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16/12/21. LA SCOMPARSA DELLA NOTIZIA

A 7 anni di distanza dall'ultimo sciopero generale- proclamato allora contro il Jobs Act renziano - CGIL e UIL proclamano un nuovo sciopero generale nel momento più difficile della loro storia recente e  a grosso rischio di impopolarità. Chi legge ha già avuto modo di formarsi un'opinione sulla fondatezza delle rivendicazioni sindacali, sulle ragioni dell'una o dell'altra parte, dunque non serve qui recuperarle. Lo stesso per quanto riguarda il teatrino confindustriale, quello dei singoli partiti, alcuni più lanciati, altri quasi timorosi, altri ancora insopportabili: niente di nuovo solo l'ennesima constatazione dell'irrilevanza della cultura politica in organizzazioni che si montano e smontano per ottenere il consenso. A qualunque costo, a qualunque condizione e con qualunque mezzo.

Infatti i partiti di oggi sono finiti, non sono più in grado (nessuno, purtroppo) di concorrere a disegnare il futuri/i futuri possibili di questo paese, ascoltando, studiano, elaborando, discutendo, proponendo, cambianti idea, insomma sviluppando tutte quelle attività che sono affidate a chi concorre a costruire la classe dirigente di un paese. Oltre che finti (anche per questo i cambi di casacca non fanno più notizia), sono proprio finiti.

Qualcosa del genere sta succedendo nel mondo dell'informazione, a cominciare dai giornali. Proprio la copertura dello sciopero generale del 16 dicembre ne è la riprova. I grandi giornali hanno teso a non dare la notizia, a nasconderla quando proprio non potevano farne a meno, a riportare con dovizia di particolari tutte le giaculatorie di chi spiegava che i sindacati erano irresponsabili e che solo la CISL era buona. Neanche La Stampa dell'epoca d'oro della FIAT trattava così le notizie: le aggiustava, ma serviva i suoi lettori che compravano il giornale per informarsi. 

Risultato: lo sciopero generale si è svolto, pare anche con un certo successo, il paese l'ha sopportato bene e ha perfino salutato con una certa simpatia i cortei affollati da lavoratori poco contenti di aver perso la giornata di lavoro, ma ancora più scontenti dal vedersi prima penalizzati dal governo e poi sfanculati dalla Confindustria e dai suoi organi di informazione e trasmissione. La copertura informativa lì hanno garantita giornali più di nicchia che hanno provato a fare il loro mestiere.

Quando una notizia è tale deve essere data e bene. Quando un giornale smette di dare le notizia che non piacciono agli editori o alla redazione diventa un bollettino. Bisogna smettere di comprarlo. A quanto pare i lettori dei grandi ex giornali hanno da tempo cominciato a farlo, li salvano ancora i sussidi pubblici. Prima o poi sarebbe tempo di cominciare a staccare anche questa spina, è evidente che il sostegno pubblico alla libertà di stampa, che stava alla base del sistema dei sussidi,  non c'entra più niente con tutto questo.

Mariano

"DI PAURE E DI SPERANZA", UN LIBRO DA LEGGERE

"Se una cosa nella mia vita ho finalmente appreso è che per vivere bene occorre una buona dose di benevolenza neo confronti di se stessi e di tutti, a anche di pazienza [...]", siamo alle ultime pagine di un libro intenso, profondo e affascinante nella suo raccontare di una disgrazia, del percorso che innesca e della sue conseguenze sulla vita dell'autore di di quelli che gli vogliono bene. 

Diario tra salute e malattia, così il sottotitolo del libro di Luigi Giario che ci accompagna lungo il percorso di una malattia grave che arriva a cambiare il corso della sua vita. Ogni tappa, ogni successo e ogni fallimento costituiscono lo spunti per operare bilanci e interpretazioni non tanto della malattia quando dell'atteggiamento che l'autore - e noi con lui - ha sviluppato nei confronti della vita, principalmente attraverso le sue "assenze", come marito, padre, forse come amico amante e chissà cos'altro ancora. Il bilancio delle assenze finisce per diventare la base di una consapevolezza diversa, più intima e poco colpevole non perché assolutoria, ma in quanto umana.

