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I FIGLI DEL MINOTAURO

La requisitoria di Caselli e il richiamo a una classe politica senza etica raccolgono apprezzamenti unanimi. Solo che bisognerebbe accompagnare le parole ai fatti…
Che ‘tte serve?
minotaurusC’è una scarsissima sensibilità di gran parte del ceto politico e intellettuale verso un’emergenza che non può più essere considerata un’emergenza ma è diventata una realtà radicata”, queste le parole del procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli durante la requisitoria finale del processo a oltre settanta imputati accusati di vari reati e di associazione mafiosa. Non si è sottratto neppure dal fare nomi e cognomi di politici che occupano posizioni di responsabilità a Roma come a Torino, coinvolti in rapporti un po' troppo amichevoli con appartenenti alle ‘ndrine locali, qualche volta addirittura con i loro responsabili.
Stupefacenti le loro giustificazioni, tutte riconducibili a: “non sapevo che fosse un malavitoso, anzi ero convinto/a che si trattasse di persona rispettabile alla quale sono unito/a anche dalla comune provenienza…”, o a che a “in campagna elettorale ti portano dai possibili grandi elettori per chiedere voti; sovente non sai neanche dove sei, figuriamoci se puoi sapere con chi hai a che fare…”.

RENZI? IDEM!

Insieme alla condanna di Berlusconi, arrivano le dimissioni della Idem, beccata come una qualunque furbetta italiana. Torna alla ribalta il caso Renzi, ma l'Italia è piena di
Furbetti all’italiana
petty_thief_2_by_biondoadar-d596dw1Credo che la Idem abbia fatto davvero bene a dimettersi… e proprio nel giorno in cui Berlusconi viene condannato da 7 anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e in Sicilia vincono le elezioni quelli che hanno programmi definiti e radicali, ma che soprattutto sono lontani dalle "larghe intese" romane. Nei giorni scorsi la sue “furbate” l’avevano accreditata come perfettamente acclimatata agli usi e costumi italici, lei tedesca dell’est e donna tutta d’un pezzo.
Vedi che non è una questione di nascita (ius sanguinis)? – mi sono detto non appena scoppiato lo scandalo – stanno in Italia qualche anno e subito prendono gli usi e i costumi di noialtri (ius soli)”.

AL SINDACO PIACE IL DEBITORE

Tre mesi fa ho raccontato le vicende di un personaggio importante della mia città che doveva oltre mezzo milione di euro all’erario (tasse non pagate) e dei banchetti che organizzava in onore del nostro sindaco (leggi). Che cosa è successo nel frattempo?
Impuniti!
bavardGiusto per riepilogare, a beneficio dei lettori più disattenti e di quelli che pensano che queste storie sono troppo dettagliate e locali per meritare la loro attenzione: a Grugliasco – ridente cittadina dell’hinterland torinese, già Stalingrado dell’Ovest e tante altre cose – noi avevamo scoperto un contribuente che, pur dovendo mezzo milione di euro all’erario, circolava indisturbato e rispettato. Non solo, il sindaco ci banchettava assieme e approfittava della sua proverbiale ospitalità per radunare a casa sua i  supporters eccellenti dell’amministrazione comunale: industrialotti, palazzinari, aspiranti speculatori immobiliari e tutto il solito sottobosco di queste situazioni (leggi).
Lo stesso Comune - così inflessibile (giustamente) verso i cittadini che sbagliano di pochi euro o che dimenticano una bolletta e o che non possono pagarla – mi aveva fornito i dati, dunque il sindaco avrebbe ben potuto averli prima lui e stare alla lontana da un cittadino così poco modello…

I VALORI E LE ELEZIONI di F. Maletti

In tempi confusi, qualche riflessione che ci aiuti a fare chiarezza… Che rapporto c’è fra il candidato e i suoi elettori? In che modo ricolleghiamo il corpo elettorale ai corpi degli eletti?
Urge una legge elettorale
enrollment-electoral-rollsOgnuno di noi è portatore di valori. A partire dalla famiglia, abbiamo valori acquisiti fin dalla nascita e maturati via via a seconda del contesto sociale nel quale siamo cresciuti. Le leggi che regolano il nostro modo di vivere civile, hanno come riferimento tassativo tutti questi valori. I valori sono parte integrante di noi, e modificano il nostro essere ed il nostro modo di rapportarci con gli altri. Nel corso della vita e a seconda delle esperienze fatte, i nostri valori si modificano: alcuni valori si sommano ad altri, mentre altri perdono d’importanza fino ad essere dimenticati.

