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IL BLUFF DELLA POLITICA: SERVI SCIOCCHI AI VERTICI, NESSUNA PROSPETTIVA. A MENO CHE...

In UE come in Italia e giù giù fino al più piccolo comune, una classe dirigente rivela tutta la sua inadeguatezza e malafede
Fra gli effetti dell'epidemia da coronavirus c'è anche la caduta del "velo del prestigio" che avvolgeva le massime autorità dell'UE, finora incontrastate sul piano politico, qualche volta criticate per la scarsa incisività delle loro azioni e per loro dipendenza dai governi nazionali più forti e dalle agenzie economiche e finanziarie mondiali, ma mai messe veramente in discussione. Finché, in condizioni ordinarie, sono stati tenuti lontani dal campo di battaglia - generali presunti di conflitti che si giocavano altrove con la loro supposta regia - il gioco ha tenuto. Appena la crisi sanitaria ha cominciato a mordere, con tutte le conseguenze che già conosciamo e quelle che ancora debbono presentarsi, il velo è caduto.
Le Merkel, i Macron e i minori non sono nemmeno la pallida caricatura degli Adenauer, Brandt, Kohl, De Gaulle, Mitterand del passato, di fronte all'epidemia sono apparsi per quel poco che sono: tessitori di interessi nazionali e di circuiti politico-economici, servi nobilitati di un'Europa comandata dai soldi. Non c'è nessuno fra gli Italiani, neanche Prodi che pure è l'artefice dell'allargamento dei confini dell'UE, quello che ci ha messo il nome e le condizioni. Anche lui figura di irrilevanza politica (sigh!) e attento alle compatibilità economiche ben più che a quelle sociali e politiche.
Se abbia fatto tutto quello che poteva, data la debolezza del paese che lo esprimeva, o se fosse anche lui come tutti gli altri è discussione che potrebbe interessare in un altro momento. Adesso si tratta di prendere atto che l'UE non c'è più da tempo, perfino i confini - lasciati liberi alla circolazione delle merci - cominciano a chiudersi, mentre ogni paese ha da tempo cominciato a sviluppare iniziative e politiche a volte addirittura contro i partner europei.
La retorica similfemminista ha provato a farci credere che la Lagarde e la Von der Leyden, in quanto donne, potessero segnare una svolta, se non nelle politiche, almeno nella loro manifestazione sociale e culturale: oltre alle gaffes costose, ci hanno già servito la gestione disumana dei profughi in Grecia e un protocollo sul clima che sembra una presa in giro dettata dalle imprese finto green. Mai farne una questione di genere, ma di cultura, coraggio e capacità. Ecco l'altra rivelazione del velo che cade.
Oltre a Prodi, noi all'Europa abbiamo servito Berlusconi in varie salse, D'Alema, poi Monti, Letta, Renzi: chiunque avrebbe approfittato di una siffatta parata, specie se condita da una situazione finanziaria preoccupante. E l'hanno fatto abbondantemente lasciando che i nostri leaderini si troncerassero dietro "Ce lo chiede l'Europa".
Poi Conte, prima col corredo Salvini, poi con Gualtieri a fungere da chiavistello dello stesso sistema burocratico dell'UE. Presto per dare un giudizio, l'emergenza non aiuta a comparare le prestazioni, ma sembra almeno che l'epoca delle gaffes e dei sorrisini stia finendo. Leggendo i giornali, anche da quelli più antigovernativi, si ricava che nell'UE la considerazione del governo italiano è migliorata. Vedremo, però mai come oggi ci appare chiaro che con questa classe politica europea non andremo lontano, confinati se va bene nell'irrilevanza a cercare di tenere a bada la montante richiesta di tanti paesi membri di fare come la Gran Bretagna. E non è una bella prospettiva.
Poi ci sono i gruppi dirigenti nostrani, si salvano davvero in pochi: sindaci ubriachi di se stessi che invitano tutti a uscire per l'aperitivo, ad aprire le attività e a combattere l'epidemia con la forza dell'ottimismo contribuendo così a diffonderla. Da Sala (Milano) a Gori (Bergamo), ma anche Fontana e Zaia, e giù in un rosario di cretini patentati che, avvalendosi della loro carica, hanno eccitato comportamenti suicidi con la naturalezza sfacciata dell'insipiente. Perfino il mio sindaco ha sentito il dovere di caratterizzarsi invitando tutti i bambini al parco a giocare con animatori messi lì dal Comune, alla faccia delle misure adottate dal Governo. Per fortuna è stato stoppato dai medici di base e da un'iniziativa dell'opposizione, ma resta il senso di insipienza e superficialità, giusto quello che non possiamo più permetterci.
Insomma, a tutti i livelli gente modesta, inadeguata, che la caduta del velo ha dimostrato quanto poco valga e quanto poco possa essere utile alla gestione di un'emergenza, figuriamoci alla ripresa e rinascita del paese. Spesso gente legata a qualche realtà economica che può tornare utile nelle campagne elettorali e pronta a rappresentarla in ogni momento decisionale, che si tratti di una legge o di una delibera. Gente, anche i migliori, convinta che l'amministratore pubblico o il politico eletto debba non già rappresentare l'interesse pubblico (quello della collettività), ma debba semmai essere l'arbitro fra spinte contrapposte di interessi privati più o meno legittimi.
Con una simile cultura politica il nostro paese non va avanti, non risolve il problema del suo debito monstre, dell'evasione fiscale patologica, delle diseguaglianze crescenti, della perdita di rappresentanza dei corpi intermedi, dell'interlocuzione con i cittadini disorientati.
Speriamo che la caduta del velo serva a porre gli elettori italiani così disattenti finalmente di fronte al quesito dei quesiti: i tuoi rappresentanti li vuoi come te o migliori di te?
Mariano

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