Così il rosario di visite, esami medici, diagnosi, interventi, cadute e riprese, finisce per essere la scansione pratica di una stagione della vita che si chiude a favore di un'altra che si sta aprendo: quella della riflessione sugli affetti, sull'evoluzione personale, sulla fugacità delle passioni e sulla superficialità delle vanità che tanto assorbono energie e tempo per gran parte della nostra esistenza. Noi lettori seguiamo Luigi nel percorso che la vita gli ha riservato, nelle relaziono con i suoi famigliari, amici, compagni di lavoro e di sventura. Lo accompagniamo ansiosi nella ricerca di cure e soluzioni al suo carcinoma, ci preoccupiamo per le sue difficoltà nelle nuove relazioni generate dalla comparsa della malattia, vorremmo tanto sostituirci a lui quando lo sentiamo particolarmente giù o quando si abbandona all'affanno e all'angoscia perché non sa decidersi nella scelta della metodologia della cura fra le varie opzioni che gli vengono presentate.

Intanto Luigi cresce, cambia e riflette con un'intensità prima sconosciuta, impara ad applicare anche alla malattia la sua capacità di leggere le cose sotto diversi punti di vista, problematizzando la realtà fino a smontarla in parti microscopiche dove cercare - lui è profondamente credente - il disegno superiore, la traccia di Dio. Il tutto con uno stile e un lessico assolutamente coerente al contenuto, anzi capace di nobilitarlo fino a farne la sostanza del libro. Interessanti e pertinenti gli Intervalli metaforici di Rosalba Grimod che, invece di spezzare la narrazione, ne esaltano la profondità alleggerendone gli aspetti più intimamente drammatici.

Insomma un libro da leggere assolutamente, dentro c'è "il coraggio di abbandonarsi dolcemente all'esperienza condivisa". 

Mariano Turigliatto

  

1 MAGGIO: FEDEZ E RAI3. COME FUNZIONANO LE NOMINE E COME FUNZIONA LA COMUNICAZIONE

Poco da aggiungere nel merito della vicenda: un uomo di spettacolo viene invitato (pare dal suo produttore) a mandare il suo intervento alla direzione della RAI e ad eliminare riferimenti diretti a politici e personaggi pubblici. Ecco servita su un piatto d'argento (l'oro lo teniamo per altre occasioni) la bomba che Fedez, da abilissimo comunicatore che è, farà scoppiare amplificando perciò la sua performance al Concertone sindacale e l'eco della manifestazione, per il resto quest'anno in tono ancora più dimesso del solito (e non solo per il Covid).

Stupisce la pochezza della vicedirettrice di RAI3, Ilaria Capitani, che, incurante del rischio che corre, parla di "adeguarsi a un sistema", come se la sua azienda, invece che la più grande impresa pubblica di telecomunicazioni in Italia fosse una cosca mafiosa, o una lobby di trafficanti. Forse così piena di sé da ritenersi al di sopra di qualunque sviluppo delle sue parole e azioni. Succede alle persone modeste, quelle che stanno in un posto per le leccate e si convincono di meritare per davvero.

Messa lì dalla Lega, pare, dunque tutti addosso alla Lega che nomina incompetenti, fedeli al partito come il cane al padrone e sempre con la lingua di fuori a leccare qua e là per ottenere attenzione e favori. La realtà di declino del paese ci dice che non è la sola Lega a fare così, il costume è generalizzato. Il fatto che qua e là ne scappi uno/una bravo/a non deve indurci in equivoco: da sempre sono i partiti a nominare  loro lacchè, in RAI come in tutte le aziende, pubbliche e private, dove possono farlo. Da quando le liste elettorali sono bloccate, cioè da quando decidono le cordate e i segretari unici, la situazione è andata ancora peggiorando. Ormai  si spartiscono perfino i concorsi per impiegati, vedasi il traffico combinato dal PD e M5S nel Lazio e chissà da quando va avanti il tutto.

Dall'altra parte c'è un bravissimo comunicatore, Fedez, meno bravo come cantante. Senza sbagliare un colpo, nel tono e nei tempi, ha rifilato una smerdata spaziale a Salvini, RAI3 e a tutto il vasto mondo che ruota intorno al "sistema". E dire che lui ne è talmente parte che fa persino sorridere lodare questa sua spietata e coraggiosa uscita. 

Fedez e signora sono degli influencer, è questo il mestiere vero dei due. Finora hanno avuto la capacità di fiutare con un attimo di anticipo le nuove mode, le tendenze e i sensibili refoli che precedono il vento impetuoso, anticipando i fenomeni con sorprendente tempismo. Impossibile credere che tutto non sia stato ponderato e valutato. Se poi Fedez ha così operato, avrà annusato nell'aria qualcosa di nuovo che noi, comuni mortali, ancora non percepiamo? Speriamo che sia così.

