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REGIONI FLOP: CHI PAGA CLIENTI & MEDIOCRI?

Via Crucis: nella prima ondata abbiamo pagato l'impreparazione, nella seconda l'inconsistenza delle Regioni e delle autorità locali

Con ogni probabilità la strategia del tracciamento sarebbe comunque stata travolta, ma fin dalle prime avvisaglie della ripresa della pandemia è apparso chiaro che i sistemi sanitari regionali erano del tutto impreparati. Questo nonostante avessero avuto i soldi dal governo per assunzioni e acquisto materiali e macchinari, nonostante fosse stato definitivamente chiarito che la competenza delle Regioni in materia di sanità è univoca. Cioè spetta proprio a loro decidere, spendere, allestire, aprire, chiudere...

Già da settimana fa, qui in Piemonte, ad esempio, chi va a farsi il tampone attende poi l'esito almeno una settimana chiuso in casa. Se in tenera età, a contatto con genitori, fratelli, nonni. Ovunque grappoli di persone addossate - specialmente giovani - senza mascherina coscienza del rischio. E poi le movide, la metro, i bus strapieni e tutte le altre occasioni di contagio che ben sappiamo.

Non ci volevano dei geni a ordinare alle scuole che riaprivano di strutturare l'orario impegnando tutta la giornata con orari di entrata e uscita scaglionati, così da ridurre considerevolmente l'impatto sui mezzi pubblici e sul traffico privato nelle ore di punta. Certo, avrebbe questo scompattato l'orario dei docenti riempiendolo di buchi - ve li immaginati i sindacati già isterici perché la Ministra fa i concorsi? - e complicato l'organizzazione dei servizi: non da oggi in parecchi sostengono che i servizi pubblici tengono assai più conto delle esigenze di chi ci lavora che non di quelle dell'utenza. 

In Piemonte code disumane per fare i test, famiglie che dormono in macchina davanti ai Pronto Soccorso, giorni e giorni di attesa degli esiti. La Regione ha fallito. Ha fallito il suo presidente Cirio, ma soprattutto l'enorme e costoso apparato burocratico - tecnici, ma nominati dalla politica - che avrebbe dovuto gestire al meglio la seconda ondata e che stanno dando prova della turpe e colpevole mediocrità a cui conduce la selezione in base alla fedeltà.

Della Lombardia non si dirà mai abbastanza, lì il fallimento sta costando parecchio, in vittime ammalati danni all'economia e alla società. E la Campania? Perfino la Val d'Aosta si scopre la regione col maggior numero di contagi in rapporto alla popolazione.

Stupisce - ma poi davvero? - il Veneto di Zaia che, liberatosi troppo presto di Crisanti, paga la gestione friendly di una campagna elettorale conclusasi nel momento giusto per lui. Proprio come per De Luca e Toti, forse il peggiore fra i tre, visto quel che sta emergendo in Liguria, non solo nei numeri dell'epidemia, ma anche nella gestione della sanità degli anni scorsi, quando tagliavano come forsennati.

Insieme ai Sala e De Magistris i"governatori", che sanno governare solo le clientele e i feudi elettorali, strillano ora contro il governo, ora uno contro l'altro nel tentativo di distogliere l'attenzione della pubblica opinione, spalleggiati da una stampa e da una tivù che nemmeno il Ruanda.

Non c'è da stare allegri, forse conviene avvero aggrapparsi al governo Conte e sperare che il PD e i suoi derivati smettano di dare il miserando spettacolo che allestiscono ormai quotidianamente, da Franceschini (quello che ha consegnato Ferrara alla Lega insistendo su un suo candidato indigesto), a Del Rio (Aemilia e i calabresi, già archiviati? Già archiviata anche la concessione ad Atlantia?). Per tacere di Renzi e della cricca che lo circonda, solo per richiamare quelli più amati dalla stampa e dalle televisioni. Finisce che il relativo silenzio dei 5 stelle - impegnanti a sbranarsi fra loro con la stessa perizia con cui stanno dilapidando un patrimonio di consenso e di speranze - apparirà come una virtù rara invece che una debolezza.

Non ci resta che aspettare gli esiti dei DPCM più recenti e sperare che funzionino. Per il cambio di passo della politica, questa non è proprio stagione di speranze. E se mai qualcuno volesse lo stesso cercarle, eviti le Regioni: lì è proprio escluso.

Mariano

VENARIA REALE, UNA LEZIONE CHE NESSUNO COGLIERA'

Per la prima volta nella sua storia (breve parentesi 20 anni fa) Venaria passa al centrodestra. La dimostrazione dei guasti della cattiva politica

In poche parole, questa la situazione: al primo turno vanno a votare 18.382 venariesi, Giulivi (CDX) ottiene 7.330 voti, Schillaci (CSX) 5.674, Brescia (Civiche) 3.295 e Barcellona (M5S) quello di 1.232 coraggiosi, visto il disastro dell'amministrazione pentastellata uscente. 

Quindici giorni dopo vanno a votare 13.285 venariesi, vale a dire 5.097 in meno. Giulivi raccatta 6.757 voti, dunque ne perde 573  e la Schillaci raggiunge i 6.528 voti, cioè ne guadagna  854. Un esito sorprendente, visto che i due candidati non ammessi al ballottaggio (Brescia e Barcellona) avevano ottenuto ben 4527 voti. Conoscendo la fragilità della candidata del csx e della sua coalizione sarebbe stato logico attendersi un riconoscimento del valore del risultato di Brescia e della sue liste, nel tentativo di intercettare almeno una parte dell'elettorato (in gran parte di sinistra) deluso e in libertà. Invece piccolo cabotaggio, schermaglia, sottovalutazione del rischio e la solita supponenza. Nonostante questo una parte dell'elettorato di Brescia & C è lo stesso andato alla Schillaci, il resto è rimasto a casa.

