"Prima perdevamo le elezioni, adesso anche le primarie", dice Veltroni
Effettivamente l'esito delle primarie di Milano ha sorpreso e sorprende. A fronte di un' affluenza non entusiasmante, dunque presumibilmente composta nella sua maggior parte da persone schierate, il candidato principale del PD subisce una sonora sconfitta da parte di un personaggio sulla carta assai meno forte.
I giornalisti hanno attribuito il successo di Pisapia all'appoggio di Vendola; credo invece che non abbia influito per nulla dato che ha contato la notorietà del personaggio, le sue idee chiare e comprensibili, la serietà con cui ha fatto il parlamentare in passato e la sua scelta di campo in quanto a programma politico ed elettorale.
Forse anche il popolo di centrosinistra comincia ad avere bisogno di persone che alla prediche oppongono ragionamenti, che al glamour sostituiscono l'affidabilità e la considerazione che si sono costruiti nella professione e nell'attività politica e sociale, che esprimono con chiarezza idee, opinioni, programmi e impegni senza fingere per accontentare tutti.
Non so se Boeri fosse tutto questo, penso di no, ma forse questa è l'impressione che ha comunicato, finendo per non entusiasmare nemmeno quelli che avrebbero avuto ottime ragioni per votare con lui, a cominciare da una vicinanza generazionale per arrivare alla contiguità di interessi e di prospettive.
Così si è ritrovato trombato e con lui tutti il gruppo dirigente del PD milanese che su di lui aveva pesantemente scommesso. Adesso non resta che vedere l'esito delle elezioni, quelle vere, per capire se la scelta del candidato dal programma più nettamente a sinistra sia stata quella giusta.
Credo che avremo delle sorprese nel constatare quanta gente sia oggi disposta a cambiare schieramento se solo il candidato pare più affidabile e adatto a governare. Pisapia potrebbe avere proprio questa caratteristica: risultare agli occhi di un elettorato non certo favorevole il miglior garante di un governo dinamico e responsabile della città di Milano. Che ne ha tanto bisogno.
Veltroni ha ragione a preoccuparsi, ma la strategia forse la sbagliò proprio lui pensando dio poter edificar eun partito eliminando per legge una fascia imponente di elettori e cittadini e così credendo di costringerli a scegliere un partito senza anima.
Com'è andata lo sappiamo e lo paghiamo tutti. Lo sanno Veltroni e i suoi?
Mariano
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