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RASSEGNAZIONE

Ovunque ti volti, con chiunque parli registri che una patina di rassegnazione si è posata viscida sul nostro mondo. E non è colpa del caldo…
Il veleno dell’inedia

Di cibo ne ingurgitiamo anche troppo, così poi facciamo la dieta. Ne parliamo compulsivamente, guardiamo i cuochi superstar in tivù, cerchiamo il posto dove si mangia meglio, andiamo a comprare le cose buone e genuine da Eataly, speriamo pure che siano a km zero! Lo stesso quando dobbiamo smaltire le conseguenze delle sovralimentazione o mettere qualche pezza al corpo che invecchia e non è più tonico come prima. Via con diete strane, consigli di abbinamenti per non ingrassare, esercizi e trucchi per contenere l'adipe.
L’attenzione è costantemente rivolta verso noi stessi in una specie di compulsione che non è egoismo, semmai un disperato antidoto alla noia di un mondo che non promette quelle svolte epocali a cui aspiriamo anche oggi e che, qualche volta, abbiamo intravisto dietro l’angolo. Allora la rivoluzione è mangiare verdura cotta la sera e carboidrati a pranzo, oppure camminare un'ora al giorno volenti o nolenti, o ancora eliminare il glutine.

PIU’ PELO PER TUTTI!

La berlusconizzazione di Renzi e del PD compie un altro importante passo avanti
#cambiaverso!
Perfino quelli di destra l’hanno capito: tassare la proprietà è più utile al progresso (e al profitto) che tassare il lavoro e gli investimenti in campo produttivo. Dunque anche un cretino patentato – trovatosi per le vicende italiche, ma non per elezioni, a capeggiare un governo qualunque –, che volesse provare a fare qualcosa per rilanciare un paese alla canna del gas, comincerebbe a tagliare le tasse sul lavoro (per dipendenti e imprese). Poi passerebbe agli artigiani e alle partite IVA, magari chiedendo loro in cambio il pagamento puntuale delle tasse dovute.
Nel mentre che c'è, detasserebbe gli investimenti per avviare nuove attività o per implementare quelle che ci sono con riconversioni produttive o potenziamenti nella produzione e nella promozione. Più gente occupi, più sconti hai sulle tasse, più aumenti il fatturato (al netto delle speculazioni finanziarie), meno tasse in proporzione finirai per pagare.
Tutto questo in un contesto dove il diritto fallimentare non produce cause eterne e dagli esiti creativi, la burocrazia ci mette il tempo che deve per evadere le pratiche, tutti devono pagare le tasse, chi non lo fa è considerato un criminale e come tale perseguito dalla legge. Sono i classici compiti di un Governo, solo che i governi non lo fanno mai. Sembra facile, naturalmente solo a parole, ma la strada è quella. Non mi sembra che ve ne siano altre.

STESSA FACCIA, STESSA RAZZA?

L'Europa tedesca e la Grecia cicala, i debiti che si pagano, le banche che comandano, la politica che illude obbedisce e dice alla stampa cosa scrivere. Ora è tutto più chiaro.
Graecia capta ferum victorem cepit
Adesso che una parte della tragedia si è consumata, qualche riflessione sulle vicende greche si  impone. Perché stavolta è davvero chiaro a tutto che l'UE che esce da queste giornate è profondamente diversa da quella che in tanti avevamo in mente: parla tedesco, qualche volta sbraita ordini nella stessa lingua e ha la gola all'interno dei caveau delle grandi banche che fanno e disfano governi, regole e condizioni, senza freni e senza controllo.
Che i Greci - come gli Italiani negli anni '80 e già fin oltre il 2000 - siano stati indotti a vivere sistematicamente al di sopra delle proprie possibilità, indebitando il paese e scaricando sul futuro il benessere del presente, è indiscutibile. In Grecia i partiti responsabili di questa gestione scellerata l'hanno pagata cara alle elezioni che hanno visto la vittoria di Syriza, in Italia speriamo sempre ma non succede mai. Che ai Greci questo andasse benissimo è altrettanto incontestabile, così come lo è il constatare che nessuno ha profferito verbo fino a quando il Bengodi ha continuato a produrre i suoi benevoli effetti. Certamente qualcuno già allora sapeva che prima o poi sarebbe arrivata la resa dei conti - non sono mica scemi - solo che speravano che sarebbe arrivata in un altro tempo e in un altro luogo (le tappe della crisi).
In piccolo, una dinamica del genere l'ho vista al lavoro anche io e qui da noi  negli anni fra il 2005 e il 2010, quando mi occupavo di sviluppo di aziende.

LES PARVENUS

Renzi dalla Merkel: quando la postura, le smorfie e gli sguardi dicono più delle parole…
Il parente povero
Avete presente la sindrome del “parente povero”, chiamata anche della “piccola fiammiferaia” o, in ambienti più colti, un variante del “bovarismo”? Produce danni incalcolabili ai singoli e alla società perché genera una spirale di scontenti, di invidie, di aspirazioni destinate al fallimento e anche qualche gesto fuori dalle righe che, nel caso di personaggi pubblici, squalifica il ruolo e chi lo ricopre. Persone a volte di umili origini a volte nemmeno, insoddisfatte e frustrate che credono di meritare molto di più di ciò che hanno, sempre pronte a dare la colpa della loro condizione alla malevolenza altrui, al destino cinico e baro, alla sfiga. Gente che non si accontenta mai, che aspira sempre a qualcos’altro non per semplice ambizione, ma quasi come restituzione di presunti torti subiti; desiderosa di rivalsa per ciò che ha patito o per ciò che vorrebbe essere, ma che non riesce proprio a  raggiungere per palese inadeguatezza personale.
Quando questi soggetti riescono a raggiungere una posizione importante, siccome non basta mai, eccoli desiderare di divenire parte di un mondo che non è il loro. Lo hanno sognato, coi suoi riti, le sue ricchezze, le sue gestualità e le sue magie.