La promessa aveva ridato vigore a cinquantenni sfiniti dalla precarietà , dalla fine degli ammortizzatori sociali, dallo sgonfiarsi delle speranza che le fabbriche dove avevano lavorato una vita riprendessero a produrre con nuovi e improbabili padroni.
Stamattina un "compagno" senza più tessera sindacale, in passato un pasdaran della FIOM in una delle aziende automobilistiche considerate sede dell'aristocrazia operaia degli anni '70, mi ha incrociato per caso. Sapendo che aveva fatto il manovale per l'assessore arrestato e quanto attendesse una sua chiamata per porre fine al limbo della disoccupazione, non ho osato sfotterlo come avevo fatto fino a ieri.
Mi sono limitato a suggerirgli di guardare altrove per la soluzione dei suoi problemi - come gli avevo profetizzato quando l'avevo visto, lui "compagno" distribuire i volantini di FdI e attaccarne i manifesti - perché da lì difficilmente potrà più venirgli qualcosa di buono. Non mi ascoltava nemmeno... era veramente distrutto e incredulo.
La sua stupefazione non era generata dal venire a conoscenza delle accuse gravissime mosse al suo nume e dei presunti rapporti fra lui e la 'ndrangheta, così come i giornali stavano cominciando a raccontarli, ma dall'apprendere che - mentre loro poveracci si disfavano il corpo e la mente gratis per farlo eleggere - lui se ne andava (forse) comprando voti dal calabresi. Siccome sapeva bene che promesse avesse fatto a loro, manovali, otto mesi fa in occasione delle elezioni, si immaginava che cosa avesse promesso ai ben più potenti 'ndranghetisti.
"Ecco perché non si è più fatto sentire", sembravano dire i suoi occhi smarriti, "aveva ben altri clienti da soddisfare. Anche stavolta sono finito in fondo alla lista". Come era già successo nelle innumerevoli crisi aziendali, nelle promesse dei politici e degli industriali che erano di volta in volta andati a tranquillizzare operai rincretiniti dalla paura e a chiedere, se occorresse, anche il loro voto/tessera in nome della giustizia sociale e del mondo che verrà .
Della 'ndrangheta e della sua diffusione non gliene importava un fico secco, non metteva insieme il paese di merda che siamo con il prosperare della malavita organizzata e della politica fatta alla Rosso, come se non fossero uno la causa dell'altro in una spirale che sta trascinando il paese alla rovina.
Non ho avuto il coraggio di fargli la predica, ma l'ho salutato con un pizzico di compassione: dato che non cambiamo mai, lui è davvero una delle vittime sacrificali di un mondo alla rovescia che sembra contentare quasi tutti rovinando a quasi tutti l'oggi e il domani. Senza opposizione alcuna.
Mariano