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EUROPA: DISPERAZIONE E SPERANZA

Riflessioni di un disincantato dopo una notte passata a guardare i sondaggisti che annaspavano fra i numeri e commentatori in crisi di certezze
L’Italia ha scelto il medico
Ieri, uscendo con mia moglie dal seggio dopo il voto, ho incontrato un mio vicino di casa - caro amico un po’ di destra – che mi ha chiesto di indicargli un candidato “cattolico” della lista del PD per l’Europa. Accortosi della mia meraviglia, ha così motivato la sua scelta:
Bisogna dare un segnale di incoraggiamento e sostegno a Renzi”.
Tornando a casa, mi ripetevo come un mantra che, ancora una volta, non avevo capito niente. Ancora una volta avevo scambiato un desiderio con la realtà. Stanotte mi sono accorto però che, a  differenza del solito, questa volta sono stato davvero in grande compagnia, non c’era nessuno capace di prevedere il successo del PD e la sua misura. Del PD o di Renzi?
Stamattina ho sentito la stessa considerazione del mio amico un po’ di destra  da tre imprenditori che mai hanno votato il PD e che mai lo voterebbero in condizioni normali.
Stessa scelta di ieri e stesse motivazioni. Non pretendo di generalizzare, ma forse il punto è qui: disperazione+paura+speranza residua=Renzi.
Ora non ci sono più alibi o storie che tengano sulla sua legittimazione, l’ha avuta e ben oltre le attese e neanche del tutto a spese dei suoi alleati. Ora deve fare quello che ha promesso, dimostrando anche agli scettici che il programma di cambiamento non è il gattopardismo che temiamo. L’apertura di credito è stata davvero esemplare, proprio per questo potrebbe essere dolorosamente effimera se il cambiamento atteso non arriva e per davvero. Vedremo.
Renzi, capace di trascinare il risultato di un partito diversamente piuttosto frenato, ha dato al PD quell’identità che gli mancava, trasformandolo nel “partito di”, come il M5S lo è di Grillo, e Forza Italia di Berlusconi. In parecchi storcevano il naso per questa mutazione epocale, ma il voto ha dato loro torto: oggi possono solo decidere di andarsene o di accettare l’avvenuta mutazione. Agli osservatori più distaccati appare chiaro che, comunque, il fenomeno di ieri potrebbe essere la combinazione di due fattori che affondano nel ventennio appena concluso.
Berlusconi sembra proprio finito,il berlusconismo no. La modalità di comunicazione politica, il rapporto didascalico con gli elettori, la forma partito che sostiene il leader, gli stessi contenuti della proposta politica, l’abitudine di dare nomi roboanti a provvedimenti che tali non sono, i modi finto-spicci, la predisposizione di dare agli altri la colpa dei propri insuccessi… li ritroviamo quasi completamente trasfigurati in Renzi. Invece che farsi un partito – come Berlusconi nel 1993 – Renzi si è scalato quello che è sopravvissuto meglio al ventennio. Ora bisogna vedere se Renzi aiuterà questo paese – la sua politica, la società, le sue istituzioni – a uscire dal berlusconismo o se, ereditandone i caratteri, semplicemente cercherà una strada per costruire un progetto di gestione del potere analoga. Questo il primo fattore.
Il secondo si riferisce alle speranze che Renzi ha suscitato: questo paese è stremato, ma non sa più come uscire dalle maglie di una rete che si è costruito da solo, anno dopo anno, privilegio dopo privilegio, mediocrità dopo mediocrità. Il suo partito e lui in prima persona non sono indenni da responsabilità. Oggi sono perdonate a favore della speranza di portare l’Italia fuori dal tunnel. Che cosa succederà mai se Renzi nei prossimi mesi non dovesse riuscire a fare nulla di quello che ha promesso?
Infine, la battura d’arresto del M5S forse è salutare: chissà che non capiscano finalmente che i voti ricevuti vanno spesi – non necessariamente per fare pastette – e che qualcuno è più utile di qualcun altro. Che, quando veleggi su percentuali a  due cifre, la selezione del ceto politico non si può fare come anche questa volta, che l’autosufficienza è dei gruppuscoli e che le alleanze danno forza e vitalità se sono genuine. Dato che non hanno preso una batosta, li vedremo presto alla prova con una nuova fase del movimento: adesso devono proprio darsi una mossa, una linea e qualche regola seria di funzionamento.
Certo che siamo un popolo ben strano: siamo bugiardi perfino con gli intervistatori fuori dai seggi e rendiamo improbabili sondaggi e previsioni. La cosa potrebbe anche farci sorridere, se non fosse che siamo così quasi in tutto…
Adesso vado a vedere cosa è successo a Collegno.
Mariano

