Uno dei consiglieri regionali percettori del bonus pensavo di conoscerlo bene...
fonte: La Stampa |
L’ultima
volta in cui abbiamo avuto modo di scambiare due parole gli manifestai tutta la
mia indignazione per la vicenda del sindaco della mia città , addirittura
presidente nazionale di Avviso Pubblico, che avevo beccato a non pagare la TASI
degli ultimi quattro anni per la sua abitazione in città . Non gli feci
richieste, sapendolo molto attento alle dinamiche di una politica, che sembra da
troppo tempo una specie di guerra per bande di interessi personali, e dunque
poco propenso a battaglie di principio che comportassero una forte esposizione
personale, gli chiesi solo di non derubricarla a una questione locale e
personale. Non ci rimasi nemmeno male, se non per la fine miseranda di
un’associazione che aveva ben più elevati progetti e che aveva mosso speranze e
proposte. Infatti non è successo nulla, il presidente nazionale furbacchione è
stato riconfermato e siede tuttora al vertice dell’associazione. Si vede che i comportamenti,
gli esempi, le testimonianze contano a intermittenza. Anche lui, scoperto, per
giustificarsi tirò in ballo la moglie (e venne sbugiardato con l’esibizione
delle notifiche firmate di suo pugno), accreditando l’idea che la donna, per
quanto emancipata evoluta e scolarizzata, sia sempre un po’ meno, almeno
nella valutazione delle opportunità , così da mettere nei guai il maschio in
politica. Una similitudine – quella fra Diego Sarno e lui, stesso partito, stessa fascia
d’età , stessi ideali eccetera – che mi ha colpito parecchio. Forse allora con Diego non
mi ero spiegato bene o semplicemente avevo fatto uno dei tenti miei errori di valutazione...
Più del bonus di Sarno mi ha fatto indignare la
soluzione che trovato al guaio: autoinfliggersi una specie di multa – di
importo pari a sei mesi di stipendio da consigliere regionale – per costituire
un fondo di sostegno a chi ha perso il lavoro per via del Covid. Uno
scimmiottamento delle restituzioni dei 5 Stelle, solo che per loro la restituzione non è nata per
risolvere una figura di merda, come nel caso di Sarno, ma dalla convinzione che gli
stipendi degli eletti debbano tornare a essere in linea con quelli degli
elettori. Il PD ha definito miserabili i richiedenti il bonus senza
bisogno, il Fatto li ha chiamati furbastri. Si sprecano gli epiteti,
alcuni francamente esagerati, ma la morale è chiara. Associare tutta questa miseria umana e politica a battaglie elevate e nobili, come quella di chi deve essere protetto dai danni dell'epidemia e dell'imprenditoria rapace, non va bene.
Solo l’elaborazione dell’esperienza - impastata con dosi
massicce di cultura, il tutto tenuto insieme da tanta umiltà (Sarno dovrebbe saperlo bene,
l’ha raccontato a generazioni di studenti delle scuole superiori come animatore nei progetti di educazione alla legalità ) - crea le
condizioni per superare felicemente il gap etico e politico italiano. Mi sarei aspettato che, invece
della distribuzione di soldi che il suo stipendio gli permette senza sacrifici
particolari, lui si impegnasse ad avviare una seria analisi di come si sia arrivati
a questo punto. A come una persona come lui, parte di una generazione di
quarantenni oggi in pole position anche nel suo partito e non solo lì, abbia
potuto smarrire quel sentimento comune che aiuta non solo a non fare passi falsi, ma anche restare portatore di speranze e di progetti per cambiare il paese, vivendo in pace con se stessi e gli altri. Di questa
deriva il bonus di Sarno è solo un piccolo allarme, poi ci sono le nomine, le procedure, il fascino delle lobbies, le
dinamiche della politica e il suo assomigliare sempre più a una guerra per
bande, senza costrutto e scopo se non quello di spolpare ancora un po’ la
carcassa mandando avanti non importa chi, basta che sia fedele al capo. Infatti
i comunicato dei vertici locali del partito sembrano confermare questo brutto sentimento trattando Sarno con troppa condiscendenza, come se alla fin fine fosse tutto normale.
A quelli a cui ho consigliato di votarlo, e che ora mi chiedono conto, non racconto tutto questo, ai più non interessa. A me sì, non ho ancora rinunciato a sperare che l'autocritica e l'elaborazione - morale e culturale - degli errori che facciamo produca una nuova consapevolezza e la certezza che abbiamo tutti bisogno di ben altro che di mezze calzette a governare il paese. In fondo l'indignazione e il risorgente bisogno di politica sono anche e soprattutto questo. Però, che peccato!
Mariano