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la nota sul consiglio regionale.

di Patrizio Brusasco

E’ stato recentemente reso pubblico lo Stato patrimoniale e tributario dei Consiglieri e Assessori regionali Anno 2005 (ai sensi della legge regionale 5 settembre 1983, n. 16). La scarsa reperibilità dei dati contenuti nel Supplemento straordinario del Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte dell’8 febbraio 2007, è stata segnalata dalla stessa presidenza, che proprio sui quotidiani ha oggi dichiarato l’intenzione di una prossima pubblicazione telematica.

  

Per supplire a tale carenza rendiamo disponibile il documento on line.

Il reddito complessivo (al lordo delle imposte - aliquota Irpef 43%) più alto non è da attribuirsi alla presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, come si potrebbe facilmente credere, che ha dichiarato €. 224.097,00; per il presidente del Consiglio regionale Davide Gariglio invece il reddito complessivo è pari a €. 207.014,00, mentre tra gli assessori spicca Giovanni Caracciolo con €. 234.866,00, che si piazza primo in classifica, e tra i consiglieri regionali si classifica primo Gilberto Fratin Picchetto con €. 224.532,00. Il reddito complessivo nell’anno di riferimento suddetto del presidente Mariano Turigliatto e del vice-presidente Graziella Valloggia del Gruppo regionale Sinistra per l’Unione: Turigliatto, nel modello 730/2006 – calcolo dell’IRPEF, presenta un reddito complessivo di €. 137.012,00, mentre il reddito complessivo di Valloggia risulta pari a €. 84.651,00.

Passiamo ora al consueto resoconto della riunione del Consiglio regionale, svoltasi ieri. Per una volta niente scosse telluriche o smottamenti imprevisti. Assente Bresso, sostituita da Peveraro. La solita schiera di interrogazioni. Un dibattito più serrato si è verificato nel primo pomeriggio, quando il vice-presidente Peveraro si è dichiarato stupito della non puntuale e precisa informazione da parte del consigliere Burzi in merito al caso Finpiemonte, rilanciando il dibattito sul costante lavoro programmatico e rivendicando la riunione di oggi 28 febbraio per chiudere la questione, mantenendo così i tempi indicati dalla Giunta di fronte all’aula consiliare. In merito alla Legge di bilancio per il 2007, a onor del vero, il vicepresidente è apparso meno sicuro e il suo eloquio meno convincente, soprattutto quando un esponente della Lega Nord ha ricordato la sollecitudine dell’allora presidente della Provincia di Torino Mercedes Bresso nell’ottenerne l’approvazione entro la fine del mese di dicembre. Comunque sia, certo è che il Consiglio ha dovuto votare la proroga all’esercizio provvisorio del bilancio 2007 con la speranza che, nonostante i molti impegni e le molte problematiche politiche regionali e nazionali, si possa arrivare rapidamente all’approvazione definitiva della legge.

 

non cè acqua da perdere!!!.

Il primo modo per risparmiare è evitare gli sprechi. I saggi principi dei nonni tornano di moda con il tema delle risorse energetiche. L'attenzione ai consumi è la prima misura da applicare, nonché la più immediata e semplice. Per contribuire a diffondere questa idea siamo usciti in piazza e l'abbiamo raccontato alla gente. Ecco il senso dell'iniziativa promossa dal Gruppo Sinistra per l'Unione

NON C'E' ACQUA DA PERDERE!!!

Il 24 e il 25 febbraio nei mercati e nei centri commerciali di alcuni comuni piemontesi, i rappresentanti delle liste civiche hanno distribuito gratuitamente i riduttori di flusso. Un piccolo accorgimento che consente, una volta applicato direttamente ai rubinetti di casa, di ridurre sensibilmente il consumo di acqua pro-capite. Siccome i riduttori di flusso costano poco e non hanno controindicazioni, vi consigliamo caldamente di considerare l'idea di procurarvene qualcuno. Li trovate nei negozi di prodotti del commercio equo e solidale (ci assomigliano, ma non vanno confusi con i rompigetto, che si vendono in ferramenta).

GRAZIE ai comuni che hanno aderito all'iniziativa:

COLLEGNO     VAIE      GRUGLIASCO      SANTENA         MONTANARO       BORGARO/CASELLE

ALESSANDRIA          BORGOMANERO           RIVOLI          AVIGLIANA        PASSERANO

A  RIVALTA la distribuzione dei riduttori avrà luogo il 25 marzo in occasione della FIERA DI PRIMAVERA con il sostegno del Gruppo Rivalta Sostenibile.

Invitiamo i comuni che hanno partecipato all'iniziativa a inviarci foto e materiale raccolto...

 

una nuova proposta di legge.

Prodotti Biologici e cura per gli aspetti della territorialità nella ristorazione collettiva della Regione Piemonte

Una corretta alimentazione dipende da un'adeguata educazione al cibo. A livello mondiale gli studiosi concordano sul fatto che l'obesità sta diventando un problema molto grave per il futuro del pianeta. I dati dell'OMS comunicano che il 35-40% delle patologie riscontrate presso i paesi di maggior sviluppo hanno origine alimentare, mentre gli esperti esortano tutte le nazioni a introdurre leggi per bandire o almeno limitare tecniche insidiose di pubblicità del "cibo spazzatura" (ricco di zucchero e di grassi) diretto ai bambini, in modo da contenere un fenomeno che ha i numeri di un'epidemia globale. Si riscontra un incremento del sovrappeso del 35% tra i bambini, ma anche livelli alti di colesterolo e addirittura il diabete, fattore ininfluente fino a dieci anni fa. Questa condizione avrà l’effetto di incrementare ulteriormente l’obesità negli adulti in futuro (oggi il 12,2% dei maschi adulti italiani ne è colpito). L'annoso problema si ripercuoterà sulle spese sanitarie: oggi in Italia il 7% della spesa totale è destinata alla cura di malattie dipendenti dall'obesità e la cifra è destinata a crescere.

Per queste ragioni il Gruppo Sinistra per l'Unione, seguendo le direttive europee e nazionali in materia di alimentazione, presenta oggi in anteprima il testo della seguente

PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE

Promozione per il consumo di prodotti agricoli biologici, tipici e tradizionali nei servizi di ristorazione collettiva a tutela della salute dei cittadini e in difesa dell’ambiente in attuazione del protocollo di Kyoto.

Il testo, qui disponibile in versione on-line, è al momento sottoposto a tutti i Consiglieri regionali e sarà presentato il 6 marzo alle ore 13 presso la Sala dei Presidenti presso la sede del Consiglio Regionale in Via Alfieri 15 a Torino.

A completamento dell'operazione, è di imminente pubblicazione  un testo informativo per i gestori e gli utenti delle mense, contenente alcuni suggerimenti per una corretta alimentazione .

Testo della Proposta di legge  Relazione tecnico-finanziaria   Relazione di accompagnamento

 

n° 4.

E' in uscita il nuovo nuumero del nostro periodico.

Le copie cartacee saranno distribuite a tutte le famiglie di Grugliasco, Collegno e Venaria, oltre a circa duecento abbonati.

