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FORTI I VERDI A NORD...E DA NOI?

In Baviera, Belgio e Lussemburgo i Verdi vanno forte alle elezioni di domenica scorsa. Ma qui proprio non ce n'è, perchè?
Chi scrive ha avuto il piacere - esattamente 21 anni fa - di vedere la lista dei Verdi, il movimento in cui militava, raggiungere il 18,5% alle elezioni amministrative del suo comune, 40 mila abitanti in provincia di Torino.
Tutti ecologisti i miei concittadini? Non penso, almeno nel modo caricaturale in cui larga parte del ceto politico dei Verdi già allora contrassegnava nobilissime battaglie condotte nel modo più controproducente. Semplicemente avevano trovato un gruppo locale che faceva quello che aveva proposto, che aveva dato qualche dimostrazione di coerenza in precedenza e che, nei fallimenti e negli errori, si era preso le proprie responsabilità correggendo la rotta e spiegando perché alcune cose non si potevano proprio fare, mentre altre sì.
Quel gruppo si è disperso dopo aver partecipato a congressi con i cammelli che arrivavano in bus al traino dei ras locali, dopo aver assistito a infinite risse di cui non si sapeva neppure più la ragione, se non quell'individualismo sfrenato che spingeva anche i più scarsi a sentirsi dei deus ex-machina...
In quegli anni i Verdi stavano già decadendo per i comportamenti del loro ceto politico, per le alleanze schizofreniche e per la disponibilità a inghiottire qualunque rospo pur di occupare un ministero, un assessorato o anche un qualunque posto di sottogoverno.  Eppure, nonostante questi evidenti limiti, hanno lo stesso contribuito a cambiare qualcosa in senso ecologico, ma perfino quando hanno fato bene sono riusciti a farsi lo stesso del male.
Fino a metà degli anni '90 i Verdi disponevano di più posti di quanti fossero in grado di coprirne, richiamavano perciò ceto politico rimasuglio degli altri partiti. Le solite banderuole che, con conversioni fulminee, traslocavano dove ce n'era. Così segnavano la distanza abissale fra le velleità di cambiare il mondo (la Conversione ecologica), pratiche politiche apprese da Mastella e comportamenti in linea. I Verdi in gamba all'angolo, spesso tornati alle occupazioni precedenti con la delusione di ciò che avrebbe potuto essere e, per manifesta loro incapacità a reggere lo scontro politico interno, non è stato. Delusione accentuata dai risultati (elettorali e programmatici) di cugini d'oltralpe e di quelli del nord europa.
Chi, per senso di militanza e di appartenenza, ha partecipato ai riti che hanno visto i Verdi trasformarsi in un partito fondamentalmente inutile, ne è uscito disgustato e convinto che non fosse possibile cambiare la rotta. Quella stessa che, al di là dei meriti e demeriti dei singoli personaggi, ha ridotto i Verdi italiani all'irrilevanza ambigua (la lista con Prodi è stata davvero l'ultimo colpo alla poca credibilità rimasta), oscillante fra improbabili alleanze con la sinistra radicale - anch'essa sempre più residuale - e tentativi di ritorno in un alveo più vicino al modo di affrontare i problemi dei loro elettori residui.
Irrilevanza, politica a zig-zag, caccia al posto, autoconservazione del ceto politico a qualunque costo, incapacità di valorizzare quello che in giro si andava e si va facendo, politicismo, perdita della capacità di confrontarsi, imparare, studiare, discutere e chissà cos'altro ancora... tutti aspetti e limiti che hanno portato le tematiche dei Verdi al centro del dibattito politico e il loro consenso ai margini della statistica.
Lo spazio dei Verdi è oggi occupato dal M5S, con tutti i dubbi e le contraddizioni che ben conosciamo e che stanno drammaticamente emergendo. Intanto i loro capi devono aver fatto tesoro dell'esperienza dei Verdi: due mandati e via, impermeabilità (?) e linguaggio diretto. Dei Verdi conservano invece le giravolte e la doppiezza dei messaggi, cosa che non lascia ben presagire. Intanto tutti noi che non abbiamo cambiato partito, che non abbiamo cambiato idea, possiamo non tanto crogiolarci nella fine barbina che abbiamo fatto, ma nella convinzione che avevamo visto giusto. Quello che può cambiare la Terra e le gente che ci vive è la conversione ecologica della società, economia e politica comprese. Perfino nella Baviera conservatrice.
Mariano
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