di Dotturbo
…che non è mai mancata ad una popolazione come quella italiana. Ci troviamo in un momento di congiuntura economica in cui sarebbe ora di riconvertire interi comparti industriali e di servizi e di sviluppare settori a cui l’Italia è particolarmente vocata, come il turismo e la cultura. Avremmo ottime chanche, viste anche le ormai mutate condizioni climatiche, per organizzare strumenti integrati di sviluppo della bioenergia. Basterebbe tenere sott’occhio le emissioni, che, se eccessive, manderebbero all’aria tutto il lavoro.Non bisognerebbe solo emanare provvedimenti legislativi o attuativi, ma anche organizzare sul territorio strutture che promuovano la maturazione di progetti in cui l’aspetto “ideativo” possa assumere valenze del massimo rilievo: perché non organizzare una Borsa delle idee bioenergetiche da finanziare anche a mezzo di un investimento diffuso tra i risparmiatori? Le pensate geniali, in questo campo, sono praticamente illimitate.
Si pensi a quell’imprenditore del Midwest che, dalle parti di Dexter, ha impiantato un’industria che produce biodiesel “riciclando” il grasso di pollo di una grossa azienda avicola vicina, la quale avrebbe, dal canto suo, il problema di smaltirlo: mescolando il grasso di pollo e l’olio di soia, conta di produrre circa ottomila ettolitri di biodiesel all’anno. Oppure a quel consorzio energetico svizzero che, vicino a Lucerna, si è organizzato per riconvertire il biogas derivante dallo smaltimento del liquame di diversi suinifici della zona, che gli perverrà per la maggior parte attraverso tubature stagne. Le previsioni sono di quasi 2 milioni di mc di biogas annui.
La stessa Ford sta cofinanziando la conversione di decine di pompe per la fornitura sul territorio di Illinois e Missouri dell'E85, cioè l’etanolo. Gli Stati uniti hanno un parco macchine che solo per il 2% è alimentabile tramite “flex fluel”, a differenza, per esempio, del Brasile, dove i numeri percentuali sono a due cifre. Sicuramente, e iniziative coraggiose come quelle dello stesso “Schwarzy” in California lo dimostrano, il trend non potrà che svilupparsi verso un sviluppo delle fonti alternative di autotrazione e non solo. Unico rischio è quello che si innestino speculazioni che, in ultima analisi, danneggino economicamente i consumatori, segnatamente (come spesso accade) dei paesi più deboli. In Messico, per esempio, il prezzo delle tortillas sta salendo del 10% all’anno per l’aumento di quello del mais esportato negli Stati Uniti al fine di produrre bioetanolo.
In conclusione, la nostra Pianura Padana è da decenni strutturata da un punto di vista di produzione agricola in modo da sopravvivere stentatamente solo grazie a contributi comunitari che, da un punto di vista economico, sono peraltro difficilmente giustificabili. Sarà necessario, prima o poi, pensare seriamente a una dislocazione agraria delle produzioni in modo da sostenere non solo la catena alimentare umana e quella dei mangimifici, ma anche una politica energetica alternativa che potrebbe, visti i prezzi dei combustibili fossili, rivelarsi anche come forma di arricchimento (come minor spesa) e, ovviamente, di minor dipendenza rispetto agli attuali fornitori energetici del nostro Paese.