Puoi scaricarne una copia cliccandosull'icona a destra oppure puoi riceverne una versione cartacea richiedendola via e-mail.

 

il punto della situazione.

Inauguriamo oggi una nuova rubrica video. Un aggiornamento a cadenza regolare in cui Mariano racconta sottoforma di notizie flash le iniziative intraprese dal gruppo e propone qualche tema di riflessione.

L'argomento di oggi è quasi scontato, mentre qui di seguito comprare un breve riepilogo delle iniziative del Gruppo Sinistra per l'Unione.

NON C'E' ACQUA DA PERDERE - Distribuzione gratuita dei riduttori di flusso, in collaborazione con le liste civiche di Alessandria, Alpignano, Avigliana, Borgomanero, Caselle, Collegno, Grugliasco, Montanaro, Rivalta, Rivoli, Santena, Vaie.

GRUGLIASCO DEMOCRATICA - presentazione della lista civica che si presenterà alle prossime elezioni amministrative.

CONVEGNO SULL'EDILIZIA BIO-COMPATIBILE - in programma per mercoledì 28 febbraio a Grugliasco.

CONSIGLIO REGIONALE - Aggiornamenti di prima mano sulle attività del Consiglio.

PUNTO DI VISTA - E' prossima l'uscita del quinto numero del periodico del Gruppo. Sempre più realtà locali trovano voce tra le pagine del nostro giornale. In questa edizione troverete notizie provenienti dai Comuni di: Grugliasco, Collegno, Rivalta, Borgaro, Venaria, Avigliana, Alessandria, Vaie. Come sempre sarà possibile scaricarne la copia attraverso il sito o, per riceverlo in forma cartacea nei comuni in cui non sia distribuito, richierne la spedizione con una e-mail.

 

L'ALTRO TURIGLIATTO


di Mariano Turigliatto
Sono reduce da una mattinata difficile e tormentata. Ormai larga parte delle persone che mi conoscono ha capito che non sono "quel" Turigliatto, ma sono davvero contento che i mass media mi abbiano aiutato a chiarire l'equivoco.
Sono triste e arrabbiato per la caduta del governo Prodi: non si può accettare un simile epilogo di una stagione difficile nella quale molti di noi hanno riposto la speranza di una svolta seria. Non si può dare impunemente prova di irresponsabilità a un popolo, quello del centrosinistra, che chiede cambiamenti e garanzie di democratizzazione della politica italiana oltre che capacità di gestire il risanamento di un paese malato. Purtroppo è successo.
La sciagurata omonimia con uno degli affossatori del governo Prodi mi ha procurato un ulteriore supplemento di arrabbiatura.
Ma, sempre per restare nel campo degli affossatori, ce n'è uno che conosco meglio di Franco Turigliatto, si chiama Sergio Pininfarina. Lo stabilimento principale della sua impresa si trova a Grugliasco, la città di cui sono stato sindaco e dove vivo ancora oggi.
Anche lui - dopo mesi di assenza - si è presentato in Senato per non votare (in pratica, esprimere parere contrario). Bell'esempio, il suo, di responsabilità del mondo imprenditoriale e di sensibilità ai temi della governabilità del paese.

il responsabile.

Per evitare possibili fraintendimenti generati da un caso di omonimia, ricordiamo che

Mariano Turigliatto

(eletto nella lista Insieme per Bresso) cui fa riferimento questo blog, è attualmente Membro del Consiglio regionale del Piemonte e non Senatore della Repubblica  (Franco Turigliatto, Rifondazione comunista)

 

La nota sul Consiglio Regionale.

di Patrizio Brusasco

La questione dell'ultima settimana in Consiglio regionale si può riassumere in un enunciato-sondaggio: siete favorevoli o no al blocco delle auto della prossima domenica 25 febbraio in tutto il nord Italia? Chi vorrà, potrà scriverci nell'apposito spazio riservato ai commenti in calce all'articolo.

Di solito su questo tipo di tematiche si registra una risposta divisa in due, per la molteplicità dei punti di vista e degli interessi che inevitabilmente si scontrano, siano essi di natura economica, sociale e personale. Lo stesso è accaduto ieri nella seduta del Consiglio regionale dove alle logiche ambientali della Giunta e della maggioranza consiliare hanno fatto da contraltare le tesi dell'opposizione, spesso condivisibili, proprio in virtù o a causa della polimorfia di tale provvedimento interregionale. E’ indiscutibile che in un giorno non si salva il mondo.

Intanto la materia si presta a una maggiore libertà interpretativa sia perché nessuno ha posto questioni di fiducia sia perché l’ambientalismo rientra quasi nel campo della sensibilità soggettiva dell'etica naturale (a livello di coscienza collettiva, ma non certo scientifica) - un po' come i Dico piuttosto che la sperimentazione medica eugenistica, l'eutanasia...

La novità sta però nel fatto che per la prima volta tutto il nord Italia, non solo il Piemonte, fa blocco comune. Non tanto per abbassare i livelli delle famigerate polveri sottili quanto piuttosto per promuovere un'idea.

Un provvedimento, è bene dirlo, che è stato stimolato dall'Unione europea, ideatrice della giornata dell'ambiente, vero propulsore a tutta una serie di iniziative come quella interregionale del blocco della circolazione. Il rapporto dell'IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) dell'Onu sui cambiamenti climatici dello scorso 2 febbraio a Parigi lascia poco spazio a interpretazioni e congetture di parte, quanto piuttosto ribadisce in modo inequivocabile il pericolo già presente sul nostro futuro a breve termine.

Da sempre del resto, in tutte le tradizioni letterarie, la vendetta della Natura viene intesa al pari di un castigo divino o comunque di un riassetto a una regola violata che necessita di una giustizia ristabilita, di un equilibrio ritrovato. Lo sgomento al limite ci può venire qualora considerassimo la qualità del messaggio politico intergovernativo, istituzionale, mediatico mondiali su tale problema: prima del 2 febbraio ci si permetteva persino di discutere tout court la veridicità del così detto "effetto serra", mentre da quella data fatidica, come se fossimo entrati sul crinale di una nuova era, tutti, ma proprio tutti, denunciano urbi et orbi lo stato in cui verserebbe il nostro povero pianeta, Gaia: è evidente che c'è qualcosa che non funziona o meglio che funziona malissimamente benissimo: questo sì che è intollerabile, non il restare senza auto un giorno di febbraio!

Ma tant'è e allora cerchiamo di far fruttare questa insperata presa di coscienza da parte dei governi nazionali, delle comunità politiche e, udite udite, del mondo industriale, dimenticandoci delle meschinità dei molti che per vari interessi privati hanno cavalcato la tigre finché è stato loro possibile; meno indulgenza invece per coloro che sapevano, mi riferisco a una risicata parte di comunità scientifica ingiustificabilmente corrotta.

Il blocco delle auto di domenica prossima ha senso solo se ci farà cambiare approccio culturale verso l'ambiente in cui viviamo ma che tendiamo a percepire sempre meno, almeno fino a ieri; ci farà avere un diverso e più intelligente rapporto con le macchine, che sono e devono rimanere un mezzo e mai divenire un fine.

