000 voti rispetto alle passate elezioni amministrative, ma mantiene la percentuale del 67,5% di cinque anni fa, grazie all'ingresso nella coalizione in particolare di Moderati e SDI). La lista Grugliasco democratica è il terzo raggruppamento cittadino dopo l’Ulivo e Forza Italia-Udc. In città deludente risultato della lista dell’Ulivo e forte ridimensionamento dei Comunisti Italiani e di Rifondazione. Bene Verdi e Sdi, benissimo i Moderati che ottengono oltre il 7% e ben tre consiglieri comunali. La destra al minimo storico.

A Rivalta, Mauro Marinari - candidato a sindaco della lista Rivalta Sostenibile - ha ottenuto un quasi 19% davvero lusinghiero. Vedremo cosa succederà al ballottaggio fra la sindaca uscente Amalia Neirotti (centrosinistra) e Calzolari (centrodestra). Buoni risultati a Caselle, ad Avigliana (riconferma del sindaco uscente) e ad Alpignano, dove Accalai manca il ballottaggio, ma potrebbe essere decisivo fra due settimane. Rimandiamo ai siti dedicati la disamina dei risultati elettorali città per città. Ci dispiace tanto per Santena, dove la città - messa davanti a una proposta interessante e valida - ha preferito scegliere un tuffo nel passato, premiando pratiche politiche e personaggi che si credevano dimenticati per sempre.

Agli elettori un grazie di cuore e l’impegno a riferire in corso d’opera le iniziative e le attività degli eletti che vorranno farlo anche attraverso questo sito.

 

Oggi si vota.

PRIMA CHE SI APRANO LE URNE...

di Mariano Turigliatto

Vorrei che tutti i frequentatori di questo blog sapessero quanta ricchezza c’è nei paesi e nelle città dove si sta ancora votando: persone che hanno lavorato disinteressatamente per mesi alla confezione di liste, alla stesura di programmi, alla caccia di idee, alla ricerca di iniziative che potessero dare uno sbocco positivo alla diffusa sfiducia nella politica. Li ho visti, li ho apprezzati, mi sarebbe piaciuto sostenerli di più di quanto abbia fatto, li ritroveremo domani perché sono parte importante della nuova politica piemontese.

Qualche volta insieme ai militanti dei partiti di centrosinistra - a volte solo di alcuni -, altre volte da soli, in tanti abbiamo provato ad affermare che davvero un’altra politica è possibile. Intendiamoci, anche noi abbiamo i nostri bei limiti. E’ che cerchiamo di portare qualche germe di innovazione nei metodi e nei contenuti, senza la pretesa che siano per forza quelli buoni o che siano meglio di quelli che vengono dai partiti.

Ci rendiamo conto che non si può e non si deve tirare troppo la corda e che le nostre città devono essere governate allargando la partecipazione, la competenza e il coraggio delle scelte. Pensiamo che - senza falsi moralismi ed eccessi inutili - la politica debba essere anche volontariato, che il merito debba diventare il criterio per scegliere chi si occupa di gestire problemi complessi e di tutti, che questo nostro paese e queste nostre città debbano essere liberate dall’esercito dei parassiti generati da un’idea medievale della res publica. Pensiamo che si possano ridurre i costi dei politici aumentando gli spazi di partecipazione e democrazia, pensiamo che all’Italia non servano partiti di plastica, ma vere organizzazioni trasparenti e regolate capaci di selezionare al meglio la classe politica del futuro. Insomma abbiamo in comune sensibilità e aspettative. Abbiamo anche la voglia di provarci.

A tutti quelli che ci hanno provato, a noi che ci stiamo provando, auguro soddisfazione e tanta tenacia… perché davvero qualcosa di nuovo si affacci alle finestre delle nostre città. Grazie per averlo fatto!

 

ultime notizie.

Negli ultimi giorni i quotidiani dedicano grande attenzione al caso Molinette 2, seguendo attentamente i meccanismi decisionali a proposito della futura ubicazione del grande progetto ospedaliero. Marco Trabucco su La Stampa riporta una notizia che coinvolge Mariano in veste di ex sindaco di Grugliasco, in relazione alle distanze che separano l'inceneritore dal terreno su cui dovrebbe sorgere la nuova struttura. Eccolo in versione scaricabile. Clicca qui.  

E ora tocca a voi!.

                       

Dida Neirotti è la candidata Sindaco di Grugliasco Democratica

Domenica e lunedì si vota in molti comuni piemontesi: Grugliasco, Rivalta, Avigliana, Alpignano, Moncalieri, Santena, Asti, Alessandria, Borgomanero...  In tutti questi comuni sono presenti liste di centrosinistra che fanno riferimento alla loro città e che sono sovente in opposizione al rosario dei simboli dei partiti e partitini del centrosinistra. C’è la sensazione di una forte divisione e sovente questa viene descritta con contenuti fortemente personalizzati, come se la proposta politica delle città fosse limitata alla scelta di questo o quel personaggio. Questi schemi vanno bene per giornalisti pigri e per politici poco coraggiosi: in realtà si confrontano - qualche volta si combattono - due modi diversi di intendere la partecipazione, l’attività politica e lo stesso ruolo dei cittadini nella formazione delle decisioni che riguardano la loro vita di tutti i giorni.