L’INGRATITUDINE

Il “dramma” politico e umano, che si consuma in questi giorni fra alcuni on/li del M5S e il loro “creatore”, è  la moderna rappresentazione di una eterna condizione umana…
L’esplosione del super-io
EdipoFacile sostenere che, dopo un certo numero di esecuzioni, Robespierre fu a sua volta ghigliottinato dopo un processo sommario imbastito sulla falsariga dei suoi; facile scomodare il complesso di Edipo con tanto di uccisione del padre; oppure evocare le sirene del potere (e dei soldi) come potente collante fra il culo, anche quello più rovente, e la sedia su cui si posa; oppure ancora la voglia di protagonismo, il fascino delle sirene che compravendono anche oggi, in Parlamento e fuori. Troppo facile: in questa vicenda c’è tutto questo, ma anche tanta, tanta arroganza, condita da quella dose di ignoranza che contraddistingue larga parte della dirigenza del nostro paese.
Alcuni del M5S, arrivati lì, hanno probabilmente dimenticato rapidamente di essere dei miracolati, spingendosi a ritenersi geni della politica, possibili ministri, sottosegretari o anche solo le grandi menti di cui il nostro paese aveva proprio bisogno per uscire dalla crisi.

I MOVIMENTI DELLE STELLE FILANTI di F. Maletti

Un buon punto di vista della situazione, distaccato quanto basta e di dispiaciuto quanto occorre per la deriva che stanno prendendo speranze e aspettative…
L’organizzazione dei movimenti
Corritrici
Per qualcuno che ha vissuto quei tempi si tratta di una storia vecchia. Ma che vale la pena ricordare. Se non altro per dimostrare come non sia vero che “tutto quello che è vecchio non è utile”. Infatti, tutto quello che è vecchio merita di essere ricordato perché (se non altro) aiuta a non ripetere gli stessi errori.
Veniamo al punto. Negli anni ottanta nel sindacato si era aperta una discussione lacerante su questa domanda: “Il sindacato deve essere una ORGANIZZAZIO-NE, oppure deve essere un MOVIMENTO?”.
Si trattava di una domanda non da poco, in quanto dalla risposta dipendeva la intera strategia del confronto tra il sindacato e tutte le altre “componenti sociali”...

IL BABAU

La regressione della nostra società comincia a presentare tratti preoccupanti perché molto simili alle nevrosi collettive sui cui lavorano bene demagoghi e aspiranti dittatori. Ve lo scrive…
…il male assoluto!
BabauQuando i pedagogisti “buonisti” ancora non erano riusciti a ridurre ad agnellini miti le nuove generazioni di genitori e insegnanti, era uso minacciare i bambini cattivelli con il babau. Qualcuno usava il lupo cattivo, qualcun altro l’uomo nero, i più fanatici adoperavano direttamente il demonio.
Se non stai bravo lo dico all’uomo nero che viene e ti porta via! – diceva il genitore esasperato al bambino riluttante e capriccioso – Così vedi cosa succede a chi non obbedisce a mamma e papà”. I bambini più svegli capivano presto che l’uomo nero e tutte le altre invenzioni dei genitori altro non erano che babbo natale all’incontrario, fino a giungere a maturare quel sano scettiscismo che durante l’adolescenza si trasforma in disinganno, poi in senso critico.
Così sono cresciute intere generazioni di bambini, alcuni spaventati dall’incognito e ben predisposti a cercare sempre la protezione di qualcuno più forte e coraggioso di loro.

CIUCCI CHE SPRECANO

L’incompetenza e l’ignoranza sono spesso più pericolose delle differenze di punti di vista. Specie se accompagnate dalla prosopopea. Da tempo la mia non è più una città che guarda avanti…
Smart city? Ma per piacere…
Una dozzina di anni fa l’amministrazione comunale della mia città decise di realizzare una rete di teleriscaldamento, allora era il modo migliore per ridurre le emissioni e fornire calore a costi accettabili, peraltro integrabile con le fonti rinnovabili che si stavano timidamente affacciando al mercato.
Invece di fare come gli attuali, gli amministratori del tempo chiesero aiuto a chi ne sapeva più di loro, poi bandirono una gara pubblica per cercare un partner privato con cui realizzare il progetto. Accanto ai tubi del teleriscaldamento – già che si sarebbero rotte le strade per farli passare – impose contrattualmente anche la posa di cavidotti per farci transitare cavi telefonici e cavi in fibra ottica.
Si stava avvicinando il boom di internet e dei servizi on demand, dalle televisioni digitali al telelavoro; i social network ancora esistevano solo nelle università americane, ma già si preconizzava la loro esplosione con l’aumento dell’accessibilità alla rete.
Il cambiamento era nell’aria e l’amministrazione si poneva il problema di come servire le abitazioni e gli edifici pubblici con una rete efficiente di cavi in fibra ottica, così da vendere il servizio a tutte le società fornitrici di servizi remoti.
Ben prima che salisse alla ribalta il tema dei beni comuni,  si voleva fare di Grugliasco una città all’avanguardia anche nel definire, una volta per tutte, che le varie Telecom, Fastweb eccetera non possono rompere in continuazione le strade e passarci con le loro infrastrutture, come se fossero cosa loro. Le strade e le piazze sono dei cittadini, chi vuole utilizzarle per sviluppare economia deve pagare il canone (proprio come facciamo tutti noi quando vogliamo usufruire di qualcuno dei servizi che loro offrono, è il mercato bellezza!). E il Comune valorizzò le infrastrutture pubbliche attribuendo loro un valore che è il 51% del capitale conferito nell’azienda del teleriscaldamento.
Così si prendevano due piccioni con una fava: fornire ai cittadini servizi evoluti a minor costo di quello “di mercato” e valorizzare economicamente gli spazi pubblici, impedendone la sistematica distruzione. Vuoi posare cavi nel sottosuolo attraverso i quali far arrivare il tuo servizio? Non rompi la strada, passi nel cavidotto del Comune e paghi il canone. Facile no?
Sono passati undici anni da allora, qualcuno di meno da quando la rete del teleriscaldamento è stata completata. A Grugliasco di cavidotti ce n’è per 30 km, tutti realizzati come da contratto; la rete passa in ogni angolo della città, tranne che in due borgate lontane dal centro. Ci si potrebbe attendere una popolazione straservita di ogni ben di Dio in quanto a servizi informatici… invece niente!