Quando tutte le erbe saranno essiccate, quanto tutti i fiumi saranno asciutti, allora l'uomo si sfamerà con i suoi soldi, dice una favola indo-americana.

Buona domenica a tutti.

 

BIOENERGIA INTEGRATA: I SOLI LIMITI SONO QUELLI DELLA FANTASIA….

di Dotturbo

…che non è mai mancata ad una popolazione come quella italiana. Ci troviamo in un momento di congiuntura economica in cui sarebbe ora di riconvertire interi comparti industriali e di servizi e di sviluppare settori a cui l’Italia è particolarmente vocata, come il turismo e la cultura. Avremmo ottime chanche, viste anche le ormai mutate condizioni climatiche, per organizzare strumenti integrati di sviluppo della bioenergia. Basterebbe tenere sott’occhio le emissioni, che, se eccessive, manderebbero all’aria tutto il lavoro.Non bisognerebbe solo emanare provvedimenti legislativi o attuativi, ma anche organizzare sul territorio strutture che promuovano la maturazione di progetti in cui l’aspetto “ideativo” possa assumere valenze del massimo rilievo: perché non organizzare una Borsa delle idee bioenergetiche da finanziare anche a mezzo di un investimento diffuso tra i risparmiatori? Le pensate geniali, in questo campo, sono praticamente illimitate.

Si pensi a quell’imprenditore del Midwest che, dalle parti di Dexter, ha impiantato un’industria che produce biodiesel “riciclando” il grasso di pollo di una grossa azienda avicola vicina, la quale avrebbe, dal canto suo, il problema di smaltirlo: mescolando il grasso di pollo e l’olio di soia, conta di produrre circa ottomila ettolitri di biodiesel all’anno. Oppure a quel consorzio energetico svizzero che, vicino a Lucerna, si è organizzato per riconvertire il biogas derivante dallo smaltimento del liquame di diversi suinifici della zona, che gli perverrà per la maggior parte attraverso tubature stagne. Le previsioni sono di quasi 2 milioni di mc di biogas annui.

La stessa Ford sta cofinanziando la conversione di decine di pompe per la fornitura sul territorio di Illinois e Missouri dell'E85, cioè l’etanolo. Gli Stati uniti hanno un parco macchine che solo per il 2% è alimentabile tramite “flex fluel”, a differenza, per esempio, del Brasile, dove i numeri percentuali sono a due cifre. Sicuramente, e iniziative coraggiose come quelle dello stesso “Schwarzy” in California lo dimostrano, il trend non potrà che svilupparsi verso un sviluppo delle fonti alternative di autotrazione e non solo. Unico rischio è quello che si innestino speculazioni che, in ultima analisi, danneggino economicamente i consumatori, segnatamente (come spesso accade) dei paesi più deboli. In Messico, per esempio, il prezzo delle tortillas sta salendo del 10% all’anno per l’aumento di quello del mais esportato negli Stati Uniti al fine di produrre bioetanolo.

In conclusione, la nostra Pianura Padana è da decenni strutturata da un punto di vista di produzione agricola in modo da sopravvivere stentatamente solo grazie a contributi comunitari che, da un punto di vista economico, sono peraltro difficilmente giustificabili. Sarà necessario, prima o poi, pensare seriamente a una dislocazione agraria delle produzioni in modo da sostenere non solo la catena alimentare umana e quella dei mangimifici, ma anche una politica energetica alternativa che potrebbe, visti i prezzi dei combustibili fossili, rivelarsi anche come forma di arricchimento (come minor spesa) e, ovviamente, di minor dipendenza rispetto agli attuali fornitori energetici del nostro Paese.

 

effetti di neve dorata.

di Dotturbo

Non sono più i tempi della Valanga Azzurra. Molte cose sono cambiate ed altre restano come allora, ma, comunque, la soddisfazione di un Oro (il quattordicesimo) mondiale nello Sci alpino, l’Italietta se l’è presa. Non è poco, un Campionato del Mondo portato a casa in una prova veloce come il SuperG. L’ ultimo a vincerne una prima di Patrick Staudacher era stato Zeno Colò, oltre mezzo secolo fa.

Ancor più bello, oltre all’aver regolato i mostri sacri austriaci e svizzeri della specialità, è stato il fatto che il vincitore sia un giovane "lavoratore" delle nevi. Nel senso che, da noi, i giovani come l’altoatesino riescono a sopravvivere economicamente per la loro carriera agonistica solo grazie a un impiego" effettivo" presso i corpi militari statali. A differenza di altri paesi, dove la cultura e il business dello sci alpino hanno da sempre giustificato la formazione di strutture parallele di sostegno all’attività dei migliori atleti (e i costanti risultati, ovviamente, ne sono la normale conseguenza), non c’è in Italia quasi mai, salvo essere atleti con una "fortuna" di famiglia alle spalle (com’era accaduto per Alberto Tomba), altra via che arruolarsi, fare la propria carriera agonistica cercando nel contempo di diventare maestri di sci e, quindi, dedicarsi all’insegnamento di questo sport fino alla pensione.

Non è una vita in cui si navighi nell’oro, anzi. Gli stipendi di un carabiniere come Staudacher sono quelli che sono e gli sponsor tecnici è già tanto che forniscano un materiale all’altezza. Molti atleti in fase di crescita sono spesso costretti a pagare di tasca loro certi materiali speciali. Esclusivamente i "top seven" di ogni specialità ricavano introiti rilevanti da sponsorizzazioni e federazioni (oggi, solo qualche atleta eccezionale come Miller e Raich incassa più di un milione di euro), sicché la situazione economica per la vecchiaia può risultare spesso problematica: si pensi a Zeno Colò, costretto a mendicare la "legge Bacchelli" per sopravvivere in età avanzata. Oltretutto, le prospettive di lavoro per i maestri di sci sono pessime, a causa dell’innevamento sempre più precario, degli alti costi delle lezioni e degli impianti di risalita che hanno sempre più allontanato la massa degli utenti. Le lezioni private quasi non si fanno più e solo i maestri più giovani, che si sono specializzati come allenatori federali oppure, ma sono pochissimi, come istruttori nazionali, possono contare sul (tuttavia modesto) bacino dei giovani agonisti e degli aspiranti maestri.

E’ una situazione che, nel suo complesso, appare avvitarsi senza possibilità di soluzione, quella degli sport invernali alpini (quelli nordici non hanno mai avuto grande seguito) in Italia. L’unico tentativo da esperire, e questo proprio grazie all’eco di successi inaspettati come quello di Staudacher, potrebbe essere quello di ristrutturare l’intero sistema agonistico, sottraendo la parte gestionale ad una federazione ormai da tempo inefficiente per conferirla a un management professionale. Esperienze come quella americana e canadese, che non sono certo "templi dello sci", hanno dimostrato come una siffatta impostazione possa creare grandi campioni e traini importanti per l’intero settore.

