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GIOVANNI, CIVICA E LA POLITICA CHE NON SAPPIAMO FARE

Il mio amico Giovanni annuncia i suo disimpegno dalla politica collegnese con un post che dice più cose utili a ragionare dell'oggi di uno studio di sociologia della politica...


Il suo post lo trovate qui, per le notizie sul soggetto bisogna che si faccia riferimento altrove, non sto mica scrivendo un coccodrillo! Il mio commento al suo post di addio alla politica è viziato dal'affetto profondo e da quasi cinquant'anni di scambi frequentazioni e corrispondenze. Dunque non è obbiettivo, anzi lo è proprio per questo, visto che non ci dobbiamo niente e non c'è nulla che possa cambiare le nostre relazioni.
Giovanni è una persona preziosa per la società perché tutto quello che fa lo affronta con la passione, la sofferenza di chi scava a fondo; perché il suo è punto di vista mai banale, quello di un osservatore che non si contenta  di pensare quello che altri hanno deciso di fargli credere. Dobbiamo a lui la fondazione e la direzione dell'unico giornale "libero dalle veline" di questa zona: Il "Corriere di Rivoli, Grugliasco e Collegno", fucina di giornalisti che oggi stanno nelle principali testate italiane, allevati dai suoi celebri grugniti e dalla sua critica puntuta (ecco testata e commenti). Il giornale sarà poi svenduto dall'unico che carriera non l'ha fatta - scrive ogni tanto sulla busiarda articoli di  regime -  e che tanto aveva brigato per succedergli senza averne il merito...
Dobbiamo a lui - e al suo giornale - lo squarcio sulla vicenda dei 66/68 martiri di Grugliasco e Collegno del 30 aprile 1945 e su ciò che successe nelle nostre città il giorno dopo.
Il linciaggio a cui venne sottoposto (io me la cavai meglio, ero pur sempre il sindaco di Grugliasco) e l'ostracismo che subì da allora in poi sono una storia che prima o poi vorrò raccontare, tanto violente, immotivate e piene della malafede di tanti comunisti diventati tali un minuto prima che servisse esserlo e protagonisti di prosperose carriere politiche costituite con la stessa faccia di tolla con cui le hanno mantenute negli anni.
Eppure, Giovanni non si tirò indietro. Scavò, raccolse testimonianze, sondò e... pubblicò. Una notizia bomba che segnò un cambiamento profondo nello stesso modo di intendere l'antifascismo dalle nostre parti: finalmente le vestali dell'ortodossia, quelle che avevano campato sessant'anni di una storia raccontata a loro uso e consumo, furono costretti a dire quello che per troppo tempo avevano nascosto. E non ne furono felici, perciò essendo loro potenti, si attrezzarono anche per farla finita con un giornale che rompeva le palle - forte solo delle vendite e non dei finanziamenti pubblici che altri, come Luna Nuova ricevevano a piene mani da Roma - e col loro direttore: Giovanni.
Per questo, una volta eletto in Regione nel 2005, gli chiesi di dirigere e comporre il giornale che cominciammo a pubblicare. Una specie di periodico delle liste civiche, quelle vere, che stavano fiorendo nella nostra regione come risposta a una sinistra sempre più lontana dalla realtà e sempre più abbarbicata al potere. Si chiamava (si chiama ancora) "PUNTO DI VISTA"; chi volesse dare uno sguardo, trova la maggior parte dei numeri qui, Naturalmente anche questo giornale cominciò a dare fastidio e a sollevare le proteste dei sindaci PDS e poi PD della gran parte dei comuni di cui scriveva. Così tante che arrivarono a chiedere alla Bresso di eliminare la mia persona (e le cose che facevo, collaboratori compresi) dalle liste delle regionali 2010. Richiesta accolta alla pavida Mercedes, che perse.
Nel mentre Giovanni nel 2009 era stato eletto consigliere comunale a Collegno nella lista "CIVICA per Collegno" e cominciava a svolgere anche un compito per lui nuovo, quello dell'opposizione costruttiva e approfondita. Talmente costruttiva e approfondita che la sindaca - un bruttissimo soggetto, umanamente e politicamente - pensò bene di scatenargli conto le società "di regime" che querelavano il nostro costringendolo a spese impreviste e a tour nei tribunali italiani. Sempre assolto, ma le spese non gliele ha pagate nessuno e neanche il disturbo (il resoconto qui e qui), tutto sopportato col su reddito di insegnante di scuola media. Tipico comportamento, quello della sindaca, da compagne che sbagliano e che vanno predicando "la forza della verità" e la "potenza della memoria".  una che occupa poltrone da così tanto tempo da non avere bisogno né di quota 100 né dell'opzione donna. Ribadisco, uno squallore umano e politico da far paura. Continuo a pensare che, se il sindaco fosse stato il predecessore della squallida, altro sarebbe stato il tenore delle relazioni e altro il contributo richiesta a Giovanni per il governo della città.
Arriviamo al 2014 quando  per tutti era chiaro che Giovanni sarebbe stato il candidato a sindaco ideale per il M5S: esperienza, schiena dritta, nessun debito e nessun scheletro nell'armadio. Era chiaro per tutti tranne che per i diretti interessati che, infatti, ne scelsero uno che non portò alcun beneficio alla lista. La fine dei 5 Stelle collegnesi - parlo di quella cittadina, non dei voti che ancora prenderanno nella elezioni nazionali per l'incapacità degli antagonisti - sta nelle loro irrilevanza in comune e nelle divisioni e polemiche che hanno portato a infinite dimissioni. Un consenso sprecato, un'occasione buttata per cambiare in un posto dove non cambia mai nulla. Pazienza.
Giovanni viene rieletto nella solita lista di "CIVICA per Collegno"e, un po' spompato, cerca di fare del suo meglio nel quinquennio. Per questa parte rimandiamo i lettori più esigenti alla lettura del blog della lista. Ora, alla fine della consiliatura, Giovanni annuncia che non si ricandiderà più.
Ecchissenefrega avranno commentato i più. Forse hanno perfino ragione... un piccolo dettaglio però balza all'occhio: ma che politica diventerà, che paese diventeremo, se questo spreco di umanità, di competenza e di lungimiranza diventerà stabilmente lo stile con cui affronteremo il futuro?
Mariano


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