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E ora tocca a voi!.

                       

Dida Neirotti è la candidata Sindaco di Grugliasco Democratica

Domenica e lunedì si vota in molti comuni piemontesi: Grugliasco, Rivalta, Avigliana, Alpignano, Moncalieri, Santena, Asti, Alessandria, Borgomanero...  In tutti questi comuni sono presenti liste di centrosinistra che fanno riferimento alla loro città e che sono sovente in opposizione al rosario dei simboli dei partiti e partitini del centrosinistra. C’è la sensazione di una forte divisione e sovente questa viene descritta con contenuti fortemente personalizzati, come se la proposta politica delle città fosse limitata alla scelta di questo o quel personaggio. Questi schemi vanno bene per giornalisti pigri e per politici poco coraggiosi: in realtà si confrontano - qualche volta si combattono - due modi diversi di intendere la partecipazione, l’attività politica e lo stesso ruolo dei cittadini nella formazione delle decisioni che riguardano la loro vita di tutti i giorni.

Da una parte chi pensa che la politica sia la gestione di una specie di franchising, data dal possedere un marchio (il simbolo) che vale in proporzione ai voti che ha ricevuto nelle elezioni precedenti. Si mettono insieme i simboli e si sceglie un candidato che dia il minor fastidio possibile ai possessori del marchio e che garantisca tutti i titolari. Si cerca di impedire che sorga in città qualunque ipotesi alternativa, intervenendo con ogni mezzo per stoppare le voci fuori dal coro, così gli elettori dovranno votare turandosi il naso. Ma non importa, il risultato finale è abbastanza garantito.

Dall’altra parte c’è chi prova insistentemente a "fare la politica" come tutti, molti solo a parole, dichiarano che dovrebbe essere fatta: coinvolgere, includere, ascoltare, decidere, prendersi la responsabilità di esserci a viso aperto, di confrontarsi, di perdere e di vincere, di fare quello che si dice. Tutto questo con ingenuità, pochissimi mezzi, tanta fatica a conciliare gli impegni con la propria vita professionale e famigliare, con fasi di scoramento e delusioni cocenti, rare volte di soddisfazioni incredibili. Si fa, perché si deve!

Qualcuno si stufa e si perde per la strada, altri si prendono una pausa di riflessione, altri ancora arrivano attratti dalla prospettiva. Le idee strada facendo si modificano perché si discute, ci si confronta, mentre resta intatta e si fortifica la voglia di affermare che si può cambiare, che possiamo avvicinare le decisioni alle persone che le vivono, che si può umanizzare la politica.

Sono le stesse cose che sentiamo dire a proposito del nuovo Partito Democratico: partecipazione, una testa un voto, primarie per tutte le scelte di candidati, basta con le oligarchie, largo ai giovani, apparati di partito finalmente a casa, modernizzazione, giustizia sociale, svecchiamento e tanto altro ancora.

Ci crediamo e vogliamo stare in questo processo, ma perché nelle nostre città le cose vanno completamente in un altro modo? E perché sono gli stessi partiti che si stanno fondendo in questi giorni a produrre divisioni, esclusioni e arrogante sottovalutazione della lontananza che c’è ormai fra cittadini e politica?

Dài, cittadini che leggete, andiamo ancora una volta a votare. Abbiamo detto basta, che non saremmo più andati al seggio, perché tanto sono tutti uguali. Lo sappiamo che non è del tutto vero perciò andiamo e scegliamo candidate e candidati all’altezza, scegliamo le liste civiche, quelle di cui abbiamo sentito parlare nelle nostre città, quelle che sono fatte da persone come noi.

Mariano Turigliatto

 
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