 

pane e circo.

di Stefano Zanotto

«Per una cosa da nulla scoppiò un feroce conflitto tra gli abitanti di Nocera e quelli di Pompei, durante uno spettacolo di gladiatori [...] I provinciali, con l'intemperanza loro propria, scagliarono dapprima insulti gli uni contro gli altri, poi sassi; da ultimo diedero mano ai pugnali [...] molti dei nocerini furono riportati nella loro città mutilati per le ferite, e gran parte di essi piangeva la moglie dei figli o dei genitori [...] I senatori vietarono ai pompeiani, per dieci anni, siffatte riunioni; e le associazioni create illegalmente furono sciolte».

È un passo degli Annali di Tacito, storico latino, e si riferisce al periodo dell'imperatore Nerone. Ma sostituendo "spettacolo di gladiatori" con "partita di calcio", il racconto potrebbe adattarsi benissimo ai fatti di queste settimane. Il calcio è il panem et circenses dei nostri tempi o, se preferite, un moderno oppio dei popoli: in altre parole, un formidabile mezzo di controllo sociale. Senza voler sminuire la gravità dei fatti di questi giorni, appare incredibile lo sforzo in termini di tempo, energie e soldi (i nostri) con cui le istituzioni si stanno adoperando per garantire la sicurezza negli stadi e combattere la violenza. Altrettanto fuori luogo sembra lo spazio che i media stanno dedicando all'argomento. Intanto in Italia ci sono ogni anno più di mille morti per infortuni sul lavoro, tanto per dirne una...

Detto questo, vogliamo spendere però ancora due parole sui fatti di queste settimane, partendo da un'altra analogia che si riscontra coi tempi di Nerone: la risposta esclusivamente repressiva dello Stato nei confronti dei "tifosi". Senza voler mettere in dubbio la necessità di misure radicali vista la gravità della situazione, bisogna però anche stare attenti a non fare di tutta l'erba un fascio. Il mondo degli ultrà è complesso, presenta un sacco di sfaccettature e di contraddizioni. La violenza è un elemento di questo mondo, ma non è il solo, sebbene sia l'unico a essere messo in risalto dai media e anche se bisogna ammettere che sono in crescita i gruppi che hanno nello scontro la loro ragione di esistere. Il tifo delle curve non è però soltanto questo: è anche aggregazione, partecipazione, protagonismo giovanile... Con la parte sana dei gruppi organizzati bisognerebbe cercare il dialogo, il confronto. Ad esempio ci sono tifoserie, come quella del Perugia, che da anni organizzano iniziative dentro lo stadio contro il razzismo. Date un'occhiata al sito di Progetto ultrà un'iniziativa della Uisp per contrastare la violenza e l'intolleranza e per difendere la cultura popolare del tifo.

Di questa cultura, però, il business del pallone, quello che ha fatto pressioni per ricominciare dopo una settimana di stop, non sa che farsene. I dirigenti del grande calcio e i suoi sponsor miliardari sognano lo stadio per famiglie, che prima della partita fanno acquisti al centro commerciale incorporato nello stadio e dopo vanno a ristorante o al cinema, possibilmente sempre dentro lo stadio. Sogna insomma un consumatore passivo che assiste a uno show con musica dagli altoparlanti, pop corn e coca cola, e spettacolini annessi e connessi. Saranno così gli stadi di domani?

 

... e se avesse sparato?.

di Dotturbo

Avremmo avuto quasi certamente un nuovo caso Giuliani. Quasi, perché il fatto di Catania non avrebbe potuto risultare in alcun modo politicamente connotato com’era accaduto per quello di Genova e, quindi, le polemiche avrebbero con ogni probabilità goduto di un portage meno "poliennale". Certo, la situazione criminale in cui si è ritrovato a perdere la vita il poliziotto Raciti è talmente simile nella dinamica a quella vissuta dal carabiniere Placanica da lasciare spazio ad alcune riflessioni.

Premettiamo due parole sulle questioni di tipo squisitamente politico che hanno determinato la chiusura degli stadi sino "a nuovo ordine" con motivazioni che, francamente, ricordano provvedimenti da Stato di guerra e non interventi di ordine pubblico confacenti a un Paese democratico. Un singolo fatto criminale non può venire interpolato nella questione generale del mantenimento dell’ordine pubblico. Lo Stato e gli organi di polizia hanno ampiamente i mezzi per mantenerlo. Che poi l’uso non appropriato o insufficiente di essi non consenta di risolvere determinati momenti critici è un problema applicativo, non legislativo. Poniamo alcune ipotesi su cosa sarebbe potuto accadere a Catania in alternativa alla morte di Raciti. Al di là dei riscontri afferenti ad eventuali pregressi che potrebbero aver generato le basi di un crimine, su cui la magistratura potrà far luce, ci sono almeno due eventualità alternative circa l’accaduto.

Caso uno. Raciti non moriva. Il lavabo che lo ha ucciso, sfondando il lunotto, finiva sulla capote dell’auto dove il poliziotto si era ricoverato. Raciti si metteva così in salvo. Quante righe e quale copertura di tempo avrebbero dedicato i notiziari? Qualcosa in più se il poliziotto fosse rimasto ferito, ma poca roba di sicuro. Caso due. Raciti, per salvarsi la vita, faceva fuoco e colpiva quello che, come è effettivamente accaduto, sarebbe stato il sua assassino. Anche qui, due possibilità. Il criminale, se ferito, sarebbe stato disegnato come teppista, comunque vittima più o meno della società, da una cospicua parte dei media, che ne avrebbero avuto per almeno un paio di giorni. Oppure sarebbe morto, da cui un sollevamento simil-Giuliani che non avrebbe però presumibilmente (per quanto detto sopra), portato a proporre di intitolare a costui qualche sala di una delle Camere, ovvero fatto presumere per qualche suo parente un‘elezione a parlamentare alle prossime consultazioni. Raciti, dal canto suo sarebbe in questo caso stato massacrato mediaticamente e politicamente come accaduto con Placanica.

Caso tre:quello effettivo. Raciti muore. Da eroe. I cattivi sono identificati in tutti i frequentatori degli stadi ( cioè in nessuno), oltre che in quel giovane assassino, che ne è l’espressione materiale, e che, fortunatamente per lui essendo minorenne, se la caverà con poco in termini di pena. Quello che emerge con sconcertante sillogismo, al di là di quanto rilevabile nelle parole comprensibilissime di una povera vedova, è tutto sui due piatti di una bilancia. In quel posto ed in quel momento, Raciti non aveva quasi altra possibilità che ritrovarsi ricordato in futuro come un eroe morto oppure come un omicida vivo.

 

la nota sul consiglio regionale.

di Patrizio Brusasco

Si è incenerita la marcia dell'inceneritore del Gerbido? Il termovalorizzatore ha forse, prima del suo precipuo e confacente uso, fatto evaporare la compattezza della maggioranza governativa locale? Tesi sostenuta a oltranza e con grande enfasi teatrale, ieri, in Consiglio regionale dall'opposizione che ha preso al volo l'opportunità creatasi dal ricorso al Tar di alcuni esponenti della maggioranza consiliare al fine di bloccare il famigerato inceneritore torinese.

