Scioperi con partecipazioni altissime, discussioni acese sulla riforme di cui la scuola avrebbe bisogno, insomma un gran parlare di istruzione e formazione. E allora…
Ma cosa sta succedendo?
Solo il progetto di riforma Berlinguer (oramai 15/16 anni fa) era riuscito a provocare discussioni e prese di posizioni accese e perentorie come quelle d’oggi. E dire che il cosiddetto decreto “La buona scuola” - a leggerlo con occhi laici e ripuliti dai dubbi e delle legittime diffidenze – è poco più che un’aggiustatina risparmiosa con la quale Mr Bean e le sue donzelle pensano di mettere insieme le sentenze dell’Europa e la voglia di glamour. Se non ci fossero di mezzo le stabilizzazioni dei precari e le misure per dotare finalmente le scuole di un organico che comprenda anche gli insegnanti necessari alle supplenze e alle attività aggiuntive, si potrebbe parlare della solita burletta in salsa renziana: prendi una leggina mal scritta, la battezzi con un roboante nome inglese, cominci a definirla “riforma” e fai finta che cambi il paese. La mai varata riforma Berlinguer era davvero qualcosa di più di questa sciacquetta buona per menare il torrone fino alle elezioni regionali di fine maggio, che se ne pensi bene o meno.
Proprio le mediocrità e il pressapochismo superficiali di questa legge - ora in fase di approvazione alla Camera per poi passare al Senato per una nuova finta battaglia delle opposizioni e minoranze varie - semmai rendono evidente meglio di altre iniziative l’incoscienza di un ceto politico che non sa più che direzione prendere, vivendo di slogan vuoti e di apparenze vistose in attesa che capiti qualcosa.
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lo paghiamo noi.
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compare un articolo dal quale si impara che l'amministratore delegato del
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