di Mariano Turigliatto
Sono reduce da una mattinata difficile e tormentata. Ormai larga parte delle persone che mi conoscono ha capito che non sono "quel" Turigliatto, ma sono davvero contento che i mass media mi abbiano aiutato a chiarire l'equivoco. Sono triste e arrabbiato per la caduta del governo Prodi: non si può accettare un simile epilogo di una stagione difficile nella quale molti di noi hanno riposto la speranza di una svolta seria. Non si può dare impunemente prova di irresponsabilità a un popolo, quello del centrosinistra, che chiede cambiamenti e garanzie di democratizzazione della politica italiana oltre che capacità di gestire il risanamento di un paese malato. Purtroppo è successo.
La sciagurata omonimia con uno degli affossatori del governo Prodi mi ha procurato un ulteriore supplemento di arrabbiatura.
Ma, sempre per restare nel campo degli affossatori, ce n'è uno che conosco meglio di Franco Turigliatto, si chiama Sergio Pininfarina. Lo stabilimento principale della sua impresa si trova a Grugliasco, la città di cui sono stato sindaco e dove vivo ancora oggi.
Anche lui - dopo mesi di assenza - si è presentato in Senato per non votare (in pratica, esprimere parere contrario). Bell'esempio, il suo, di responsabilità del mondo imprenditoriale e di sensibilità ai temi della governabilità del paese.