NOVITA'
latest

468x60

header-ad

ANIME BELLE

Nella mia città, otto mesi dopo le ultime elezioni, è già cominciata la processione dei pentiti, dei risentiti e dei traditi, tutti smaniosi si smarcarsi e giustificarsi…
La responsabilità solidale
Pentimento Quando un gruppo di persone condivide un impegno, un’attività o anche solo una bella avventura, costruisce una situazione che  finisce per esasperare i sentimenti che maturano fra i soggetti coinvolti, cementati da sfide impossibili, momenti di sconforto, crisi e riprese. Affetti si costruiscono e si consolidano, odi e rancori maturano fino a diventare insopportabili, nascono alleanze, simpatie e antipatie, rivalità e solidarietà.
Questo succede anche in una giunta comunale, si tratta di poche persone il cui operato deve per forze essere coordinato e concorrente per evitare guai e poter realizzare i migliori risultati possibili.
Il sindaco, che nomina gli assessori, è garante della loro solidarietà, del loro operato e risponde in prima persona dei risultati che producono tutti insieme. Fra tutti loro c’è anche una responsabilità solidale, vale a dire che rispondono tutti di tutto…. almeno di quello di cui sono a conoscenza, comportamenti individuali compresi. Dunque, se qualcuno di loro fa cose che non vanno bene o su cui ci sarebbe da discutere, fare finta di nulla non è la soluzione.

Non sono fatti miei”, “Io non c’ero”, “Figurati se mi presto a cose del genere”, sono tutte espressioni che non vogliono dire nulla, in specie quando si riferiscono a compagni di avventura, politica o sociale. Chi è parte del gioco e sa, ma non dice nulla, è complice, corresponsabile, colluso.
Se qualcuno degli amministratori (passati e presenti) della mia città non partecipa alle adunanze organizzate da un condannato per abuso edilizio e responsabile di alcune belle storie che ho raccontato su questo blog - sostenitore del sindaco passato e di quello presente - è lo stesso responsabile in solido, perché tace, ha taciuto. Se qualcun’altra assessora non era presente alla cena nel ristorante dell’indagato per camorra, ha pur sempre fatto parte di un’amministrazione per la quale controllare i locali dove si portano i rappresentanti delle città gemellate non è una priorità. A meno che questi fatti, più volte richiamati su questo blog, non siano veri. Io sono autorizzato a ritenerli tali perché non sono mai stato smentito da nessuno.

Se una società del comune ha fatto di tutto e di più, distruggendo nei fatti un polo culturale di prim’ordine, abbandonato perfino dai clienti che l’amministrazione comunale aveva messo lì a condizione di favore, non si può oggi prendere le distanze scaricando tutte le responsabilità sul sindaco precedente e su quello in carica che ha gestito da assessore l’intera faccenda. E gli altri, dov’erano? Cos’hanno fatto per impedire che la situazione degenerasse fino al punto d’oggi? Come hanno risposto alle reiterate segnalazioni passate dei soliti noti, additati come il male assoluto e tranquillamente trattati di conseguenza?

Adesso che comincia la fuga e che i nodi stanno venendo al pettine, è partita la corsa alla dissociazione, alla giustificazione. Qualcuno avrà il coraggio di fare chiarezza prima di essere travolto senza scampo dall’ondata in arrivo? 
Evviva: Grugliasco, Italia.

Mariano
« PREV
NEXT »