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TANTE CASE INVECE CHE LAVORO

Le varianti urbanistiche e la scomparsa delle fabbriche. Il ruolo della politica nella gestione delle relazioni industriali. Un modello che si ripete. Da Sesto a Grugliasco.
Pininfarina: tutti "in casa"

pininfarina I giornali di questi giorni sono pieni di notizie contraddittorie circa le sorti della Pininfarina, gloriosa fabbrica automobilistica che ancora oggi ha a libro paga circa 900 dipendenti. In realtà li sta pagando a spizzichi e bocconi la nuova proprietà ,’IAI della famiglia Rossignolo che due anni fa fu protagonista di un accordo con Finpiemonte (la finanziaria della Regione) e la stessa Pininfarina.
Scopo, l’acquisizione dell’area per avviare lavorazioni di automobili elettriche e comunque di innovazione nel settore. Grandi titoloni, odi a Rossignolo e ai suoi per l’operazione, l’assessore regionale Bairati gonfio come un tacchino a decantare le meraviglie dell’accordo. Due anni dopo siamo al baratro. Il fatto è che già l’accordo di allora conteneva una clausola che fece insospettire parecchie persone e che oggi si dimostra il vero oggetto dell'interesse della speculazione immobiliare e finanziaria. Fra gli interventi quello del sottoscritto che domandò ciò che non si doveva chiedere proprio all’assessore Bairati e nella sede giusta, il Consiglio regionale.

Un passo indietro: quando nel 2000 quando l’iter del nuovo Piano regolatore di Grugliasco si stava avviando alla conclusione, il sindaco e l’assessore all’Urbanistica andarono nella sala mensa della Pininfarina a discutere con gli operai la decisione di classificare le aree dello stabilimento come “industriali”, escludendo l’opzione commerciale. Erano in atto trasferimenti verso gli stabilimenti del Canavese e il timore era che Pininfarina volesse liquidare operai e produzione a Grugliasco per valorizzare l’area cedendola a nuovi operatori commerciali e/o a imprese di costruzione per farne case. La destinazione d’uso vincolata dell’area poteva essere una garanzia che qualunque processo di trasformazione della stessa sarebbe stato oggetto di eventuale negoziato con il coinvolgimento diretto dei lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali.
Così venne poi approvato il Piano Regolatore e così è arrivato fino ad oggi.

Quando ancora non erano maturate le condizioni per la débacle – siamo alla fine del 2006 – Pininfarina si fa promotore di una proposta al Comune per variare la destinazione d’uso dell’area e farci su insediamenti commerciali di medie dimensioni (a completamento dell’insediamento Le Gru) e residenze. Il comune decise di praticare la strada e produsse una variante “PIRU-Lesna” che venne respinta dalla Regione (assessore Conti) perché gli edifici commerciali non rispettavano la Legge Regionale sulla grande distribuzione e perché le sagome degli edifici coincidevano con il progetto provinciale di tangenziale interna (c.so Marche). Mi adoperai parecchio per ammorbidire le parti e produrre le modifiche che avrebbero permesso il buon esito della variante, ma l’amministrazione grugliaschese decise altre strade e la variante venne bocciata dalla Regione.

Quello che l’assessore regionale all'urbanistica Conti aveva cacciato fuori dalla porta rientrò dalla finestra ad opera del suo collega Bairati con l’accordo del 15 ottobre 2009. Una sua parte recita così (fonte: nota di Bairati ai consiglieri regionali, che conservo in copia e che venne letta in aula dallo stesso):

[…] Proposta irrevocabile di acquisto per il sito industriale di Grugliasco, ad esclusione della Galleria del Vento. IL sito industriale occupa una superficie complessiva di 68.300 mq ed è collocato nel Comune di Grugliasco nella zona Sud/Ovest della Città di Torino, in una posizione particolarmente interessante dal punto di vista logistico (tangenziale), adiacente alla frequentatissima area commerciale (ipermercato Shopville Le Gru), ad una caserma militare e a un complesso residenziale.
Viene quindi illustrata la proposta che si articola in due fasi:
a) La prima fase prevede l’immediata messa a disposizione alla IAI Spa del sito industriale funzionante ed in buone condizioni d’uso e manutenzione. Tale contratto prevede la corresponsione di canone di locazione per un arco temporale massimo di 6 anni e la valorizzazione/implementazione della centrale di cogenerazione;
b) La seconda fase prevede la predisposizione di una variante urbanistica sul sito che al termine del contratto di locazione individui un cambio di destinazione d’uso da industriale a residenziale.
L’ambito territoriale oggetto della trasformazione rappresenta il primo processo di collegamento tra i complessi residenziali esistenti e gli insediamenti industriali dismessi.
Si ipotizza che il complesso sarà dotato di una serie di abitazioni a basso impatto ambientale…[…]


A Bairati in aula posi l’obiezione proprio della variante promessa nell’accordo e insistetti sul fatto che, così com’era scritta, significava aprire la strada a una delle solite speculazioni edilizie. Ma niente.

L’operazione sta attraversando la crisi che, fra tutti, lo Spiffero ha raccontato al meglio, ma la variante va avanti. Infatti è stata pubblicata ad agosto e per le osservazioni c’è tempo fino a fine settembre. Poi l’area sarà meravigliosamente valorizzata, i lavoratori andranno “in casa”. Rossignolo intanto ha incassato i contributi pubblici per la riqualificazione produttiva, il manager pubblico di FinPiemonte che, per conto della Regione – ha condotto la trattativa è diventato un manager del gruppo di Rossignolo (in sostanza è passato alla concorrenza)… e i sindacati litigano. Di lavoro non pare più essercene e tutti sono a casa.
Credo che uno stop alla variante in attesa che si chiariscano gli scenari e Rossignolo dia le garanzie che finora non ha mostrato di voler dare, sarebbe doverosa.
Per questo presenterò un’osservazione al Piano regolatore insieme con quelli che la pensano così.

PS. Fonti autorevoli comunicano che la variante è solamente preannunciata da una lettera che il Sindaco inviò alla Regione due anni fa per comunicare che l'amministrazione grugliaschese si sarebbe occupato di realizzare la trasformazione dell'area da industriale a residenziale. Quella comunicazione è tuttora valida e sarebbe bene che il sindaco e l'amministrazione comunale manifestassero a Rossignolo, Regione e FinPiemonte l'intenzione di soprassedere alla variante, convocando i sindacati e i rappresentanti dei lavoratori per vedere come utilizzare al meglio quest'arma che ha in mano. Lo faranno?

Mariano
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