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UN MESE DI "BUONA SCUOLA"

Era giusto un mese fa quando le scuole riaprivano dopo le vacanze estive e la "buona scuola" cominciava a dispiegare i suoi benefici effetti nei meandri dell'istituzione. Un bilancio molto parziale...
Cominciamo dagli insegnanti e dal personale  d'ordine (in burocratese si chiamano ATA). Quest'anno, all'apertura delle ostilità, nella mia scuola di insegnanti ne mancavano davvero pochi (circa 5/6 su 112), pochi meno dell'anno scorso. Sono aumentati quelli di ruolo per via delle immissioni di personale che è stato precario talmente a lungo che ancora non si capacita di non esserlo più. Dato che si trattava di "vecchie lenze da graduatoria", lavoravano già tutti da tempo. Solo con meno garanzie e tranquillità... e questo non è poco. Purtroppo, date le modalità con cui sono state realizzate le immissioni in ruolo, parecchi di loro non resteranno nella a scuola dove sono perché cercheranno di avvicinarsi a casa. La continuità didattica va a farsi benedire, ma va anche detto che almeno un po' di stabilizzazione si realizza: in una scuola è molto importante che ci sia un nucleo di insegnanti e bidelle "storico" perché diviene il depositario dell'identità e della cultura di quella scuola. Garantisce anche ai nuovi arrivati il necessario accompagnamento e ambientamento.
Organico aggiuntivo, ovvero aumento del numero dei docenti per attività di sostituzione degli assenti e per aprire la scuola al pomeriggio con attività di sostegno, approfondimento e individualizzazione dell'insegnamento.
Niente di fatto, solo parole e una promessa che a novembre si vedrà se cominciare a mandare qualcuno. per intanto le scuole programmino e si organizzino, così se arriveranno forze nuove si farà qualcosa di buono, sennò nulla. Anche chi non è del ramo capisce che, così, non si farà un bel niente. La strada dei pomeriggi a scuola è già tracciata: volontariato estemporaneo o lunghi negoziati per destinare le briciole dei fondi rimasti a fingere di pagare qualche volenteroso che ci prova lo stesso. Insomma, tutto il can can sulla fine delle supplenze e sulla scuola che si apre al territorio per ora è lettera muta. Vedremo più avanti come si configurerà.
I Collegi Docenti sono percorsi da microscopici fremici ribellistici, si combattono le prerogative dei futuri Comitati per la Valutazione del servizio che, come è noto, dovranno dire a quali insegnanti viene data la gratifica annuale. Girano documenti impegnativi redatti dai sindacati che, in sostanza, come al solito non dicono nulla e propongono, se va bene, la solita battaglia che tutti leggeranno come di retroguardia. La scuola ha bisogno di profondi cambiamenti, a partire dalla didattica, dall'organizzazione, dai programmi e dall'approccio degli insegnanti al loro mestiere. Difendere i "diritti acquisiti" serve a trasformarla ancora di più nella caricatura renziana al contrario.
Altri cambiamenti non si vedono. Vuoi dire che fosse tutto qui? Ma che razza di riforma sarebbe questa? Riformare vuol dire riprogettare un servizio per adeguarlo ai tempi e alle mutate esigenze, investendoci qualche soldo e sperimentando cose nuove per decidere che strada dovrà prendere la baracca. Qui si tratta di un maquillage all'economica, che non cambia la sostanza della faccenda. Semmai la imbelletta un po'. E' come se un fumatore si sentisse e definisse riformatore solo perché ha cambiato marca di sigarette per spendere un po' meno.
In compenso, a un anno esatto dall'ultimo taglio, i cantonieri della Provincia (o che sia Città metropolitana?) hanno disboscato il cortile, ci eravamo dimenticati come fosse senza il metro di stoppie che lo ricopriva. Nei bagni continuano a esserci i rivestimenti di quando quarant'anni fa sono stati costruiti e l'odore di infiniti passaggi di giovani virgulti che nessuna bidella è mai riuscita a mandare via del tutto. Non ci sono quasi più scritte contro gli insegnanti: sono diventati così irrilevanti che non meritano nemmeno un insulto o un apprezzamento salace sulle loro prestazioni in classe. E per questo non c'è riforma renziana che tenga...
Mariano

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