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La nota sul Consiglio Regionale.

di Patrizio Brusasco

La questione dell'ultima settimana in Consiglio regionale si può riassumere in un enunciato-sondaggio: siete favorevoli o no al blocco delle auto della prossima domenica 25 febbraio in tutto il nord Italia? Chi vorrà, potrà scriverci nell'apposito spazio riservato ai commenti in calce all'articolo.

Di solito su questo tipo di tematiche si registra una risposta divisa in due, per la molteplicità dei punti di vista e degli interessi che inevitabilmente si scontrano, siano essi di natura economica, sociale e personale. Lo stesso è accaduto ieri nella seduta del Consiglio regionale dove alle logiche ambientali della Giunta e della maggioranza consiliare hanno fatto da contraltare le tesi dell'opposizione, spesso condivisibili, proprio in virtù o a causa della polimorfia di tale provvedimento interregionale. E’ indiscutibile che in un giorno non si salva il mondo.

Intanto la materia si presta a una maggiore libertà interpretativa sia perché nessuno ha posto questioni di fiducia sia perché l’ambientalismo rientra quasi nel campo della sensibilità soggettiva dell'etica naturale (a livello di coscienza collettiva, ma non certo scientifica) - un po' come i Dico piuttosto che la sperimentazione medica eugenistica, l'eutanasia...

La novità sta però nel fatto che per la prima volta tutto il nord Italia, non solo il Piemonte, fa blocco comune. Non tanto per abbassare i livelli delle famigerate polveri sottili quanto piuttosto per promuovere un'idea.

Un provvedimento, è bene dirlo, che è stato stimolato dall'Unione europea, ideatrice della giornata dell'ambiente, vero propulsore a tutta una serie di iniziative come quella interregionale del blocco della circolazione. Il rapporto dell'IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) dell'Onu sui cambiamenti climatici dello scorso 2 febbraio a Parigi lascia poco spazio a interpretazioni e congetture di parte, quanto piuttosto ribadisce in modo inequivocabile il pericolo già presente sul nostro futuro a breve termine.

Da sempre del resto, in tutte le tradizioni letterarie, la vendetta della Natura viene intesa al pari di un castigo divino o comunque di un riassetto a una regola violata che necessita di una giustizia ristabilita, di un equilibrio ritrovato. Lo sgomento al limite ci può venire qualora considerassimo la qualità del messaggio politico intergovernativo, istituzionale, mediatico mondiali su tale problema: prima del 2 febbraio ci si permetteva persino di discutere tout court la veridicità del così detto "effetto serra", mentre da quella data fatidica, come se fossimo entrati sul crinale di una nuova era, tutti, ma proprio tutti, denunciano urbi et orbi lo stato in cui verserebbe il nostro povero pianeta, Gaia: è evidente che c'è qualcosa che non funziona o meglio che funziona malissimamente benissimo: questo sì che è intollerabile, non il restare senza auto un giorno di febbraio!

Ma tant'è e allora cerchiamo di far fruttare questa insperata presa di coscienza da parte dei governi nazionali, delle comunità politiche e, udite udite, del mondo industriale, dimenticandoci delle meschinità dei molti che per vari interessi privati hanno cavalcato la tigre finché è stato loro possibile; meno indulgenza invece per coloro che sapevano, mi riferisco a una risicata parte di comunità scientifica ingiustificabilmente corrotta.

Il blocco delle auto di domenica prossima ha senso solo se ci farà cambiare approccio culturale verso l'ambiente in cui viviamo ma che tendiamo a percepire sempre meno, almeno fino a ieri; ci farà avere un diverso e più intelligente rapporto con le macchine, che sono e devono rimanere un mezzo e mai divenire un fine.

Quando tutte le erbe saranno essiccate, quanto tutti i fiumi saranno asciutti, allora l'uomo si sfamerà con i suoi soldi, dice una favola indo-americana.

Buona domenica a tutti.

 
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