Da una parte chi pensa che la politica sia la gestione di una specie di franchising, data dal possedere un marchio (il simbolo) che vale in proporzione ai voti che ha ricevuto nelle elezioni precedenti. Si mettono insieme i simboli e si sceglie un candidato che dia il minor fastidio possibile ai possessori del marchio e che garantisca tutti i titolari. Si cerca di impedire che sorga in città qualunque ipotesi alternativa, intervenendo con ogni mezzo per stoppare le voci fuori dal coro, così gli elettori dovranno votare turandosi il naso. Ma non importa, il risultato finale è abbastanza garantito.

Dall’altra parte c’è chi prova insistentemente a "fare la politica" come tutti, molti solo a parole, dichiarano che dovrebbe essere fatta: coinvolgere, includere, ascoltare, decidere, prendersi la responsabilità di esserci a viso aperto, di confrontarsi, di perdere e di vincere, di fare quello che si dice. Tutto questo con ingenuità, pochissimi mezzi, tanta fatica a conciliare gli impegni con la propria vita professionale e famigliare, con fasi di scoramento e delusioni cocenti, rare volte di soddisfazioni incredibili. Si fa, perché si deve!

Qualcuno si stufa e si perde per la strada, altri si prendono una pausa di riflessione, altri ancora arrivano attratti dalla prospettiva. Le idee strada facendo si modificano perché si discute, ci si confronta, mentre resta intatta e si fortifica la voglia di affermare che si può cambiare, che possiamo avvicinare le decisioni alle persone che le vivono, che si può umanizzare la politica.

Sono le stesse cose che sentiamo dire a proposito del nuovo Partito Democratico: partecipazione, una testa un voto, primarie per tutte le scelte di candidati, basta con le oligarchie, largo ai giovani, apparati di partito finalmente a casa, modernizzazione, giustizia sociale, svecchiamento e tanto altro ancora.

Ci crediamo e vogliamo stare in questo processo, ma perché nelle nostre città le cose vanno completamente in un altro modo? E perché sono gli stessi partiti che si stanno fondendo in questi giorni a produrre divisioni, esclusioni e arrogante sottovalutazione della lontananza che c’è ormai fra cittadini e politica?

Dài, cittadini che leggete, andiamo ancora una volta a votare. Abbiamo detto basta, che non saremmo più andati al seggio, perché tanto sono tutti uguali. Lo sappiamo che non è del tutto vero perciò andiamo e scegliamo candidate e candidati all’altezza, scegliamo le liste civiche, quelle di cui abbiamo sentito parlare nelle nostre città, quelle che sono fatte da persone come noi.

Mariano Turigliatto

 

UN PULLMAN MOLTO PARTICOLARE.

di Stefano Zanotto

Si chiama Ciclobus ed è la prima ciclofficina di Torino, un centro di autoriparazione e vendita aperto a tutti i ciclisti "urbani". Si trova nel cortile dell'Hiroshima mon amour, in via Bossoli 83: qui, nel vecchio bus GTT adibito a officina, si può ricevere assistenza per la riparazione, si possono recuperare pezzi di ricambio da vecchie bici, se ne possono acquistare di "nuove" assemblate con pezzi di recupero. Il Ciclobus nasce nell'ambito del progetto internazionale Yepp (Youth Empowerment Partnership Programme), grazie all'impegno dell'associazione Arcobaleno e del circolo di Legambiente Ecopolis, con il sostegno economico della Compagnia di San Paolo. Ha iniziato la sua attività nel novembre 2005, presso il circolo Arci Guido Rossa di Mirafiori; lo scorso febbraio è stata inaugurata la nuova sede all'Hiroshima.

Il progetto ha tra i suoi principi ispirativi - come ci spiegano Daniele di Arcobaleno e Patricia di Ecopolis - la promozione della bicicletta come mezzo di trasporto pulito e sostenibile, e la cultura del riciclaggio. Ma non solo: a destreggiarsi tra camere d'aria, mozzi e pedivelle sono persone seguite dai servizi di salute mentale. Il progetto si occupa infatti dell'inserimento lavorativo di queste persone: attualmente ci sono due ragazzi con borsa lavoro e due volontari. «In questi mesi abbiamo raggiunto coi ragazzi buoni risultati in termini di capacità acquisite e continuità», racconta Daniele, che li segue e li indirizza nel lavoro di riparazione.

Per il futuro il Ciclobus ha in serbo idee e progetti in più direzioni: per il prossimo anno scolastico sono in cantiere percorsi con le scuole su temi di educazione civica (codice della strada e ciclabilità) e ambientale (nozioni di autoriparazione e riciclaggio). Un progetto a lungo termine è quello di fare del Ciclobus un punto di deposito-noleggio bici, favorendo l'interscambio con altri mezzi di trasporto, vista anche la vicinanza con la stazione ferroviaria del Lingotto. Più nell'immediato, si punta ad ampliare gli orari di apertura (attualmente sono da martedì a giovedì, dalle 16 alle 19), magari col sostegno di volontari appassionati di bicicletta in grado di mettere a disposizione tempo e conoscenze in materia. A proposito, una mano la si può dare anche donando biciclette in disuso: chi di noi non ha in famiglia una vecchia bici appesa in cantina a prender polvere?