Mariano 

LA SINDROME DEL FUGGIASCO

La società sta male, gli individui anche. Non tutti, qualcuno ha trovato il modo di compensare le difficoltà dell'oggi, altri si sono costruiti nuovi interessi, altri ancora preferiscono scappare, a volta in mondi immaginari, a volta semplicemente fingendo che la realtà non arriverà mai a bussare alla loro porta. Magari a presentare il contro di una fuga durata troppo a lungo.

Ogni individuo è diverso, davvero un universo, ma anche gli universi si somigliano un po'. Per questo alla fine qualche classificazione del fuggiasco possiamo provare a introdurla, insieme alle raccomandazioni del caso: 

Fuga da se stesso: il/la poveretto/a rilegge continuamente il proprio passato adattandolo alle esigenze del presente, alla continua ricerca di una verginità recuperata da assumere come punto di ripartenza. Repentini cambiamenti nell'aspetto fisico - dall'acconciatura all'abbigliamento, dalla parlata alla scelta degli interessi - fino alla soluzione più radicale, la negazione dei propri sbagli. Una volta eliminate dalla mente le scelte sbagliate, quelle che hanno generato alla lunga la voglia di andarsene, così da scaricarne la responsabilità su terzi (le cattive amicizie, i parenti serpenti, la società, il M5S, i complotti della massoneria cattolica...), una volta fatto tutto questo: la liberazione! Ovviamente questa fuga produrrà l'effetto di ripetere più avanti nel tempo le condizioni che l'hanno prodotta. C'è gente che fugge ciclicamente da se stessa per tutta la vita e sembra trovarsi bene così. Fra quelli che fuggono da se stessi le casistiche sono infinite. Se non si è della combriccola, meglio evitare frequentazioni troppo intense. Non guariscono quasi mai e tendono a far affondare con chi li frequenta, così stanno a galla loro.

Fuga dalla solitudine. Procede per tentativi e spera di non ripetere quelli che hanno già dato esiti catastrofici: innamoramenti repentini e folli di esseri che non meritavano, delusioni cocenti che hanno lasciato cicatrici non ancora rimarginate, speranze acritiche andate in fumo con la volatilità di una promessa di marinaio. Tutto per rispondere al terrore di trovarsi soli con se stessi, le infelicità, le inadeguatezze, quel senso di inferiorità che genera imbarazzo e terrore verso tutto ciò che ci circonda. Difficile andare d'accordo con loro, non ce la fanno proprio a non ossessionare con richieste di conferme, accompagnate da maldestri esperimenti di prova/fedeltà. Da tenere a distanza, se non si riesce a a essere d'aiuto

Fuga dal tempo che passa. Passato in rovina (ho sbagliato tutto; io credevo che, invece; se avessi dato retta a chi mi metteva in guardia; tutti ladri), da seppellire il più a fondo possibile, fino alla negazione involontariamente apodittica ("mai stato comunista", "mi correvano tutti/e dietro e non ne ho approfittato"). Insomma un incubo, da cui si è usciti per entrare finalmente nel presente. L'oggi, in cui si scontano azioni e idee del passato, animati dalla certezza che il peggio è passato perché "siamo più consapevoli", " abbiamo fatto un bel percorso per arrivare fin qui", ma ancora acciaccati per le ferite e i dolori patiti. Pronti, quindi, per un radioso futuro? Macché, c'è chi ci vede già la salvezza, il cambiamento, la redenzione, la nemesi del passato. I più sono spaventati ancora prima che il futuro si faccia presente: vuoi vedere che era meglio prima? Alla fin fine non era poi così male, specialmente vedendo cosa è poi successo. Difficile discutere, chiacchierare, interloquire: il passato "bello" diventa rapidamente un dogma, una nuova certezza su cui fondare l'esistenza e il proprio sistema di valori. Da continuare ad amare, specie se sono amici, rinunciando a discettare di politica e società. Loro viaggiano nel tempo, tu no.

Fuga dal COVID 19. Apri chiudi, metti la maschera togli la maschera, scuola in presenza scuola a distanza, smart working, torna a lavorare in presenza, metti mascherina togli mascherina, giallo rosso arancione giallo di nuovo rosso, vaccino sì vaccino no, vaccino non ce n'è, Prima i vecchi. No i giovani. Che palle le mascherine. Perché pranzo sì e cena no? Ci chiudono come se fossimo in prigione. Conte è un vanesio incompetente, l'ha scritto anche un mio amico nel suo libro. Per fortuna c'è Draghi. Per fortuna che stanno rimettendo le cose a posto. O no? W la D'Urso. Lasciar perdere, sono gli effetti del lock down. Meglio spendere tempo a preoccuparsi dei ragazzi e di cosa si confeziona per il loro futuro, senza piangere e spaventarsi troppo. Non che non ci siano le ragioni, ma non serve a niente.

