La tragedia del crollo dei regimi
L'epilogo dei regimi tunisino ed egiziano ci avevano fatto sperare che anche la Libia si sarebbe liberata di Gheddafi con un tributo di sangue abbastanza modesto. Invece è il contrario.
L'amico del cuore di Berlusconi sfoga la disperazione e la solitudine inattese con un bagno di sangue senza precedenti nei confronti dei suoi concittadini e sudditi. Non c'è limite alla atrocità e sappiamo poco di ciò che sta davvero accadendo laggiù, ma non possiamo che sperare che le stime siano per eccesso e che in pochi giorni la rivolta vinca definitivamente.
In Italia il governo fa la solita figura di merda, ma siamo talmente abituati ed anestetizzati che non ci facciamo più caso di tanto. Certo che le Italiane pagate qualche mese fa a Roma per seguire le lezioni di Islam da Gheddafi, durante la sua ultima visita con cena di gala e tutti presenti, debbono aver tirato un bel sospiro di sollievo: chissà che fine avrebbero fatto se, fulminate dalla predicazione del Raiss e ammaliate dai suoi soldi come veline da olgettina, lo avessero seguito laggiù, nel luogo dove adesso si è scatenato l'inferno. E chissà le amazzoni, quelle che lo scortavano, i cavalli berberi, la foto che aveva sulla pancia...
Oggi Gheddafi sta sottoponendo il suo popolo a un'inferno forse perfino peggiore di quello che gli Italiani colonizzatori produssero quando occuparono la Libia, lo sta facendo come farebbe un dittatore disperato di qualche romanzo di fantasia.
Solo che è tutto vero, anche il sangue i lutti e gli assassinii. E' vera anche la disperazione di un capo che vede il suo crollo, non lo accetta e non negozia la transizione.
Mentre ci preoccupiamo tanto, ma guardiamo la Libia di oggi con il timore di sbarchi sempre più numerosi sulle nostre coste - ora che il raiss non fa più morire gli immigrati nel deserto -, potremmo provare a immaginare cosa potrebbe succedere in Italia tra poco, quando il nostro presidente del consiglio non negozierà il suo ritiro, non accetterà di farlo pacificamente e porterà la situazione alle estreme conseguenze.
Incurante - come è sempre stato - delle sorti del paese, del suo tessuto sociale ed economico, delle tante persone che lo hanno sostenuto ben oltre il ragionevole, sulle quali calerà la sfiga che circonda tutti quelli che sono vicini a lui. Incurante perfino del suo impero economico, convinto com'è che aprés lui, le dèluge.
Mariano
L'epilogo dei regimi tunisino ed egiziano ci avevano fatto sperare che anche la Libia si sarebbe liberata di Gheddafi con un tributo di sangue abbastanza modesto. Invece è il contrario.
L'amico del cuore di Berlusconi sfoga la disperazione e la solitudine inattese con un bagno di sangue senza precedenti nei confronti dei suoi concittadini e sudditi. Non c'è limite alla atrocità e sappiamo poco di ciò che sta davvero accadendo laggiù, ma non possiamo che sperare che le stime siano per eccesso e che in pochi giorni la rivolta vinca definitivamente.
In Italia il governo fa la solita figura di merda, ma siamo talmente abituati ed anestetizzati che non ci facciamo più caso di tanto. Certo che le Italiane pagate qualche mese fa a Roma per seguire le lezioni di Islam da Gheddafi, durante la sua ultima visita con cena di gala e tutti presenti, debbono aver tirato un bel sospiro di sollievo: chissà che fine avrebbero fatto se, fulminate dalla predicazione del Raiss e ammaliate dai suoi soldi come veline da olgettina, lo avessero seguito laggiù, nel luogo dove adesso si è scatenato l'inferno. E chissà le amazzoni, quelle che lo scortavano, i cavalli berberi, la foto che aveva sulla pancia...
Oggi Gheddafi sta sottoponendo il suo popolo a un'inferno forse perfino peggiore di quello che gli Italiani colonizzatori produssero quando occuparono la Libia, lo sta facendo come farebbe un dittatore disperato di qualche romanzo di fantasia.
Solo che è tutto vero, anche il sangue i lutti e gli assassinii. E' vera anche la disperazione di un capo che vede il suo crollo, non lo accetta e non negozia la transizione.
Mentre ci preoccupiamo tanto, ma guardiamo la Libia di oggi con il timore di sbarchi sempre più numerosi sulle nostre coste - ora che il raiss non fa più morire gli immigrati nel deserto -, potremmo provare a immaginare cosa potrebbe succedere in Italia tra poco, quando il nostro presidente del consiglio non negozierà il suo ritiro, non accetterà di farlo pacificamente e porterà la situazione alle estreme conseguenze.
Incurante - come è sempre stato - delle sorti del paese, del suo tessuto sociale ed economico, delle tante persone che lo hanno sostenuto ben oltre il ragionevole, sulle quali calerà la sfiga che circonda tutti quelli che sono vicini a lui. Incurante perfino del suo impero economico, convinto com'è che aprés lui, le dèluge.
Mariano