E' inutile dire che certe nefaste, se pur sporadiche e se pur con una loro ratio, iniziative, non apportano alcun bene alla governabilità del Piemonte, che, mutatis mutandis, deve, come il governo centrale, divincolarsi dalle richieste, quando non già dalle iniziative in atto, di una certa sinistra di maggioranza minoritaria che va a inficiare l'azione governativa che,  in questo specifico caso, è il risultato di anni di discussioni accese e oltretutto multilaterali tra le varie istituzioni amministrative territoriali, aprendo il fianco agli attacchi perentori di un'opposizione che non perde occasione, a ragione, di affondare il colpo.

Capire quanto è successo e l'iter che si è deliberatamente scelto per porlo in essere, risulta cosa non facile, a meno che non si voglia archiviare l'accaduto nel dejà vu dell'ingenuità e della cortomiranza di qualche esponente politico. Ma certo è che ciò che era stato licenziato, e non dopo pochi  "spargimenti di sangue",  dal portone di Palazzo Cisterna (sede della Giunta provinciale) è inesorabilmente rientrato, ma con la forza di un boomerang, dalla finestra, creando peraltro anche una diffusa confusione intergovernativa tra le istituzioni referenti.

Il risultato è che l'opposizione consiliare regionale ha alzato il dito contro questa presunta spaccatura in seno alla maggioranza regionale e segnatamente tra l'operato dell'Assessore all'Ambiente De Ruggiero e i tre esponenti "ribelli" al piano sull'inceneritore, uno dei quali peraltro presidente della Commissione ambiente in Consiglio regionale, con un crescendo rossiniano di attacchi volti a dimostrare le aporie del sistema, al quale hanno risposto in modo fermo e deciso, ficcante, i diessini Muliere e Larizza.

Ora la patata bollente è tutta da pelare nonché sotto lo sguardo vigile, talvolta perplesso, di tutti, cittadini compresi ovviamente, e nei prossimi giorni si vedrà come reagirà, a seguito di chiarimenti e di segreti incontri, la maggioranza governativa, poiché la scottante partita che si è disputata nell'emiciclo consiliare è stata tutto fuorché una melina ben orchestrata.

Resta francamente un dato irrisolto: ammesso che si possa, a questo punto, comprendere il "quid" dell'ostruzionismo interno alla maggioranza, il "come" lascia ineludibilmente basiti.

 

regione piemonte: intervista a roberto quaglia.

                                                                         di Massimiliano Abbruzzese e Fabio Viviani

Dovrebbe avere luogo a breve l'approvazione del nuovo piano ambientale regionale.

Per saperne di più abbiamo incontrato il Dott. Roberto Quaglia, dirigente responsabile del Settore Programmazione e Risparmio in materia Energetica della Regione Piemonte.

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La Presidente Mercedes Bresso ha di recente annunciato la prossima approvazione del piano ambientale regionale. Ha dichiarato anche che una parte importante dei fondi strutturali europei saranno destinati alle energie rinnovabili. Ci anticipa qualcosa in merito?

L’assetto del piano precedente, che risale al 2004, sarà conservato sino alla predisposizione di nuovi meccanismi di programmazione di maggiore versatilità, poiché si era dimostrato un valido strumento di lavoro, che ha dovuto soltanto essere adeguato alle nuove esigenze e alla normativa nazionale. L’interesse della Presidente Bresso e della Giunta regionale è dimostrata dal fatto che i fondi europei che saranno destinati alla diffusione e alla ricerca in campo energetico saranno di circa un quarto del totale, cioè 250 milioni di euro all’incirca. 

Oltre alla diffusione del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili con incentivazioni ad hoc, si lavorerà principalmente in due direzioni: prima di tutto bisogna diffondere la ricerca e la produzione di fonti energetiche altrernative presso le aziende piemontesi, incentivandole a inserire nella loro produzione anche le nuove tecnologie energetiche. Queste ultime dovranno essere caratterizzate da un basso consumo energetico proveniente da fonti rinnovabili, ma anche, e questo è fondamentale, da una bassa produzione di emissioni, per evitare il rischio di vanificare lo sforzo in campo ambientale. In secondo luogo si dovrà provvedere alla formazione dei tecnici e degli operatori del settore. Infatti, è attraverso questi soggetti, che sono gli agenti a diretto contatto con il pubblico, che dovrà passare il messaggio che esistono alternative efficienti e convenienti. L’obiettivo è rendere la scelta ecologica un’opzione naturale e consueta.

La Regione Piemonte è all’avanguardia nell’ambito della ricerca energetica. Cosa pensa del progetto KateGen del Politecnico di Torino, gli acquiloni che, sfruttando la potenza del vento ad altitudini più elevate rispetto alle normali pale eoliche, riescono a trarne maggior profitto?

Seguiamo con interesse questo progetto. Al momento la sperimentazione ha raggiunto risultati incoraggianti, ma non al punto di determinare se si tratti di un mezzo soddisfacente a tutti gli effetti. È una strada che dobbiamo incoraggiare, poiché non può non essere esplorata.

Sono previste novità nel campo dell’informazione?

La percezione dei problemi legati al mutamento climatico sta avanzando velocemente. Gli esiti dell’incontro degli esperti dell’Onu a Parigi svoltosi nei giorni scorsi, così definitivo nelle conclusioni, ma soprattutto le giornate quasi primaverili di questo inverno, stanno convincendo la gente che non si può più fare finta di niente. Informare è di capitale importanza. In Gran Bretagna, nel tentativo di sensibilizzare le nuove generazioni, saranno distribuite in tutte le scuole i DVD del nuovo documentario sui cambiamenti climatici di Al Gore. Anche in Piemonte l’azione regionale è indirizzata da tempo a sensibilizzare le nuove generazioni sulle problematiche ambientali.

A quando la partenza del nuovo piano?

Il problema è di grande urgenza. La Commissione europea stabilisce che la soglia di abbassamento delle emissioni nocive dovrà raggiungere il 20% entro il 2013. È un obiettivo imponente che supera quelli di Kyoto. Per quanto riguarda l’impegno già attivo nella Regione Piemonte, stiamo già lavorando per il raggiungimento dei nuovi obiettivi che la Giunta regionale ha messo a punto.

Versione testo scaricabile

Versione integrale audio

 

LAVORI PUBBLICI A GRUGLIASCO: IL COMMENTO DI MARIANO allarticolo pubblicato OGGI su La stampa.

LO SPERPERO DI VILLA CLARETTA     di Mariano Turigliatto

      

Il giornalista ha fatto davvero un buon lavoro, riassumento in poche righe una questione davvero complicata e ingarbugliata.

Quello che non ha scritto è che il sindaco di Grugliasco Mazzù è sempre stato tenuto al corrente degli esiti del lavoro di analisi che andavo facendo: la prima comunicazione scritta risale a oltre dieci mesi fa, mi rispose che andava tutto bene. Nell’ultima lettera che ho scritto, a lui e al segretario generale del Comune un mese fa circa, segnalavo tutti i problemi e li invitavo a porre rimedio. La risposta dell’amministrazione comunale è disponibile per chiunque voglia leggerla.

Chiedevo che il comune nominasse un perito per valutare se la variante da 500 mila euro fosse congrua. Lo richiedo ancora, perché bisogna cercare di intervenire prima che il cantiere venga chiuso e l’opera collaudata.