COLLEGNO CIVICA

Prima che parlino le urne, godiamoci la bella esperienza della campagna elettorale di Civica per Collegno e di Giovanni Lava, candidato a sindaco.
L’ultima cena? Non credo proprio...

Venerdì sera, cena finale della lista: dei candidati, degli amici e dei supporters. Giovanni LAVA intrattiene i commensali fra una portata e l’altra. Si chiuderà più tardi con una fetta di torta fra le tante che i volontari hanno preparato. Cima disteso, divertito e divertente, una bella combriccola soddisfatta di quello che ha combinato e che aspetta un risultato all’altezza.
La campagna elettorale è stata davvero intensa, come forse non la si è mai fatta a Collegno: volantini, giornali casa per casa, presenza in ogni luogo, iniziative di qualità e anche di successo. Due i fattori da sottolineare: i candidati di CIVICA sapevano di avere il migliore fra i candidati a sindaco della città.

UNA DONNA DA VOTARE

Elezioni europee, Elena si presenta e chiede il voto:
Per quale Europa?

A Elena voglio molto bene, quindi non sono obbiettivo nel valutare le sue notevoli capacità. Sono certo che è davvero una forza della natura, intelligente, umile e  sempre ben disponibile a darsi da fare per chiunque la chiami in causa. E’ persona che studia, si documenta e non parla mai a vanvera. A differenza di qualche altro gggiovane d’oggi, non vive di politica, va tutti i giorni a lavorare come amministratrice di condomini. Basta così con la presentazione del personaggio, ora la parola a lei.
Per quale ragione hai deciso di candidarti con la lista di Green Italia-Verdi Europei?
E' stato un prolungamento naturale della mia candidatura negli Ecologisti e Reti Civiche, di cui sono consigliere comunale a Grugliasco. D'altronde è da troppo tempo che le istanze ecologiste a livello nazionale si risolvono in proclami elettorali senza una realizzazione concreta. Era ora che in maniera compiuta si riportassero i temi “green” sulla scena politica.
Dove per “green” si intendono ovviamente i temi ambientalisti, ma anche quelli della “pulizia” e trasparenza dell'attività politica (anch'io ho sottoscritto la campagna “Riparte il futuro” contro la corruzione) a tutti i livelli, quelli della Green Economy, quelli del lavoro con standard minimi garantiti, sia in termini di stipendio che di sicurezza e garanzie sociali. Lo stiamo facendo partendo dal Parlamento Europeo, in cui i Verdi sono il quarto partito e vogliamo che questi temi tornino a far parte dell'agenda nazionale.
Quali sono gli aspetti di cui vorrebbe che l'Europa di occupasse maggiormente?
Innanzitutto, considerando l'attuale crisi in Ucraina, i temi dell'energia sostenibile, volàno economico che consente la creazione di nuovi posti di lavoro. E poi la ri-regolamentazione della finanza, attraverso la messa al bando dei prodotti finanziari a rischio, alla separazione delle banche di investimento da quelle commerciali e la creazione di una forte Unione Bancaria Europea.
Che governo vorrebbe per l'Europa? Quale politica economica e quale politica monetaria?
Vorrei gli Stati Uniti d'Europa, in cui i cittadini si sentono prima di tutto europei; quell'Europa sognata da Rossi e Spinelli e in cui Green Italia crede fermamente. In un'Europa di questo tipo non esistono gli stati “buoni” e quelli “cattivi”, non si va a due velocità. Per fare questo bisogna, da un alto, rafforzare il potere del Parlamento Europeo, unico organo realmente eletto dai cittadini, in modo che possa vigilare sulle lobbies e dare voce ai cittadini. Dall'altro, in un'ottica di questo tipo, sul piano economico, dobbiamo puntare all'abolizione del Fiscal Compact, istituire un fondo europeo di redenzione (simile a quello adottato nei confronti della Germania alla fine del secondo scontro mondiale) e strumenti di debito comune come gli Eurobond, con vincoli fiscali comuni chiari e realistici.
Quali sono i temi centrali della proposta ecologista europea?
Siamo convinti che per cambiare questa Europa sia necessario un Green new Deal, un nuovo patto sociale per lo sviluppo che grazie all'innovazione dia ulteriore impulso a quella green economy che in questi anni – nonostante la forte crisi – non ha dato segni di cedimento. Sono necessari allora investimenti non solo nell'industria, ma anche in un'agricoltura biologica e di qualità, un'economia pulita ed efficiente, che crea nuovi posti di lavoro, nel rispetto dell'ambiente e delle persone.
Lei sa che è difficile che la lista Green Italia superi in Italia lo sbarramento del 4%, non ritiene perciò che un voto alla sua lista sia un voto sprecato?​
Intanto, come già accaduto in Germania, dove hanno vinto, anche noi abbiamo fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro la soglia di sbarramento: se il sistema è proporzionale puro, la soglia è solo un modo per evitare che ci siano europarlamentari non vincolati alle lobbies dei due grandi schieramenti, Ppe e Pse. Speriamo di vincere questa battaglia, come quella che all'inizio ci ha visto esclusi dalla competizione elettorale. E poi non mi piace sentire parlare di “voto sprecato”. L'unico voto realmente sprecato è quello non dato, quando si delega ad altri. L'importante è che si voti consapevolmente, conoscendo i programmi e le persone che si scelgono. Green Italia è uno dei pochi partiti con liste “pulite”, senza condannati o indagati.
Se dovesse mandare un sms ai suoi amici e conoscenti per chiedere il loro voto, che cosa cu scriverebbe?
IL TUO VOTO CONTA. AIUTAMI A CAMBIARE L'EUROPA – VOTA GREEN ITALIA VERDI EUROPEI – SCRIVI GIARGIA
Perché non farlo?
Mariano