Infatti, riportando le percentuali di Giulivi e Schillaci al numero dei votanti al ballottaggio (13.285 invece che 18.382) ipotizzando che l'astensione colpisse entrambi nella stessa misura, il primo avrebbe avuto circa 5.450 voti, la Seconda 4.400. Si capisce facilmente che agli elettori di Giulivi non se ne sono aggiunti molti altri. A differenza della Schillaci che - per amore o disperazione - ha convogliato su di sé numerosi elettori di Brescia e Barcellona. In compenso gli elettori di Giulivi si sono rivelati così fedeli da andare a rivoltarlo una seconda volta, cosa che l'elettorato più legato al singolo candidato consigliere non fa quasi mai e che di solito penalizza la destra. Si vede che a Venaria parte del voto al csx ha caratteristiche clientelari così smaccate da far sì che una parte dell'elettorato diserti il ballottaggio ritenendo di aver già reso il servizio al capobastone col voto del primo turno e che tocchi agli elettori in libera uscita farsi carico del gioco democratico. 

Considerazioni: 

1) solita manifestazione di arroganza del PD, convinto come sempre di poter imporre i suoi giochetti e le sue mezze calzette non solo alla corte dei satelliti, ma anche a una città. La città ha risposto. Se non capiscono che la "vocazione maggioritaria" è solo una fantasia nella loro testolina autoreferenziale, meglio starci lontani e continuare a provare altre strade. Il candidato Giulivi, a differenza della Schillaci, ha trainato la coalizione di cdx, l'ha dotata di una sua fisionomia. La città ha scelto, perfino oltre la sua tradizione antifascista e senza premiare neanche troppo le liste dei partiti di destra.

2) il M5S ha contribuito a depotenziare l'unica candidatura in grado di opporsi a Giulivi: quella di Alessandro Brescia. In questo senso è come se i grillini si fossero alleati col PD senza dirlo. Un altro capolavoro, non credo che si debbano più praticare aperture di credito o riporre speranze: sono come il PD, stessa arroganza, stessa incultura, stessa incapacità di scegliere alzando lo sguardo dei giochi di potere e interesse per abbracciare la città.

3) l'ottimo risultato della candidatura Brescia e delle liste collegate (qualcuno si è accorto, ad esempio,  che quella di sinistra ha preso il 4%, vale a dire ben di più delle medie di questa stagione?) lascia intendere che Venaria è in movimento. Il futuro della politica cittadina è nelle loro mani perché il cambiamento passa di lì. Sta a Brescia alle persone che si sono mobilitate con lui decidere se chiudere questa avventura o se farne l'inizio di una bella riscossa per e della città.

Mariano  

I FINTI SALVATORI DELLA PATRIA

Vincono le elezioni perché si mobilitano tutti, anche quelli che proprio non li sopportano...  e cominciano subito a pontificare come se fossero dei leader sopraffini

Il disastro culturale e morale del centrosinistra oggi ce lo rappresentano efficacemente anche i Bonaccini che sono cresciuti qua e là, prodotto di una politica così malata da essere diventata asintomatica senza neanche sapere che significa. 

Sale alla ribalta della politica a 23 anni a come assessore alla cultura di Campogalliano, provincia di Modena, poi segretario provinciale della Sinistra Giovanile e poi dei PDS della provincia di Modena, poi del PD. Consigliere comunale a Modena e dal 2010 consigliere regionale, infine presidente eletto nelle elezioni con meno votanti in assoluto. Candidato di PD e satelliti l'anno scorso, è stato rieletto contro la Borgonzoni (Lega) con il 51%  e con la mobilitazione di tutto il mondo, convinto a considerarlo la barriera contro l'avanzata dei barbari e per la tenuta del governo Conte. Stagione d'oro delle sardine e voto disgiunto di parte dei 5 Stelle, eppure era lui il Presidente uscente, le lezioni sono state anche una verifica del suo mandato non certo esaltante. Invece di starsene buonino, ringraziando la buona sorte e i detrattori che lo hanno appoggiato sapendo che l'altra era peggio (turarsi il naso in salsa emiliana), cosa si mette a fare il sedicente governatore che è solo presidente? Esterna! Esterna su tutto corredato di prosopea e spocchia come solo il peggior miracolato sa fare.

Stando al curriculum pubblicato sul sito della Regione Emilia-Romagna il soggetto non ha mai fatto altro lavoro che il politico e il calciatore dilettante. Non ha neanche trovato il tempo di prendersi una laurea, eppure pontifica, con l'arroganza e la boria che contraddistinguono personaggi come lui, su disoccupati, percettori di rdc e altri soggetti in difficoltà, come e più di un Briatore qualunque. "Stanno solo sul divano", così commenta in un talk show sui percettori di rdc, facendo incazzare perfino Barca, suo compagno di partito, con ben altro spessore personale e curriculum lavorativo. 

Ma vai a lavorare, almeno un giorno, politicante da strapazzo! Un partito che propone gente così si salva solo finché gli altri sono peggio, ma non costruisce il futuro del paese. Poi, un giorno neanche più l'improponibilità degli antagonisti servirà da argine...  e ci siamo più vicini di quanto non sembri. Perchè gli Italian stanno aprendo gli occhi? No, solo che non possono più permetterseli.

Mariano