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Lacqua, un bene comune.

di Mariano Turigliatto

Le piogge di maggio hanno un po’ mitigato la penuria di acqua e smorzato l’allarme che stava montando un po’ in tutto il Piemonte. Nonostante tutto però i letti dei fiumi sono sempre più poveri d’acqua, l’agricoltura - specialmente quella a maggiore consumo idrico - segnala ricorrenti crisi dovute alla penuria d’acqua.

C’è chi attribuisce il calo delle precipitazioni ai mutamenti climatici mondiali - a loro volta generati dal concorso di diversi fattori fra cui l’effetto serra fa la parte del leone - c’è che ritiene fisiologico che a periodi più ricchi di precipitazioni ne seguano altri più secchi.

Qualunque sia il punto di vista, è però indiscutibile che il consumo indiscriminato di acqua debba lasciare il passo a stili di vita più sobri anche in questo ambito: proprio perché l’acqua non è illimitata, bisogna usarla con parsimonia, facendo attenzione al riciclo, migliorandone le condizioni di trasporto e separando i circuiti del consumo domestico da quelli relativi ad altri usi, riducendo le quote di territorio coperti di cemento e catrame.

Bisogna incentivare forme di valorizzazione delle risorse idriche dei comuni di montagna e spingere tutte quelle iniziative che possano dare il senso di una volontà di invertire la rotta, limitando la captazione nei fiumi, garantendo la sopravvivenza a tutte le forme di vita che costituiscono gli ecosistemi acquatici, fluviali e lacustri; soprattutto bisogna cominciare a considerare l’acqua un "bene comune", di cui tutti possono servirsi in misura congrua, ma che tutti debbono rispettare e garantire.

Per questo, insieme con gruppi locali e liste civiche, abbiamo distribuito oltre 7000 riduttori di flusso da installare sui rubinetti di casa. Abbiamo accolto con simpatia e sostegno la Legge Regionale che disciplina gli ecosistemi acquatici, appoggiamo con entusiasmo tutte le iniziative volte a sostenere le politiche di risparmio idrico, a cominciare dall’introduzione di colture meno idrovore. Anche l’istituzione di una tassa sulle acque minerali aiuta i comuni che ospitano impianti di captazione a valorizzare il territorio e le attività collegate.

Occorre però fare un altro passo avanti: si deve passare dalle raccomandazioni, dalla politica degli incentivi a quella delle regole. Tocca a noi cercare di costruire regole certe che garantiscano la collettività dai danni creati dall’uso privatistico e qualche volta dissennato delle acque disponibili, specialmente per quanto riguarda il regime delle acque dei fiumi.

Il nostro obiettivo - e anche il nostro impegno - è quello di non vedere mai più interi tratti di torrenti e fiumi in secca per le condizioni climatiche, ma anche per l’eccessivo sfruttamento delle loro acque.

 
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