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MA CHE STORIE D'EGITTO!

Giacca, cravatta e un sasso in mano

L'avrete vista anche voi la foto del signore egiziano che, durante una delle manifestazioni di questi giorni, se ne stava in piazza a tirare un sasso, insieme a molti altri signori abbigliati per altra incombenza che una manifestazione. Era - lui come gli altri - in giacca e cravatta, capelli e barba curati, aspetto signorile e l'aria di trovarsi poco a suo agio in un contesto come quello.
Certamente non era uscito di casa per andare a tirare sassi. Si sarebbe detto che fosse uscito da una scuola, un ufficio, un ministero, il centro direzionale di un'azienda, a manifestare insieme con gli altri per chiedere la fine di un regime trentennale, un po' più di libertà e di democrazia, una balzo in avanti verso un futuro meno truce di quello che vive. Perfino lui che, dai vestiti che indossa, sembra appartenere alla fascia alta di quel ceto medio che sta sconquassando le piazze in Tunisia e in Egitto a causa del suo scivolare lentamente verso la proletarizzazione.

Davvero qualcosa di imponente sta succedendo nel mondo e soprattutto in quella parte di mondo che ha compiuto i passi maggiori verso la scolarizzazione di massa e la diffusione del web: giovani e adulti scolarizzati, perfettamente a conoscenza di cosa succede e di come si vive in giro per il mondo, rivendicano condizioni migliori e mettono sotto accusa la corruzione e l'impoverimento.
Attribuiscono a politici inamovibili la responsabilità principale di questo malessere e pretendono cambiamenti, riforme e libertà che hanno sempre solo osato sognare. Vogliono cambiamento, vogliono rinnovamento, un po' di pulizia e leggi capaci di garantire una vita dignitosa a chi non corre per il successo o è arrivato negli ultimi posti.
Insieme a loro un ceto medio sempre più povero, che non ha mai fatto fatica ad arrivare a fine mese e che si è sovente tolto qualche sfizio in più, magari a danno dei più poveri. Anche loro stanno scivolando verso la povertà e temono il baratro: rivendicano stipendi decorosi, prezzi calmierati, libertà civili e qualche diritto civile. Chiedono una speranza, uno sbocco alle frustrazioni che stanno accumulando da troppo tempo, oppressi dalla mancanza di futuro. Alcuni di loro sono certamente pronti a gettarsi fra le braccia del fondamentalismo pur di trovare uno sbocco alla rabbia repressa e alla voglia di cercare un senso all'esistenza.

Se poi dietro a tutte le proteste ci sono i partiti integralisti, la CIA, tutti i servizi segreti del mondo, lo sapremo solo a storia conclusa. Che c'è una contagiosa voglia di cambiamento lo si vede  e lo si sente. L'immagine del signore in giacca e cravatta lo spiega bene, potremmo chiedergli di venire a spiegarlo a noi Italiani addormentati.

Mariano
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