IL DIS/ORIENTAMENTO

Di gran moda i test on line per capire “di che tendenza politica sei” per delle elezioni ormai prossime. Un mio studente…
Il test elettorale
Un mio studente ne ha fatto uno, evidentemente cercando un’indicazione “oggettiva” che gli permettesse di andare oltre la babele di grida e palle che sente in tivu. E’ quello di openpolis e non sembra neanche male, sebbene forse un po’ orientato.
Mentre spiego i sistemi elettorali e le problematiche connesse a diciannovenni con ben altri pensieri per la testa e un’attenzione che benevolmente posso definire “a fasi alterne”, il discorso scivola inevitabilmente sulle elezioni ormai prossime. Dato che mi conosco e so che, se opportunamente stimolato, non riesco proprio a a trattenermi dall’esprimere le mie opinioni, preferisco glissare e portare il discorso su lidi più tranquilli. Niente da fare, tornano sempre li.
Uno dei più interessati e brillanti dice: “Quest’anno sono davvero indeciso su chi votare (si parla di Europee). Ho guardato poco le trasmissioni in televisione e non mi sono fatto una opinione fondata, anche perché le questioni europee sono complicate.
Allora ho fatto un test online: è venuto fuori che sono di sinistra ed ecologista”.
Lì non ce l’ho proprio più fatta a trattenermi. E’ partita la filippica: ma come! Ti fai dire per chi votare da un test on line, possibile che tu non capisca l’importanza del voto e la necessità che tu ti impegni a cercare le informazioni utili a costruire consapevolezza, come può funzionare una democrazia fondata su un simile disinteresse e sui test buoni per tutto? E via ancora a decantare le eroiche azioni dei nostri martiri perché tutti avessero il diritto di votare, a rivendicare la consapevolezza come nuova virtù che gli Italiani debbono assolutamente ricercare e possedere se vorranno uscire da questo pantano… e molto altro ancora che taccio per vergogna.