Ieri sera, durante una riunione in Comune ho chiesto all’assessore preposto, si chiama Turco, che cosa avessero fatto per valorizzare economicamente e strategicamente quella rete, viste le note difficoltà economiche dei comuni e la fame di connettività ad alta velocità e dei servizi collegati.
Ha sgranato i suoi occhioni da cerbiatto e mi ha risposto che nei tubi passa il collegamento fra il palazzo del Comune e i Vigili (km 1,3 su Google Maps)… e basta. Visto che appariva in difficoltà, è intervenuto quell’altro fenomeno del sindaco che, quando non fa il portaborse in Regione come secondo lavoro,  parla come se fosse in Comune da un anno e non da 13 (cioè da quando partì il progetto). Ha detto le stesse cose confermando che l’amministrazione non ha mai fatto gare e bandi per offrire questo servizio, dando la chiara impressione di non sapere forse neanche da dove si comincia.
La cosa più simpatica è che, di fronte a una mia richiesta di precisazione, ha ribadito che l’unico uso dei cavidotti è quel collegamento Comune-Vigili di cui sopra. Solo che non è vero: un piccolo tratto della rete è impegnato a collegare la Facoltà di Agraria con l’ ITIS “Majorana” di via Baracca che, infatti, usufruisce di un collegamento ad alta velocità. Ignora l’assessore, ignora il sindaco, una bella coppia. Spettacolo usuale dei consiglieri di maggioranza: muovevano la testa come i cagnolini sul cruscotto quando il loro assessore prima e il loro sindaco poi, si giustificavano con le solite palle. Se ve li siete persi, non preoccupatevi: insulteranno come al solito sui social networks, magari senza neanche rendersi conto che, con una politica meno ignorante, la loro città potrebbe essere padrona del suo destino e delle sue infrastrutture.

Difficile quantificare il danno economico e produttivo per la città, non ne sono capace. So, però, che basta aprire una qualunque rivista di economia per leggere che quel poco che si muove nel mondo della produzione oggi ha bisogno di infrastrutture informatiche, di servizi che possano supportare la trasmissione di contenuti a una velocità accettabile. Grugliasco avrebbe potuto fornirla a larga parte delle famiglie e della attività produttive attraverso la sua rete di teleriscaldamento, quando la concorrenza praticamente non esisteva.
Con amministratori del genere, perché stupirsi se l’Università ha cambiato i suoi piani e se a questa città non resta che sperare nell’inceneritore? Ma li votano lo stesso, anche perché possano titillare le tastiere dei loro cellulari come studentelli in crisi da Facebook, tanto sono già saputi: sono la maggioranza, no?

Mariano

SCUOLA: FINE DI UN’EPOCA?

Ci siamo: un altro anno scolastico di avvia alla conclusione. E’ ora di bilanci, l’aria si fa elettrica e si comincia a ragionare su cosa è cambiato e sulle tendenze...
La scomparsa dei secchioni
Sono 39 i miei anni di onorato servizio come insegnante, dunque tanti. Gli ultimi 30 li ho “lavorati” in un istituto pieno di bella gente, ma poco frequentato dai fighetti e dagli intellettualini che tanto piacciono a noi insegnanti quando siamo in carenza da soddisfazioni professionali.
Oltre che a tentare di insegnare qualcosa, ho passato una buona parte del tempo a combattere contro il pregiudizio che circonda i “secchioni”, vale a dire quelli che vanno bene a scuola. Quelli che studiano, fanno i compiti e normalmente seguono le lezioni. Magari hanno i capelli lunghi, le magliette coi teschi, brufoli a volontà, il culo di fuori e appena velato da mutande dai colori improbabili; magari parlano a smozzichi, si cibano di ogni schifezza possibile, stanno seduti/e poco composti/e e a volte danno l’idea di pensare a tutt’altro. Eppure vanno bene a scuola e sono quasi sempre a posto. 
Fino a pochi anni fa quest’ultima caratteristica bastava a trasformarli in drop out, sfottuti e schifati dai compagni,  fighetti agghindati secondo i dettami della moda del momento e vuoti come delle zucche americane il 31 ottobre… ma rigorosamente asini, ciucci impuniti e apparentemente felici di esserlo.