Il 24 gennaio 2008 il governo Prodi - formato da tutte le forze politiche di centro e di sinistra, era il tempo dell'Unione - veniva sfiduciato dal Senato (156 sì e 161 no). La sconfitta veniva dall'Udeur di Mastella e dai seguaci di Dini, che facevano parte della maggioranza, ma votarono contro lo stesso. Votò contro anche un senatore di Rifondazione Comunista che già aveva criticato aspramente il governo sulla partecipazione alla missione "umanitaria" in Afganistan e sul raddoppio della base militare americana di Vicenza: Franco Turigliatto. Il suo voto non era assolutamente decisivo, ben altri furono i killer di Prodi (leggi la ricostruzione di Travaglio), ma lo stesso lui assurse a simbolo della sua sconfitta. Colpa di Turigliatto. Il premier rassegnò le dimissioni e le cose presero la piega che sappiamo, anche grazie alle manovre e agli intrighi di Napolitano che, dal Quirinale, contribuiva con le sue gesta a rendere, la nostra, quella repubblica extraparlamentare che vediamo oggi.
La sera della sfiducia, quel 24 gennaio, me ne torno a casa da una giornata in Consiglio regionale e vengo apostrofato davanti al portone da un concittadino che mi dice: "Perché ha fatto cadere Prodi? Non si rende conto che, così, spalanchiamo le porte a Berlusconi?".
Lo guardo stupito e gli rispondo: "Scusi, ma come faccio a essere contemporaneamente a Roma e qui a Grugliasco?". Ci pensa su e si scusa: io sono Mariano, lui è Franco, gli ribadisco. Capii allora che per me era finita: da quel momento avrei passato buona parte del mio tempo a cercare di dipanare gli effetti dell'omonimia.
Così è ancora oggi. Allora telegrammi di condanna, messaggi terribili a migliaia sui social, incontri con persone disattente che avevano allegramente confuso le cose, complici le Littizzette e i Fazio e i giornalai assortiti che starnazzavano dando al povero Turigliatto (Franco) la colpa di tutti i mali del mondo, fino a trasformare il suo cognome (che è anche il mio) in sinonimo di sinistra parolaia, inconcludente e incapace di conciliare il governo coi principi. Tutte cose che io non sono proprio, la mia storia sta a dimostrarlo più di tante parole.Lo guardo stupito e gli rispondo: "Scusi, ma come faccio a essere contemporaneamente a Roma e qui a Grugliasco?". Ci pensa su e si scusa: io sono Mariano, lui è Franco, gli ribadisco. Capii allora che per me era finita: da quel momento avrei passato buona parte del mio tempo a cercare di dipanare gli effetti dell'omonimia.
Il Turigliatto (Franco) era diventato senatore perché eletto in una lista bloccata (c'era già il Porcellum, che andava bene a tutti) in cui occupava il secondo posto, subito dopo Bertinotti che aveva optato però per un altra circoscrizione lasciandogli il posto. A uno come me nessun partito avrebbe proposto (e proporrebbe oggi) una candidatura bloccata: meglio i funzionari e i lacchè. A me, al massimo, propongono una candidatura quando non c'è nessuna speranza di elezione e il voto di preferenza, dato che sanno che un buon numero di persone mi votano poiché mi vogliono bene e apprezzano quello che faccio e ho fatto (leggi).
Pensavo che, col tempo, l'omonimia avrebbe finito per diventare oblio. Gli Italiani dimenticano cose spaventose consumate poco prima ai loro danni: vuoi che continuino con questa storia di Turigliatto affossatore di Prodi? Invece è così: passo ancora oggi del tempo a spiegare che non sono io, che io sono quello che..., ma è una battaglia persa. E allora ripenso a tutte le volte che qualcun altro, sentendo il mio nome o riconoscendo la mia faccia mi ha detto: ah, Turigliatto, quello delle Gru? Invertendo tranquillamente il ruolo che ho avuto come sindaco della rinascita della città dopo la "grande retata dei corrotti" con quello dei miei predecessori. Una volta ci rimanevo male e mi affannavo a cercare di ristabilire la verità dei fatti, da un po' di tempo me ne sbatto: se il mio interlocutore è a questo livello forse si merita la repubblica in cui vive, perfino uno sgamarrone come me deve smettere di dargli retta e mandarlo a farsi fottere avvinghiato alla sua ignoranza e superficialità .
Prossimamente farò lo stesso con quelli che... l'affossa-prodi.
Mariano