 

Da donna a donna.

  

di Eva Milano

"Grazie del suo messaggio che mi ha profondamente commossa. Potete contare su di me come io so di poter contare su di voi". Questo è il messaggio di solidarietà che Ségolène Royale ha inviato a Dida Neirotti, candidata sindaco di Grugliasco Democratica. Neirotti aveva infatti preso contatti con l'esponente del partito socialista qualche giorno prima del ballottaggio alle presidenziali francesi, comunicandole la sua stima e la solidarietà di una donna che come lei, con diverse proporzioni e in altro paese, sta vivendo un'esperienza della stessa natura. I recenti esiti della campagna elettorale francese non hanno scoraggiato Ségolène che, in un messaggio pervenuto ieri a Dida, le porge i suoi auguri e la esorta a perseguire i suoi obiettivi: "Manteniamo intatta questa energia che ci ha accompagnato durante questa campagna e continuiamo insieme ciò che abbiamo cominciato".

 

CESARE VACIAGO: IL CASO DEL CITY MANAGER DEL COMUNE DI TORINO.

di Patrizio Brusasco

La bufera si è abbattuta sul Comune di Torino e specificamente sul suo city manager: Cesare Vaciago, il direttore generale di Comune e Toroc. Ma la novità è che non solo dall'opposizione si sono levati gli strali avvelenati ma anche dalla Rifondazione comunista e dai Comunisti italiani, che tralasciando il consueto copione di fare muro contro l'opposizione, non ha offerto un via di fuga e di salvezza al city manager che è al centro di una vicenda giudiziaria per truffa. L'ipotesi di reato è il presunto finanziamento per 1 milione e 300 mila euro dei lavori dell'hotel Principi di Piemonte al Sestriere per consentirne l'apertura in tempo per i Giochi di Torino 2006.

Un coro allargato da destra e dalla sinistra estrema chiede dunque a Vaciago di autosospendersi, pur rimanendo tutti garantisti, fermo il princìpio che si è innocenti fino a sentenza passata in giudicato di colpevolezza. Sarebbe del resto folle condannare una persona prima dell'accertamento dei fatti da parte della magistratura.

Il sindaco Sergio Chiamparino è intervenuto ovviamente sulla vicenda e ha inoltre dichiarato: "Mi dispiace per voi, cari signori, ma io non sono d'accordo. In attesa quindi del verdetto della magistratura rinnovo la mia fiducia piena al direttore generale del Comune Cesare Vaciago".

Dall'opposizione il consigliere Angeleri dell'Udc ha fatto sapere che sono stati sospesi dipendenti comunali per molto meno del reato di truffa ipotizzato per Vaciago, ergo le richieste della minoranza non sarebbero così assurde.

Parole decisamente a favore del City Manager quelle di Andrea Giorgis, capogruppo dell'Ulivo, che ha così stigmatizzato la vicenda: "Abbiamo molti motivi e cause per dolerci nel nostro Paese. Uno per cui rallegrarsi è che i processi non vengono fatti dalle Assemblee politiche. E questo è un atto di civiltà. Lasciamo che la magistratura ci dica se Vaciago ha davvero commesso reati. Io non mi sento di emettere né giudizi di assoluzione né giudizi di colpevolezza".

Non resta dunque che attendere il verdetto della magistratura che faccia chiarezza su questa vicenda e sulle responsabilità presunte e reali del city manager Vaciago.

 

Storie di famiglia.

di Eva Milano

Mio padre nacque nel 1939 in una borgata di montagna, da piccolo si costruiva da solo gli zoccoli di legno. Sposò una bella ragazza di campagna con gli occhi azzurri e un fisico da Lollobrigida. Nel '68 avevano due bimbi e lui lavorava come un matto in fabbrica per pagare i debiti del prestito che gli aveva fatto uno zio d'America. Nel '73 mia mamma prese la patente, pensando che fossero finite le grandi manovre, dopo essersi occupata di casa, bimbi, suoceri, orto, galline e conigli. Aveva voglia di indipendenza e di respiro, voleva trovare un lavoro fuori casa. Ed ecco che arrivo io, piccola bionda e tanto carina, a guastare la festa. E si ricomincia con i pannolini...

Ora capirete che i miei genitori non hanno avuto modo di dedicarsi alla lotta studentesca, tanto più che in un paesino di provincia gli anni caldi potevano essere tiepidi, per bene che andasse. Non sono andati a Woodstock, chi era Bob Dylan lo hanno scoperto tardi, non partecipavano alle manifestazioni in piazza.

Insomma, quello che voglio dire è che né papà né mamma hanno mai fumato una canna. Quindi se sui giornali si insinua l'ipotesi che un povero ragazzo sia morto ucciso da uno spinello, corriamo il serio rischio che ci credano.