La classe prestava più attenzione del solito, in attesa che finisse il pippone. Lui stava immoto al suo posto, guardandomi con un’aria divertita e meravigliata. Poi ho smesso e la lezione è andata avanti fino alla fine, interrotta solo da qualche commento salace su un filmato nel quale si vede il mio scatto felino a scartare un loro compagno durante una partita di calcetto di qualche giorno prima. Durante l’intervallo che è seguito, ho visto un suo messaggio sul mio cellulare: era il link del sito del test di orientamento elettorale. Senza altri commenti.
Lo stesso pomeriggio ero precettato a una conferenza noiosissima, ho fatto come loro con me quando li annoio: mi sono messo a giocare col cellulare e ho fatto il test. Di sinistra ed ecologista anche io; più o meno sono proprio così, mi piace la giustizia sociale e un po’ di pulizia, dell’ambiente e delle persone, delle relazioni e delle economie.
Bravo il mio studente! Senza troppe parole, mi ha smontato. Il giorno dopo gliel’ho detto, ovviamente davanti a tutti e mi è sembrato inorgoglito. Dato che mi piace rilanciare sempre, ho subito proposto un test a tutta la classe, utile a discernere fra destra e sinistra. Il test è questo: pensi che la tassazione dei redditi debba essere in percentuale fissa o secondo aliquote progressive all’ammontare del reddito lordo (come da nostra Costituzione)? La metà circa dei ragazzi ha scelto la prima opzione, ma ci è rimasta molto male quando, per questo, ho detto loro che sono tendenzialmente di destra.
Chissà perché si sono risentiti e hanno cominciato a giustificarsi…
Mariano

FACCE DA GRILL

Posti di lavoro inesistenti con inserzioni che illudono i ragazzi, promessa di scatole di caffè… grigliate con amici e clienti agli Orti Urbani comunali. E' tempo di moderazione
Magna magna
Qualche tempo fa avevo raccontato la storia delle abboffate alla casetta degli orti urbani della città in cui abito (leggi). Ovviamente la pubblicazione del post ha avuto uno strascico di piccole minacce, commenti divertiti, qualche faccia preoccupata e tanta indignazione. Tutto nella norma, siamo in Italia, mica in Europa.
Che cosa ne è di tutto questo? Quasi nulla. Sabato sera erano di nuovo lì: cosa c’è di meglio di una grigliata con gli amici, una serata di relax in compagnia a parlare di tutto e di niente, mentre le braciole sfrigolano sul fuoco e ciascuno dei presenti ha come massima preoccupazione quella di decidere se salsiccia o ala di pollo? E intanto scambiarsi battute salaci sulle donne e alludere comicamente all’atto, declinandolo in tutte le sue coordinate e sfaccettature? Se poi lo fai gratis in una struttura pubblica, meglio ancora, così non hai il fastidio di sporcarti la casa e trovarti con le solite pile di piatti sporchi il giorno dopo.
D’altra parte le elezioni sono alle porte: cosa c’è di meglio che rinsaldare i rapporti con le clientele per lanciarle nell’ultima settimana di raccolta dei voti prima della messe finale? Anche il grande elettore più fedele deve essere curato un pochino per evitare che si venda a un altro miglior offerente. Nella mia città ci sono più candidati che anime, dunque la concorrenza si fa davvero aspra.
Dilettanti i miei concittadini da barbecue, in confronto ai vicini Collegnesi che millantano posti di lavoro e promettono pacchi di caffè (leggi): si chiama “voto di scambio”, ma sono talmente ignoranti che non sanno neanche che è un reato. Speravo in un po’ più di coraggio da parte degli ortolani, invece niente.
Sinceramente speravo che, in un sussulto di orgoglio e di amore per la città, cacciassero a pedate questi grigliatori della cosa pubblica. Che io sappia, niente. Borbottano quando nessuno li sente, come fanno in genere la banderuole italiche di ogni paese e villaggio, ma non si espongono neanche se li ammazzi. 
Forse fanno bene i compari della grigliata: di capibastone fedeli c’è sempre un gran bisogno, specialmente in tempi in cui la politica si fa con lo stomaco, non con la testa. Tantomeno col cuore.
Mariano

