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PIETRO

E' proprio vero: all'eccitazione incontrollabile della nascita del primo/a nipote/ina, segue una più calma consapevolezza del loro futuro. Dopo Cloe e Maria, è arrivato Pietro!

Nei nonni i nipoti sono un impasto di preoccupazione per il mondo in cui sono arrivati e per la gente che lo abita, aspettative quasi spasmodiche condite dalla curiosità di cosa diventeranno e di cosa potremo fare noi per farli crescere al meglio.
Poi la solita girandola di parenti e amici che lo guardano e ci trovano qualcosa anche dei nonni. I quali sono preoccupati da ben altro: Pietro è nato bellissimo e in salute, scusate se è poco.
Non sappiamo di che colore saranno gli occhi (qualche vipera sussurra "come quelli del nonno", ma già altre comari vanno cercando il colore in altri rami collaterali della famiglia), neanche i capelli (adesso neri, come...), la mascella (proprio puntuta, come...), la forma del volto e tutti quei caratteri fisici che cambiano ogni giorno, come è giusto che sia.
Sembra volitivo, mammone (ci mancherebbe!) e tanto bisognoso di cure e affetto. Ne ha finché vuole, dai suoi genitori e da sua sorella Maria, da tutta la famiglia che ancora festeggia il lieto evento e che con discrezione un po' se lo contende nelle occasioni in cui riesce ad acchiapparlo.
Pietro è nato in un paese in preda a deliri xenofobi, in un momento di confusione e di nodi che vengono al pettine nel modo peggiore possibile. Però lui se la passa piuttosto bene, protetto da una famiglia ferreamente determinata a dargli tutto ciò di cui ha bisogno, un po' di superfluo e tutta la cultura che gli serve per orientarsi, quando sarà anche per lui il momento di camminare con le sue gambe, tenere a bada la pancia e far funzionare il cervello.
Si capisce già che ha le caratteristiche giuste per l'impresa e che soprattutto saprà collaborare con i suoi simili, imparerà che la ricerca della felicità è un processo collettivo e che qualunque scorciatoia individuale è  destinata al fallimento.
Per adesso mangia, dorme, fa pipì e cacca (poca) con invidiabile naturalezza e senza vergognarsi. Il suo senso del pudore lo esercita nel tacere dei tanti bei sogni che fa tra un pasto e l'altro, le sue speranze si riducono all'auspicio che la tetta materna continui a erogare alla bisogna, che qualcuno lo pulisca e lo culli perché possa tornare a sognare le tante cose belle che costituiscono il bagaglio delle emozioni che lo faranno un bambino felice e un adulto responsabile.
Che scommessa, Pietro!
Mariano
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