Come loro ne conosco altri, non tantissimi per la verità, che non hanno avuto nessun tipo di esperienza diretta o indiretta con l'argomento e quindi sono facili prede di terrorismi disinformativi. Alziamo la soglia, abbassiamo la soglia, vediamo un po' come bisogna fare, ma nel frattempo non diciamo stupidaggini.

 

La nota della settimana.

di Patrizio Brusasco

Festeggiamenti per i cinquant'anni dell'Unità d'Italia che avranno luogo nel 2012. Da Roma fanno sapere che ci saranno solo spiccioli. Sono infatti trapelate verosimili voci ministeriali e anche nel corso della visita all’ultima edizione della Fiera Internazionale del Libro il Ministro Rutelli non ha prospettato un quadro molto diverso e ottimistico. Rutelli si è dichiarato felice se saprà raggranellare 500 milioni per tutto il Paese e ne avrebbe promesso un terzo per il Piemonte che pensava invece di averne 622 da solo: nella migliore delle ipotesi dunque il Piemonte vedrà piovere nelle sue casse dai 150 ai 180 milioni di euro e il resto del tesoro confluirà in altre sedi nazionali e interessate alla grande kermesse come Firenze, Roma, Reggio Emilia e Venezia. E’ chiaro che queste notizie hanno creato nervosismo e voglia di chiarimenti anche all’interno delle istituzioni locali e segnatamente del Consiglio regionale del Piemonte.

Gli scontri che si sono verificati a Palazzo Nuovo tra studenti del Collettivo Universitario Autonomo e i gruppi neofascisti, che ha trovato spazio all’interno della discussione di ieri del Consiglio regionale del Piemonte riapre a livello giovanile e studentesco una vecchia questione militanti di destra e di sinistra: è stato sfiorato infatti l’incidente tra gli studenti del Fuan e un gruppo di autonomi di sinistra che accusano il gruppo neofascista di xenofobia e omofobia. Una politica dunque che come in tutti i forti momenti di crisi, e la presunta attuale riorganizzazione di alcuni elementi armati di protesta ne avalla ulteriormente la veridicità, tende a spostarsi sulle ali estreme di un baricentro politico sempre più equivoco e problematico, a ricordarci che il benessere raggiunto fino alla fine del secondo millennio è in forte criticità e che la politica è tenuta a dare risposte concrete prima che repressive poiché quest’ultime hanno spesso il sapore di antidemocraticità e soprattutto di conferma delle difficoltà strutturali in cui si trova a operare la società italiana del terzo millennio.

 

Lacqua, un bene comune.

di Mariano Turigliatto

Le piogge di maggio hanno un po’ mitigato la penuria di acqua e smorzato l’allarme che stava montando un po’ in tutto il Piemonte. Nonostante tutto però i letti dei fiumi sono sempre più poveri d’acqua, l’agricoltura - specialmente quella a maggiore consumo idrico - segnala ricorrenti crisi dovute alla penuria d’acqua.

C’è chi attribuisce il calo delle precipitazioni ai mutamenti climatici mondiali - a loro volta generati dal concorso di diversi fattori fra cui l’effetto serra fa la parte del leone - c’è che ritiene fisiologico che a periodi più ricchi di precipitazioni ne seguano altri più secchi.

Qualunque sia il punto di vista, è però indiscutibile che il consumo indiscriminato di acqua debba lasciare il passo a stili di vita più sobri anche in questo ambito: proprio perché l’acqua non è illimitata, bisogna usarla con parsimonia, facendo attenzione al riciclo, migliorandone le condizioni di trasporto e separando i circuiti del consumo domestico da quelli relativi ad altri usi, riducendo le quote di territorio coperti di cemento e catrame.

Bisogna incentivare forme di valorizzazione delle risorse idriche dei comuni di montagna e spingere tutte quelle iniziative che possano dare il senso di una volontà di invertire la rotta, limitando la captazione nei fiumi, garantendo la sopravvivenza a tutte le forme di vita che costituiscono gli ecosistemi acquatici, fluviali e lacustri; soprattutto bisogna cominciare a considerare l’acqua un "bene comune", di cui tutti possono servirsi in misura congrua, ma che tutti debbono rispettare e garantire.

Per questo, insieme con gruppi locali e liste civiche, abbiamo distribuito oltre 7000 riduttori di flusso da installare sui rubinetti di casa. Abbiamo accolto con simpatia e sostegno la Legge Regionale che disciplina gli ecosistemi acquatici, appoggiamo con entusiasmo tutte le iniziative volte a sostenere le politiche di risparmio idrico, a cominciare dall’introduzione di colture meno idrovore. Anche l’istituzione di una tassa sulle acque minerali aiuta i comuni che ospitano impianti di captazione a valorizzare il territorio e le attività collegate.

Occorre però fare un altro passo avanti: si deve passare dalle raccomandazioni, dalla politica degli incentivi a quella delle regole. Tocca a noi cercare di costruire regole certe che garantiscano la collettività dai danni creati dall’uso privatistico e qualche volta dissennato delle acque disponibili, specialmente per quanto riguarda il regime delle acque dei fiumi.