LA DOPPIA MORALE

Il caso Greganti, prima il “sistema Sesto”, l’atteggiamento assurdo verso la richiesta di arresto di Genovese… in che direzione marcia il PD?
Etica e convenienza
La nuova stagione giudiziaria del PD comincia due anni fa con  il “sistema Sesto” di Penati & C, riedizione in grande del “sistema Grugliasco” di vent’anni fa (stesse storie, stessi intrecci, stesse dinamiche): metti un’amministrazione disponibile e un pool di imprenditori interessati, mescola bene il tutto, cercando di piegare  le regole al progetto, servi caldo ai concittadini blaterando di posti di lavoro e di progresso.
Altri scandali qua e là, farne l’elenco sarebbe lungo e inutile, poi scoppia il caso Expo e torna in pista Greganti, autorevole membro della cupola di cui farebbero parte anche Frigerio e imprenditori interessanti. Succede davvero di tutto in questo strano paese, perfino ritorni dall’aldilà, ma fin qui da meravigliarsi c’è poco.
Lo stupore aumenta considerevolmente quando si analizzano le reazioni dei vertici del PD alla notizia: tutti si affrettano a spiegare che Greganti non è dei loro, che ha operato per sé e che non rappresenta in alcun modo il PD. Ci mancherebbe ancora, ma è un fatto che Greganti non è un tesserato per affetto, qui a Torino lo si vede normalmente alle iniziative di partito e anche insieme ai notabili locali.

LA GRANDE ABBUFFATA

Il ritorno di Greganti e Frigerio lascia ben sperare in una fine repentina della seconda repubblica, come fu per la prima. Il PD non c‘entra niente, sono gli altri che sono cattivi e le grandi opere da noi costano più care perché ci sono i piccoli partiti…
Tangentopoli returns
Vent’anni dopo tornano le storie che hanno segnato la fine della prima repubblica: corruzione, tangenti, paralisi politica e amministrativa, decadimento. disaffezione, lacerazione del tessuto sociale, crisi economica. Stavolta è tutto più drammatico perché queste macigni si posano  su un paese provato dalla distruzione di buona parte del suo apparato produttivo, indebolito dalla disoccupazione (giovanile e non), da bassi salari e dalla fine delle garanzie per chi sta peggio. Un paese in cui le uniche liberalizzazioni sono quelle che hanno favorito l’accumulo di ricchezza non investita in attività economiche e l’aumento del divario fra le fasce della popolazione. Un paese meno giusto e meno uguale, dove il ceto medio è già in parte scomparso.
Bene, ci risiamo: evidentemente il sistema economico non era più in grado di sopportare una corruzione invasiva e troppo vorace. Di qui l’intervento della magistratura con tutto io corollario che andremo a scoprire nei prossimi mesi. Per intanto già sappiamo che i sistemi di Tangentopoli 1 sono transitati direttamente nella seconda repubblica.

