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MARIA

E’ arrivata la seconda nipotina: l’emozione è la stessa, la voglia che cresca bene e forte ancora maggiore….
Maria, femminile futuro
MariaLa seconda non ti coglierà più affettivamente impreparato, come invece è stato per la prima…”.
Più o meno così un amico mi descriveva quello che avrei provato e pensato quando anche Maria fosse nata. Me lo diceva da intenditore, visto che anche lui ha due nipoti. Io, nonostante universalmente si sappia che non ci azzecca mai, l’ho preso sul serio non predisponendomi a una possibile girandola di emozioni e sentimenti analoga a quella che avevo provato due anni fa, alla nascita di Cloe. Il mio amico raccontava palle e io sono il solito credulone.
Quando, il 25 luglio, è arrivata Maria, è come se l’orologio fosse tornato indietro di due anni: una gioia incontrollabile, l’amplificazione di tutte le piccole preoccupazioni post partum (ha tutte le dita?, sta bene? è tutto a posto? non è un po' troppo minuta? siamo sicuri che abbia tutta l’assistenza che ci vuole?), la voglia di essere parte di questo evento magico, i sogni e le speranze che accompagnano l’affacciarsi al mondo di un esserino di neanche tre chili su cui tutti si esercitano a trovare somiglianze e difformità.
Solo che è diverso perché sono diversi i suoi genitori ed è diversa lei, a testimoniare la varietà della vita, delle situazioni e delle persone. Maria strilla come un’aquila, voce potentissima e di carattere, allo stesso tempo è paciosa quando non ha bisogni primari da soddisfare e non è nemmeno troppo esigente.
Sembra crescere beatamente occupandosi, per adesso, del suo benessere e dedicando meno attenzioni che può all’universo che la avvolge, perfino inconsapevole del travaglio che ha prodotto la scelta del suo nome.
Le guardi gli occhioni blu scuro (sarà questo il colore definitivo?) cercandoci lei e ti sembra che sia già all’opera per disegnare strategie efficaci di sopravvivenza in questo mondo dove la paura prevale sempre sulla speranza. La tocchi, la prendi in braccio, la guardi ciucciare e pensi alla vita che farà, a cosa diventerà, a chi incrocerà la sua strada, magari facendone un pezzo insieme, a come puoi aiutarla a diventare appieno la persona che può essere e che vorrà essere.
Poi ti incazzi con i genitori un po’ impacciati, ti fai passare il nervoso quando vedi che si impratichiscono giorno dopo giorno e, mentre imparano a conoscerla, imparano anche a trattarla. Vorresti che ti chiedessero consiglio, ma non puoi non ricordare che tu non li hai mai voluti. Ti chiedi se ce la faranno a stare al passo con le necessità che un figlio presenta, poi ti dai mentalmente del coglione perché rischi di offenderli per niente, ricordando che tu e tua moglie ce l’avete fatta. Con l’aiuto di tanti, ma ce l’avete fatta. Non capisci certe loro rigidità (effettivamente incomprensibili), poi ti ricordi di quando dicevi dei tuoi figli: “un’ora di televisione al massimo”, “si mangiano solo cibi sani: niente coca-cola e cibo spazzatura”, “quando è ora della nana, devono stare nel lettino e strillino finché voglio, sono solo capricci” e altre simili amenità svaporate alla prima messa in pratica.
E così, in bilico fra la proverbiale invadenza dei suoceri e il desiderio di accompagnare nel migliore dei modi il miracolo di una nuova Turigliatto che si affaccia alla vita, il primo mese abbondante è passato. Maria dorme, mangia e caga: fa tutte le cose che deve fare un neonato, curata dai suoi genitori e da un gruppo di nonni ansiosi di essere sempre più parte della sua crescita e della sua vita. Desiderosi di aiutarla a stare bene su questa terra.
Perché Maria è anche un po’ noi, ma è soprattutto lei, quello che sarà e le belle cose di cui sarà capace. A noi, bi-nonni, il compito di amarla e mantenerla preziosa, come già è.

Mariano
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