Il nostro obiettivo - e anche il nostro impegno - è quello di non vedere mai più interi tratti di torrenti e fiumi in secca per le condizioni climatiche, ma anche per l’eccessivo sfruttamento delle loro acque.

 

¡NI UNA MAS!.

di Dotturbo

Uno dei pregi principali della Fiera del Libro è l’interscambio culturale che si riesce ad attivare fra gli scrittori. E’ davvero sempre stato un fatto di arricchimento che, di anno in anno, ha consentito di sviluppare aperture mentali sempre maggiori verso realtà del tutto diverse da quelle con le quali ci si confronta abitualmente.

Ma quello che quest’anno ha provato chi si sia imbattuto in Alicia Gaspar de Alba non può non aver lasciato spazio a una commozione angosciosa assolutamente sconvolgente.

La scrittrice texana, nel suo Il deserto delle morti silenziose (La nuova frontiera, 2007) si rifà, in forma di racconto, ad una serie di eventi di brutalità indicibile che da quindici anni si stanno producendo al confine fra il Messico e gli Stati Uniti, attorno a Chihuahua e a Ciudad Juárez, poco al di sotto del Rio Grande, non lontane da quella El Paso in cui è nata quarantanove anni fa.

Oltre 400 giovani donne (fra i quindici ed i venticinque anni) sono state ritrovate brutalmente massacrate, dopo aver subito in moltissimo casi violenze sessuali inenarrabili, in fosse e discariche del deserto; e di altre circa 600 non si è semplicemente più neppur trovata traccia. E’ incredibile che di fatti come questo così poco si sappia, tanto che Amnesty International si è dovuta muovere direttamente per cercare di dirimere aspetti che apparirebbero di competenza della Pubblica sicurezza di uno Stato sovrano come il Messico.

 

La riforma della fiscalità sul risparmio.

di Dotturbo

E’ uno dei temi d’interesse collettivo su cui l’attuale maggioranza sta per intervenire con una normativa i cui contorni sono in qualche modo già stati definiti ("armonizzazione" della tassazione secca al 20%: si tratta, in sostanza, di un aumento, tenuto conto dell’irrilevanza complessiva della riduzione dell’aliquota del 27% su conti correnti e strumenti equivalenti, rispetto all’aumento di quella del 12,5% su tutto il resto), ma sulla cui tecnicalità si sta ancora dibattendo.

Premesso che si tratta di un modello di riforma di tipo prettamente"ideologico", avanzata, peraltro con pieno diritto di farlo, con intento redistributivo dalle ali più radical della maggioranza, va detto che diversi esponenti liberal del centrosinistra, oltre ad altri dell’opposizione, hanno fatto rilevare notevoli criticità, che merita vengano poste in evidenza.

Sostanzialmente, fatti i dovuti calcoli, si tratterebbe di un incasso teorico massimo per lo Stato di quattro miliardi di euro annui, una volta che si fosse a regime.

 

CULTURA LIBERA!.

di Stefano Zanotto

Se l'autore di un'opera letteraria protetta da copyright fa una lettura pubblica di brani del suo stesso libro bisogna che siano pagati i diritti alla Siae. Un paradosso che ci descrive Francesca Ferrando, giornalista e scrittrice agli esordi, che ci ha spiegato come funziona la licenza Creative Commons (CC). Si tratta di un sistema di licenze alternativo al copyright tradizionale: se quest'ultimo implica "tutti i diritti riservati", una licenza CC si può sintetizzare con l'espressione "alcuni diritti riservati". Riconosce cioè alcune tutele all'autore, ma nello stesso tempo non è rigida come il copyright e agevola la diffusione dell'opera a certe condizioni.

Francesca ha scelto di pubblicare il suo primo romanzo sotto tutela CC. Questo metodo le ha permesso, per esempio, di non concedere l'utilizzo del suo romanzo per scopi commerciali; di permetterne modifiche e sviluppi a patto che l'opera risultante sia distribuita alle stesse condizioni della sua. Per il resto - ed è un punto comune a tutte le licenze CC - chiunque è libero di riprodurre (leggi fotocopiare), distribuire, esporre in pubblico l'opera e quant'altro, riconoscendo il contributo dell'autore originario. «Le Creative Commons - spiega Francesca - introducono a livello editoriale un concetto rivoluzionario per l'Italia. È un'esperienza partita nell'ambito antagonista, ma che si sta diffondendo rapidamente: ad esempio Tuttolibri e Tuttoscienze, gli inserti de La Stampa, sono diffusi ora sotto licenza CC».

Le licenze CC sono applicabili a diversi campi della creatività: letteratura, fotografia, siti web, musica, cinema ecc... Favoriscono la libera diffusione della cultura ma tutelano anche i giovani autori offrendo opportunità per far conoscere le loro opere.