TERZA SETTIMANA

Mentre parecchi chiacchierano di nuove povertà, c’è chi fa: tanto e bene
Una mano a chi annaspa
S
abato scorso ho partecipato a una iniziativa davvero interessante: i volontari dell’Associazione Terza settimana (guarda qui che cosa fanno) festeggiavano la loro attività, facendo un bilancio dei progetti in corso e delle speranze per il futuro. Il bilancio l’hanno fatto discorrendo con tre persone molto diverse fra loro: Pierluigi Dovis (direttore Caritas Diocesana), Nicolò Bongiorno, responsabile della Fondazione dedicata al padre Mike,  e il sottoscritto.
Siamo stati chiamati tutti e tre a dire la nostra sul  “Guardare oltre” e ciascuno di noi ha sviluppato il tema secondo la sua sensibilità incalzati da Gaia, studentessa del V anno del Liceo Gioberti e volontaria di punta dell’associazione. Con noi, tre “assistiti” dall’associazione che, nell’ottica della restituzione, hanno anche scelto di diventare a loro volta “volontari”: tre storie di discesa e di risalita davvero esemplari per come si sono sviluppate nel tempo e per come sono state raccontate dai protagonisti. Parecchi ragazzi e ragazze a fare da stimolo con la loro attenzione impegnata e simpatica.
Il presidente dell’associazione, Bruno Ferragatta ha introdotto la discussione “dando i numeri” dell’attività dell’anno appena chiuso:
65 adulti e 130 studenti delle scuole medie superiori come volontari impegnati nell’attività quotidiana, per un totale di 9932 ore di impegno ripartite su 48 settimane.
Aperte tre sedi, due social-market a Torino e 1 a Milano (nel 2014 è prevista l’apertura di una nuova sede a Torino nella zona nord). Consegnate spese a domicilio in 185 punti a Torino, 12 a Moncalieri, 11 Rivoli, 6 Nichelino, 5 Beinasco, 3 Venaria, 3 Collegno 3 Grugliasco, 2 Orbassano, 2 san Mauro, 1 Settimo Torinese, per un totale di 76.000 kg. di ortofrutta consegnati. 230 famiglie segnalate dalla Caritas, 400 dall’ Ufficio Pio, 50 dalla cooperativa di Vittorio, san Gioacchino, Regina delle Missioni, santa Maria Goretti, Buon Pastore servita dall’Associazione con rifornimenti alimentari. In totale  2287 persone assistite, di cui 597 bambini di età inferiore ai 10 anni. Consegnate 9589 spese.
79 assistiti si sono resi disponibili ad effettuare alcune ore di volontariato presso l’associazione. 48 bambini hanno avuto accesso alle cure dentistiche nell’ambito di un progetto dell’associazione denominato SMILE. Scusate se è poco...
Al termine gli studenti hanno ritirato la dichiarazione da portare a scuola per ottenere il credito formativo. La cosa più importante la ritirano giorno per giorno nella loro attività nell'Associazione: sono pillole ricostituenti di quella dimensione che sembra oggi mancare a tanti. Noi la chiamiamo "senso della vita".

VERGOGNE NAZIONALI

Il dito medio di Fassino, la trattative con gli ultras, gli applausi dei poliziotti ai colleghi, il gioco delle tre carte coi soldi della gente…
Il dito medio
Fino a due anni fa la vergogna nazionale era Berlusconi, accompagnato dall’eco dei suoi scandali e dalla gravità dei reati per cui era già stato condannato. Andavi all’estero e ti capitava spesso di essere interrogato sull’apparente (?) impazzimento nazionale, visti i consensi di cui continuava e continua a godere. L’interrogato si giustificava balbettando scuse e spiegando che B era solo una faccia di una medaglia che vedeva dall’altra parte la sinistra più asservita e egoista della storia mondiale.
Poi l’hanno fatto fuori a favore del più sobrio Monti: non si è trattato di un colpo di stato, tuttavia l’operazione politica non è stata esattamente democratica; va detto qualche beneficio l’ha pur prodotto. La reputazione del nostro paese, – almeno stando a quello che i giornalisti hanno cominciato a raccontare – è migliorata, lo spread è sceso e le nostre pensioni hanno preso il volo, senza che uno straccio di riforma strutturale disegnasse un futuro per le giovani generazioni di questo paese.
L’uomo col loden verde si è montato la testa e ha pensato di mettersi in proprio con gli esiti che conosciamo. Elezioni, vince Grillo, Bersani ci prova e Letta va al governo con Berlusconi.
Della reputazione italiana non parla quasi più nessuno: credo che sia davvero difficile immaginare di convincere un forestiero che fare un governo con un pregiudicato, carico di processi e di scandali, è cosa buona e giusta.
Il PD e i suoi giornalisti cercano di accreditare l’idea che non si sarebbe potuto fare diverso, vista l’indisponibilità del M5S: viene “silenziata” perfino la Serafini (deputata e moglie di Fassino) che bene spiega che mai loro del PD avevano avuto l’intenzione di collaborare per davvero e alla pari con Grillo. Il resto è attualità, con Letta silurato da Renzi: il primo annunciava poco e non faceva nulla, il secondo è tutto un annuncio a risultati zero. Chissà il prestigio internazionale… certo non credo che qualcuno possa sostenere che il nostro è un paese in cui la democrazia funziona e la trasparenza la fa da padrona.