Quanto alle dichiarazioni dell’assessore Marabese, lasciano stupefatti. A distanza di cinque anni dall’inizio del suo incarico, lei ancora non sa che:

1. I soldi per realizzare un’opera cofinanziata si iscrivono quando viene definito il finanziamento (nel nostro caso 2003). Così dicendo fra l’altro mette sotto diretta accusa il suo collega di giunta Roberto Zucca, assessore al Bilancio da oltre otto anni, dunque responsabile di tutti i movimenti di bilancio operati.

2. Per ridurre l’impatto economico della variante l’amministrazione ha tagliato i soldi per il recupero del parco. Qualcuno prima o poi dovrà metterceli, se no l’area continuerà ad essere inaccessibile.

3. Degli arredi rubati si legge ora per la prima volta. L'assessore non aveva mai risposto alla domanda. Sarà questa la versione giusta?

Prossimamente pubblicheremo sul sito il dossier integrale, con tutti gli allegati. Buona lettura.

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Di seguito, in allegato, il testo dell’articolo apparso su “La Stampa” di oggi, corredato dal commento dell’assessore ai Lavori Pubblici di Grugliasco:

GRUGLIASCO, L'INFINITO CANTIERE MANGIA-SOLDI di Marco Sodano

Domande a Nadia Marabese, assessore ai lavori pubblici

    

    

 

Il paladino del fitness.

di Stefano Zanotto

Detto così può suonare poco credibile: un supereroe che combatte contro le cattive abitudini alimentari e gli stili di vita non salutari, dando il buon esempio ai ragazzi con merende a base di frutta e verdura e attività fisica per tutto l'arco della giornata. Stiamo parlando del protagonista di Lazy Town (traducibile letteralmente come "città pigra"), una serie tv per bambini che di insolito ha anche la provenienza (è prodotta in Islanda). A dispetto del genere così lontano dai canoni dei cartoon di maggior successo, con la loro massiccia dose di violenza in tutte le salse, Lazy Town ha riscosso un grande successo nel suo Paese e da un po' di tempo è sbarcato anche in Italia, dove è trasmesso su Sky, sul canale Disney Channel.

Lazy Town è rivolto a bambini tra i due e i dieci anni, presenta diversi intermezzi musicali ed è prodotto con la tecnica mista animazione più live action. I personaggi principali, infatti, sono interpretati da attori in carne ossa e tra questi vi è Sportacus, l'eroe di cui sopra che ha il volto di Magnus Scheving, un ex campione di aerobica che è anche ideatore e produttore della serie. Non mancano come in ogni cartoon che si rispetti il cattivone di turno, che qui è un certo Robbie Rancido, amante di cibi insani come snack e merendine, e l'eroina, la bella Stephanie dal caschetto fuxia.

Questa insolita serie tv è un bell'esempio di come si possano veicolare messaggi educativi anche attraverso il piccolo schermo. Non per niente pare che Lazy Town sia molto apprezzato soprattutto dai genitori. Anche se... questo Sportacus così prestante, iperattivo e bravissimo in tutti gli sport, non è che ispiri 'sta gran simpatia. Certo, personaggi come i Batman e Robin della serie tv degli anni 60, con le calzamaglie che evidenziavano impietosamente qualche rotondità non proprio da supereroe, erano altrettanto poco credibili... Forse i personaggi più simpatici di Lazy Town sono allora i ragazzi della città, ognuno rappresentato - come si legge sul sito ufficiale del programma - con i propri pregi e difetti, con qualità e punti deboli, proprio come nella vita di tutti i giorni.

 

La nota della settimana.

di Patrizio Brusasco

L'attività del Consiglio regionale del Piemonte di questa ultima settimana si è incentrata su una serie di temi variegati piuttosto che focalizzarsi su un unico punto. In sintesi si è discettato della travagliata fusione tra i due colossi bancari San Paolo e Intesa, del progetto di legge relativo al Parco Fluviale di Cuneo e di federalismo fiscale, ma più segnatamente di applicazione del nuovo dettato costituzionale che riserva alle Regioni ben più ampie autonomie rispetto al recente passato, in relazione alla "missione" romana della presidente Mercedes Bresso, la cui finalità è stata proprio quella di rivedere, in chiave federalista, alcune competenze tra stato centrale capitolino e autorità locali a statuto ordinario.

Ne è emerso un dibattito costruttivo, se pur serrato, bipartisan, che ha lasciato spazio alle varie posizioni politiche dei gruppi di maggioranza e di opposizione, senza arrivare ai toni esacerbati della scorsa settimana quando sul tavolo della discussione si ergeva la Tav con tutti gli annessi e connessi.

Il giudizio positivo e generale che è stato accordato alla fusione dei due colossi bancari, che permette la nascita di un gruppo bancario europeo di vertice in Europa, impedendo peraltro l'intervento di eventuali concorrenti stranieri, ha lasciato spazio ad alcuni dubbi e preoccupazioni per quanto concerne la riorganizzazione del gruppo che prevederebbe il taglio di numerosi posti di lavoro; in particolare, a forte rischio pare essere il MOI, il centro informatico San Paolo, struttura con un organico di quasi 2000 effettivi di cui circa 1000 locati presso il polo di Torino (a questo si deve aggiungere un numero variabile di circa 700 consulenti esterni provenienti in gran parte dal mercato ICT - Hi Tech e Wireless - delle piccole e medie imprese piemontesi).

Sul secondo punto, vale a dire il Parco Fluviale di Cuneo, il Consiglio regionale ha poi dato il suo assenso al progetto di legge che prevede un ampliamento dell'area fluviale in termini di superficie e di attività di promozione, informazione e cultura varia, con uno straordinario arricchimento delle specie faunistiche e vegetali, attraverso la sinergia di più comuni limitrofi al capoluogo di provincia cuneese. Il Consigliere Mariano Turigliatto ha preso la parola su questo punto e nel corso del suo intervento ha voluto sottolineare la positività della cooperazione tra i diversi comuni del cuneese, che vedono scorrere sul loro territorio i fiumi Gesso e Stura, la spina dorsale del parco, nonché la positività di implementare l'estensione, la valorizzazione e la promozione dell'area, anche come sensore di una rinnovata sensibilità ambientale alla luce della complessa e allarmante situazione climatica mondiale.

Infine, la questione federalista e di applicazione della Costituzione a livello locale. Di qualche giorno è la notizia della "spedizione romana" della presidente Bresso che vorrebbe rinegoziare il contratto Stato-Rai in virtù della nuova più autorevole presenza e autonomia regionale, gestendo in modo maggiormente diretto e concreto la terza rete, cosiddetta regionale, sia per quanto concerne la disponibilità finanziaria ( parte del canone Rai romano dovrebbe confluire nelle casse regionali ) sia per quanto attiene alla produzione di programmi e momenti dedicati all'informazione e all'approfondimento regionali.

Una richiesta assolutamente lecita e in perfetta sintonia col dettato costituzionale, che vedrebbe altresì porre la tradizionale collocazione del Corecom regionale ( Comitato regionale per le Comunicazioni ) al livello dell'Autorithy di vigilanza Rai, accrescendone dunque l'importanza e l'operatività decisionale nei confronti dell'emittenza radiotelevisiva locale pubblica e privata, le cui luci e ombre sono sotto gli occhi di tutti.