In questo senso il caso di Francesca è emblematico: il suo libro d'esordio Belle anime porche esce autoprodotto e autodistribuito (visita il sito pressutopia) nel marzo del 2006. Qualche mese dopo, a luglio, va in stampa con una piccola casa editrice, Mimesis. Dallo scorso novembre è distribuito a livello nazionale in libreria e le recensioni su riviste e siti, specializzati e non, si susseguono. Un bel caso di opera autoprodotta che riesce ad accedere ai canali della grande distribuzione, grazie soprattutto alla determinazione e alle capacità dell’autrice, che ha saputo ideare e mettere in pratica forme di autopromozione originali e "multilinguaggio" (ha letto, rappato e recitato brani del libro…). E tra i progetti di Francesca per il futuro c'è quello di fare un film tratto dal romanzo, da distribuire - non è nemmeno il caso di dirlo - con licenza CC.

Se volete saperne di più sulle Creative Commons vi segnaliamo l'incontro che si tiene domenica 13 maggio alle 16.30 alla Fiera del Libro di Torino, presso lo spazio inter-istituzioni: intervengono Juan Carlos De Martin e Nicola Bottero di CC Italia e lo scrittore Marco Philopat. Conduce e modera Francesca Ferrando.

 

Aria fresca!!!.

di Dida Nierotti

Oltre al Comitato "Largo respiro" che meritoriamente si occupa della qualità dell’aria in senso fisico, dovrebbe esserci anche un Comitato "Lasciateci respirare" oppure " Non soffocateci" formato di persone rigorosamente laiche che non sopportano più questo clima da crociata integralista che si sta diffondendo, e non da ieri, nel nostro paese.

Non è possibile che un semplice ampliamento dei diritti (DICO), già presente in diversi paesi europei, scateni una simile bagarre. È un film già visto ai tempi del divorzio (1972), peccato però che all’epoca il personaggio integralista di spicco fosse un certo Amintore Fanfani, democristiano, mentre oggi…

Una frase detta dal palco di Piazza San Giovanni il 1° Maggio, forse inopportuna ma sacrosanta e soprattutto veritiera, ci porta quasi a una crisi di governo.

Siamo costretti a usare le nostre energie per controbattere attacchi bigotti e moralisti da parte di politici che sono pubblicamente in contraddizione con quello che vanno blaterando (divorziati &co), con telegiornali del servizio pubblico che ormai, in epoca di fusioni, potrebbero trasmettere direttamente dal Vaticano e che si permettono di sentenziare su altre religioni accusandole di "interferenza", naturalmente in altri paesi!

Si chiede solo un po’ di laicità nello stato, nelle sue istituzioni, nella nostra vita quotidiana: abbiamo difeso la Costituzione quando il Governo precedente voleva stravolgerla, difendiamola anche adesso in nome di quella laicità, tolleranza e libertà che sono i suoi cardini.

 

La crisi della famiglia e del consiglio regionale.

di Patrizio Brusasco

Come incipit mi si perdoni la prolissità della consueta nota politica della settimana consiliare, ma l’argomento è così acceso e vivido da meritare uno spazio enciclopedico: qualche paragrafo in più dunque non dovrebbe giungere oltre misura molesto.

Il Consiglio della Regione Piemonte scoppia sul tema del Family Day, proprio come la stragrande maggioranza delle famiglie di oggi. La maggioranza consiliare dunque si spacca e passa l’ordine del giorno concertato con l’opposizione che esprime il suo sostegno al Family Day nonché la partecipazione del gonfalone regionale accompagnato da una rappresentanza consiliare a Roma il prossimo 12 maggio, tra lo stupore della presidente Mercedes Bresso che da Bruxelles ha espresso tutta la sua perplessità a fronte del grande lavoro che si starebbe facendo in Regione Piemonte a tutela della famiglia tradizionale.

Scissione che finisce col gettare altresì altri tizzoni roventi sul costituendo Partito democratico al cui interno l’anima laica e quella diellino-cattolica sembrano sempre più inconciliabili nelle forme e nei fatti.

 

Campi di volontariato.

di Stefano Zanotto

L'estate si avvicina e per molti è già tempo di programmare le vacanze. Per chi vuole coniugare divertimento e svago con l'impegno a favore del prossimo o dell'ambiente i campi di lavoro possono essere la soluzione ideale. Animazione con bambini nelle aree povere del mondo, pulizia di aree verdi, ristrutturazione di centri culturali, assistenza ad anziani o portatori di handicap: sono tante le possibilità di solidarietà e impegno civile che si offrono a chi vuol passare una vacanza diversa dal solito. Ovviamente non si tratta solo di lavorare, ci mancherebbe (se no che vacanze sarebbero?): non mancano infatti momenti di studio, di socializzazione e di svago. Ce n'è per tutti i gusti: dai Paesi in cui si tengono i campi (Italia, Europa, America latina, Africa...), all'età dei partecipanti, alle modalità di svolgimento. Organizzati da associazioni laiche e non - dalla Arci  a Lunaria, dalle Acli a Servizio civile internazionale - prevedono quasi sempre dei percorsi di formazione prima della partenza. Il contributo economico varia a seconda dei casi: ci sono campi in cui bisogna pagarsi solo il viaggio, altri che richiedono contributi per vitto e alloggio e così via.