A rinforzare l’idea che si stia continuando ad andare verso il fondo, arrivano le trattative delle massime autorità con i capi ultras, assurti a rango di autorevoli negoziatori per evitare “guai peggiori” in situazioni sfuggite al controllo di chi doveva occuparsene. Ne sta parlando tutto il mondo e senza il divertimento del bunga bunga, semmai con la preoccupazione di un corto circuito fra malavita e apparati dello Stato.
Il calcio diventa il paradigma di un paese nel caos e nella disperazione. Gli applausi dei colleghi ai poliziotti che hanno ucciso un ragazzo, la diffusa sensazione di essere nelle mani dei prepotenti, dei cafoni e dei delinquenti, che albergano e proliferano oramai in ogni settore e professione, sono indizi della lacerazione ben più che i fischi all’inno nazionale.
Normalmente i leader demos deplorano tutto questo: mettono su quell’arietta saputella, storcono la bocca in una smorfia di disappunto e deprecano, stigmatizzano e condannano. Lo fa Renzi, lo fanno i big del partito, lo fa anche Fassino. Naturalmente loro non hanno mai alcuna responsabilità e sono corretti e garbati perfino quando debbono affrontare la piazza a muso duro; come potrebbe essere diverso, loro sono superiori perfino quando trafficano.

Ieri Fassino ha salutato i tifosi del Toro, che lo contestavano durante la cerimonia commemorativa della tragedia di Superga, alzando repentinamente il suo dito medio. Eleganza del gesto e profondo rispetto per il dissenso. Vabbè, si potrebbe obiettare, non dovrebbe succedere, ma un momento di debolezza è umano.
E’ vero, ma è assai meno umano smentire di averlo fatto ed essere poi smascherati dal solito video che ristabilisce la verità dei fatti. Chissà cosa si inventeranno i suoi compagni di partito per giustificare l’ingiustificabile, chissà che cosa studieranno i suoi sponsor alla successione di Napolitano per spiegarci che, ancora una volta, siamo noi che non abbiamo capito.

