Le chiacchiere non ripuliscono l'aria, gli alberi sì.
Dopo un inverno passato ad invocare la pioggia perché ripulisse un poco l'aria mefitica delle nostre città, si avvicina una primavera che si annuncia altrettanto tossica. In realtà non è la primavera ad esserlo, ma l'aria che respiriamo ogni giorno e che facciamo respirare ai nostri bambini, sempre più allergici a qualcosa, asmatici e scoloriti. Quando non ciccioni o ipercinetici a forza di fare sempre qualcosa di organizzato e controllato per far piacere a qualcuno delle migliaia di adulti e vecchi con tanto tempo libero che li scarrozzano qua e là.
Il fatto è che oramai, dopo una bella pioggia, in un giorno soltanto il livello di inquinanti nell'area torna ai massimi, ben al di sopra dei già generosi limiti stabiliti per legge: siamo già oltre il punto di non ritorno, quella soglia che ci permetteva di pensare che, con qualche giorno di blocco del traffico e una limitazione in più per i motori inquinanti, tutto sarebbe tornato a posto. Eppure continuiamo a pensare che le cose stanno così, come se volessimo illuderci che le misure giuste per preservare la salute nostra e dei nostri ragazzi sia solo un piccolo sacrificio in più e non invece quella rivoluzione - non necessariamente sanguinosa e triste - che oramai è nell'aria.