Il parente povero
Quando questi soggetti riescono a raggiungere una posizione importante, siccome non basta mai, eccoli desiderare di divenire parte di un mondo che non è il loro. Lo hanno sognato, coi suoi riti, le sue ricchezze, le sue gestualità e le sue magie.
Lo hanno raggiunto: sono lì anche loro, ce l’hanno fatta. Ora debbono solamente più farsi accettare come pari da quella cerchia magica e farebbero perciò qualunque cosa per accreditarsi, per essere autorevoli, per entrare definitivamente nella cerchia di quelli che contano, che decidono della politica e dell’economia del mondo. Eccoli perciò trasformarsi in realisti ad oltranza, in servi sciocchi delle decisioni di quegli stessi potenti che sono già pronti a scaricarli non appena sarà cessato il bisogno.
Il parvenu si distingue sempre, anche quando cerca di camuffarsi vestendosi elegante: conserva quella postura, ora goffa ora troppo spavalda, che dice a tutti che quelli non sono i suoi panni veri, che è un imboscato. E poi diventa più realista del re, le spara sempre più grosse e si mette a 90 gradi anche quando non sarebbe necessario, nel tentativo di ingraziarsi sempre più il potente di riferimento. Guardate Renzi - presidente del Consiglio di un paese il cui debito pubblico continua a crescere a ritmi preoccupanti, dunque inviso ai "virtuosi del nord" -, sulla Grecia è riuscito a far trasudare il disprezzo, che pensa che provi la Merkel, con poche parole e il suo solito corollario di smorfie da Mr Bean. Doveva compiacerla, doveva accreditarsi: un parvenu che traballa e che, come tutti quelli della sua specie, pensa che stare coi potenti servirà a evitare l'invece inevitabile redde rationem con le manifestazioni sempre più terribili della sua inadeguatezza al ruolo e alla condizione.
Mariano