Negli ultimi anni, tra i campi di volontariato più pubblicizzati ci sono quelli di Legambiente. Si distinguono per la grande varietà di offerte: si vai dai progetti di recupero di aree naturali ai laboratori per diffondere la cultura della legalità e il senso civico, dai campi  per la valorizzazione del patrimonio artistico alle iniziative di solidarietà internazionale. Una citazione particolare meritano, secondo noi, i campi della legalità organizzati insieme all'associazione Libera nelle cooperative che gestiscono i beni confiscati alle mafie in virtù della Legge 109/96. Le attività di questi campi si articolano in momenti di lavoro agricolo o di risistemazione del bene, di formazione e studio su mafia e antimafia, in incontri con le comunità locali per socializzare e condividere esperienze. Al di là dell'aiuto pratico fornito nei momenti di lavoro vero e proprio, un campo della legalità è soprattutto un'occasione per testimoniare solidarietà e sostegno a chi col suo impegno si adopera per il riscatto sociale e civile dalle mafie. Un impegno di certo non facile, che presenta spesso non poche difficoltà: ricordiamo come solo pochi giorni fa, nella notte tra il 26 e il 27 aprile, una di queste cooperative, la Valle del Marro della piana di Gioia Tauro in Calabria, sia stata oggetto di sfregi, danneggiamenti e furti di materiale.

Il programma completo dei campi della legalità con sedi e date è disponibile sul sito di Libera. Per iscrizioni e info si può contattare l'associazione per telefono (06-69770326) o via e-mail (organizzazione@libera.it).

 

A chi versi il 5 per mille?.

Noi avremmo un suggerimento, anzi due.

Nutripa Onlus lavora in Rwanda e si occupa degli effetti della malnutrizione. Oltre a curare i bambini che ne sono affetti e provvedere a inviare aiuti, i volontari di Nutripa insegnano ai residenti metodi per migliorare la produzione agricola ed educano le mamme al riconoscimento dei segnali della malnutrizione. Visita il sito.

Il codice fiscale di NUTRIPA           97567050014

Sole Onlus, un piccola organizzazione di Grugliasco e Collegno che si occupa di progetti di sviluppo in Mozambico. Tra le iniziative la costruzione di un asilo a Metoro, la promozione del ruolo femminile e del suo riconoscimento tramite progetti di microimpresa, la promozione della rete commerciale equa e solidale tramite la produzione e la commercializzazione di meravigliosi batik. Se vuoi curiosare ecco l'indirizzo del sito.

Il codice fiscale di SOLE.ONLUS    95574450011

 

CHI NON SBALLA BALLA GRATIS.

di Stefano Zanotto

Ingresso gratuito in discoteca per chi supera il test dell'etilometro. Lo scorso sabato sera per le strade del torinese si è sperimentata l'ennesima iniziativa contro gli incidenti stradali del week end. Una novità che rientra nella campagna "Guido con Prudenza - Zero alcool, tutta vita", promossa da Polizia stradale e da Fondazione Ania per la sicurezza stradale. Così, chi è risultato sobrio dopo il classico soffio nell'etilometro, ha potuto scegliere un biglietto omaggio per uno dei sei locali aderenti all'iniziativa. Il week end appena trascorso è stato scelto non a caso per il lancio di questa campagna. Dal 23 al 29 aprile si celebrava infatti la "Settimana mondiale per la sicurezza stradale", manifestazione istituita dall'Onu per sensibilizzare sul tema delle conseguenze degli incidenti stradali.

Nell'ambito di "Guido con Prudenza" si è cercato anche di promuovere la figura di "Bob", il guidatore designato che per una sera non beve e riaccompagna a casa gli altri senza rischi. Nelle discoteche aderenti all'iniziativa veniva distribuito un braccialetto a ogni compagnia di amici per identificare il Bob di turno che durante la serata non avrebbe toccato alcool. La pratica del guidatore designato è molto diffusa soprattutto nel nord Europa: già da qualche anno si sta cercando con queste campagne di introdurla anche da noi. È senza dubbio un intento giusto: il problema degli incidenti del sabato sera non si risolve solo a suon di contravvenzioni e patenti ritirate. È fondamentale invece che accanto alle misure repressive si favorisca la responsabilizzazione di chi si mette al volante. Senza cambiamento di mentalità, i risultati dei controlli a tappeto delle pattuglie non possono che essere parziali.

A proposito di responsabilizzazione di chi guida: a Los Angeles esiste già da qualche anno un servizio di autisti, Homejames, che accompagnano a casa chi ha bevuto troppo e non se la sente di mettersi al volante. Una volta contattato per telefono, l'autista arriva a bordo una mini-moto pieghevole; caricata questa sull'auto del cliente, guida fino a destinazione per far poi ritorno sulla sua moto. A prima vista, una trovata pratica e intelligente: a quando anche in Italia?

 

LAVORATORE? AVREI UN SUGGERIMENTO PER TE.

Ne abbiamo già parlato, ma vogliamo ancora tornare sulla fatidica domanda: allora a chi diamo il TFR? La nostra risposta è semplice e categorica: lasciatelo dov’è!