 

Energie rinnovabili: il nuovo bando.

di Eva Milano

In attesa dei prossimi esiti sulla politica ambientale che saranno introdotti con il decreto del Ministro Bersani, per il momento segnaliamo un passo a favore delle fonti energetiche alternative. Il Ministero dell’Ambiente ha emanato un bando per l’assegnazione di contributi in conto capitale alle piccole e medie imprese per la realizzazione di progetti che consentano una riduzione dei consumi di combustibili fossili attraverso interventi che prevedano il ricorso a una fonte di energia rinnovabile per la produzione di energia elettrica e/o termica. Si tratta di un contributo relativo alle spese di progettazione e impianto che privilegia il sistema fotovoltaico e offre agevolazioni anche per gli impianti eolici, solari termici e termici a biomasse. La presentazione delle domande potrà essere inoltrata a partire dal 26 febbraio 2007 a MCC Spa.Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito del

Ministero e su www.incentivi.mcc.it.

Scarica il testo del bando.

 

ASPETTI FISCALI DELLA RIFORMA PREVIDENZIALE COMPLEMENTARE.

di Dotturbo

L’attuazione della terza fase della riforma dei fondi pensione in meno di quindici anni consente di valutarne alcuni aspetti fiscali che paiono contraddistinguerla dalle precedenti per semplicità e, in parte, per convenienza.

Sin da quando la questione è stata affrontata in maniera organica nel 1993, il regime fiscale ha rappresentato un punto di rilevanza, ovviamente, fondamentale. Se il nuovo intervento legislativo non prevede grandi modifiche circa i contributi, in merito ai quali persiste la possibilità di dedurre dal reddito una somma di poco più di cinquemila Euro, senza quindi che siano pagate imposte a seguito del versamento al fondo fino a concorrenza di quella cifra, né rispetto all’aliquota dell’11% sui rendimenti dei fondi, che non è stata al momento ritoccata, alcune agevolazioni sono invece state introdotte con riferimento all’aspetto delle prestazioni, le quali tuttavia si applicheranno solamente alla parte incrementale della posizione previdenziale complementare maturata con decorrenza dal 2007. Pur con questo paletto, che crea un terzo regime fiscale ulteriore rispetto agli altri due succedutisi dal 1993 in poi in base al periodo di riferimento di accumulo del capitale, gli elementi innovativi sono di una certa rilevanza.

Se fino ad oggi il calcolo dell’imposizione fiscale risultava complessa ed ostica da un punto di vista di trasparenza in quanto assimilabile ai computi previsti per i Trattamenti di Fine Rapporto, l’attuale riforma, pur col vincolo dell’imposizione di destinare almeno metà del capitale maturato a rendita, risulta di facile concezione da un punto di vista dei conteggi e fondamentalmente conveniente. In relazione a quanto introdotto da questa terza fase della riforma, le prestazioni saranno tassate a titolo d’imposta definitiva del 15% massimo, riducibile sino al 9% con riferimento alla durata della partecipazione al fondo. L’unico aspetto che presenta una certa pesantezza da un punto di vista della fiscalità sulle prestazioni è riferibile al regime delle anticipazioni, previste per acquistare per esempio la prima casa o per altri casi specifici, che sono gravate da una ritenuta quasi doppia, pari cioè al 23%.

Detto questo, non è che si siano ottimizzati tutti gli aspetti fiscali. Altro resterebbe da fare, per esempio, in merito alle ritenute sui rendimenti dei fondi che mantengano posizioni poliennali su investimenti azionari. Sulla base di quanto introdotto di recente in Francia circa i trattamenti ordinari sui reddito di capitale, sarebbe opportuno differenziare le ritenute in base al tempo di conservazione dei diversi pacchetti azionari, andando ad annullare sostanzialmente l’ imposizione dopo, per seguire l’ipotesi, sette anni. Cosi facendo, si andrebbero a creare condizioni che migliorino la stabilità dei mercati, dal momento che i fondi tenderebbero sempre più a svolgere una funzione di calmiere sulle violente oscillazioni. Cosicché, l’Erario si ritroverebbe a vedere ridotti i periodi in cui, a causa di cali drastici e durevoli dei mercati azionari generanti "capital losts" (come accaduto dal 2001 al 2005), l’introito dai redditi di capitale per l’erario diminuisce in maniera consistente e persistente.

 

Edilizia compatibile.

EDILIZIA ECO-COMPATIBILE

ED EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI

COME COSTRUIRE RISPETTANDO L'AMBIENTE E IL PAESAGGIO

A seguito dell'incontro che ha avuto luogo lo scorso mercoledì 28 febbraio 2007 a Grugliasco, riportiamo in versione parziale la documentazione relativa ai vari interventi degli specialisti intervenuti.

Professor Mario GROSSO - Facolta di Architettura - Politecnico di Torino

Dottoressa Luigina CARERE - ATC

Architetto Emanuela MINUZZI - ATC Projec.to

 

si puo fare!.

di Eva Milano

Vista da Torino la situazione della circolazione in città è pesante, sa di immobilità e provoca la frustrazione dei cittadini arrabbiati e rassegnati. Allora ci vuole un po' di ottimismo. Volere è potere, guardate qua: il Comune di Brescia (che non è Torino, ma di sicuro è più grande di Pecetto...) nei mesi scorsi ha approvato un programma per la sostituzione degli autobus per il trasporto pubblico volto a sostituire i mezzi più inquinanti. Ha dichiarato con chiarezza tempi e modi ai cittadini. I mezzi nuovi circolano già. Andate a vedere il sito del consorzio che gestisce i trasporti cittadini...

Ah! A Brescia, quando lasci l'automobile e paghi il parcheggio, hai diritto a una corsa sui mezzi pubblici per raggiungere i luoghi interni alla zona di traffico limitato...

 

due voci per grugliasco.

A proposito degli ultimi eventi relativi alla campagna per le elezioni amministrative di Grugliasco del prossimo aprile, riportiamo il testo della lettera al direttore di Luna Nuova scritta da Mariano Turigliatto e pubblicata lo scorso 26 gennaio. Sullo stesso argomento proponiamo anche la voce delle nuove leve, con l'articolo di Marco D'Acri. Gli aggiornamenti sulla situazione sono rintracciabili su questo sito cliccando sull'icona Grugliasco democratica.

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LETTERA AL DIRETTORE

di Mariano Turigliatto

Gentile direttore,

sullo scorso numero del Suo giornale, ho letto una lettera a firma dei responsabili dei partiti del centrosinistra grugliaschese che mi chiama in causa direttamente. Vorrei rispondere e Le chiedo pertanto ospitalità.

I partiti del centrosinistra trovano ridicola la richiesta di primarie. Che cosa ci sarebbe di umiliante – o di ridicolo - nel discutere serenamente delle luci e delle ombre di cinque anni di amministrazione, coinvolgendo coralmente associazioni, gruppi, singoli cittadini? Se non vogliono farlo – mediante le primarie o con altri metodi - basta dirlo, spiegando anche perché.