Mariano

ASPETTARE

Fra tre settimana le elezioni "decisive" per il futuro di questo paese. Quindi continuiamo ad aspettare?
Non succede più nulla
Da almeno vent'anni in questo paese non succede più nulla (se non il declino), la sua irrilevanza ne è la testimonianza più chiara. Vuol forse dire che, giorno dopo giorno, non accadono più fatti di sangue, miracoli, catastrofi (naturali e cercate), ribaltoni eccetera?
No, no. Queste cose (e molte altre) accadono eccome, ma non sono più “storia”, vale a dire che non sono pezzi di un percorso con una direzione e un senso, non sono più parti di un cammino di evoluzione e progresso. Succedono, se ne parla, si presta attenzione, poi si dimenticano. Non del tutto, ma solo in quanto coperti dall’evento successivo, col quale quasi nessuno proverà a stabilire un nesso di causalità e di interrelazione.
Questo è il tratto caratteristico della cultura di massa dei nostri tempi: la giustapposizione al posto della concatenazione logica. I fatti e i processi sono accostati l‘uno all’altro senza alcun nesso di reciproca interdipendenza, come se la vita fosse un ripostiglio dove cacci alla rinfusa tutti gli oggetti che non sai dove diversamente mettere.
Un’alluvione devasta nuovamente zone già devastate in passato e puntualmente ricostruite nello stesso posto? Stesso stupore, stesse frasi di circostanza, stesse lacrime di coccodrillo. Si scopre che gli appalti delle grandi opere alimentano le associazioni mafiose e fanno lievitare i costi a livelli incomparabili con i paesi a noi vicini? Qualche mese di discussioni, di accuse, di leggi apparentemente draconiane e… niente cambia. la mafia continua a mangiare e a governare come e più di prima. Registri che nessuna delle promesse elettorali che ti hanno fatto per estorcerti il voto ha poi avuto seguito? Nessun problema, alle elezioni successive sei di nuovo pronto a farti prendere per il culo. Magari pensi che, questa volta, potresti essere tu il fortunato destinatario dei favori del politico a cui hai promesso il voto. Tanto potrai lamentartene negli anni successivi, fino al nuovo voto.
Guardi le varianti urbanistiche e ti viene il sospetto che tutto questo consumo di suolo serva a far lavorare i finanziatori della casta? Sei già pronto a rivendicarne una per te, quando e come ti tornerà utile. Copri di cemento tutto il copribile e ti indigni quando i grandi acquazzoni allagano cantine e case? Sei già pronto per una “ricostruzione” ancora più cementosa. Ti incazzi quando l’impiegato/a dietro allo sportello si fa i fatti suoi invece che servire te e quelli che sono in cosa? Nessun problema, probabilmente succede lo stesso quando dietro allo sportello ci sei tu. E tu, caro collega che ti lamenti della qualità e dell’impegno degli studenti, ti sei mai chiesto se non sei tu il modello?
Hai notato che troppa burocrazia favorisce l’arbitrio e la corruzione (troppe regole, nessuna regola)? Avanti con nuove leggi che regolamentano i regolamenti, tutto per non toccare mai l’unico tasto che potrebbe far cambiare le cose: la responsabilità personale. Vi risparmio il resto, cari lettori, lo conoscete benissimo.
Proprio perché non c’è più collegamento fra gli avvenimenti, i temi - proprio perché non si cercano più le cause e le conseguenze delle cose che succedono – viviamo in un presente eterno: se fai presente che c’è un prima un durante  e un dopo, magari cercando di dare profondità temporale ai temi all’attenzione, ti guardano come se fossi uno zombie, ritornato da un passato da incubo che prima si dimentica e meglio è. Così non si impara mai nulla, non di progetta niente, non si investe la cultura e le speranze in un percorso da costruire e realizzare per andare tutti insieme da un punto a un altro. Passiamo il tempo ad aspettare l’avvenimento successivo, in attesa che produca quei cambiamenti che, se verranno, aumenteranno la nostra frustrazione. Se non verranno nessuna paura: potremo buoni buoni attendere i successivi.
Mariano

PRIMO MAGGIO: COSA C’E’ DA FESTEGGIARE?

Mattina in piazza, pranzo fuori, pomeriggio a deplorare gli incidenti del mattino e il comportamento dei contendenti: Di lavoro e futuro neanche l’ombra.
L’Italia che (si) sfila
Anche quest'anno corteo del primo maggio. Quando siamo arrivati si erano già menati e gli spostamenti rapidi di poliziotti in tenuta antisommossa suscitavano più impressione e curiosità dei tanti cartelli e striscioni dei partecipanti.
Una mestizia e un magone che ti prendevano lo stomaco, la prima parte del corteo. Tanta rabbia e un pizzico di vitalità in più la seconda parte della sfilata. I due pezzi del serpentone (il primo più ridotto, il secondo assai ben frequentato) separati da servizi d’ordine e qualche filare di poliziotti. Ribadisco: una tristezza palpabile, il senso di qualcosa che è definitivamente finito, bisognerebbe solo prenderne atto. Più difficile dire esattamente che cosa è finito, ci provo.
E’ finito il lavoro come valore, come elemento capace di caratterizzare un’intera esistenza, vite, relazioni e ruolo sociale. Per tanti anni siamo stati ciò che facevamo, convinti che il nostro essere fosse diventato quello che era in virtù delle cose che avevamo combinato fin lì sul versante della nostra professione, quella che definiva anche il nostro ruolo nella società. Eravamo quello che facevamo, perfino nel privato e nel nostro tempo libero. Avere un buon lavoro – di quelli appaganti e di cui andare fieri - era normale; averne uno non tanto bello una questione di tempo: si trattava di una tappa transitoria in attesa di approdare finalmente all’appagamento professionale; non averlo una questione da sfigati e fannulloni. Fare e operare era una condizione che metteva a posto tutto e redimeva anche l’asociale più incallito. Pochi anni e tutto è cambiato.