Un ramo “collaterale” della grande inchiesta sull’ILVA di Taranto mette in evidenza problemi e questioni che riguardano il rapporto fra i politici eletti e dipendenti degli enti che governano. Un tema ben presente anche qui da noi… Un pezzo davvero interessante e anticipatore di novità!
Collaborazione o collaborazionismo? La vicenda dell’arresto del presidente e dell’assessore della Provincia di Taranto, avvenuti il 15 maggio nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente svenduto”, aprono uno spiraglio su un problema spinoso e diffusissimo nei rapporti tra politica e gestione organizzativa all’interno della pubblica amministrazione. Da tempo cerco di sensibilizzare sul tema tutta l’opinione pubblica con cui - nel mio piccolo – riesco a venire in contatto tramite i miei scritti e la mia attività sindacale (
leggi 1) (
leggi 2) (
leggi 3) e questo improvviso balzo agli onori della grande cronaca torna particolarmente utile allo scopo.
I fatti li conosciamo: Gianni Florido (presidente), Michele Conserva (ex assessore), Girolamo Archinà (funzionario) e Vincenzo Specchia (ex direttore generale), sono stati arrestati.
Le ipotesi di reato contestate dalla procura ionica vanno dalla concussione per induzione alla tentata concussione per costrizione.
«
I quattro, secondo le accuse, avrebbero esercitato direttamente o indirettamente, pressioni sui dirigenti dell’amministrazione provinciale perché si adeguassero ad “assumere un atteggiamento di generale favore nei confronti dell’Ilva”. Nell’ordinanza firmata dal gip Patrizia Todisco, gli investigatori documentano le pressioni nei confronti dell’ex dirigente del settore ecologia Luigi Romandini “colpevole” di aver negato le autorizzazioni in materia ambientale allo stabilimento e finito così al centro di
“pressioni reiterate nel tempo accompagnate da minacce di licenziamento, dall’invito a presentare le dimissioni, da minacce di trasferimento ad altro incarico” e infine anche di
“pretestuose riorganizzazioni dell’ufficio” che in realtà avevano come unico scopo quello di “influire sui poteri del dirigente”. L’obiettivo era di costringere Romandini a firmare “a vista” tutte le richieste formulate dall’azienda anche facendo a meno di “un esame approfondito delle pratiche”. In particolare il presidente Florido e l’ex assessore Conserva avrebbero caldeggiato la concessione dell’autorizzazione richiesta dall’Ilva per l’uso della discarica di rifiuti speciali nella “
Cava Mater Gratiae”. Un via libera che avrebbe permesso all’azienda di smaltire i rifiuti prodotti nel ciclo di lavorazione ottenendo così un significativo vantaggio economico.» (
Il Fatto quotidiano).
Nonostante la chiarezza delle azioni criminose ipotizzate dalla procura, necessitano a mio avviso alcune considerazioni. La prima – pleonastica – è che, inspiegabilmente, continuiamo ad aspettarci che amministrazioni di centro sinistra (
Gianni Florido è presidente della provincia al suo secondo mandato e presidente del
Partito democratico di Taranto) mostrino sensibilità più “accentuate”, non solo verso la tutela ambientale ma anche nei confronti dei diritti dei lavoratori. Ma questo è una questione che si è praticamente risolta con il “Governo Unico” attualmente alla guida del Paese.
Un plauso va sicuramente al coraggioso dirigente che si è recato dall’Autorità Giudiziaria a denunciare le vessazioni (un consiglio per tutti i dipendenti pubblici: quando vi trovate a subire comportamenti analoghi, non cadete nella trappola dell’autocommiserazione ma documentate e denunciate i fatti: cercare di convincervi o costringervi a soprassedere sui vostri doveri è un reato!), così come è apprezzabile l’intervento del p.m. Todisco, che ha raccolto la denuncia e ha pazientemente tessuto un’indagine che punta dritto al nodo di uno dei problemi più spinosi e più taciuti nella pubblica amministrazione.
L’ipotesi di reato più interessante, a mio avviso, è costituita da quelle
“pretestuose riorganizzazioni dell’ufficio” che in realtà avevano come unico scopo quello di “influire sui poteri del dirigente”. Interessante perché costituisce un po’ una sfida per la procura. Le riorganizzazioni, infatti, non sono disposte formalmente dai politici ma dai dirigenti o dai loro facenti funzione (le Posizioni Organizzative, ad esempio). Risulta quindi difficile dimostrare che chi ha firmato gli ordini di servizio “riorganizzativi” sia stato indotto dal politico di turno.
Ciò significa che, dimostrata la “tendenziosità” della riorganizzazione (in questo e in altri casi a detrimento del dirigente o di altro dipendente), i primi ad andarci di mezzo saranno coloro che quegli atti hanno firmato e non i politici. Il fatto che si sia quindi arrivati all’arresto dei politici significa che chi ha firmato ha deciso di denunciare i suoi “suggeritori”. Ben fatto.
In tutta questa vicenda, però, mancano alcuni attori. I sindacati, ad esempio. Pronti a difendere “il lavoro”, schierandosi con buona parte della politica contro le sentenze di sequestro dell’azienda, ma disinteressandosi completamente dell’esecrabile e pericolosa pratica di commistione tra politica e buon andamento della pubblica amministrazione.
Così come nulla si dice su coloro che, pur non figurando nella vicenda, hanno sicuramente contribuito a “coprirla” con il loro silenzio. Ad esempio, tutti i consiglieri provinciali di maggioranza che, grazie alla loro vicinanza con i vertici dell’amministrazione, non potevano non essere a conoscenza di simili manovre. Queste sono cose che non si tengono nascoste, sono i segreti di Pulcinella. E del resto, ora che sono venuti alla luce, non risulta che qualcuno di loro si sia schierato a favore dei lavoratori vessati. Quindi, per me sono tutti complici.
Un’ultima considerazione. Non pensino, i cittadini, che queste vicende siano circoscritte ai soli diretti interessati. Ogni volta che un dipendente pubblico omette di fare il proprio dovere, o compie un’azione dettata non dalla legge ma dal “consiglio” di un politico, reca un danno enorme al servizio pubblico e, di riflesso, a ciascuno di noi. E se la politica cerca di costringerlo a tenere comportamenti omissivi o di favore, vista la debolezza della difesa sindacale, dovremmo essere proprio noi cittadini a difendere l’opera del funzionario. Per il bene di tutti.
Italo Bellotti
RSU del Comune di Grugliasco