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EUROPA: DISPERAZIONE E SPERANZA

Riflessioni di un disincantato dopo una notte passata a guardare i sondaggisti che annaspavano fra i numeri e commentatori in crisi di certezze
L’Italia ha scelto il medico
Ieri, uscendo con mia moglie dal seggio dopo il voto, ho incontrato un mio vicino di casa - caro amico un po’ di destra – che mi ha chiesto di indicargli un candidato “cattolico” della lista del PD per l’Europa. Accortosi della mia meraviglia, ha così motivato la sua scelta:
Bisogna dare un segnale di incoraggiamento e sostegno a Renzi”.
Tornando a casa, mi ripetevo come un mantra che, ancora una volta, non avevo capito niente. Ancora una volta avevo scambiato un desiderio con la realtà. Stanotte mi sono accorto però che, a  differenza del solito, questa volta sono stato davvero in grande compagnia, non c’era nessuno capace di prevedere il successo del PD e la sua misura. Del PD o di Renzi?
Stamattina ho sentito la stessa considerazione del mio amico un po’ di destra  da tre imprenditori che mai hanno votato il PD e che mai lo voterebbero in condizioni normali.
Stessa scelta di ieri e stesse motivazioni. Non pretendo di generalizzare, ma forse il punto è qui: disperazione+paura+speranza residua=Renzi.
Ora non ci sono più alibi o storie che tengano sulla sua legittimazione, l’ha avuta e ben oltre le attese e neanche del tutto a spese dei suoi alleati. Ora deve fare quello che ha promesso, dimostrando anche agli scettici che il programma di cambiamento non è il gattopardismo che temiamo. L’apertura di credito è stata davvero esemplare, proprio per questo potrebbe essere dolorosamente effimera se il cambiamento atteso non arriva e per davvero. Vedremo.
Renzi, capace di trascinare il risultato di un partito diversamente piuttosto frenato, ha dato al PD quell’identità che gli mancava, trasformandolo nel “partito di”, come il M5S lo è di Grillo, e Forza Italia di Berlusconi. In parecchi storcevano il naso per questa mutazione epocale, ma il voto ha dato loro torto: oggi possono solo decidere di andarsene o di accettare l’avvenuta mutazione. Agli osservatori più distaccati appare chiaro che, comunque, il fenomeno di ieri potrebbe essere la combinazione di due fattori che affondano nel ventennio appena concluso.
Berlusconi sembra proprio finito,il berlusconismo no. La modalità di comunicazione politica, il rapporto didascalico con gli elettori, la forma partito che sostiene il leader, gli stessi contenuti della proposta politica, l’abitudine di dare nomi roboanti a provvedimenti che tali non sono, i modi finto-spicci, la predisposizione di dare agli altri la colpa dei propri insuccessi… li ritroviamo quasi completamente trasfigurati in Renzi. Invece che farsi un partito – come Berlusconi nel 1993 – Renzi si è scalato quello che è sopravvissuto meglio al ventennio. Ora bisogna vedere se Renzi aiuterà questo paese – la sua politica, la società, le sue istituzioni – a uscire dal berlusconismo o se, ereditandone i caratteri, semplicemente cercherà una strada per costruire un progetto di gestione del potere analoga. Questo il primo fattore.
Il secondo si riferisce alle speranze che Renzi ha suscitato: questo paese è stremato, ma non sa più come uscire dalle maglie di una rete che si è costruito da solo, anno dopo anno, privilegio dopo privilegio, mediocrità dopo mediocrità. Il suo partito e lui in prima persona non sono indenni da responsabilità. Oggi sono perdonate a favore della speranza di portare l’Italia fuori dal tunnel. Che cosa succederà mai se Renzi nei prossimi mesi non dovesse riuscire a fare nulla di quello che ha promesso?
Infine, la battura d’arresto del M5S forse è salutare: chissà che non capiscano finalmente che i voti ricevuti vanno spesi – non necessariamente per fare pastette – e che qualcuno è più utile di qualcun altro. Che, quando veleggi su percentuali a  due cifre, la selezione del ceto politico non si può fare come anche questa volta, che l’autosufficienza è dei gruppuscoli e che le alleanze danno forza e vitalità se sono genuine. Dato che non hanno preso una batosta, li vedremo presto alla prova con una nuova fase del movimento: adesso devono proprio darsi una mossa, una linea e qualche regola seria di funzionamento.
Certo che siamo un popolo ben strano: siamo bugiardi perfino con gli intervistatori fuori dai seggi e rendiamo improbabili sondaggi e previsioni. La cosa potrebbe anche farci sorridere, se non fosse che siamo così quasi in tutto…
Adesso vado a vedere cosa è successo a Collegno.
Mariano
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