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IL BONUS E GLI ARRAFFONI: DELUSIONE, RABBIA E SQUALLORE

Uno dei consiglieri regionali percettori del bonus pensavo di conoscerlo bene... 

fonte "La Stampa"
fonte: La Stampa
circa vent’anni fa ho conosciuto Diego Sarno, il terzo della foto, in una fucina di belle speranze e grandi intuizioni qual è stata ed è Libera. Da allora ho seguito il suo percorso politico e, in qualche caso, ho perfino speso qualche parola per dire ad amici e conoscenti di area PD perché fosse giusto votare per lui, nonostante il suo partito. Non ho mai nascosto la soddisfazione di saperlo coordinatore provinciale prima e regionale adesso di un’associazione che ho contribuito a fondare negli anni ’90: Avviso Pubblico, comuni ed enti pubblici uniti per la promozione della cultura della legalità e l’adozione di misure stringenti per fare della trasparenza e della responsabilità politica degli eletti il punto di partenza per costruire un paese finalmente libero dalle mafie e dalle opacità, politiche ed amministrative, che caratterizzano tanta parte della storia italiana.

L’ultima volta in cui abbiamo avuto modo di scambiare due parole gli manifestai tutta la mia indignazione per la vicenda del sindaco della mia città, addirittura presidente nazionale di Avviso Pubblico, che avevo beccato a non pagare la TASI degli ultimi quattro anni per la sua abitazione in città. Non gli feci richieste, sapendolo molto attento alle dinamiche di una politica, che sembra da troppo tempo una specie di guerra per bande di interessi personali, e dunque poco propenso a battaglie di principio che comportassero una forte esposizione personale, gli chiesi solo di non derubricarla a una questione locale e personale. Non ci rimasi nemmeno male, se non per la fine miseranda di un’associazione che aveva ben più elevati progetti e che aveva mosso speranze e proposte. Infatti non è successo nulla, il presidente nazionale furbacchione è stato riconfermato e siede tuttora al vertice dell’associazione. Si vede che i comportamenti, gli esempi, le testimonianze contano a intermittenza. Anche lui, scoperto, per giustificarsi tirò in ballo la moglie (e venne sbugiardato con l’esibizione delle notifiche firmate di suo pugno), accreditando l’idea che la donna, per quanto emancipata evoluta e scolarizzata, sia sempre un po’ meno, almeno nella valutazione delle opportunità, così da mettere nei guai il maschio in politica. Una similitudine – quella fra Diego Sarno e lui, stesso partito, stessa fascia d’età, stessi ideali eccetera – che mi ha colpito parecchio. Forse allora con Diego non mi ero spiegato bene o semplicemente avevo fatto uno dei tenti miei errori di valutazione...

Più del bonus di Sarno mi ha fatto indignare la soluzione che trovato al guaio: autoinfliggersi una specie di multa – di importo pari a sei mesi di stipendio da consigliere regionale – per costituire un fondo di sostegno a chi ha perso il lavoro per via del Covid. Uno scimmiottamento delle restituzioni dei 5 Stelle, solo che per loro la restituzione non è nata per risolvere una figura di merda, come nel caso di Sarno, ma dalla convinzione che gli stipendi degli eletti debbano tornare a essere in linea con quelli degli elettori. Il PD ha definito miserabili i richiedenti il bonus senza bisogno, il Fatto li ha chiamati furbastri. Si sprecano gli epiteti, alcuni francamente esagerati, ma la morale è chiara. Associare tutta questa miseria umana e politica a battaglie elevate e nobili, come quella di chi deve essere protetto dai danni dell'epidemia e dell'imprenditoria rapace, non va bene.

Solo l’elaborazione dell’esperienza - impastata con dosi massicce di cultura, il tutto tenuto insieme da tanta umiltà (Sarno dovrebbe saperlo bene, l’ha raccontato a generazioni di studenti delle scuole superiori come animatore nei progetti di educazione alla legalità) - crea le condizioni per superare felicemente il gap etico e politico italiano. Mi sarei aspettato che, invece della distribuzione di soldi che il suo stipendio gli permette senza sacrifici particolari, lui si impegnasse ad avviare una seria analisi di come si sia arrivati a questo punto. A come una persona come lui, parte di una generazione di quarantenni oggi in pole position anche nel suo partito e non solo lì, abbia potuto smarrire quel sentimento comune che aiuta non solo a non fare passi falsi, ma anche restare portatore di speranze e di progetti per cambiare il paese, vivendo in pace con se stessi e gli altri. Di questa deriva il bonus di Sarno è solo un piccolo allarme, poi ci sono le nomine, le procedure, il fascino delle lobbies, le dinamiche della politica e il suo assomigliare sempre più a una guerra per bande, senza costrutto e scopo se non quello di spolpare ancora un po’ la carcassa mandando avanti non importa chi, basta che sia fedele al capo. Infatti i comunicato dei vertici locali del partito sembrano confermare questo brutto sentimento trattando Sarno con troppa condiscendenza, come se alla fin fine fosse tutto normale.

A quelli a cui ho consigliato di votarlo, e che ora mi chiedono conto, non racconto tutto questo, ai più non interessa. A me sì, non ho ancora rinunciato a sperare che l'autocritica e l'elaborazione - morale e culturale - degli errori che facciamo produca una nuova consapevolezza e la certezza che abbiamo tutti bisogno di ben altro che di mezze calzette a governare il paese. In fondo l'indignazione e il risorgente bisogno di politica sono anche e soprattutto questo. Però, che peccato!

Mariano