Quanto alla valutazione dei cinque anni che stanno finendo, appena abbozzata nel corso di una riunione tenutasi la settimana scorsa, qualche aspetto di concretezza va richiamato. Cominciando dall’Università, l’amministrazione comunale si è pregiudicata il coinvolgimento diretto nella progettazione e nella realizzazione della rimanente parte del polo universitario; a chi pensa che questo sia irrilevante, va ricordato che in quattro anni e mezzo non è successo nulla, anche se confidiamo in buone notizie nelle prossime settimane che, però, non riporteranno al comune quanto perduto.

Quanto ai cantieri, accanto a quelli aperti di recente ce ne sono che durano da cinque anni (Via Olevano, via F.lli Bandiera, Bocciofila di Fabbrichetta, per citarne alcuni), in qualche caso incompleti e abbandonati. Ce n’è uno che si sta trasformando in un salasso economico, il restauro del complesso Villa Claretta.

C’è uno spazio alle Gru che da cinque anni sta attendendo di diventare un valore per il Comune. A chi chiedeva spiegazioni è stato detto che, essendo lo spazio non completato, era difficile da valorizzare… ma dai! Per non dire del cablaggio della città con le fibre ottiche contemplato con il teleriscaldamento, cosa che avrebbe visto l’amministrazione protagonista di servizi informatici evoluti a basso costo per tutti i cittadini E poi ancora, l’inceneritore al Gerbido, dove sono finiti gli strenui oppositori nella giunta e nella maggioranza? Basteranno i soldi delle compensazioni per risarcire di una scelta che vale per i prossimi decenni? E che dire della pizzeria Epicentro spacciata per un centro giovanile?

Quello che ho fatto è un elenco parziale e incompleto delle ombre, delle luci si sa di più, dunque credo che si dovrebbe con pacatezza analizzare le une e le altre per individuare i correttivi per meglio servire la città nei prossimi cinque anni. Per questo abbiamo partecipato e parteciperemo a tutte le occasioni di dibattito e di confronto fra le espressioni del centrosinistra cittadino, purché pubbliche e allargate. Non siamo disponibili ad accodarci al coro di chi dipinge Grugliasco come una specie di paese dei balocchi. Riteniamo che parecchie cose potrebbero essere messe a punto assumendo i problemi come tali e scegliendo l’umiltà come strumento di confronto con ciò che si muove in città.

Quello che proprio non è accettabile sono i metodi con cui si esercita la politica amministrativa a Grugliasco: un impasto di promesse, semi-verità, autocelebrazioni, mezzi impegni, emarginazione di chi dissente, il tutto sempre a tu per tu.

Credo che non sia accettabile anche per la parte di cittadini grugliaschesi che continuano ad essere critici verso l’amministrazione e i partiti che la sostengono e che potrebbero essere utilmente recuperati al centrosinistra se solo la politica si ponesse davvero il problema della partecipazione.

Problema che la lista civica che stiamo formando, "GRUGLIASCO DEMOCRATICA", pone al centro della propria azione, nella consapevolezza che la costruzione di una nuova forza politica, il Partito Democratico, ha davvero bisogno di metodi, persone e idee all’altezza della scommessa di rendere più giusta e forte l’Italia e Grugliasco.

Cordiali saluti.

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LA SCELTA DI GRUGLIASCO DEMOCRATICA

di Marco D’Acri

Dopo la dichiarazione stampa della scorsa settimana che ha annunciato le nostre scelte e dopo la risposta dei partiti di maggioranza, mi preme ora chiarire qualche punto. Innanzitutto ogni scelta di Grugliasco Democratica è una scelta condivisa. E’ vero, nei momenti di confronto con i partiti della maggioranza, il clima è stato davvero collaborativo, ma ogni scelta è stata rimessa alle persone che in questi mesi hanno creduto in quello spazio di discussione che è stato ed è Grugliasco Democratica.

Si è deciso insieme, nel gruppo allargato, e si è deciso che ogni coalizione è tale perché ogni lista che si presenta deve portare le proprie peculiarità, le proprie risorse umane, la propria strada. E la coalizione diventa tale perché le riassume e affida a degli uomini e a delle donne la responsabilità di realizzare quanto proposto. Grugliasco Democratica ha semplicemente deciso di essere coerente con questa idea. Se da un lato, legittimamente dal loro punto di vista, i partiti che già si sono espressi, hanno deciso di compiere la verifica e la costruzione del programma attraverso le riunioni delle segreterie di partito, noi abbiamo creduto che la scelta da percorrere fosse un’altra. Vogliamo essere una lista, per farlo dovremo costruire un programma credibile, coinvolgere, come abbiamo fatto in questi mesi, persone e idee per Grugliasco, dovremo insomma esprimere opinioni e proposte da realizzare. Fatto questo avremo la certezza di essere una realtà proponibile, fatto questo potremo dialogare con chi vorrà condividere, confrontare e sostenere il nostro programma. Eventualmente potremo rivederlo e trovare delle mediazioni accettabili.

Ma ciò non potrà che avvenire in un secondo momento. Altrimenti accadrebbe qualcosa di non piacevole. Da un lato una lista, che non ha ancora terminato il suo percorso, dovrebbe da subito esprimere dei rappresentanti delegati a decidere, pur non avendo una struttura gerarchica (che tra l’altro non desidera). Secondo, perderebbe d’occhio i partecipanti della prima ora e le nuove forze che vuole coinvolgere, per gestire il percorso di verifica e programma attraverso "riunioni di maggioranza", precluse ai più anche per ragioni logistiche. Che dire? Come detto vogliamo provare un metodo diverso. Proveremo a costruire idee, a realizzare un’agenda, a creare una squadra quanto più valida possibile. Se ciò accadrà, saremo pronti e lieti a confrontarci e a decidere a chi affidare la guida, anche adeguandoci ad un piano di coalizione.

Se non accadrà, dovremo farci da parte e ammettere di non esserci riusciti. In quel caso potremo fungere da pungolo e da movimento di opinione verso i partiti di Grugliasco. Questo rischio di fallimento ci spingerà ad impegnarci, a parlare con i cittadini, ad essere collettori di critiche e proposte. Se facessimo un percorso di riunioni di maggioranza, per carità legittimo anch’esso, faremmo sedere i "delegati" su un non comprovato, all’interno del gruppo, principio di rappresentanza.

L’unico augurio che faccio a tutti, proponendo una sorta di gentlemen agreement, è quello di rispettare le scelte di metodo che ognuno decide di compiere. Grugliasco Democratica, rispettando quelle degli altri, ha preso la sua via che in questo articolo ho cercato di spiegare. Questo non vieterà di confrontare le idee e gli obiettivi che avremo programmato. Nessuna porta chiusa, strade diverse. Se ci accorgeremo che la meta è la stessa, saremo davvero tutti contenti. Ma ripeto, una cosa è fondamentale, rispettare le scelte, senza tacciarle di chissà quali fini. Il fine è quello che abbiamo espresso. Rispettarlo non potrà che aiutarci nel dialogo.