Quasi tutti fuggiamo da qualcosa o da qualcuno. Farlo con stile alleggerisce e consola. La sindrome del fuggiasco la si riconosce in fretta, il ristoro è meno immediato. 

 Mariano  

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I MOSTRICIATTOLI

La crisi non è solo di governo. Assistiamo alla rappresentazione del degrado umano che si è fatto sistema. Senza neanche gli attori giusti per farne un capolavoro...

L'osservazione dei contendenti nell'agone della politica nostrana, così mal raccontato da quasi tutti i giornali - schierati a fare il tifo per l'uno o per l'altro con una faziosità suicida -, suscita l'idea di un paese squallido. Ti consoli dicendoti che gli Italiani sono meglio della loro classe politica, poi vai a prendere i figli a scuola o in un supermercato a fare la spesa e subito hai manifestazioni di inciviltà che ti fanno ricredere. Ragionamenti banali, scontati e qualunquisti, questi. 

Allora provi ad esaminare un po' più da vicino i comportamenti e le ragioni dei politici che occupano giornali e tivù, cercando di leggere oltre le dichiarazioni per cercare di rispondere alla solite domande: cosa vuole veramente? chi rappresenta? quali soluzioni ha in mente? tutto questo minacciare per portare a casa cosa? e dove è la casa? 

Le domande servono anche a cercare la "visione del futuro" dei politicanti sulla scena: che idea avranno mai del paese domani? Sapere che ne hanno una non cambierebbe magari il giudizio nei loro confronti, ma almeno servirebbe da consolazione, vorrebbe dire che perseguono obbiettivi difformi da quelli del loro bersaglio perché vogliono un'Italia che cambia in un altro modo. Non riesco a rassegnarmi all'idea che di "visioni del futuro" non ce ne sia nessuna se non quella del loro personale futuro, perciò continuo a cercare nelle parole e negli scritti dei lacchè dei boss una traccia di scenario, di proposta e di misure che servano a dare l'idea di un cambiamento possibile, magari alternativo a quello che mi piacerebbe che intervenisse. Macché, pensano proprio solo ai cazzi loro. Si disinteressano perfino di quelli dei loro amici e supporter che scaricano con una facilità e una leggerezza che la dice lunga anche sulle qualità umane e politiche. 

Tutti così? Non credo, ma è evidente che hanno conquistato la scena quelli più spregiudicati, dall'ego ipertrofico e dalle frequentazioni giuste, un impasto di megaburocrati del sottogoverno sterminato, fondazioni bancarie, clan e club eredi dei tratti peggiori della massoneria. Gente dalle famiglie imbarazzanti o imbarazzati da famiglie di cui si vergognano, incluse quelle politiche. E vengono quasi tutti dal centro o dalla sinistra

Nel mio piccolo questi mostriciattoli li ho visti crescere da vicino, tutti più o meno con le stesse caratteristiche: cinismo ('idea al servizio della carriera, si cambia se un'altra i garantisce di più), io io io (tutto parte e finisce dalla loro persona e in funzione dei loro interessi), fascino per il potere (pronti a sottomettersi a chi ne ha di più e potrebbe tornare loro utile nel perseguimento degli interessi personali), forti solo coi deboli, minacciosi nel tono e nel modo, arroganti quanto basta a tenere lontani chi non vuole farsi servo loro e a mantenere in soggezione chi servo si è già fatto. E spregiudicati.

Nel passato remoto li tenevano a bada le strutture dei partiti di massa, dopo Tangentopoli eccoli finalmente liberi di scalare e contendere senza più freni e regole, anche queste smantellate una dopo l'altra in nome della libertà e del dinamismo. Col nuovo secolo i valori della nuova classe dirigente si sono finalmente affermati in tutta la loro potenza. Non sono un nostalgico, ma se il declino del paese è andato in modo inversamente proporzionale, qualcosa vorrà pur dire...

Temo che per cambiare la rotta e rendere l'Italia un paese dove si vive bene e in pace la strada sia talmente ripida da scoraggiare chiunque a percorrerla. Però c'è solo quella e impone una profonda critica del sistema di valori , non solo in politica, oltre che alle modalità e alle occasioni per selezionare quello che ci vuole a rendere la strada meno ripida per tutti. E potrebbe anche non piacerci.

Mariano