Questa è l'opinione che ci siamo fatti dopo la lettura del documento che trovate qui di seguito! 

UN SUGGERIMENTO AI  LAVORATORI

di Paolo Turati

Circa gli aspetti strutturali, fiscali ed operativi-opzionali relativi al TRF abbiamo già dissertato su queste pagine. Tuttavia, un punto rilevante che intendiamo rimarcare è quello inerente alla vexata quaestio (cui a breve la normativa prevede venga data risposta da parte del lavoratore): allora a chi diamo il TFR?

La nostra risposta è semplice ed univoca: lasciatelo dov’è!

L’articolazione della risposta, provocatoriamente così tranchant, si basa su alcune considerazioni nozionali e statistiche sul mercato dei prodotti del Risparmio gestito (entro cui verrà sostanzialmente omologato quel monte complessivo di TRF per il quale non sia stato scelto un mantenimento allocativo nelle casse aziendali: cioè, quanto finirà nei Fondi Pensione), cui abbiamo fatto riferimento più volte da queste stesse pagine.

Serie storiche pluridecennali incontrovertibili, stanno a dimostrare come i prodotti del Risparmio gestito mediamente si siano dimostrati inefficienti rispetto agli investitori, non essendo sostanzialmente mai riusciti ad ottenere rendimenti migliori degli indici dei mercati di riferimento (in parole semplici, sostanzialmente, del "fai da te"): anzi, come vi siano mediamente sempre stati sotto ed in maniera rilevante. Il che non potrebbe essere diversamente, stanti i molteplici pesi provvigionali applicati ai vari livelli dalle Maison finanziarie (che, d’altra parte, sono imprese che tendono giustamente a massimizzare gli utili) e la non eccelsa bravura dei gestori, a favore dei quali va però spezzata una lancia, in conseguenza del fatto che gli intermediari promuovono sostanzialmente (e, da un punto di vista aziendale, saggiamente) la sussistenza di uno status quo oligopolistico: dove nessuno svetta, mettendo gli altri in cattiva luce, si sta bene tutti.

Attualmente il TFR gode di un rendimento certo annuo dell’ 1,5%+ il 75%del tasso d’inflazione.

 

PRIMO MAGGIO 2007: FESTA DEL NON LAVORO.

di Patrizio Brusasco

Forse si può inferire una legittima provocazione nel titolo o forse una cassandra. Certo è che la tradizionale Festa del lavoro, nata nell'Ottocento a seguito di efferati scontri proletario-industriali negli Stati Uniti, che sancì la riduzione dell'orario di lavoro a otto ore, ha assunto in questo primo maggio un particolare significato. Un plusvalore, per utilizzare un termine caro a Marx, che vede nella crisi generalizzata del sistema sociale contemporaneo il principio della fine.

Ieri il capoluogo piemontese, la cui immagine di città-fabbrica è stata per molto tempo l'emblema dell'Italia, è tornato non a caso sulla breccia, proprio a significare la particolare delicatezza del momento in cui tutti ci troviamo a operare. Gli slogan sono stati rivolti al restituire la dignità ai lavoratori oltre alla sicurezza e alla stabilità, lotta alla precarietà, condizioni civili e chi più ne ha più ne metta; e qui gli industriali e gli imprenditori grandi, medio e piccoli potrebbero recitare anche qualche mea culpa, ammesso che lo ricordino ancora.

Il lavoratore di oggi, se non gode di particolari protezioni familiari, religiose o politiche, è destinato a finire macinato in un tritacarne, a non vedere riconosciuti diritti di base –una casa, una moglie, figli, ecc. con conseguenze drammatiche per la sussistenza e la sopravvivenza dell'Italia stessa! –, peraltro sanciti dalla Carta costituzionale. È chiaro che il discorso vale per i cosiddetti giovani la cui età anagrafica è ormai dilatabile: intere generazioni rischiano, anzi sono già state sommerse dall'arroganza della gestione politica del fenomeno, al punto che il lavoro è diventato, oltre che uno status symbol, un vero e proprio bene di lusso. Chi più ha, più lavora e il sistema meritocratico, in un sistema individualistico che fa del "si salvi chi può" l'unica vera regola del mercato lavorativo, è calpestato nella quasi totalità delle occasioni.

Qualcuno sostiene anche in mala fede di non poter intervenire regolando un mercato liberista in cui domanda e offerta si incontrino: il problema è che qui domanda e offerta si incontreranno sempre meno. E poi, questione non del tutto trascurabile, se non è demandata la politica a governare gli eventi, ci si chiede a chi si debba attribuire simile incombenza: insomma è la storia della regina che, preso atto dei continui dinieghi del marito sovrano di garantire maggiore giustizia ai suoi sudditi con la scusa del "ma chi sono io per cambiare le regole", gli ricorda amorevolmente di essere "solo" il re! Nel nostro paese il re è nudo! E si approfitta da lungi dei vizi conclamati della società italiana, per nulla coesa e per nulla dotata di senso civico e di buon senso. Peccato che qualcuno, mi si perdoni il termine un po' forte,  ci stia fottendo la vita, contenti noi...